sabato 5 settembre 2015

Io, Robot

E’ noto che i moderni neuro-scienziati hanno definitivamente messo in soffitta il buon vecchio “homunculus cartesiano”, ovvero quell’io interiore che dovrebbe guidare i nostri pensieri e le nostre azioni e che invece, a quanto pare, non esiste in nessun luogo del nostro cervello.
Ma se l’homunculus non esiste, anche l’idea del “libero arbitrio” finisce per entrare in crisi, avendo perso il suo attore principale. Non sarà che dobbiamo mandare in soffitta anche il (consolante) concetto di “libero arbitrio” ?
Quelle che seguono sono alcune riflessioni sull’argomento della fisica tedesca Sabine Hossenfelder, la quale, pur non essendo una studiosa di neuro-scienze, sembra sapere benissimo di cosa parla (dal sito “Le Scienze”). 
LUMEN

 
<< Quando qualcuno parla di una “domanda a cui la scienza non può rispondere”, ciò che intende realmente è una domanda per cui non vuole una risposta. E' vero, la scienza può essere molto irriverente verso le convinzioni delle persone. Ma mentre sono disposta ad accettare il desiderio di credere anziché di sapere, mi arrabbio se qualcuno spaccia i propri desideri per un argomento reale.

“Gli esseri umani hanno il libero arbitrio?” è una domanda che mi interessa profondamente. E' al centro del nostro modo di comprendere noi stessi e di organizzare il nostro vivere insieme. E ha anche un ruolo centrale per i fondamenti della meccanica quantistica.

Nei più reconditi recessi del mio animo, sono convinta che non stiamo facendo alcun progresso nella gravità quantistica perché i fisici non sono capaci di abbandonare la loro fede nel libero arbitrio. E dai fondamenti della meccanica quantistica questo freno si ripercuote fino alle neuroscienze e alla politica. (…)

A quanto pare, suggerire che il libero arbitrio non esiste è in grado di sconvolgere anche nel XXI secolo. Non bisogna farlo, perché si presuppone che dirlo basti a rendere immorali gli altri. (…) Ma non c'è ragione di preoccuparsi. Questi timori nascono da un fraintendimento su ciò che vuol dire non avere il libero arbitrio. (…)

Ma prima lasciatemi spiegare perché, stando alle migliori conoscenze attuali delle leggi della natura, non abbiamo il “libero arbitrio”. Partiamo dai fatti.

Fatto 1: Tutto nell'universo, compresi noi e il nostro cervello, è costituito da particelle elementari. Quello che fanno queste particelle è descritto dalle leggi fondamentali della fisica. Tutto il resto, in linea di principio, deriva da questo. Ne consegue che, per quanto poco pratico, in linea di principio si può descrivere, per esempio, l'anatomia umana in termini di quark ed elettroni.

Gli scienziati delle altre discipline usano però componenti più grandi e cercano di descriverne il comportamento. L'utilità pratica del ricorso a scale variabili e componenti sempre più grandi - e la precisione approssimativa di tale procedura - si chiama “emergenza” [di una proprietà]. In linea di principio, però, tutte queste proprietà derivano dalla descrizione fondamentale. Questo è ciò che viene definito “riduzionismo”.

L'idea che le proprietà emergenti dei grandi sistemi non derivino dalla descrizione fondamentale si chiama “emergenza forte”. Ad alcuni piace affermare che, solo perché un sistema (per esempio il cervello) è costituito da molte componenti, è in qualche modo esente dal riduzionismo e che qualcosa (il libero arbitrio) “emerge in modo forte”. Ma il fatto è che non esiste un solo esempio noto di un simile evento, né esiste alcuna teoria – neppure una non sperimentata – su come può funzionare una simile “emergenza forte”.

E' del tutto irrilevante che il sistema sia caratterizzato da aggettivi come aperto, caotico, complesso o consapevole. Si tratta sempre solo di un numero molto grande di particelle che obbediscono alle leggi fondamentali della natura. Allo stato attuale, credere nell'emergenza forte si colloca sullo stesso livello intellettuale del credere in un'anima immortale o nella percezione extrasensoriale.

Fatto 2: Tutte le leggi fondamentali conosciute della natura sono o deterministiche o casuali. Per quanto ne sappiamo attualmente, l'universo si evolve grazie a una miscela di entrambe, ma quali siano le esatte proporzioni della miscela non sembra rilevante per quanto segue.

