mercoledì 21 dicembre 2016

Pensierini – XXIX

SOTTOMISSIONE – 1
Nel suo famoso e discusso romanzo “Sottomissione”, Michel Houellebecq ipotizza che un partito musulmano riesca a raggiungere pacificamente il potere in una nazione occidentale, la Francia.
Si tratta di una conquista inizialmente ‘soft’, ottenuta grazie ad un leader molto moderato ed al raggiungimento della semplice maggioranza relativa.
Il ‘partito islamico’, però, sfruttando i punti di contatto e smussando quelli più controversi, riesce a costituire un governo di coalizione con la sinistra tradizionale ed ottiene non solo la carica di Presidente, ma anche alcuni ministeri chiave dal punto di vista culturale, come quello dell'istruzione e dell'università.
E questo gli consente, passo dopo passo, di estendere la propria influenza sull’intera società.
Ora, passando dalla fanta-politica alla realtà, mi pare che, al momento, in nessun paese occidentale esista un partito politico dichiaratamente islamico.
Forse, in futuro, potrebbe accadere, ma in tal caso mi viene difficile immaginare un suo ingresso al governo come partito di coalizione; anche se, quando si tratta di politica, non si può mai escludere nulla.
LUMEN


SOTTOMISSIONE – 2
Il romanzo di Houellebecq, pur avendo molte sfaccettature, è principalmente una metafora dell'adattamento delle elites ad una realtà ingiusta, ma conveniente.
Il protagonista, che è un professore universitario di letteratura, inizia infatti con un netto rifiuto del nuovo ordine sociale, per motivi genericamente ideologici, ma giunge poi lentamente ad una sostanziale accettazione, dopo aver compreso, dialogando con amici e colleghi, i notevoli vantaggi che il nuovo status può dargli.
Si accorge infatti che se è vero che la ‘sottomissione’ dei fedeli ad Allah si trasforma facilmente in ‘sottomissione sociale’, questo non vale per tutti.
Restano socialmente sottomessi i poveracci (a cui spetta al massimo un po' di carità) e soprattutto le donne (che hanno l'unico scopo di procreare), perchè quello è il loro ruolo prestabilito.
Le elites maschili, invece, dopo aver compiuto i loro doveri religiosi verso Allah, si possono godere i privilegi sociali in tutte le loro forme, compresa quella sessuale.
E questo dà alla società islamica una grande solidità.
LUMEN


AMICIZIA
Nel linguaggio comune siamo abituati ad usare i termini ‘amico’ e ‘conoscente’ come se fossero interscambiabili, ma ovviamente non è così.
Il vero amico, infatti, deve avere un rapporto speciale con noi, di sincera e profonda empatia.
Così, tanto per fare un esempio, se ci capita un evento positivo o fortunato, l’amico ne sarà sinceramente felice e farà festa con noi, mentre il semplice conoscente ne sarà indifferente, o addirittura invidioso e cercherà, magari, di sminuirla.
LUMEN


HUMOR NERO
E’ importante mantenere sempre la nostra freddezza, anche nei momenti più tristi della vita, e questa storiella lo dimostra.
Un ricco industriale, ormai in età avanzata, decise di lasciare tutto il suo patrimonio ai 3 nipoti, ma ad una condizione: prima della sepoltura, a conferma del proprio affetto, avrebbero dovuto depositare nella bara, una quota di 10.000 Euro ciascuno.
Giunto il triste giorno, il notaio si recò al funerale per accertarsi che venissero rispettate le disposizioni del defunto.
Arrivò il primo nipote il quale, dopo un momento di raccoglimento, depositò all'interno della bara un blocco di banconote per l'importo di 10.000 Euro.
Arrivò poi il secondo nipote che, dopo una breve preghiera, posò anch’esso nella bara una analogo pacchetto di 10.000 Euro.
Giunse infine il terzo nipote, il quale, dopo aver riflettuto per qualche minuto, infilò la mano nel taschino e ne tirò fuori il blocchetto degli assegni.
Quindi ne compilò uno per un importo di 30.000 Euro, lo depositò all'interno della bara, prelevò i 20.000 Euro lasciati dai 2 cugini e se ne andò tranquillamente.
LUMEN

 
GEOPOLITICA
L’ideologia, la parentela etnica, la lingua e la cultura sono i pilastri più importanti che sostengono una nazione, ma la sua vera base resta ancora la geografia.
Senza un certo grado di coerenza geografica, di risorse e di isolamento, è improbabile che un gruppo etnico abbia il tempo e lo spazio per forgiare una comune identità e darsi la forma organica di una nazione.
Così, dice Reva Goujon: << È per questa ragione che il nocciolo Han della Cina sopravvivrà al Partito Comunista, e che l’Iran dominato dalla Persia, protetto da una fortezza di montagne, resisterà e prevarrà sulla Repubblica Islamica. È per questa stessa ragione che una collezione di distinte nazioni europee non può essere infilata a forza, col calzascarpe, negli Stati Uniti d’Europa. >>
LUMEN


PRINCIPIO DI MAGGIORANZA
Dice il giornalista Alessandro Gilioli a proposito della 'Democrazia': << La questione non è di misurare gli errori dei popoli, (per vedere) se siano più o meno gravi rispetto a quelli delle loro élite, ma di accettare o respingere il principio filosofico su cui è nato l'Occidente moderno. >>
Ovvero, il principio secondo cui, conclude Gilioli  << non esiste più alcun criterio ontologico o religioso per la definizione di giusto o sbagliato, sicché l'unico criterio resta quello - relativista e altrettanto fallibile - del 50 per cento più uno, con tutte le garanzie possibili per il restante 49,9. >> 
Ed è questa, in fondo, la vera, grande rivoluzione della Democrazia.
LUMEN
 

67 commenti:

  1. Un post ricco di bei pensieri che invogliano a dire qualcosa. Partiamo da Houllebecq. Ho sentito di questo libro, ma non ho avuto la minima voglia di leggerlo. La tesi dell'autore mi pareva non campata in aria, anzi possibile, probabile. La breve presentazione del libro qui sopra è molto convincente. Un presidente francese islamico non è affatto fantascienza. È più che probabile che si formeranno partiti islamici che siederanno in parlamento e avanzeranno pretese (l'UCOII vuole già il riconoscimento della poligamia). Del resto gli inglesi hanno già scelto un sindaco islamico (di cui finora non ho sentito assolutamente niente). Trovo bella e persino logica la "conversione" del professore di letteratura. Che non si converte all'islam ma a un sano realismo di cui potrà approfittare (come sarà capitato a tanti intellettuali e professori sotto il fascismo - quanti noti e celebri autori erano sul libro paga del fascismo). Mah, forse il romanzo di Houllebecq potrebbe essere più che illuminante divertente, un motivo per leggerlo (ma temo che sia anche deprimente prefigurando un mondo non troppo allegro per noi "benpensanti" e agnostici).

