mercoledì 15 marzo 2017

Bufale e pappagalli

Alcune considerazioni di Alessandro Gilioli (tratte dal suo blog) sulla credibilità dell’informazione di oggi, tra le bufale del web e i pappagalli del pensiero unico. 
LUMEN


<< In un suo articolo sul Corriere della Sera, il presidente dell'Antitrust Giovanni Pitruzzella torna sulla questione della Rete che «aumenta notevolmente le possibilità che siano diffuse notizie false e bufale», essendo Internet «un sistema decentralizzato in cui chiunque può diventare produttore di informazione».

Questo, sostiene Pitruzzella, danneggia i cittadini nel loro «diritto a ricevere un'informazione corretta». Di qui la sua idea di una «istituzione specializzata terza e indipendente che rimuova in tempi rapidi i contenuti che sono palesemente falsi e illegali».

A mio avviso, questa impostazione della questione parte da un grave errore, da cui discendono quelli successivi e la drammatica conclusione, cioè la proposta di una sorta di Tribunale della Verità con poteri censori.

L'errore di partenza è pensare che, a causa di Internet, i cittadini oggi siano vittime passive di notizie false più di prima: più cioè di quando l'informazione non era decentralizzata e pochi soggetti (governi ed editori privati) avevano il controllo dell'informazione.

Nell'era dell'informazione esclusivista le notizie - comprese quelle false, che sono sempre state abbondanti e strumentali agli interessi dei governi o dei proprietari dei media - godevano infatti di una forza di impatto e di una capacità persuasiva molto maggiore di qualsiasi bufala online attuale. In altri termini: erano balle come quelle di oggi, ma più potenti. Perché provenivano da fonti considerate ufficiali.

Io ci sono cresciuto, in quel mondo lì. Anche Pitruzzella, che è pure un po' più anziano di me. Stupisce che non se lo ricordi. Stupisce che non ricordi l'era in cui frasi come "l'ha detto la televisione" o "sta scritto sul giornale" erano l'esibizione di una fonte di certezza. Benché tivù e giornali non siano mai stati pure fonti di verità, ma anche strumenti di interessi politici ed economici.

Che non si potevano contraddire, cioè di cui nessuno poteva leggere il controcanto. C'era quella versione lì - o, più spesso, quella omissione lì - e basta. Al massimo si poteva acquistare un giornale diverso per avere una versione diversa, ciò che comunque era sforzo di pochi, mentre il conformismo era del tutto senza sfumature e senza diritto di replica sul medium più facile, diffuso e popolare, la tivù.

Allora la questione non è se oggi circolano più bufale di trent'anni fa ma è se il cittadino-utente ne è più vittima rispetto a trent'anni fa.

E no, non lo è. Per almeno due motivi.

Primo, perché molto più rapida, facile ed economica è la strada per la replica, per trovare il controcanto rispetto alla bufala (o all'omissione). Lo sforzo è minimo, avviene nello stesso medium che diffonde il falso (la Rete), talvolta perfino nei commenti con link al medesimo articolo o comunque a pochi clic di distanza. Prima, invece, pervenire a qualche preziosa forma di de-bunking di una bufala (di giornale o detta in tivù) esigeva una fatica molto maggiore, ed era infatti prerogativa di pochissimi.

Secondo, prima le persone avevano mediamente meno strumenti di difesa psicologica, erano cioè meno smaliziate e meno diffidenti verso ciò che veniva immesso dai mezzi di comunicazione. Insomma, di fronte alle bufale ci cascavamo molto più facilmente.

E la diffidenza - la sana diffidenza verso ogni informazione - è il principale antidoto a ogni bufala, che sia on line o diffusa in altro modo. La crescita della diffidenza (connessa proprio con la decentralizzazione dell'informazione!) è la migliore notizia degli ultimi anni.

E siamo solo agli inizi: più la Rete, medium recente, uscirà dalla sua fase adolescenziale, più la diffidenza crescerà, più sarà prassi quotidiana di ciascuno imparare a dividere il grano dal loglio.