Detto ciò, devo spiegare cosa intendo esattamente per assenza del libero arbitrio:

a) Se le tue decisioni future sono determinate dal passato, non hai il libero arbitrio.
b) Se le tue decisioni future sono casuali, significa che nulla le può influenzare, e quindi non hai il libero arbitrio.
c) Se le tue decisioni sono una qualsiasi combinazione di a) e b), non hai il libero arbitrio.

In quanto precede, si può leggere “tu” come “qualsiasi sottosistema dell'universo”, i dettagli non contano. Dal Fatto 1 e dal Fatto 2 segue direttamente che - secondo la definizione di mancanza di libero arbitrio in a), b), c) - il libero arbitrio è incompatibile con ciò che conosciamo attualmente della natura.

Ammetto che ci sono altri modi per definire il libero arbitrio. Alcuni, per esempio, vogliono chiamare “libera” una scelta se nessun altro avrebbe potuto prevederla, ma per quello che mi riguarda questo è solo pseudo-libero arbitrio. Non ho parlato di neurobiologia, di coscienza, di subconscio o di persone che premono pulsanti. Non mi serve.

Perché il libero arbitrio esista, è necessario che sia consentito dalle leggi fondamentali della fisica. [Ovviamente, questo] è necessario, ma non sufficiente: se si potesse rendere il libero arbitrio compatibile con le leggi della fisica, sarebbe ancora possibile che la neurobiologia trovi che il nostro cervello non è in grado di usare quell'opzione. La fisica non può dire che il libero arbitrio esiste, ma può dire che non esiste. Ed è quello che ho appena detto. (…)

Ed ecco i principali equivoci in materia di libero arbitrio.

1. Se non hai il libero arbitrio, non puoi o non devi prendere decisioni.
Indipendentemente dal fatto che tu abbia o meno il libero arbitrio, il tuo cervello esegue valutazioni e produce risultati, e questo è ciò che significa “prendere una decisione”. Non si può non prendere decisioni. Il fatto che i tuoi processi mentali siano deterministici non comporta che non debbano essere eseguiti in tempo reale. Lo stesso vale anche se hanno una componente casuale.

Questo equivoco nasce da una concezione “divisa” della personalità: le persone immaginano se stesse come se, nel cercare di prendere una decisione, fossero ostacolate di qualche malvagia legge di natura che sfida il libero arbitrio. Questo naturalmente non ha senso. Tu sei qualsivoglia processo cerebrale che funzioni con qualsivoglia input che riceve. Se non hai libero arbitrio, non l'hai mai avuto, e finora te la sei cavata bene. Puoi continuare a pensare nello stesso modo in cui hai sempre pensato. Lo faresti comunque.

2. Senza il libero arbitrio, non hai alcuna responsabilità delle tue azioni.
Anche questo equivoco deriva da una concezione “divisa” della personalità. Tu sei quello che prende le decisioni (raccogliendo informazioni ed elaborandole) ed esegue le azioni (atti sulla base dei risultati). Se le tue azioni sono problematiche per gli altri, tu sei la fonte del problema e gli altri prenderanno misure per risolvere il problema. Non è che abbiano molta scelta.

Se il risultato dei tuoi processi cerebrali rende difficile la vita di altri, sarai tu a essere incolpato, recluso, mandato in psicoterapia o preso a calci. E' del tutto irrilevante che la tua elaborazione difettosa delle informazioni sia o meno inscritta nelle condizioni iniziali dell'universo; la questione rilevante è ciò che ti porterà il futuro, se altri cercano di sbarazzarsi di te. La parola “responsabilità” è uno specchietto per le allodole, perché è tanto mal definita quanto inutile.

3. Non bisogna dire alla gente che non ha il libero arbitrio, perché pregiudica le regole di una società moralmente giusta.
Questo equivoco si fonda sui primi due e sull'idea che senza il libero arbitrio la gente non ha ragione di riflettere sulle proprie azioni e tenere conto del benessere altrui. Questo, naturalmente, è sbagliato.

L'evoluzione ci ha dotato della capacità di stimare l'impatto futuro delle nostre azioni e la selezione naturale ha preferito coloro che hanno agito in modo che gli altri fossero d'aiuto rispetto ai loro bisogni, o almeno non apertamente aggressivi verso di loro. Anche senza il libero arbitrio, le persone devono comunque prendere decisioni e saranno comunque biasimate se rendono infelice la vita di altre persone. (…)

4. Se non hai il libero arbitrio, le tue azioni possono essere previste.
Anche se in via di principio i processi cerebrali fossero prevedibili, è altamente opinabile che in pratica sia possibile prevederli. Inoltre, come ho spiegato prima, questi processi potrebbero avere una componente casuale che, sempre in via di principio, non è prevedibile. Allo stato attuale non è molto chiaro quale potrebbe essere il peso di una tale componente.