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    1. << forse il romanzo di Houllebecq potrebbe essere più che illuminante divertente, un motivo per leggerlo (ma temo che sia anche deprimente) >>

      Si, forse, un po' deprimente lo è, ma non troppo, perchè il ribaltone accade (nella finzione letteraria) in maniera soft, tranquilla e pacifica.
      Una conquista senza conquistati.

      Per chi volesse cimentarsi nella lettura, aggiungo che la narrazione è molto diseguale, con alcune pagine pseudo-erotiche assolutamente inutili (forse gliele ha chieste l'editore...), ma spesso interessante e ricca, ricchissima, di informazioni e approfondimenti della realtà dell'islam.
      Del quale ho finalmente compreso molte cose, che non ero mai riuscito a capire prima.

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    2. "con alcune pagine pseudo-erotiche assolutamente inutili"

      Questo forse e' il libro di Houellebecq che ne ha meno... e che e' meno morboso, altri ne sono infarciti.
      Dell'autore, di cui ho letto tutto, e' molto bella anche la sua forse opera prima, "L'estensione del dominio della lotta".
      Comunque il commento di Lumen secondo me tralascia di dire la cosa piu' importante: che nella finzione letteraria di Houellebecq l'islam vince, in francia, non solo perche' e' l'alternativa migliore, o meno peggiore, ma perche' lo e' dal punto di vista della cultura occidentale-europeo-francese: non si tratta quindi di una "resa", ma al contrario della restaurazione di una societa' piu' giusta e umana, anzi direi addirittura umanistica. Fra l'altro, se non ricordo male, la politica estera del nuovo ministro islamico, nel libro, consiste nel ricostruire l'area geopolitica dell'antica romanita', emulandone, in chiave moderna, lo stile e la civilta' (se non ricordo male, pero', ma questo e' il "succo" che mi e' rimasto, del libro, che e' quello che conta)...
      Consiglio a Sergio di leggerlo, e' completamente diverso da come l'ha presentato l'informazione ufficiale, scandalistica e pressapochista (ricordiamo che la strage del giornale satirico di parigi avvenne alla vigilia della presentazione di tale libro, ma assurdamente, dato che il libro e' nettamente filoislamico nella sua reinterpretazione).

      Houellebecq stesso se non erro ha dichiarato che nello studio del corano e dell'islam, nello scrivere il libro, ha cambiato opinione su di esso (houellebecq ha fama di essere un conservatore, e quindi un corpo estraneo fra gli intellettuali engage' attuali).

      Datemi tempo che trovo e vi mando una sua intervista, che sarebbe interessante riportare ai fini della discussione.

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    3. "con alcune pagine pseudo-erotiche assolutamente inutili"

      Ma non credo siano inutili, credo vogliano rappresentare lo squallore di un certo tipo di sessualita', e quindi di societa': la vuotezza e lo squallore meccanicistico di una societa' senza senso e senza scopi, di soli corpi, il che sarebbe congruente con la rappresentazione che ne fa di solito l'Houellebecq.

      Solo che siamo talmente abituati all'infarcimento di sesso esagerato e morboso nella pubblicistica e in generale nei media, che nel caso venga ulteriormente esagerata a scopo critico e canzonatorio, dato che la letteratura "mostra" e non "spiega", non comprendiamo piu' il motivo di quella presenza (la scena di sesso esplicito, che poche decine di anni fa era tabu', oggi lo e' alla rovescia, e' immancabile, e per fare effetto, e superare la barriera dell' indifferenza e della saturazione, deve essere sempre piu' pesante ed esplicita).

      Credo che Houellebecq voglia mostrare questo, e anche se non vuole, questo mostra. E se raggiunge la soglia del fastidio, vuol dire che funziona.

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    4. << Credo che Houellebecq voglia mostrare questo, e anche se non vuole, questo mostra. E se raggiunge la soglia del fastidio, vuol dire che funziona. >>

      E' una interpretazione interessante, a cui non avevo pensato.
      Forse ci possono essere entrambe le cose (sia la metafora letteraria che la furberia editoriale).

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    5. "E' una interpretazione interessante"

      Nel contesto di questo libro, e anche di tutti gli altri dell'autore, secondo me la sfrenatezza sessuale non e' certo messa li' per caso, ma a rappresentare una socialita' meccanica e animalesca, tipica del materialismo consumista della nostra epoca. Oggi come oggi escludo che il lettore tipico di Houellebecq finga una lettura impegnata come scusa per il sesso, queste sono cose che succedevano ai tempi del bigottismo di sinistra delle copertine dell'Espresso, oggi ci si guarda direttamente un pornazzo in rete.

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  2. Amicizia

    Be' amico e conoscente non sono affatto intercambiabili, c'è una differenze enorme. Per un conoscente possiamo anche non provare nessuna simpatia, men che meno ci faremo in quattro per lui. Un amico è uno che non si offenderà mai, anche se lo insulti (sarà magari sorpreso, ma ti troverà delle attenuanti). A un amico presti soldi senza pretendere garanzie (e un amico te li restituirà nei termini previsti). Un amico è uno che se lo chiami alle tre di notte non ti manderà mai affà, ma ti ascolterà con attenzione). Non per niente si dice chi trova un amico trova un tesoro. E di amici veri ce ne sono sempre pochissimi, bastano le dita di una mano per contarli, anche solo tre dita. Formigoni pubblicò una volta un libro dal titolo "Un milione di amici". Bum! I ciellini tutti amici a tutto tondo. Ma se gli chiedi un prestito i soldi non ce li hanno.

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    1. << E di amici veri ce ne sono sempre pochissimi, bastano le dita di una mano per contarli >>

      Vero, verissimo.
      Ed anche inevitabile, trattandosi di un legame forte e, a suo modo, esclusivo.
      Come dico sempre io, anche Muzio Scevola se la caverebbe benissimo.

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  3. Geopolitica

    Io invece penso che gli Stati Uniti d'Europa siano fattibili, anche se non me lo auguro, anzi mi pare una sciagura. Una volta che l'inglese sarà la lingua franca in Europa saremo già a buon punto. Ormai non ci sono più pubblicazioni scientifiche in tedesco (non parliamo poi dell'italiano). Le gloriose lingue europee (italiano, francese, spagnolo, tedesco ecc.) si ridurranno a parlate locali, simildialetti, in attesa di scomparire (come il latino e il greco), tempo tre generazioni al massimo. La lingua è il fattore unificante maggiore. Fatta l'unione linguistica il resto seguirà. I forti innesti di popolazioni allogene (africani, asiatici, sudamericani) favoriranno il processo d'integrazione europea. Quod erat in votis (a Washington, Bruxelles e Vaticano). S. Pietro sarà una moschea (teste David cum Houllebecq). A qualcuno potrà magari non piacere quest'evoluzione (i soliti razzisti, reazionari, nazionalisti - spazzatura, "ordures" dicono i francesi). Ma regnerà finalmente la pace kantiana, il progetto di pace universale di Kant si sarà realizzato. È pur qualcosa, no?

