mercoledì 7 dicembre 2016

L’altro Gesù – 5

Il Gesù alternativo di Baigent, Leigh e Lincoln, così come ricostruito nel famoso e controverso saggio “Il Santo Graal”. (Quinta parte). Lumen


La Crocifissione 


  << Un capo spirituale, se ha un appoggio popolare sufficiente, può costituire una minaccia per un regime esistente. Ma un uomo sposato, con legittime pretese al trono, e figli destinati a formare una dinastia, rappresenta una minaccia decisamente ancora più grave.

C'è qualcosa, nei Vangeli, che indichi che Gesù venisse considerato dai Romani un pericolo di questo genere? Durante l'incontro con Pilato, Gesù viene chiamato più volte « Re dei Giudei ». Per ordine dello stesso Pilato, sulla croce viene affissa un'iscrizione con questo titolo.

Come sostiene S.G.F. Brandon dell'Università di Manchester, l'iscrizione affissa alla croce deve essere considerata autentica: uno dei particolari più autentici dell'intero Nuovo Testamento. Innanzitutto figura, virtualmente senza variazioni, in tutti i quattro Vangeli. In secondo luogo è un episodio troppo compromettente e imbarazzante perché l'abbiano inventato i revisori più tardi.

Nel Vangelo di Marco, Pilato, dopo aver interrogato Gesù, chiede ai dignitari: « Che farò dunque di quello che voi chiamate Re dei Giudei? » (Marco 15:12). Questo parrebbe indicare che almeno alcuni Giudei considerano veramente Gesù come il loro re.

Nel contempo, però, in tutti i quattro Vangeli anche Pilato accorda questo titolo a Gesù. Non c'è ragione di supporre che lo faccia per ironizzare o per deriderlo. Nel Quarto Vangelo insiste a farlo in tono serio, nonostante il coro di proteste.

Nei tre Vangeli Sinottici, inoltre, lo stesso Gesù ammette di rivendicare il titolo: « Allora Pilato prese a interrogarlo: "Sei tu il Re dei Giudei?" Ed egli rispose: "Tu lo dici" » (Marco 15:2). Nella traduzione, la risposta può suonare ambivalente - forse di proposito. Nel testo originale greco, però, il suo significato è inequivocabile. Può essere interpretata solo come « Tu hai parlato giustamente ». E la frase è interpretata nello stesso modo ogni volta che appare altrove nella Bibbia.

I Vangeli furono composti durante e dopo l'insurrezione del 68-74 d.C, quando il giudaismo aveva finito di esistere come una forza sociale, politica e militare organizzata. E soprattutto, i Vangeli furono composti per un pubblico greco-romano, e dovevano risultare accettabili. Roma aveva appena finito di combattere contro gli Ebrei una guerra feroce e dispendiosa. Quindi era del tutto naturale presentare i Giudei come malvagi.

Inoltre, dopo la rivolta giudaica, Gesù non poteva venire dipinto come un personaggio politico, legato in un modo o nell'altro alle inquietudini che sfociarono nella guerra.

Infine, la parte avuta dai Romani nel processo e nell'esecuzione di Gesù doveva essere riveduta e corretta e presentata nel miglior modo possibile. Perciò nei Vangeli Pilato figura come un uomo onesto, serio e tollerante, che consente con grande riluttanza alla Crocifissione.

Ma nonostante questa libertà che gli evangelisti si presero con la storia, si può ricostruire quale fu la vera posizione di Roma nella vicenda. Secondo i Vangeli, Gesù viene inizialmente condannato dal sinedrio, il consiglio degli anziani giudei, i quali lo portano davanti a Pilato e chiedono al governatore di pronunciarsi contro di lui. Da un punto di vista storico, questo non ha senso.

Nei tre Vangeli Sinottici, Gesù viene arrestato e condannato dal sinedrio la notte di Pasqua. Ma secondo la legge giudaica, il sinedrio non poteva riunirsi per Pasqua. Nei Vangeli l'arresto di Gesù e il suo processo davanti al sinedrio hanno luogo di notte. Secondo la legge giudaica, il sinedrio non poteva riunirsi di notte, in case private o in qualunque luogo che non fosse all'interno del recinto del Tempio.