5. Se non c'è il libero arbitrio, il futuro è determinato dal passato.
E’ lo stesso equivoco del caso 4. Per quanto ne sappiamo, la casualità è una componente delle leggi fondamentali. In questo caso, il futuro non è determinato dal passato, ma nemmeno esiste il libero arbitrio, perché niente può influenzare questa casualità. (…)

Voglio essere molto chiara: non ho detto che il libero arbitrio non esiste. Ho detto che non esiste in base alle nostre migliori conoscenze attuali di come funziona la natura. Se si vuole conservare il libero arbitrio è meglio presentarsi con una buona idea su come renderlo compatibile con le conoscenze scientifiche esistenti. Voglio vedere il progresso, non cortine fumogene di “emergenza forte”, “qualia” e altre fantasie. >>

SABINE HOSSENFELDER

12 commenti:

  1. Questo è un post da leggere e rileggere, un ragionamento molto stringente, "maschile" mi viene da dire.
    Certo che le implicazioni del discorso (responsabilità) potrebbero essere sconvolgenti, se messe in mani sbagliate... grazie Lumen, questo va nel mio archivio.

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    1. << Certo che le implicazioni del discorso (responsabilità) potrebbero essere sconvolgenti, se messe in mani sbagliate >>

      Certo. Ma possono essere anche notevolmente utili se messe nelle mani giuste, o quanto meno se condivise dalla maggioranza delle persone.
      Perchè se qualcuno mi viene a dire che il nostro attuale sistema di gestione delle devianze sociali è corretto e funziona bene io gli chiederei su quale pianeta vive.

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  2. "Voglio essere molto chiara: non ho detto che il libero arbitrio non esiste."

    Sinceramente, dopo tutto quel che precede, questa affermazione mi ha sorpreso. Invece possiamo tranquillamente dire che il libero arbitrio non esiste affatto, è una chimera. Proprio per la ferrea determinazione di tutti gli eventi: non c'è effetto senza causa. Il fatto che non conosciamo tutte le cause di un determinato effetto è un motivo maggiore per escludere quel che chiamiamo libero arbitrio. Questo concetto di libero arbitrio non sembra in effetti troppo chiaro. Sappiamo che senza libero arbitrio crolla tutto l'edificio della teologia cattolica, non solo, ma di altre concezioni del mondo. Per il cristianesimo e altre religioni il mondo è l'agone in cui si confrontano il bene e il male, un'eterna lotta fra due contendenti - Dio e Satana, quasi potente come il suo avversario Dio. Ma alla fine, Deo gratias, vincerà il bene o il Bene o il Sommo Bene ovvero Dio. Sia sempre lodato Gesù Cristo.
    Dunque senza libero arbitrio niente Inferno e Paradiso (ciao Alighieri!).
    Ma poi c'è il fatto dell'umana convivenza che deve fondarsi su regole certe. Alcune regole sono per così dire naturali, innate, e in genere osservate da tutti o dalla grande maggioranza (il non rispetto dipenderà da errori di natura). Poi ci sono le norme e leggi delle rispettive culture che complicano un po' le cose (ma non troppo - anche le norme giuridiche hanno una loro logica e stringenza e sono riconducibili all'osservazione).
    Ovviamente una società o un gruppo per sopravvivere deve punire le contravvenzioni. Ed è ciò che è sempre avvenuto e avviene. Rubi, uccidi, dici il falso, imbrogli? Eh no, caro, così non può funzionare. Ti ritiriamo dalla circolazione e se la contravvenzione è grave ti tagliamo anche la testa perché noi alla nostra pellaccia ci teniamo.
    Tuttavia la legge tiene oggi sempre più conto delle attenuanti, riconosce cioè che la libertà o il libero arbitrio possono essere compromessi da particolari condizioni. Del resto anche la morale cattolica ne ha sempre tenuto conto. Partendo dal fatto che il diavolo tentatore cerca continuamente di sedurci, d'indurci al peccato, la Chiesa ha sapientemente distinto la tentazione dall'atto che per essere considerato peccato deve avvenire col deliberato consenso. Cioè: il diavolo ti tenta, la tentazione è anzi normale, quasi un fatto di natura, ma adesso devi riflettere e decidere se cedere o resistere. Se cedi dopo averci pensato su sei colpevole: hai avuto il tempo di riflettere, eri "libero" di decidere, hai optato per il peccato e dunque sei punibile. Non dimentichiamo però che anche la Chiesa conosce le attenuanti e in ultima analisi demanda a Dio decidere se uno è davvero un peccatore e merita l'inferno. Nella realtà però la Chiesa è "costretta" suo malgrado a imporre sanzioni, anche la morte una volta, perché non possiamo aspettare la fine del mondo e il giudizio finale, viviamo nel tempo e ci tocca prendere volenti o nolenti continuamente decisioni per il nostro bene.