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    1. << Una volta che l'inglese sarà la lingua franca in Europa saremo già a buon punto. >>

      Caro Sergio, credo che questo, se anche succederà (ma non ne sono sicuro) avrà bisogno di molto tempo e, nel frattempo, il progetto degli Stati Uniti d'Europa potrebbe anche saltare.
      E poi che le varie lingue europee - con tutta la loro possente cultura e letteratura - vengano ridotte a dialetti non riesco proprio ad immaginarlo.
      Il neo-inglese ad uso tecnico-scientifico magari arriverà, ma resterà un'altra cosa, una sorta di bilinguismo selettivo.

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    2. Non sottovalutare cio' che dice Sergio, nei paesi, di dimensione di una nostra regione, del nord europa (cioe' quasi tutti) gia' ora l'inglese sta alla lingua nazionale come l'italiano sta ai dialetti nel nostro paese: una lingua sostanzialmente straniera ma che sanno usare tutti e utile in quanto universale.
      A un certo punto, percio', il volgare toscano come lingua franca di uso comune e universale in italia, potrebbe diventare solo una perdita di tempo, ed ennesimo errore di rotta con spreco di risorse intellettuali.
      Comunque, certo, si tratta di fenomeni che avvengono su scala di tempo generazionale, necessariamente: la finestra di profondo apprendimento della lingua (e, temo, anche di MOLTE altre cose) si chiude definitivamente con l'avvento dell'adolescenza. E inoltre nei paesi nordeuropei l'inglese e' facile da apprendere quasi come lo e' lo spagnolo per noi. Ma un paio di generazioni, il doppio del tempo necessario a portare alla maturita' sessuale dei giovani, cioe' 30 o 40 anni, passano in fretta.

      Inoltre occhio che gia' adesso se si vuole leggere la pubblicistica piu' innovativa e interessante bisogna leggerla in inglese, perche' al pubblico a cui e' rivolta non serve la traduzione in italiano, a cui non e' neppure gradita. Io ho gia' amici che, pur avendolo imparato in eta' piu' che matura, le pubblicazioni piu' interessanti le pensano e le scrivono direttamente in inglese e non perdono nemmeno tempo a tradurle in italiano, perche' cio' non serve al lettore a cui sono indirizzate.

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    3. "E inoltre nei paesi nordeuropei l'inglese e' facile da apprendere quasi come lo e' lo spagnolo per noi." Io ho fatto una faticaccia per imparare lo spagnolo (vabbè che non sono molto portato per le lingue). Ci sono tante parole identiche in italiano e spagnolo, ma anche molte differenze, per es. i verbi, la coniugazione. Verbi comunissimi come hallar, pedir, querer - con quegli strani passati remoti (quise, quisiste, quiso / pedí, pediste, pidió) bisogna impararli. Ma anche il lessico è molto diverso: chi immaginerebbe che un albañil (dall'arabo) è un muratore? Che el alcalde è il sindaco ecc. Un'interessante evoluzione fonetica: in italiano non esiste il suono th (che esiste invece in spagnolo, per es. nella parola cielo da pronunciare all'inglese: thielo). Ebbene, in Inghilterra questo strano suono sta cedendo a una specie di s dolce - grazie agli immigrati! Immaginatevi la regina Elisabetta con il nuovo eloquio: se king!

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    4. Ok ma lo spagnolo per noi e' comprensibile senza traduzione o quasi, con uno spagnolo possiamo interloquire quasi ognuno parlando la sua lingua, mentre l'inglese o il tedesco sono totalmente incomprensibili reciprocamente.
      L'inglese parlato poi e' completamente incomprensibile anche per chi ne sa abbastanza bene solo lo scritto.

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    5. reciprocamente con l'italiano, ovviamente

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    6. Non so che esperienze hai fatto tu, ma lo spagnolo non è affatto una specie di italiano con le parole che finiscono con s (todos caballeros). E io ricordo benissimo che quando arrivò in collegio Fuste Villegas non capivamo una parola. Poi prova a leggere in rete un quotidiano spagnolo o un libro: senza aver studiato lo spagnolo si capisce ben poco, quasi niente (secondo me). La cosa strana per quanto concerne l'inglese e il tedesco è che sono entrambe lingue germaniche, come pure lo svedese. Ma l'inglese è ricco di francesismi e ha moltissimi vocaboli monosillabi (probabilmente una tendenza locale). Il tedesco invece ha le famose parole composte anche lunghette (Vierwaldstädterseedampfschiffahrtsgesellschaft = società di navigazione a vapore del lago dei Quattro Cantoni).

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    7. Per me "todos caballeros" e' infinitamente piu' comprensibile di "all knigts" o quel che e', anche senza considerare che tali parole, pronunciate da un inglese, a differenza dello spagnolo, se non uscissero da un essere evidentemente umano che sono gia' condizionato culturalmente a considerare parlante con una lingua ricca come la mia, sarebbero solo dei rumori indefiniti apparentabili ad una lingua non piu' dei miagolii del mio gatto.
      Che poi della capacita' degli animali di comunicare cosa sappiamo? Quasi nulla.

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    8. "Ma l'inglese è ricco di francesismi e ha moltissimi vocaboli monosillabi"

      Sei tu l'esperto, ma che io sappia l'inglese colto e' molto piu' facilmente comprensibile ad un parlante latino-romanzo, perche' usa parole latino-romanze, mentre quello popolare, piu' sassone e inoltre composto da sequenze di monosillabi che cosi' combinati significano ogni volta qualcosa di diverso, e' particolarmente incomprensibile.

      Se non erro gli inglesi hanno avuto la ventura di dover combinare una lingua scritta diversa da quella parlata, a causa dell'invasione di popoli che non scrivevano, o viceversa. Se non erro il primo documento scritto in tedesco, nel tedesco dell'epoca, e' dell'epoca di carlo magno. Alla faccia...

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  4. Principio di maggioranza

    Interessante. Non esisterebbe dunque più un criterio oggettivo (ontologico, religioso) per stabilire cosa è giusto o sbagliato. Sta storia non mi piace. Per il semplice motivo che la maggioranza non ha sempre ragione, anzi. Il principio maggioritario va bene per dirimere una controversia politica. Ma al di là del principio maggioritario c'è ... tutto il resto (che non è poco). Gli usi e costumi, molto cogenti. Il presidente della repubblica non può presentarsi alla parata militare in tenuta hawayana (calzoni corti, camicia aperta e colorata). Un maleducato è un maleducato - e gli si farà il vuoto intorno. È vero che la politica può anche indurre - e in breve tempo - cambiamenti nel costume (chi continuava a dare del Lei invece del Voi durante il fascismo si autoescludeva). Durante le varie rivoluzioni (francese, maoista ecc.) la gente cambia pelle da un momento all'altro. Ma poi arriva la restaurazione e le belve si ammansiscono.