In altri termini: sì, circolano più balle rispetto a trent'anni fa. È ovvio, dato che è cresciuta in modo esponenziale la massa di informazioni circolanti e la massa di produttori di informazioni. Eppure le bufale sono (e soprattutto saranno) meno pervasive rispetto ad allora (e quindi creano meno conformismo) perché più facilmente contraddicibili e perché la società che le riceve ha (e avrà sempre di più) gli anticorpi per reagire, che invece erano quasi assenti tre decenni fa.

Istituire un "Tribunale della Verità" non è solo un'idea a forte rischio di liberticidio: è anche un sistema che porta a soffocare la nascita e la crescita degli anticorpi, delegando tutto a un ente superiore, riportando i cittadini-utenti a una condizione di minorità e di infanzia mentale (in cui cioè hanno bisogno di un papà che gli dice cos'è verità e che cosa favola).

Tutto questo, per parlare seriamente.

Se invece volessimo fare un po' di (fondata) ironia, verrebbe da chiedersi che cosa rimarrebbe in giro dei giornali e dei tg italiani se il tribunale della verità dovesse agire a 360 gradi, non solo sulla Rete ma su tutto il sistema della comunicazione. Nelle edicole rimarrebbero in vendita giusto i biglietti del tram. In tivù vedremmo solo il monoscopio con l'ora esatta. E nelle stazioni andrebbero censurati anche i cartelloni con gli orari di Trenitalia. >>

ALESSANDRO GILIOLI

31 commenti:

  1. Il fatto che il presidente dell'antitrust si preoccupi della creazione di un trust, nella fattispecie della verita', si commenta da solo.
    Se fosse coerente, dovrebbe per prima cosa rimuovere se stesso dalla posizione che occupa.
    Credo non ci sia altro da aggiungere, e' desolante dover abbassarsi a fare di queste umilianti considerazioni.

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  2. Belle le considerazioni di Giannuli che vince facile, eppure il problema esiste. Le turbative del mercato sono punite e a maggior ragione le istituzioni devono impedire la diffusione di notizie che creino panico. Ricorderete la trasmissione di Orson Welles che annunciava l'arrivo dei marziani: la gente ci credette davvero, era terrorizzata. Ma credo che un episodio simile non si sia più ripetuto. Uno degli episodi di falso ideologico è stato quello di Colin Powell con la boccetta di veleno per dimostrare che Saddam Hussein era davvero in posseso di armi di distruzione di massa. Non saremo mai completamente al riparo da tentativi del genere, sia da parte delle istituzioni che di altri organi. Ma resta il problema di mantenere
    l'ordine pubblico, notizie false potrebbero avere effetti devastanti.

    Tuttavia mi sembra che adesso ci si stia concentrando su un particolare tipo di delitto, il cosiddetto hate speech. Una volta la Chiesa lanciava proclami e campagne contro la bestemmia. I problemi erano ben altri, però la Chiesa non aveva nemmeno tutti i torti. Il parlare sboccato, le imprecazioni, le bestemmie non sono affatto educative, anzi alimentano un clima di permissivismo e accrescono anche l'aggressività.
    Nell'attuale momento più che le parolacce si vogliono reprimere sentimenti antieuropei. Chi è contro l'Europa o critica le istituzioni è un estremista. Anche chi discrimina è un estremista. Le leggi antidiscriminazione dell'UE tendono a reprimere il dissenso. Vent'anni fa l'omosessualità non era un problema per la maggior parte della gente: c'erano i ricchioni, pochi, e tutti gli altri. Oggi dire ricchione o frocio è un delitto. Non era proprio un delitto, ma chiaro segno di opposizione durante il fascismo usare il lei invece del voi. Chi usava il lei era un effeminato, il regime voleva degli uomini con gli attributi.
    Questo messaggio potrebbe essere censurato perché ricorre - e più volte! - la parola ricchione.
    Il potere ci vuole più civili, cioè più controllabili. La Chiesa ormai è un'istituzione screditata, non può fare campagne contro la bestemmia. Ma ci pensano le Boldrine ad ammonirci che è vietato fare discorsi pieni d'odio, l'odio fomenta l'odio ecc.
    Eppure la censura è necessaria, il problema resta.

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    1. "anzi alimentano un clima di permissivismo"
      "Eppure la censura è necessaria, il problema resta."