Nei Vangeli, il sinedrio sembra non avere l'autorità di pronunciare una condanna a morte e sarebbe per questa ragione che Gesù viene condotto davanti a Pilato. Ma il sinedrio aveva l'autorità di emettere condanne a morte: per lapidazione, se non per crocifissione. Perciò, se il sinedrio avesse voluto eliminare Gesù, avrebbe avuto l'autorità di condannarlo alla lapidazione. L'intervento di Pilato non sarebbe stato necessario.

Gli autori dei Vangeli compiono altri numerosi tentativi per scagionare Roma da ogni responsabilità.

Uno è rappresentato dall'offerta di grazia fatta da Pilato, il quale si dichiara disposto a liberare un prigioniero a scelta della folla. Secondo i Vangeli di Marco e Matteo, questa era « un'usanza della festa di Pasqua ». In realtà, tale consuetudine non esisteva. Gli autori moderni concordano che i Romani non adottarono mai tale politica, e che l'offerta di liberare Gesù o Barabba è un'invenzione.

Anche la riluttanza di Pilato di fronte alla prospettiva di condannare Gesù, e la sua irritata rassegnazione alla pressione della folla sembrano altrettanto fittizie. In realtà, sarebbe stato impensabile che un governatore romano, per giunta implacabile come Pilato, si piegasse al volere della folla. 

 Lo scopo di queste alterazioni è piuttosto chiaro: scagionare i Romani, attribuire tutta la colpa agli Ebrei e rendere così Gesù accettabile a un pubblico romano.

È possibile, naturalmente, che non tutti i Giudei fossero innocenti [in questa vicenda]. Anche se l'amministrazione romana aveva paura di un re-sacerdote pretendente al trono, non poteva compiere apertamente atti provocatori che avrebbero portato torse a una rivolta. Senza dubbio, a Roma avrebbe fatto comodo che il re-sacerdote venisse tradito ufficialmente dal suo popolo. È quindi concepibile che i Romani si servissero di certi Sadducei come agenti provocatori.

Ma anche così, rimane il fatto incontrovertibile che Gesù fu vittima di un'amministrazione romana, di un tribunale romano, di una condanna romana, dei militari romani e di un'esecuzione romana: un'esecuzione la cui forma era riservata esclusivamente ai nemici di Roma. Gesù non fu crocifìsso per le sue colpe nei confronti del giudaismo, ma per le colpe nei confronti dell'impero. >>

BAIGENT, LEIGH E LINCOLN

19 commenti:

  1. "Gesù non fu crocifìsso per le sue colpe nei confronti del giudaismo, ma per le colpe nei confronti dell'impero."

    Ma il fatto è che di tutta evidenza la faccenda scoccia non poco Pilato che agisce controvoglia. Quindi Gesù non minacciava davvero Roma. Quanto al famoso "rex judeorum" (parte del titolo con la scritta è conservato nella chiesa di Santa Gerusalemme a Roma - pare una vera reliquia come la Vera Croce, visto che fu ritrovata nel quarto secolo d.C.) è difficile immaginarsi un personaggio come Gesù che si ritenga re. In fondo batte la Palestina coi suoi dodici straccioni senza insigne regali e apparato scenico ...

    Come già detto le altre volte tutte queste novità (anche per me) sono divertenti e se non vere ben trovate. Non è che gettino davvero nuova luce sui "fatti" perché non sono altro che congetture.
    Tanto più plausibili per un non credente, ma non certo per i credenti o l'autorità ecclesiale. Fra parentesi sono quasi sicuro che Ravasi riuscirebbe a ridicolizzare tutti questi studiosi: è un tipo veramente con le palle questo Ravasi, suscita davvero la mia ammirazione (persino di Melis che l'avrebbe ben visto papa). Ma non è che Ravasi, con tutta la sua erudizione (immagino che conosca l'ebraico, l'aramaico e magari anche il fenicio) riuscirebbe a scalfire la mia miscredenza. Perché su quei pretesi fatti possiamo fare solo congetture più o meno attendibili che non hanno la forza d'urto dei fenomeni fisici inoppugnabili (per es. la velocità della luce).
    I racconti dei vangeli riportano un "fatterello" avvenuto (forse) duemila anni che per qualche ragione è stato ingigantito da attori ed altri eventi accidentali, e che sul quale poi si è ricamato - e si continua a ricamare - fino ai nostri giorni. L'iconoclasta Papini dopo la conversione divise la storia umana in: prima di Cristo, dopo di Cristo. È l'evento principale dell'evoluzione del cosmo e della storia dell'uomo (di cui doveva sapere ben poco). Ma anche il credente Papini è scontento e invoca perciò alla fine della sua fortunata "Storia di Cristo" (mia lettura da ragazzo, oggi la trovo illeggibile) il suo ritorno in terra per sistemare finalmente le cose. La fede può essere grande, immensa, ma i duri fatti della realtà la fanno sempre vacillare (non per colpa del demonio: non puoi dare la testa nel muro e non rompertela).