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    1. Inoltre, le affermazioni di Giglioli sono a dir poco delle ingenuita' superficiali, dal punto di vista storico, che gettano una luce sinistra sulla miseria del substrato culturale di certi ambienti: non e' vero che l'occidente moderno nasce da questo presupposto, che semmai e' un tentativo, una tecnica per concretizzare ben altri scopi. L'occidente moderno nasce, su un percorso lungo millenni, dal tentativo di affrancare l'uomo dalla sottomissione ad un altro uomo (la cosddetta "satrapia orientale"), e farlo rispondere solo alla Legge (con tutte le complicazioni/implicazioni che tale definizione comporta).

      Senza questa premessa, la democrazia col suo principio di mnaggioranza e' solo una dittatura come un'altra.

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    2. "Ma al di là del principio maggioritario c'è ... tutto il resto (che non è poco). Gli usi e costumi, molto cogenti."

      Dicendo questo affermi, e sottintendi, una cosa molto importante: che gli usi e i costumi (su cui fra l'altro si basa l'antico diritto romano, tutt'ora in uso nei paesi anglosassoni, la "common law") sono espressione di una "cogenza" che travalica quella della legge scritta e decretata dal sovrano, e che si tratti di singolo tiranno o popolo in assemblea maggioritaria, elettronica o no, poco cambia.

      In questa osservazione c'e' la descrizione di tutto il male dell'italia contemporanea, che crede che basti definire una nuova regola perche' questa diventi automaticamente e immediatamente operativa e rispettata da tutti. E se non funziona subito, che basti inasprire le multe, le sanzioni, le pene, in un precipitare nell'accanimento e nella barbarie.

      E' la mentalita' autoritaria/retorico/velleitaria che ha prodotto il fascismo e tutti i mali etici e di vacuita' morale che ne sono seguiti e si sono acuiti sempre di piu' fino alla parodia giustizialista attuale.

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    3. << gli usi e i costumi (su cui fra l'altro si basa l'antico diritto romano, tutt'ora in uso nei paesi anglosassoni, la "common law") sono espressione di una "cogenza" che travalica quella della legge scritta e decretata dal sovrano, e che si tratti di singolo tiranno o popolo in assemblea maggioritaria, elettronica o no, poco cambia. >>

      Concetto politico importante, questo, che è stato evidenziato molto bene da Bruno Leoni nel suo libro "La liberà e la legge", che sto leggendo proprio in questo periodo (grazie a Diaz).
      A Leoni avevo già dedicato un post, ma penso che se ne meriti un altro.

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  5. "Ma regnerà finalmente la pace kantiana, il progetto di pace universale di Kant si sarà realizzato. È pur qualcosa, no?"

    Purtroppo è proprio il fallimento del progetto illuminista che sconcerta. L'illuminismo era già fallito durante la guerra civile europea 1914-1945 e quello che sta accadendo sotto i nostri occhi ne è la tragica evoluzione. L'europa insieme agli Stati Uniti hanno ancora il monopolio della tecnologia e una cospicua riserva finanziaria. Ma il mondo cambia velocemente e la tecnologia e le riserve si spostano con altrettanta rapidità. Uno dei fondamentali dell'illuminismo, la società aperta, è proprio il veleno che sta uccidendo l'occidente. Il pensiero illuminista, moribondo, è degenerato in un giacobinismo radical chic che sta ovunque in europa ( e purtroppo in parte negli Us) instaurando il pensiero unico, una sorta di totalitarismo del pensiero che relega la libertà ad apparenza e obbliga con minacce e repressioni ad adeguarsi. E' un totalitarismo che è tipico delle società che si estinguono, una sorta di delirio finale. Il libro di Houellebecq (che non ho letto) mi sembra denunci con saggezza questa deriva. Un occidente debole non può finire che come racconta lo scrittore. Forse è giusto così

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    1. "è proprio il fallimento del progetto illuminista"

      Forse pero' piu' che fallito e' vecchio e dimenticato, nei luoghi dove e' nato.

      Mi pare infatti che nel resto del mondo, dove lo scoprono e lo applicano adesso, ne sono entusiasti, e proprio per i risultati che permette di ottenere.

      Non mi pare che l'occidente come pensiero e civilta' stia scomparendo, si sta solo spostando altrove.

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  6. Un articolo interessante del Foglio che mi ha messo un po' in crisi:

    http://www.ilfoglio.it/cultura/2016/12/22/news/populismo-donald-trump-hillary-clinton-112112/

    Ce n'è poi un altro di uno svedese che sostiene che il mondo non è mai stato così bene come oggi, il terzo mondo sta recuperando e si arricchisce a vista d'occhio: insomma, aveva ragione Leibniz (viviamo nel migliore dei mondi possibili, Dio non poteva far di meglio - ma allora dev'essere un gran pirla). Purtroppo l'articolo è in tedesco e non posso indicare l'url perché gli articoli sono solo per abbonati). Con un trucco però posso copiarlo e stamparlo qui sotto.

    Chissà magari ci sbagliamo, ci aspettano le magnifiche sorti e progressive in barba ai menagrami.

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    1. Chi e' lo svedese, Hans Rosling?

      Se e' lui ve l'avro' raccomandato dieci volte, qui e su altri blog, specie quando portate allarmi e statistiche del cavolo che potevano andar bene per il secolo scorso, ma inteso come ottocento.

      https://www.gapminder.org/videos/dont-panic-the-facts-about-population/

      Guardatelo attentamente, per favore (implorazione in ginocchio)...

      Su blog associati, tipo unpianetanonbasta ed effettocassandra rimbalza come su un muro di gomma, sisi' e poi immediatamente riprende la litania di lamentazioni, con riporto di dati e statistiche di quarant'anni fa e allarmismi da letteratura horror, anzi da letteratura apocalittica paleocristiana (e se glielo fai notare si offendono), mentre nel frattempo il mondo e' completamente cambiato.

      La stessa cosa diceva comunque Popper dappertutto, che e' ora di finirla col terrorismo psicologico delle cassandre che spaventano solo per attirare l'attenzione della gente a scopo di lucro e/o notorieta', con la tecnica sempre usata da fascismi e nazismi di ogni risma: rispetto alla sua generazione cresciuta fra le due guerre (lui per sua disgrazia era pure ebreo viennese) noi viviamo in un mondo che definire meraviglioso e' dir poco. E se nonostante questo riusciamo a starci male, grazie appunto alla ansia esagerata diffusa dall'informazione apocalittico-stupefacente, vuol dire che siamo coglioni dieci volte, sia come individui, che come societa'.

      Popper era odiato dai nazisti in quanto ebreo errante apolide, e dai comunisti e probabilmente anche dagli ecologisti se non fosse morto prima, in quanto liberale. Le sue opere principali, importantissime per la storia e la filosofia della scienza del XX secolo, furono pubblicate dall'editore Armando perche' considerate spazzatura dalla ideologia marxista dominante ieri come oggi nell'ambiente della cultura, che come metafisica e' spesso inchiodata nel cervello anche di chi crede di esserne immune.

      https://www.youtube.com/watch?v=uSNq0LVQPKQ

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    2. Sì, l'ho ascoltato una volta questo Rosling, forse su tuo consinglio. Un'ora intera con tanti grafici. Sembra una persona seria, però non mi ha (pienamente) convinto.
      Ma secondo te Agobit è un apocalittico suonato?