      Sergio ma cosa dici, a quando la nostalgia per l'inquisizione?
      Guarda che vivi nell'europa per quanto poco ancora un po' liberale!
      En passant le cose che dici succedono solo nella fantasia dei propagandisti a scopo elettoralistico del giornale e di libero, che sono la vergogna del giornalismo conservatore, e loro si' che non fanno altro che alimentare la paura e l'aggressivita', molto spesso enfatizzando se non inventando di sana pianta le "notizie". Cambia fonti di informazione e magicamente quei problemi spariranno, dato che in realta' non esistono se non come eccezione che conferma la regola. Non esistono con gran dispiacere di quei giornali, peraltro, che se esistessero sai quanto piu' facile sarebbe la vita per loro.

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    2. "ma cosa dici, a quando la nostalgia per l'inquisizione?"

      Ma l'inquisizione la sta preparando l'UE definendo criminali o populisti quelli che si oppongono agli Stati Uniti d'Europa. Come mai la sinistra o quel che resta di lei è fanaticamente pro UE? L'eterno internazionalismo della sinistra che non sarebbe mai in grado di risolvere da sola i problemi del proprio paese.

      Non leggo Libero, anche se Feltri mi sta simpatico. Ma ormai non leggo più nemmeno il Corriere e Repubblica.
      La pagina culturale del Giornale è neutra o abbastanza neutra, ci scrive anche il tuo Guerri che come la Magli è molto critico verso l'UE (era suo discepolo, hanno scritto anche a quattro mani "Per una rivoluzione liberale in Italia").

      L'opera di prevenzione di tutti gli Stati è inderogabile: a cosa servono i servizi segreti? Quindi un certo controllo e qualche forma di censura sono necessari. Nessuno Stato può farne a meno. Il problema è chi e cosa censurare, Ai democristiani e al Vaticano non andavano bene le tette di Anita Ekberg ("bevete più latte ecc."), Oggi va di moda l'hate speech (sto fottuto inglese), da reprimere. Il bello è che siamo tutti schedati, inutile farsi illusioni.

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    3. "Ma l'inquisizione la sta preparando l'UE definendo criminali o populisti quelli che si oppongono agli Stati Uniti d'Europa."

      Da qui a dedurre che la censura perlomeno sui maggiorenni adulti e vaccinati e' sbagliata a priori, in quanto ogni partito che giunga al potere ha idee diverse su cosa sia vero e falso, ce ne corre tanto?

      Da tendenzialmente "liberale" quale io sono caratterialmente, piu' che politicamente, l'internazionalismo e' una delle cose che apprezzo della sinistra, anche quando comunista. E la Maglie verso la fine della sua carriera diciamo che era diventata una vecchia reazionaria, che applicava lo stesso identico fanatismo di quando era giovane femminista ad argomenti piu' consoni al suo nuovo stato anagrafico. Questo e' il mio parere, se lo posso esprimere senza essere censurato.

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    4. Sergio, distruggendo anziché migliorando/potenziando quel poco che ancora resta in piedi del progetto euro-federalista in che modo si può legittimamente pretendere/ottenere ad es. una PIU' EQUA (re)distribuzione continentale delle ondate di migranti afro-asiatici, che in misura crescente giungono sul territorio italiano e su quello ellenico, e quelle che cmq. massicciamente premono ai confini dell'area euro-mediterranea?? Oppure si ritiene di poter costruire un mega-muro nel cuore del Mar Mediterraneo??

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    5. I cosiddetti migranti sono in realtà invasori, a parte i pochi che hanno diritto all'asilo in base alle convenzioni internazionli sottoscritte dall'Italia e dagli altri paesi europei, convenzione che secondo me dovrebbero essere riscritte o aggiornate. È assurdo che milioni e milioni di persone vogliano trasferirsi da noi, in casa nostra, nella tua casa perché si dicono perseguitati ecc. L'Africa passerà dall'attuale miliardo di persone a due miliardi a metà secolo e a quattro a fine secolo, salvo imprevisti.