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    1. Pardon: la chiesa di Roma in cui sono raccolte le reliquie si chiama Santa Croce in Gerusalemme.

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  2. << tutte queste novità (...) sono divertenti e se non vere ben trovate. Non è che gettino davvero nuova luce sui "fatti" perché non sono altro che congetture. >>

    Caro Sergio, certo che sono congetture, ma possiamo davvero dare la patente di storicità ai fatterelli raccontati dai vangeli ?
    Certo che no.
    E se ci mettiamo a ragionare a livello storico, cioè sui testi degli storici dell'epoca, il personaggio di Gesù è praticamente inesistente.

    Quindi le ipotesi dei tre signori da me citati non valgono (storicamente) molto meno di quelle di un qualsiasi teologo (Ravasi o altri) i quali, oltretutto, sono condizionati dalla loro fede e certe variante non le possono proprio prendere in considerazione.

    Comunque, vedo con piacere che il testo ti ha divertito ed incuriosito (come aveva divertito ed incuriosito me) e tanto mi basta.

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  3. La fine di Pilato

    Che Pilato sia un personaggio storico non sussiste il minimo dubbio. A meno di voler metter in dubbio qualsiasi cosa. Ma allora non si potrebbe più discutere di niente: su ogni cosa del passato faremmo calare un "mah, chi lo sa, sono tutte dicerie". Cesare è un personaggio storico? Be', non c'è davvero nessuno a questo mondo, ma davvero nessuno, nemmeno un comunista cinese o cambogiano, che lo metta in dubbio. E Gesù? Bei, rispetto a Cesare è un personaggio storico a metà o anche meno.
    Pilato pure è un personaggio sulla cui storicità non c'è proprio nessuno che abbia dei dubbi, a cominciare dagli ebrei e israeliani. Hanno trovato pure anni una lapide su cui si leggeva il suo nome a metà. Ma potrà interessare la fine di Pilato. Ci sono varie ipotesi, ma non tutti sanno che morì in Svizzera, nel cantone di Lucerna. Infatti è qui che si eleva il massiccio del Pilatus, 2186 metri. Pilato morì affogato in un laghetto del massiccio.

    Chi trovasse questa ipotesi sconcertante, incredibile, assurda - ha tutta la mia comprensione. Wikipedia fornirà altre informazioni sul massiccio e la leggenda di Pilato (www.Pilatus/Lucerna/Svizzera).

    C'è uno storico svizzero un po' strambo, ma molto erudito, che considera tutta la storia universale una balla poiché non ci sono testimonianze certe, è tutto un falso. Per es. che la statua di Marco Aurelio sul Campidoglio sia stata scambiata per la statua di Costantino, e perciò si sia salvata, unica statua equeste dei Romani, è una balla bella e buona. Costantino non assomiglia (monete, statue) per nulla al Marco Aurelio del Campidoglio. Secondo questo storico il Marco Aurelio è un falso del tardo medioevo (ca. 1500). Sostiene pure che solo a partire dal XVIII secolo ci sono fonti abbondanti e certe degli eventi storici. Il resto sono tutti falsi.
    Ricordo il paradosso di Rimbaud: il greco e il latino? Lingue inventate. Ricordo che praticamente tutti gli autori classici (Tacito, Cicerone ecc.) li conosciamo da manoscritti risalenti al decimo o nono secolo (copiature di copiature di copiature dei bravi monaci amanuensi - che ringraziamo cordialmente).

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    1. Vedo che www.Pilatus/Lucerna/Svizzera non funziona. Battere semplicemente Pilatus / Lucerna.