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    3. Ho letto l'articolo del foglio, sinceramente non capisco dove voglia andare a parare, mi pare nostalgico del radicamento, ma senza asserirlo apertamente per l'assonanza ideologica con i fascismi che cio' comporta, consapevole o no.
      Fra l'altro parla di baguette e di brioche con aria da radical-chic che finge di criticare, senza rendersi conto che nei due decenni di globalizzazione, mentre gli europei e gli occidentali in genere sono passati dalla 500 al suv da due tonnellate e 200 cavalli per scoprire stupefatti che cio' non aumenta necessariamente la loro felicita' di automobilisti in coda oberati da tasse accise e revisioni, miliardi di persone, ben felici di avere un tetto in amianto sulle loro baracche, sono uscite dalla fame e dalla miseria nere e vere, e sono mille volte piu' felici degli occidentali perfezionisti, viziatissimi e lamentosi, che comincio a detestare. (comincio... :D)

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    4. "Ma secondo te Agobit è un apocalittico suonato?"

      Agobit assolutamente no, come del resto Simonetta, che apprezzo molto.
      E' il mondo monocorde che gira attorno a queste lamentazioni che comincia a scocciarmi, alla fine il risultato di tutta questa negativita' e' che la gente in genere diventa sempre piu' cattiva e intollerante per motivi che con ogni probabilita' sono risibili e inventati: se solo un centesimo di tutte le cose che dicono i catastrofisti delle varie risme, economico - ecologico - politiche di ogni tendenza destracentroesinistra fossero vere, il mondo non sarebbe mai nato, non dico finito decenni fa, e a differenza di quanto dice Il Foglio citato sopra essi non hanno solo brioche e baguette, ma pasticcio di lasagne da morire per eccesso di grasso tutti i giorni, e ancora si lamentano, e per causa di queste lamentazioni e insoddisfazioni continuano a invocare galere leggi tasse e regole a getto continuo che rendono la vita di tutti insopportabile GRATUITAMENTE, senza alcun inderogabilmente vero motivo.

      Si rovinano, e ci rovinano, questi quattro anni di esistenza per futili motivi.

      Quindi Agobit e Simonetta non sono certo suonati, ma molti dei loro commentatori francamente si', come del resto i commentatori di quasi tutti i blog escluso il nostro :D.

      La tendenza e' ormai di chiudere i commenti, del resto lo vedete cosa scrivono i lettori dei principali quotidiani nei commenti, pur se censurati? Robe da vergognarsi di appartenere alla stessa specie animale, e non certo per la qualita' della sintassi o la capacita' di usare la tecnologia, unica cosa per cui evidentemente serve il paio di decenni di istruzione scolastica che ormai tutti hanno. E se non sono 20 sono 15.

      Ve la ricordate radio-bestemmia, quella volta che radioradicale apri' i microfoni a tutti, mandandoli in onda in diretta? La media della gente e' cosi', se gli togli il tappo, dentro, sotto un velo di apparente civilta', c'e' una sentina di odio, di demenzialita' e pazzia.

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    5. Diceva Don Ferrante:"- In rerum natura, - diceva, - non ci son che due generi di cose: sostanze e accidenti; e se io provo che il contagio non può esser né l'uno né l'altro, avrò provato che non esiste, che è una chimera. E son qui. Le sostanze sono, o spirituali, o materiali. Che il contagio sia sostanza spirituale, è uno sproposito che nessuno vorrebbe sostenere; sicché è inutile parlarne...ecc." e mentre diceva queste cose si ammalava di Peste fino a morirne dice il Manzoni. Hans Rosling è un novello Don Ferrante che nega il problema della sovrappopolazione. O meglio, non lo nega perché è difficile negare l'evidenza, ma dice che si sta risolvendo e che ormai i bambini non nascono più come prima. Questo è il migliore dei mondi possibili, ripete anche Rosling Don Ferrante. Peccato che il mondo è più complesso di come lo vede l'eco-ottimista Hans. Sebbene sia uno statistico dimentica una regola statistica elementare: che i tassi vanno applicati non ad un numero fisso ma ad una base variabile. Quindi dire che 30 anni fa i tassi di natalità erano 5 e ora sono 2,5 sembra un progresso ma non lo è. Nel senso che la popolazione aumenta allo stesso modo (cioè in modo esplosivo). Infatti 30 anni fa il tasso di 5 si applicava ad una base di 3 miliardi. Oggi ad una base di 7,5 miliardi; traduco: se 30 anni fa nel mondo si aggiungevano 70 milioni di abitanti (neonati) all'anno oggi se ne aggiungono 90 milioni all'anno: un paese come il Pakistan. La cosa può essere vista con ottimismo nel senso che 90 milioni all'anno sono meglio di 180 milioni. Concordo. ma 90 milioni in un pianeta che secondo tutti gli osservatori sta mostrando i limiti ambientali sotto il peso di 7,5 miliardi di abitanti è comunque una pessima notizia per la terra. Aggiungo che lo "statistico" parla per aree del pianeta come fossero scompartimenti chiusi. In realtà il mondo globalizzato non vede frontiere e gli spostamenti di massa non consentonodi dire che l'Europa è in calo demografico e l'Africa no. Tra l'altro molti paesi africani stanno icentivando le nascite visto il ritorno economico del fenomeno migrazione. Tutte le stime di rientro sono finite nel nulla delle vane speranze e gli stessi esperti dell'Onu hanno recentemente rivisto le loro ottimistiche previsioni di transizione demografica, spostando tutto di uno o due secoli, quando probabilmente le terra sarà un pianeta molto ma molto diverso (mi si passi l'eufemismo...)Credo che Don Ferrante Rosling neghi la peste, me non se la passi tanto bene...

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    6. "Sembra una persona seria, però non mi ha (pienamente) convinto."

      Quello che ha Rosling di radicalmente diverso anzi opposto con tutti questi catastrofismi nichilistici e' l'atteggiamento, che e' (pro)positivo e soprattutto umano e TOLLERANTE. Poi magari quando va dietro il sipario si mette a piangere disperato, chissa'.

      Io sono estremamente pessimista, il fatto che io e il mondo continuiamo ad esistere ogni giorno ancora non cessa mai di meravigliarmi (negativamente), ma cerco di non mescolare il mio spleen con la giustificazione scientifico-razionale, non c'e' dubbio che il mondo vada avanti sia se guidato dal demonio che dagli angeli (anything goes), e' evidente dai fatti e dalla storia. Il (mio) giudizio morale e' un'altra cosa.