      Gli invasori vanno respinti, per questo ci sono gli eserciti (che ci stanno a fare se no?) La nostra marina invece va a prendersi gli invasori sulla battigia libica e ce li porta in Italia, fiera di aver salvato vite umane. Siamo all'assurdo.
      Non si tratta di erigere muri, ma di rispettare le regole, il diritto e i confini - che apparentemente per la sinistra e il papa, Mattarella e Boldrini, sono obsoleti.
      Siamo in guerra, ci vuol tanto a capirlo? E in guerra bisogna usare le maniere forti, se no ti fanno fuori gli altri.
      Nel nostro caso bisognerebbe riportare i falsi profughi dove sono partiti. Anche la ripartizione nei 27 stati dell'UE non è fattibile. Perché gli Africani e gli Asiatici non vanno in Russia, in Cina o in Nordcorea o magari nell'immensa Argentina di quel coglione? Perché li prenderebbero giustamente a calci in culo - e ripeto giustamente. Nessuno ha il diritto di entrarmi in casa, e dico proprio casa mia, senza nemmeno chiedermi il permesso e anzi avanzando pretese, buttandomi addirittura fuori di casa se gli gira.
      Gli imbecilli di sinistra, del Manifesto, il papa, Mattarella diranno che sono un essere disumano, anzi uno schfoso razzista e naturalmente fascista. Razzisti saranno loro.
      Sveglia, l'UE fa schifo.
      E con questo messaggio prendo congedo da questo blog e da tutti voi.
      Ciao Lumen, grazie dell'ospitalità per tanti anni, è stato piacevole e interessante discutere con te, un po' meno con altri.

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    6. Poscritto

      Risparmietevi commenti e insulti perché non li leggerò. Cancello questo blog, anzi tutti i blog perché mi son rotto le palle.

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  3. << Eppure la censura è necessaria, il problema resta. >>

    L'alternativa sarebbe limitarsi alla punizione ex post, visto che il codice penale prevede tutta una serie di reati per queste situazioni (dalla diffamazione, all'istigazione a delinquere).

    Certo, prevenire è meglio che reprimere, ma l'idea della censura preventiva fa venire l'orticaria anche a me.
    Forse l'ideale sarebbe un misto delle due cose (un po' di prevenzione e un po' di repressione), ma è molto difficile trovare un buon equilibio tra le due cose.

    Credo quindi che ci terremo gli insulti, gli odii, le parolacce e le bestemmie, magando imparando a dar loro l'importanza che meritano: ovvero l'indifferenza più totale.
    Tra l'insulto e lo schiaffo preferisco ancora il primo: posso sempre ignorarlo, cosa che non posso fare col secondo (con buona pace di Gesù).

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    1. "Tra l'insulto e lo schiaffo preferisco ancora il primo: posso sempre ignorarlo"

      E diro' di piu', aggiungendo un passaggio: meglio lo schiaffo dell'avvocato.

      Quindi, in ordine decrescente di preferenza: insulto, schiaffo, avvocato.

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  4. "Certo, prevenire è meglio che reprimere"

    In campo politico-sociale, se in regime democratico-liberale, assolutamente no.

    La repressione deve essere solo a posteriori, altrimenti si finirebbe per punire le intenzioni, cosa che e' una bestemmia persino per il nostro seppur poco liberale ordinamento.

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    1. "Prevenire" e' il tema principale della societa' orwelliana di 1984.
      Se la fede nel determinismo vi porta a questo tipo di deduzioni, non preoccupatevi, e' normale.

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    2. << "Certo, prevenire è meglio che reprimere"
      In campo politico-sociale, se in regime democratico-liberale, assolutamente no. >>

      Su questo siamo d'accordo, ed infatti, se non vado errato, il motto, in origine, era "meglio prevenire che curare" e si applicava al campo medico (dove, escludendo alcuni eccessi, mi pare accettabile).

      Però, però...
      Se la repressione (penale) non funziona bene, è troppo lassista o buonista o farraginosa, un po' di prevenzione non sarebbe forse utile ?
      Probabilmente, ferme restando le notevoli difficoltà pratiche, un mix delle due cose resta il meccanismo sociale più efficiente.

      In fondo, uno dei pregi della democrazia-liberale è che ha dei principi, ma non dei dogmi, e quindi cerca sempre di non restarne prigioniero.