    (continua)

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    1. (continuazione)

      Direi per concludere, d'accordo con l'autore, che il libero arbitrio non esiste, ma la società e gli individui hanno il diritto di difendersi da chi attenta alla loro esistenza. Gli attentatori a loro volta sono vittime di meccanismi che non comprendono. In genere si può dire che chi commette un delitto (o ciò che un dato gruppo storico considera un delitto) è miope, accecato dall'immediato vantaggio (un furto, una violenza carnale), spintovi anche da forze su cui non ha un vero e proprio potere.
      In genere la maggior parte della gente bada al sodo: meglio l'uovo oggi che la gallina domani. Non ha grandi capacità di giudizio, non vede le tutte le conseguenze del suo agire, mentre il vantaggio immediato è concreto, allettante. Noi persone beneducate (più o meno) ci comportiamo di solito bene, come gli altri si aspettano. Ma siamo appunto educati, modellati, programmati per agire in un certo modo (dalla natura e dalla cultura). Meriti zero. Se non osserviamo però le regole è normale e giusto che gli altri reagiscano con le sanzioni. Ogni individuo è pieno di contraddizioni, figuriamoci un gruppo o una società. Ci portiamo dietro il nostro patrimonio genetico a cui si aggiunge l'evoluzione culturale. Ogni nostra azione, ogni nostro pensiero è una sintesi necessaria di innumerevoli cause e forze che in parte non conosciamo, in parte non riusciamo a dominare.
      Nemmeno Dio è libero in quanto agisce secondo la sua natura, dunque sottostà a una legge (Giove difatti non può dominare il Fato, vi è assoggettato anche lui). Almeno per quanto concerne il Dio cristiano. Per gli islamici invece Dio ha anche il potere di contraddirsi e di fare ciò che noi consideriamo male - perché Dio è per loro libertà assoluta.

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  3. Libertà assoluta significa poi che l'atto libero (se mai fosse possibile) non dipende da nessuna causa, è quindi immotivato, letteralmente insensato. Se invece temo la sanzione e mi adeguo, ecco che il mio atto tiene conto di certe conseguenze e sarà in un certo modo piuttosto che in un altro. Se non tengo conto delle conseguenze o sono uno sciocco o sono dominato da forze sovrastanti a cui non posso oppormi.

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    1. << Se invece temo la sanzione e mi adeguo, ecco che il mio atto tiene conto di certe conseguenze e sarà in un certo modo piuttosto che in un altro. Se non tengo conto delle conseguenze o sono uno sciocco o sono dominato da forze sovrastanti a cui non posso oppormi. >>

      Caro Sergio, ti ringrazio per questa sintesi che, secondo me, va proprio al cuore del problema.
      Perchè il concetto di libero arbitrio è sorto proprio per gestire le scorrettezze sociali, la violazione delle regole.
      Ma funziona solo se - e quindi nella misura in cui - il libero arbitro esiste sempre, cioè se il comportamento è SEMPRE gestibile dalla persona, quanto meno sotto forma di timore della punizione.

      Invece non è così.
      Mi pare del tutto evidente che ci sono mille comportamenti umani, non solo asociali ma anche più banalmente autolesionistici (il fumo, il vizio del gioco, ecc.), in cui è evidente che le persone non riescono a controllarsi e sono vittime di forze superiori (che io ritengo genetiche).

      In questo secondo caso, il concetto di libero arbitrio, che - non dimentichiamolo - conforma TUTTO il nostro diritto penale, diventa non solo inutile, ma anche ridicolo.
      Ma sembra che nessuno venga sfiorato da questo dubbio...

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  4. Già nel Seicento il buon vecchio Spinoza aveva affermato la totale insostenibilità del 'libero arbitrio' così come esso viene normalmente inteso... Sfortunatamente tale idea solitamente ci viene instillata nella mente così presto e così spesso da rendere obiettivamente difficile emanciparsene completamente!