      Anche per questo invito spesso su queste bande a non ammantare di falsa razionalita' cio' che ha sufficiente ragione di essere desiderato nella sua condizione di mero parere emozionale. Non ci piace una cosa? Dobbiamo dire che non ci piace, un uomo un voto, non pretendere come i bambini capricciosi che sia intrinsecamente errata e quindi non possa e non debba piacere a nessun altro. Se l'aborrirla e' nel nostro personale legittimo apprezzamento, va estrinsecato senza ammantarlo di falsa e ipocrita intrinsecita', intrinsecita' che non e' nella cosa ma nel nostro giudizio.

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    7. << dire che 30 anni fa i tassi di natalità erano 5 e ora sono 2,5 sembra un progresso ma non lo è. Nel senso che la popolazione aumenta allo stesso modo (cioè in modo esplosivo). Infatti 30 anni fa il tasso di 5 si applicava ad una base di 3 miliardi. Oggi ad una base di 7,5 miliardi. >>

      Elementare, Watson.
      Agobit, sono con te.

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    8. @ Diaz

      << non c'e' dubbio che il mondo vada avanti sia se guidato dal demonio che dagli angeli >>

      Nè l'uno nè l'altro.
      Il mondo va avanti guidato dal piccolo (antipatico, noioso, insopportabile) gene egoista, che nulla sa e di nulla si cura.

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    9. "Hans Rosling è un novello Don Ferrante che nega il problema della sovrappopolazione"

      Agobit, i video di Rosling me li sono sorbiti tutti, e a quel che ne ho capito quello che dici sulle sue opinioni e' assolutamente falso, anzi peggio, e' quello che gli inglesi chiamano "straw man argument", gli attribuisci opinioni che non ha ma ti permettono di attaccarlo come nemico.

      Rosling, a quel che ne ho capito, dice solo che la popolazione ha smesso di crescere a causa della ipernatalita', e continua invece a crescere per il miglioramento sostanziale delle condizioni di vita, nella fattispecie sopravvivenza dei neonati e speranza di vita in tarda eta'.

      Quindi quello che fa e' altro che negare il problema della sovrappopolazione, su questo non da' alcun giudizio, non cerca di romperci alcun giocattolo (tieni presente che io sono d'accordissimo con te sul "problema": anch'io desidererei un mondo immensamente meno popolato, ma chi non lo desidererebbe?)

      Rosling dice solo questo, che se sono veri i dati che presenta, e' vero: dappertutto trovi che la media mondiale del numero di figli per donna oggi e' meno della meta' che negli anni '50, e' vicina alla sostituzione, che e' due, e che se la popolazione globale aumenta ancora e' perche' stiamo talmente di merda che la speranza di vita e' enormemente aumentata, anzi raddoppiata, in tutti i paesi che noi ci ostiniamo a chiamare del terzo mondo, e ormai prossima ai 70 anni dappertutto.

      Guardati meglio i suoi filmati, che meritano e sono pure commoventi, e poi ne riparliamo.

      In questo filmato una buona parte e' soddisfazione e pubblicita' per la pianificazione familiare, e ci fa vedere che essa avviene anche nei paesi islamici:
      https://www.gapminder.org/videos/dont-panic-the-facts-about-population/

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    10. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    11. "Nè l'uno nè l'altro.
      Il mondo va avanti guidato dal piccolo (antipatico, noioso, insopportabile) gene egoista, che nulla sa e di nulla si cura."

      Il mondo, se proprio vogliamo vederla in termini di metafisica marxista, cioe' di egoismo, va avanti guidato dalla selezione naturale, che il "gene egoista" non lo vede neppure, dato che la selezione non puo' che agire sul fenotipo, e non esiste una corrispondenza biunivoca fra singoli geni e fenotipo.

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    12. << Il mondo (...) va avanti guidato dalla selezione naturale, che il "gene egoista" non lo vede neppure >>

      Non direi: le due cose mi sembrano inestricabilmente connesse.
      La selezione naturale è quella che guida il percorso, certo, ma il veicolo che la trasporta è quello genetico.
      Poi ovviamente possiamo cavillare sui singoli termini (gene, cromosomi, genoma, materiale genetico, ecc.).
      Tu sai però che io ho un contratto di franchising col gene egoista, e quindi ho un minimo sindacale di citazioni che devo fare nel blog. :-)

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    13. "ma il veicolo che la trasporta è quello genetico"

      Si' ma i geni lavorano in pool, piu' degli uomini nelle tribu'. E gia' l'uomo, all'interno della tribu', e' altruista, cosa che l'interpretazione troppo riduzionista, di cui quella di dawkins e' una caricatura per il volgo, non e' mai riscita a spiegare.

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    14. Beh sì, certo, parlare di GENE egoista, al singolare è una esagerazione e, probabilmente, il titolo del libro, così secco e provocatorio, può essere stata anche una scelta editoriale.

      Però lo stesso Dawkins, nei suoi libri, parla spesso di pool genico e della capacità dei geni di collaborare tra di loro, come di una strategia vincente.
      Quindi, tutto sommato, nessun riduzionismo eccessivo.

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    15. Non so, mi pare un'antropomorfizzazione del gene non molto diversa da quella divina, che puo' andare bene per gli orfani.

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    16. << mi pare un'antropomorfizzazione del gene non molto diversa da quella divina >>

      Ossignur !
      Questa similitudine mi mancava !
      :-)

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    17. Se ci pensi con mente aperta non e' cosi' barbina. Mettendo insieme i pezzi, se ne dovrebbe dedurre che l'unico vero Dio e' il gene.

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    18. Caro Diaz, non solo hai ragione, ma ad una conclusione simile ero già arrivato anche io, solo che non me lo ricordavo.
      In un vecchio post del settembre 2011, infatti, avevo pubblicato una frase che potrebbe fare il paio con la tua.

      Eccola: << Le regole della religione in materia di sessualità, sembrano venire da molto, molto lontano.
      Sembra quasi che il gene replicatore prima abbia creato Dio come suo simbolo trascendente e poi abbia mandato in giro per il mondo la Chiesa, quale suo addetto stampa. >>

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  7. Der grösste Optimist der Welt

    Historiker Johan Norberg: «Weltweit brechen jede Minute hundert Menschen in Afrika oder Asien aus der Armutsspirale aus.» Foto: Lare Dareberg
    Historiker Johan Norberg: «Weltweit brechen jede Minute hundert Menschen in Afrika oder Asien aus der Armutsspirale aus.» Foto: Lare Dareberg
    In Zeiten, in denen Terroranschläge die Schlagzeilen dominieren, steht der 43-jährige schwedische Historiker Johan Norberg quer in der Landschaft. Er bekämpft Weltuntergangsstimmung und Populismus. In seinem Buch «Fortschritt: Zehn Gründe, sich auf die Zukunft zu freuen» behauptet er, es sei der Menschheit nie besser gegangen als heute.