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    3. "Se la repressione (penale) non funziona bene, è troppo lassista o buonista o farraginosa, un po' di prevenzione non sarebbe forse utile"

      Questo atteggiamento implica un pensiero sottostante che ritiene che il cittadino sia incapace di gestirsi, e debba quindi essere addottrinato.

      Cio' e' all'opposto della civilta' europea che diciamo a parole di voler difendere, e che gia' da prima sta in piedi sempre piu' a fatica non solo per gli "invasori" dall'esterno come li chiama Sergio, ma per la perdita di ogni bussola culturale sulle sue peculiarita' che sarebbero quelle liberali, e non quelle tendenti alla satrapia, o no?

      C'e' gente, come Giorgio Israel, che ha combattuto una vita per cercare di limitare persino nella scuola la tendenza ad addottrinare per prevenire invece di informare e lasciar liberi nelle scelte.

      Voi direte che le scelte libere non esistono. Anche dessimo per scontato questo, cio' implica che nessuno autonominatisi piu' saggio degli altri possa intervenire nel destino, dato che e' solo un robot come gli altri, e dato che chiunque altro puo' dire la stessa cosa, di essere piu' saggio degli altri. Insomma l'argomentazione va subito in un corto circuito che dimostra tutto e il suo contrario, inutile, e che alla fine serve solo agli autoritari ad esprimere il loro autoritarismo, e agli anarchici a giustificare il loro anarchismo. Inutile.

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    4. Mah, non saprei.
      Non dimentichiamo che "democrazia" non significa semplicemente "libertà"; significa solo che le decisioni sociali non le prende il tiranno di turno, o una ristretta elite di persone, ma la maggioranza di tutti i cittadini.
      Anche la democrazia, quindi, deve avere le sue regole ed i suoi divieti, perchè nessuna società può funzionare senza di essi.

      Diciamo che uno dei pregi della democrazia è quello di consentire il massimo delle libertà compatibile con la sopravvienza (ed il funzionamento ordinato) della società.
      Ma tra le regole democraticamente decise, può anche starci un poco (un poco) di prevenzione.

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    5. Io non ho parlato di democrazia, ho parlato di liberalismo.
      Per me la democrazia e' utile solo se produce liberalismo, dove per liberalismo non intendo tanto la dottrina politica in se', quanto il significato della parola nella nostra lingua in tutte le sue accezioni.
      E' ben noto che la dittatura di una maggioranza di stupidi puo' essere molto meno gradevole della sottomissione ad un monarca di tendenze liberali. Hitler e' stato eletto da una grande maggioranza in un'elezione democratica.
      https://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni_federali_tedesche_del_1933

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    6. << Per me la democrazia e' utile solo se produce liberalismo >>

      Giusto, giustissimo.
      Ed in genere, per fortuna, la prima cosa produce quasi sempre la seconda.

      Le pseudo-democrazie totalitarie (che esistono e sono esistite), quando non sono delle mere finzioni, sono comunque degli episodi transitori, legati principalmente ad una propaganda di successo.
      E, come diceva quel tale (Abramo Lincoln): << Potete ingannare tutti per qualche tempo e qualcuno per sempre, ma non potete ingannare tutti per sempre. >>

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    7. "Se la repressione (penale) non funziona bene, è troppo lassista o buonista o farraginosa, un po' di prevenzione non sarebbe forse utile?"

      Bisogna stare molto attenti, perche' questa e' la strada che porta dritta alla (tentata) "costruzione" dell'uomo nuovo, e che e' tipica della inconscia mentalita' tecnologica che oggi permea tutto, e che consiste nel presumere che tutto avvenga per semplici passaggi di causa-effetto, che sono alla nostra completa portata, e doverosi, se ci impegnamo sufficientemente. In qualche modo, e' una degenerazione dell'illuminismo, o meglio un suo eccesso di vittoria. L'illuminismo sorse per combattere la superstizione, non per sostituirne una con un'altra.
      Comunque questo argomento non e' banale, e' dai confini ambigui e sdrucciolevoli, sono interessanti al riguardo le posizioni di giorgio israel che se ne e' occupato a lungo (e che fra l'altro, Sergio, da matematico e storico della scienza ha posizioni sulla letteratura che sono all'opposto di quanto si sia soliti pensare di questi personaggi).