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    1. Caro Claudio, credo che quella del libero arbitrio sia una delle illusioni più difficili da superare, perchè contrasta con la nostra esperienza quotidiana: noi - in genere - ci sentiamo veramente liberi quando ragioniamo sugli eventi e prendiamo le nostre dcisioni.

      Però, se siamo onesti con noi stessi, dobbiamo ammette che molte volte compiamo degli atti di cui ci pentiamo, e dopo, per giustificarci, siamo costretti a dire "Sì lo so, ho sbagliato, ma è stato più forte di me".
      Ecco, in questa semplice frase, che tutti prima o poi abbiamo pronunciato, risiede la vera debolezza del libero arbitrio.

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    2. "noi - in genere - ci sentiamo veramente liberi quando ragioniamo sugli eventi e prendiamo le nostre dcisioni."

      Liberi da vincoli esterni, ma ci sono poi anche quelli interiori di cui nemmeno ci accorgiamo. Nel secondo epilogo di "Guerra e Pace", che in genere non si pubblica, Tolstoi "filosofeggia" appunto sulla libertà (a dir la verità non era un filosofo, anzi per Ortega y Gasset non aveva la più pallida idea di che cosa sia filosofia) dice giustamente: prima di una decisione non sappiamo cosa decideremo (ci sentiamo perciò liberi), ma una volta presa la decisione ci sembra che non potevamo decidere che come abbiamo fatto. C'è dunque un momento in cui sembra aprirsi il campo della libertà, potremmo decidere così o così, ma poi a pensarci bene l'unica possibilità era proprio quella occorsa. La decisione, l'atto, è la risultante di tante forze non tutte note. André Gide poi ci ha costruito sopra un romanzo sull'«acte gratuit» (Les caves du Vatican): l'atto non dipendente da nessuna causa. Ma la cosa non sta in piedi. Forse compiendo un acte gratuit volevamo dimostrare di poter compiere azioni sganciate da qualsiasi causa e motivazione. Forse perché non sopportavamo il peso della catena causa-effetto ... Ovviamente l'atto gratuito non esiste, ma se fosse possibile non avrebbe senso in quanto sganciato da qualsiasi altro evento, assoluto appunto. Un non senso. "Tout se tient".

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    3. << Ovviamente l'atto gratuito non esiste, ma se fosse possibile non avrebbe senso in quanto sganciato da qualsiasi altro evento, assoluto appunto. >>

      Ineccepibile, direi.
      Forse il Papa potrebbe dirti che gli atti gratuiti esistono, e sono quelli di Dio.
      Ma a quel punto per noi (fedeli) sarebbe impossibile comprenderne il senso e allora... siamo da capo.

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  5. Secondo me c'è qualcosa di fuorviante in questa discussione. Si discute del libero arbitrio come esistente o non esistente, con la conseguenza che l'universo è determinato o casuale. Oppure che è casuale, ma in certi momenti diventa causale. Se tutto è determinato, allora cio che è stato, è, e sarà è immutabile, non poteva, può, potrà essere diverso da come è. Se è casuale poteva essere in miliardi di altri modi e siccome non lo sapremo mai, non fa nessuna differenza. Per noi il caso non esiste, anche se ci "crediamo". E' contraddittorio dire "il libero arbitrio non esiste, ma noi prendiamo decisioni". Se non c'è LA non c'è nessuna decisione, solo movimento di particelle. Ma l'assenza del LA non coinvolge solo le nostre "decisioni", bensì l'intero universo. Se non c'è LA tutto è determinato. O casuale. Ma la casualità non è "verificabile". Noi non avremmo mai modo di sapere se un fenomeno è casuale o determinato. Mai, nemmeno in un miliardo di anni. Ne consegue che anche la categoria del libero arbitrio è fuorviante. L'impasse viene superato solo se si va oltre la categoria "esistente / non esistente. Le filosofia zen introduce il concetto di soku, traducibile molto approssimativamente con "eppure". Vita - soku - morte, samsara - soku nirvana, ecc. Una cosa appare come l'insieme di due opposti, ma è più di così: è una cosa sola con entrambe le caratteristiche. Stessa cosa per il libero arbitrio: siamo determinati - soku - siamo liberi di decidere. Non è l'unione di due opposti ma un fenomeno solo con tutte le caratteristiche. E' come l'onda luminosa che diventa particella in determinate condizioni. E' onda o particella? Nessuna delle due e tutt'e due.

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  6. A proposito: interessantissimo il blog della Sabine.

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