    Der Manager sagt zum ­Forscher: «Leben zu retten oder die Welt zu verbessern, ist schön und gut. In den sozialen Medien aber zeigt Ihre Arbeit keine Wirkung.» Warum haben Sie das auf Twitter geteilt?
    Es scheint, als ob wir uns nur auf Sachen konzentrieren, die schockieren. Die langsame, stetige Arbeit der Forscher hingegen, die unsere Welt besser macht, darüber denken wir selten nach. Dabei sind Wissenschaftler die treibende Kraft unserer modernen Gesellschaft.

    Macht es Sie traurig, in einer solchen Welt zu leben?
    Wer sich zum Nachdenken keine Zeit nimmt, wer keine Bücher liest und sich nur in den sozialen Medien aufhält, der bekommt ein sehr verzerrtes Weltbild. Eines, das uns depressiv macht. Geschichten von Katastrophen, Mord und Totschlag werden immer stärker sein als ­andere Erzählungen.

    In Ihrem Buch «Progress» beschreiben Sie eine andere Welt. Eine, die sich stetig entwickelt: mehr Freiheit, höhere Lebenserwartung, bessere Luft. Sie lassen dabei keinen Lebensbereich aus. Warum sind Sie so optimistisch, was unsere Zukunft angeht?
    Früher glaubte ich an die guten alten Tage. Bis ich mich mit der Geschichte zu beschäftigen begann. Ich glaubte, dass das Leben vor der Industrialisierung viel besser als heute war. Doch mit grosser Wahrscheinlichkeit wäre ich als 43-Jähriger vor 200 Jahren nicht mehr am Leben. Kinder starben an Masern. Die Menschen mussten Baumrinde in ihr Brot mischen, damit es weit genug reichte. Mein Optimismus basiert nicht auf ­Intuition. Ich habe ihn mir mit dem Studium der Geschichte hart erarbeitet. Und ich habe viel Zeit in Entwicklungsländern verbracht. Dort hat sich in einer Generation so viel getan wie in Schweden in einem Jahrhundert.

    Was meinen Sie?
    Aktuell brechen weltweit jede Minute hundert Menschen in Afrika oder Asien aus der Armutsspirale aus. Wenn mich wieder mal die europäische Mentalität bedrückt, denke ich an diese Zahlen.

    «Die Globalisierung begann am 9. November 1989 mit dem Fall der Berliner Mauer. Am 9. November 2016 bekamen wir Donald Trump, der neue Mauern bauen will.» Foto: Lare Dareberg

    Die europäische Mentalität bedrückt Sie?
    Wir nehmen zu vieles als gegeben hin. Angefangen beim Gesundheitswesen über die Bildung bis zu den Technologien, die wir täglich einsetzen. Wir denken selten daran, dass wir den Lebensstandard nur haben, weil unsere Gesellschaften offen sind. Wir leiden unter der ständigen Angst, dass alles zusammenbrechen könnte.

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    1. Mi dispiace, l'articolo è troppo lungo, dovrei spedire altri quattro o cinque messaggi di questa lunghezza, il che non ha molto senso. Forse però potete informarvi sull'autore, lo storico Johan Norberg.

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    2. Anche perche' la lingua per queste cose e' l'inglese, il tedesco vale quanto il siculo o il veneto. :)

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    3. Ma allora aveva ragione Sergio, qualche commento sopra: Inglese per tutti, volenti o nolenti, e lingue nazionali ridotte a dialetti.

      Nel campo scientifico, in effetti, siamo già (quasi) lì.
      Ma forse più per motivi pratici che culturali in senso stretto.

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    4. "Ma forse più per motivi pratici che culturali in senso stretto."

      Poche cose servono a motivi pratici tanto quanto la lingua: capirsi, in primo luogo!
      Il resto e' brioche.

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    5. "Nel campo scientifico, in effetti, siamo già (quasi) lì." Non solo, c'è un'accelerazione sorprendente. Avrai sentito in questi giorni che la Volkswagen d'ora in poi userà l'inglese come lingua d'uso per la fabbrica. Pure il Politecnico di Zurigo passa all'inglese come lingua d'insegnamento, ciò che per me è scandaloso (ma io sono un conservatore ormai superato dagli eventi - non ho nemmeno lo smartphone). In alcuni licei svizzeri si possono dare gli esami di maturità anche in inglese. Credo ci sia poco da fare. Bisogna magari vedere quale inglese si parlerà, non certo quello di Oxford. Ma l'importante è capirsi. L'inglese però con quella strana pronuncia non era l'ideale come lingua universale. Ma l'esperanto - più adatto alla maggior parte della gente - è fallito. Anche l'italiano o lo spagnolo sarebbero stati meglio dell'inglese (per quel che riguarda la pronuncia). Sai che i cani guida per ciechi in Svizzera imparano l'italiano? Già, perché i comandi in italiano sono più chiari, più facili da apprendere. Rassegniamoci, l'inglese ha vinto (proprio la lingua che ho trascurato, gli ho preferito persino il portoghese perché suona meglio - in realtà il portoghese, a differenza del portoghese brasiliano, è peggio dell'inglese per la pronuncia, con un sacco di liaisons quasi impronunciabili (los mismos, in spagnolo, bello chiaro, diventa in portoghese os mesmos pronunciato uz (j di jour) mez(j di jour)mus (s come sc di scemo). Una cosa bella del portoghese che l'italiano ha completamente perduto (toscani e romani a parte) è la qualità delle vocali e e o, chiuse e aperte. Avo (o chiusa è il nonno, avó (o bella aperta) è la nonna. Céu, cielo, ha una bella e aperta a dispetto dell'accento acuto (pr. sèu). L'accento grave non esiste in portoghese, solo l'acuto e qualche circonflesso, più la tilde (mão, mano).

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    6. Sergio, io tutti quelli che conosco che sono espatriati nel nord europa, sono espatriati senza sapere una parola delle lingue locali, ma con l'inglese, e si sono ambientati benissimo, pare che chiunque lo parli almeno a livello elementare.

      Aneddoto personale: decenni fa andai qualche volta in germania con amici che avevano studiato tedesco a scuola: se non c'ero io che pur sapevo pochissimo l'inglese per capirci col meccanico e con il panettiere, saremmo ancora li' con la macchina rotta e a tentare di comprare mezzo chilo di pane. Ti parlo degli anni '80.

      L'inglese e' il latino della contemporaneita'. E lo e' diventato perche' e' la lingua, aperta, della "societa' aperta", come lo era a suo modo quella romana.

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    7. La cosa divertente e' che loro provavano col tedesco, e sia il meccanico che il panettiere, sia tutti gli altri, tedeschissimi, gli rispondevano direttamente in inglese...

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    8. "e lingue nazionali ridotte a dialetti."

      Peggio, o meglio a seconda dei punti di vista, in qualche luogo sparira' la lingua nazionale dell'era dei nazionalismi e restera' solo l'inglese e la lingua madre, che adesso chiamiamo dialetto.