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    2. Pilatusbahn:
      https://www.youtube.com/watch?v=_73vQeWq7HM

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    3. Notare che i mezzi in discesa hanno i pantografi abbassati, vuol dire che non recuperano nessuna energia, cosa che si potrebbe fare facendo funzionare i motori all'inverso, come dinamo.
      Portare a tale quota popo' di mezzi pesanti, il cui peso dei passeggeri sicuramente e' una frazione, deve avere un costo energetico enorme.
      Ma scommetto che tutti si sentono dei gran ecologisti perche' sono andati su con l'elettrico.
      Per le automobili, comunque, e' anche peggio, e di molto, il rapporto e' ancora peggiore.
      Siamo proprio la civilta' dello spreco energetico piu' sfacciato.
      Ma nella storia non cambia mai nulla, in fin dei conti una volta sprecavano altrettanto per costruire enormi blocchi di pietra a forma piramidale, cosa non meno stupida. E si spaccavano pure la schiena.

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    4. << una volta sprecavano altrettanto per costruire enormi blocchi di pietra a forma piramidale, cosa non meno stupida. >>

      Per non parlare dei "testoni" dell'Isola di Pasqua che, a quanto pare, hanno contribuito in modo significativo all'estinzione di quella civiltà.

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    5. Protesto. Né le piramidi egizie né i testoni dell'isola di Pasqua erano senza senso, cose stupide. Hanno avuto invece una funzione, erano necessarie in quell'epoca. Sembra che abbiano disboscato l'isola per costruire e trascinare i testoni in riva al mare. Non tutte le ciambelle riescono col buco. Quante cose strane e bizzarre facciamo - secondo gli altri e i posteri. Ma vogliamo dare un senso alla nostra vita, divertirci (in senso etimologico). Le sorprese vengono dopo o le lasciamo in eredità.

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    6. Caro Sergio, sulle piramidi posso essere d'accordo con te: hanno contribuito a creare un popolo ed una civiltà di grande splendore, che ammiriamo ancora oggi.
      Ma sui testoni dell'Isola di Pasqua, simbolo di una civiltà che non ha saputo gestire i propri limiti ecologici, permettimi di mantenere le mie riserve.

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    7. Francamente quei testoni sono brutti, non li chiamerei opere d'arte, o magari lo sono (sono in ogni caso artefatti umani), ma la loro creazione rispondeva a una necessità che a noi appare fatua, balorda, ma non lo era per loro. Per fare quelle schifezze (per noi) si sono rovinati. Ma quante sciocchezze commettiamo noi? Non roviniamo l'ambiente per la nostra mania di girare in macchina (a vuoto) o di prendre l'aereo per il week-end? Le piramidi sono opere ancora più dispendiose di quelle di Pasqua, eppure guarda l'ammirazione e l'interesse che suscitano (con ricadute economiche per l'Egitto). Sembra comunque che non siano state costruite da schiavi, ma da manovalanza ben retribuita.

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    8. Piu' o meno intendevo proprio questo, Sergio.
      Mi pare di notare che per quanto riguarda l'arte, nell'uomo si manifesti allo stato puro la peculiarita' che lo contraddistingue nel regno animale, ovvero la necessita' di fare comunque qualcosa di "migliorativo", la pulsione di non stare mai e in nessun caso "fermo".
      Lo si vede nei bambini, e a volte negli adulti: per la normale variabilita' che contraddistingue la nostra specie come le altre, in alcuni il tumulto interiore a fare comunque qualcosa, non importa cosa, assurge a patologia, la cosiddetta sindrome ADHD, la "sindrome del bambino iperattivo". Alzi la mano chi non ha mai avuto lo stimolo di stendere uno di quelli con un pugno in testa per vedere se sta un po' fermo o zitto, bambino o adulto che sia.

      Spesso si tratta di gente che nella vita attiva, da adulta, fa molta carriera, proprio per l'indefessa attivita', seppur confusionaria, che li caratterizza, per la quale di solito creano anche degli immensi casini, che poi tocca ad altri, piu' riflessivi, risolvere. Il nostro ex-premier con ogni probabilita' appartiene a questa tipologia.

      Per quanto riguarda l'ammirazione per quelle opere, mah, la maggior parte della gente le ammira solo per i soldi che valgono (cioe' per riflesso, per l'ammirazione che ne nutrono gli altri), e/o per il potere immenso che mostra di aver esercitato chi le ha create, cosa verso cui specialmente il debole e' particolarmente sensibile.