      Cercando sul suo sito "indottrinamento" vengono fuori cose cosi', che mostrano quanto sia pericolosa e contradddittoria la "prevenzione" fatta attraverso certi metodi, che pero' alla fine sono quelli che la tecnoscienza comportamentale odierna suggerisce:

      gisrael.blogspot.it/2014/05/la-scuola-dellindottrinamento-ideologico.html

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    8. "Presumere che tutto avvenga per semplici passaggi di causalità, che sono alla ns. completa portata (...)"

      Mah, questo più che una degenerazione o un eccesso di vittoria mi sembra una CARICATURA dell'Illuminismo, perlomeno di quello che Berlin chiamava I. "prudente e pensoso", di matrice forse più anglofona che francofona...
      Quanto alla Tecnoscienza, (in particolare) nel Paese della "cura Vannoni" e del "miracolo" di S.Gennaro non sembra di vederne in giro poi molta...

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    9. "CARICATURA dell'Illuminismo"

      Ma mica tanto, se dai un'occhiata a Comte su wikipedia.
      Vannoni e san gennaro sono in ugual modo estremizzazioni del causalismo ingenuo che coincide con l'idea della scienza che la maggior parte della gente ha, e che alla scienza a sua volta conviene propagare, salvo quando le si rivoltano contro.
      Da' un'occhiata a Comte su wikipedia, che e' un po' matto ma e' anche senz'altro un genuino prodotto dell'illuminismo. Fra l'altro se non erro egli e' considerato il fondatore della "scienza sociologica", quella appunto che poi e' sfociata nei tentativi politici di forgiare l'uomo nuovo e la societa' "scientificamente" perfetta.

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    10. Cari amici,
      credo che, come spesso accade, ci sia un problema di misura (e quindi di buon senso).
      Occorre infatti distinguere tra rischi individuali e rischi sociali e quella parte di prevenzione che mi sento di accettare lo userei solo per questi ultimi.

      Così, tanto per fare un esempio, l'obbligo delle cinture di sicurezza in auto può essere ingiustificato, perchè viola la mia libertà personale, senza una necessità sociale (se non le uso, il danno ricade solo su di me).
      Ma se parliamo di guida in stato di ebbrezza, ecco che la prevenzione diventa socialmente molto utile, in quanto un eventuale incidente coinvolge facilmente dei terzi innocenti.
      E si potrebbe continuare.

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    11. "se non uso le cinture, il danno ricade solo su di me"

      Purtroppo non e' vero: se ti fai male il costo ricade sul servizio sanitario nazionale, e quindi danneggi gli altri che devono pagare per te.

      Sicuramente ci sono migliaia di funzionari amministrativi la cui "mission" e' dimostrare che grazie alla loro prevenzione e' stato ridotto dello 0,00001 per cento il costo sanitario (quando, licenziandoli, lo si ridurrebbe molto piu' efficacemente del 10) . Lo stesso vale, in modo esplicito e ormai caricaturale, moltiplicato per 1000, nella sicurezza del lavoro. Il compito dei funzionari "preposti" e' ridurre i costi dell'"olocausto" degli incidenti sul lavoro (non scherzo, si esprimono cosi' per darsi piu' importanza, quegli altrimenti poveri e miseri personaggi).

      Cominciano a girare opinioni, in ambienti molto seri, per cui se fumi, se sei troppo grasso, se conduci una "vita spericolata", il servizio sanitario nazionale col cavolo che ti paga le cure che derivano da quei malcomportamenti. Te le devi pagare coi tuoi soldi.

      Purtroppo, dal punto di vista logico-razionale, e anche della correttezza giuridica, cio' non fa una piega.

      Questo discorso e' d'altra parte estensibile ormai a tutto: qualsiasi cosa si faccia in qualche modo si danneggiano dei terzi, e il danno e' pure quantificabile, e quantificato, oggettivamente.

      Piccolo problema: "oggettivamente" secondo la scala di valori di cosa sia bene o male nel momento, ma questo ovviamente viene nascosto dietro una parvenza di traffaldina "oggettivita' scientifica", altrimenti crollano i presupposti su cui si basa il ragionamento, e da cui deriva ogni inferenza, sempre truffaldinamente, successiva.