      Questa come scommessa ipotetica sul futuro fra le mille che potranno invece avverarsi.

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    9. << la Volkswagen d'ora in poi userà l'inglese come lingua d'uso per la fabbrica. Pure il Politecnico di Zurigo passa all'inglese come lingua d'insegnamento, ciò che per me è scandaloso >>

      E per me è sconvolgente.
      Non avrei mai immaginato che le cose, fuori dal nostro piccolo orticello italiano, fossero già a questo punto.

      Allora, forse, avete ragione voi quando dite che i buoi sono già scappati ed è perfettamente inutile chiudere la stalla.

      Certo, una lingua unica ha tanti vantaggi ma, come ci insegna la storia, non basta per garantire la pace interna (però, magari, aiuta).

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    10. @ Diaz"L'inglese e' il latino della contemporaneita'. E lo e' diventato perche' e' la lingua, aperta, della "societa' aperta", come lo era a suo modo quella romana. Mah, non so se quella romana era una società aperta. Ma erano i vincitori, dove arrivavano s'imponevano e anche la loro lingua era adottata dai vinti, probabilmente spontaneamente. La civiltà romana aveva i suoi aspetti positivi. Alcune delle parole più importanti - comprare, vendere - i germani le hanno mutuate dal latino (kaufen, verkaufen < caupo, oste. Però i latini hanno preso dal germanico guadagnare < waidan, anche un verbo importantissimo (oltre a guerra < werra - bellum è completamente sparito, ripescato poi come voce dotta in bellicoso, belligerante). Però i Romani adottarono il greco dai Greci per la loro cultura, erano praticamente bilingui (almeno Cesare, Cicerone, Ottaviano, Antonio ecc.). E nel XVI secolo in Europa si parlava italiano ... Gli Inglesi, soprattutto poi gli Americani hanno imposto la loro way of life con rispettiva lingua.

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    11. Caro Sergio, il parallelo Latino / Inglese mi convince sino ad un certo punto.
      All'epoca il latino era portato per il mondo sulla punte delle spade, ora l'inglese è veicolato dalla tecnologia e dalla elettronica.
      Mi sembra una differenza significativa, anche se non ho le competenze adeguate per poterla approfondire meglio.

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    12. Be' pero' senza la vittoria nella seconda guerra mondiale non credo proprio avremmo avuto questo esito, di predominanza dell'inglese.
      Prima, la lingua della scienza era il tedesco, se non altro perche' tutte le piu' importanti scoperte scientifiche della modernita' li' sono avvenute, e quella della diplomazia era il francese, se non altro perche' politicamente la modernita' e' figlia della rivoluzione francese, e dei cannoni di napoleone.

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    13. "Mah, non so se quella romana era una società aperta"

      Di sicuro di piu' di quella greca, o dei "barbari".
      I romani, come gli americani di oggi, dell'impero si assumevano gli onori, ma anche gli oneri.
      Cosa che ad esempio la politica europea di oggi mostra di non essere in grado di fare.

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    14. << pero' senza la vittoria nella seconda guerra mondiale non credo proprio avremmo avuto questo esito, di predominanza dell'inglese. >>

      Certamente.
      Però lo "iato" temporale resta notevole.
      Certo, il primo strappo lo ha dato la vittoria bellica (comunque non paragonabile a quella romana), ma poi la penetrazione dell'inglese, a mio avviso, ha seguito ben altre strade.

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    15. Una delle altre strade e' che i nazisti hanno bruciato i libri e messo moltissimi dei loro migliori intellettuali di fronte alla scelta fra finire in forno o emigrare in america.
      Fino al '33 la germania e' stata senz'altro la principale fucina della cultura attuale: in tutti i campi, scienza a arti.

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    16. E gli americani, molto astutamente, si presero il regalo e ne trassero tutti i possibili vantaggi.

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  8. A proposito dell'inglese semi incomprensibile:

    Un pilota d'aereo al collega dopo una comunicazione dalla torre di controllo: "Qu'est-ce qu'ils disent?" ... E immagino che per i piloti l'inglese è obbligatorio, anzi d'importanza vitale. Anche per i Russi e i Cinesi.

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  9. Una buona notizia per chi non è contento della supremazia dell'inglese.
    Ci sono alcuni indizi che lasciano presumere (e magari sperare) un ritorno di fiamma del francese. Poi c'è sempre il cinese da non sottovalutare (ma quale cinese? In Cina si parlano non so quante lingue). Certo i dominatori impongono la loro lingua (adottata "spontaneamente" dai vinti). Non solo nella scienza, ma anche in campo culturale gli americani ci dominano (i film italiani in America non tirano - be', nemmeno in Italia: noi abbiamo Moretti ...). Ma nemmeno i big - Antonioni, Fellini, de Sica - interessavano gli Americani.

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    1. << Ci sono alcuni indizi che lasciano presumere (e magari sperare) un ritorno di fiamma del francese. Poi c'è sempre il cinese >>

      Eh no, il cinese NO !
      Mille volte meglio l'inglese, o - appunto - il francese.
      Io però questo ritono di fiamma del francese non l'ho notato. Tu a cosa ti riferisci, in particolare ?

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    2. La "fonte" è un articolo di giornale letto alcuni anni fa che mi sorprese e anche rallegrò. Forse lo trovo nel mio archivio. Non mi parve solo una diceria, ma sinceramente non ci credo troppo. La lingua franca universale è ormai l'inglese. Anche i pakistani e gli africani s'arrangiano bene in inglese, meglio di tanti italiani. In Africa però ci sono ancora paesi in cui si parla francese e incremento demografico aiutando potrebbe crescere anche la quota dei francofoni.

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  10. Intermezzo - A cosa serve il Natale?

    Il Natale serve a ricordare a quelli che sono soli che sono soli;
    a quell che non hanno soldi che non hanno soldi;
    e a chi ha una famiglia del cazzo che ha una famiglia del cazzo.

    Trovata in rete, io ho riso. E per i buoni c'è anche la battuta di Totò:

    "A chistu munno, chiù bene faie, chiù 'n culu l'aie.

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    1. Be' e' vero, a Natale chi ha problemi di qualsiasi genere sta ancora peggio di quanto sta di solito.
      Si potrebbe consolare se sapesse che il Natale fa stare di merda tutti, e' il peggiore periodo dell'anno e quello in cui la gente e' piu' stressata e carognesca con gli altri.

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    2. Bellissimo l'intermezzo sul Natale, ha fatto ridere anche me.

      Quanto alla battuta di Totò, mi fa venire in mente il mio motto preferito (non ricordo l'autore) che dice: NESSUNA BUONA AZIONE RESTERA' IMPUNITA.

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  11. Sulle scarse conoscenze dell'inglese anche da parte dei professionisti:

    Il 29 dicembre 1972 in Florida un aereo precipitò. La torre di controllo aveva comunicato: "Turn left, right now." Cioè: virare subito a sinistra. Il pilota invece intese: adesso a destra (right now), causando la catastrofe.

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