      Ps: se la manovalanza era ben retribuita, vuol dire che qualcun altro ha fatto da schiavo per retribuirla, la cosa non cambia. E vale anche oggigiorno... Cci gliel'ha fatto fare ai contadini dell'epoca, che avrebbero potuto vivere in pace e autosufficienza, di produrre tanto surplus da mantenere quella gente? La forza delle armi e dello Stato. L'inizio della fine...

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  4. << praticamente tutti gli autori classici (Tacito, Cicerone ecc.) li conosciamo da manoscritti risalenti al decimo o nono secolo (copiature di copiature di copiature dei bravi monaci amanuensi - che ringraziamo cordialmente). >>

    Vero, verissimo, anche se oggi ci sembra impossibile, sommersi come siamo da testi sempre perfetti e disponibili.

    Ma lo stesso vale, ovviamente, anche per i vangeli e gli altri testi sacri, e questo, una volta scoperto (in genere da sè; non sono cose molto pubblicizzate) ha messo in crisi più di un cristiano, soprattoto se protestante.
    A cominciare dal grande biblista Bart Ehrman, che partito per scoprire la VERA ed AUTENTICA predicazione di Cristo, finì quasi per diventare un agnostico (si vedano, al riguarda, la prefazione e la postfazione del suo bellissimo libro "Gesù non l'ha mai detto").

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    1. C'è da dire però che i testi degli autori classici ci sono pervenuti pressoché immutati, a parte sviste ed altri errori (per es. salto involontario di una riga o di un passaggio). Leggiamo perciò Tacito come l'ha scritto Tacito. E ciò per il semplice motivo che i ricopiatori non avevano nessun motivo di alterare i testi che del resto interessavano solo i dotti. Non hanno operato nemmeno interpolazioni per infilarci notizie su Gesù (le poche frasi di Tacito, Plinio e Svetonio su Gesù possono considerarsi autentiche, ma sono ben misera cosa). Comunque i monaci hanno salvato un bel partimonio storico-letterario. Mi sono chiesto una volta a che scopo lo facessero, visto che quasi nessuno leggeva i classici alcuni dei quali hanno avuto alterne fortune (Tacito per es.). Ho letto una volta che i monaci copiavano testi antichi per capire meglio il latino ecclesiastico, insomma erano esercizi utili anche per loro. Non ne sono tanto convinto perché il latino chiesastico è ben diverso. Altra cosa sono invece i testi dei vangeli scritti per fare proseliti e che avevano perciò in sé il germe della manipolazione, erano fatti per magnificare le gesta di Gesù. Erano dunque testi propagandistici a cui bisogna fare la tara. Il canone ufficiale è molto tardo, i vangeli erano dozzine. Sono rimasti immutati solo dopo che si è praticata e imposta una scelta. I versetti 9-20 del cap. 16 di Marco per es. mancano nel codice Vaticano (contengono i fatti avvenuti dopo la resurrezione). Ci sono dubbi sull'attribuzione. A proposito di manipolazioni sono andate distrutte per ordine di San Bonaventura tutte le vite di San Francesco (la vita prima e seconda di Tommaso da Celano) dopo che S. Bonaventura aveva redatto le sue Legenda maior e Legenda minor, nell'intento di offrire un testo unico della vita del santo. In tutti i conventi francescani le Vite precedenti furono effettivamente distrutte (ordine dall'alto). Tuttavia si sono salvate alcune copie e disponiamo perciò anche delle vite di Tommaso da Celano.

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    2. Racconta Ehrman a proposito dei monaci amanuensi che, a parte le modifiche volute per motivi ideologici (ehm), i motivi di errore casuale erano molti ed inevitabili.
      E capitava addirittura che, a volte, i copisti (magari non monaci) si limitassero a copiare le lettere e le parole come se fossero dei disegni, senza capirne il significato.

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    3. "E capitava addirittura che, a volte, i copisti (magari non monaci) si limitassero a copiare le lettere e le parole come se fossero dei disegni, senza capirne il significato."

      Be' pero' in qualche caso il risultato non mi pare disprezzabile, se partendo dalla trascrizione di qualche aneddoto di vaga fonte orale, ci siamo ritrovati alla fine con la Parola di Dio.

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  5. << ci siamo ritrovati alla fine con la Parola di Dio. >>

    Rectius: con la PRESUNTA parola di Dio.
    Mi sembra che faccia una bella differenza. ;-)

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