      Vedere ad esempio l'ultima trovata, il riscaldamento globale causato dallaCO2: se si fosse parlato trent'anni fa di una faccenda del genere si sarebbe stati internati immediatamente, mentre oggi accade il contrario, viene internato chi non ne parla seriosamente ("internati" metaforicamente oggi come allora, per fortuna, ma ipertassati realmente, purtroppo).

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    12. Mr. Diaz, come spiegato in ogni (buon) manuale di storia della filosofia nel composito pensiero di Comte sono chiaramente rintracciabili non solo l'eredità illuministica (spec.te francofona) ma, soprattutto nella seconda e conclusiva parte del percorso teoretico del Nostro, anche quella idealistico-romantica, a marcate tinte mistico-religiose sebbene non-confessionali; vale la pena inoltre di aggiungere che a D. Hume, ossia a uno dei principali esponenti dell'Illuminismo (anglofono), è direttamente ascrivibile uno dei più poderosi attacchi al Principio di Causalità (che per motivi in parte anche comprensibili se non addirittura condivisibili sembra dare molto fastidio) sferrati nel corso dell'intero pensiero occidentale...

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    13. Direi che, attualmente, il "Principio di Causalità" se la passa piuttosto bene, nel senso che è ormai pacificamente accettato un po' da tutti.

      L'unico settore dove sembra andare a gambe all'aria è la fisica quantistica, con tutto il suo armamentario di eventi probabilistici e di non località.
      Ma qui mi fermo, per totale mancanza di competenza.

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    14. @claudio
      Comte era fondamentalmente "un po'" matto.
      Direi comunque che la sua parabola di mutazione del pensiero razionale in nuova superstizione e' abbastanza rappresentativa del fideismo tecno-scientistico con venature di autoritarismo velleitario che oggi permea la nostra coscienza (vogliamo che tutto sia sotto controllo, in un pan-normativismo esteso a tutti gli ambiti dell'esistenza) senza nemmeno che ce ne rendiamo conto. I matti a volte anticipano.

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    15. Egr. Lumen, indubbiamente il Principio di Causalità rimane (almeno al livello di scienza "ufficiale" e di senso comune) uno dei (relativ.te pochi) postulati di fondo di ogni ragionevole tentativo di comprensione/interpretazione/spiegazione del c.d. mondo reale. D'altra parte, se/quando si passa dal piano logico-epistemologico a quello ontologico c'è da dire che le obiezioni poste da Hume & altri non hanno (ancora) trovato soddisfacente soluzione. In tale prospettiva, la critica rivolta da Diaz all' "ingenuo causalismo" risulta (probab.te) più/meglio comprensibile...

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  5. Articolo ispirato a buon senso & ragionevolezza, molto meglio un moderato ma diffuso scetticismo che un (almeno potenzialmente) illiberale Tribunale della Verità (tra l'altro, guidato da chi? Ovvero, per dirla con un classico "refrain" filosofico-politico, chi controllerebbe i controllori?)

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    1. In effetti, di Tribunali della Verità la storia ne ha visti parecchi (alcuni anche in buona fede), ma nessuno ha mai funzionato molto bene...

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    2. "alcuni anche in buona fede"

      E non mi stupirebbe di scoprire, ad un'analisi piu' dettagliata, che erano tutti in buona fede, e tutti credevano di operare per il bene. Sono quelli i piu' spietati credo, molto di piu' di chi si sta rendendo conto di fare il male.

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    3. << tutti credevano di operare per il bene. Sono quelli i piu' spietati, credo >>

      Lo penso anch'io.
      Sentirsi dalla parte del vero e del giusto toglie molti dei freni inibitori che le persone hanno normalmente nella vita sociale.

      Però è anche vero che certe strade sono quasi segnate in anticipo.
      Per molte persone, infatti, prima viene l'odio e la crudeltà (per motivi personali) e poi viene la "giusta causa" che gli consente di applicarle "per nobili motivi".
      In questi casi, per la società, non c'è difesa.

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  6. Cari Amici Bacchettoni ;) gustatevi questa:
    http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/multe-chi-si-fa-seghe-proposta-legge-texas-va-punita-143735.htm

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