venerdì 25 settembre 2015

Affari di Famiglia

Ma quanti tipi di Famiglia ci sono ?
Tantissimi direi: c’è la famiglia patriarcale e quella nucleare, quella mafiosa e quella professionale, quella allargata e quella mono-parentale, quella biologica e quella araldica.
Ma il tipo di famiglia che sta più a cuore alle anime belle della Chiesa Cattolica, e sulla quale si poggia gran parte della sua visione del mondo, è sicuramente la c.d. “famiglia naturale”, un concetto che appare ovvio ed ineccepibile, ma che, a ben guardare, non lo è.
Ce ne parla Alessandro Gilioli, ottimo giornalista dell’Espresso, in questo breve, ma esauriente, post tratto dal suo blog (con ampio poscritto).
LUMEN


<< Quella della cosiddetta famiglia naturale è una formula che sta entrando nel lessico politico come se avesse un senso, mentre un senso non ce l'ha. Non ce l'ha perché se c'è una cosa per antonomasia culturale e non naturale è proprio il matrimonio, quindi la famiglia che ne deriva: evento prettamente culturale perché frutto di elaborazioni e impegni esclusivi del ragionare umano e dei comportamenti sociali umani.

Del resto siamo l'unica specie ad aver ritualizzato e istituzionalizzato questa usanza, mentre in natura i nuclei sociali di base si compongono (quando si compongono) attraverso mille altri modi, dal branco alla colonia. E sempre in natura sono ampiamente diffusi comportamenti che i seguaci della cosiddetta famiglia naturale considererebbero decisamente contro-natura come l'omosessualità, la bisessualità, la masturbazione, la poligamia e la pedofilia, ma anche l'incesto e la necrofilia.

In altri termini, in natura le forme sia di sessualità sia di socialità (tanto utilitaristica quanto affettiva) contemplano una straordinaria e laicissima bio-diversità, compresi atti che presso di noi restano tabù, mentre tutti gli obblighi, gli impegni, i tabù e i divieti che hanno caratterizzato la storia della specie umana sono conseguenze di un'elaborazione culturale, non un'espressione della natura.

In particolare, per quanto riguarda l'omosessualità, è singolare che venga considerato innaturale un comportamento che appartiene a tutte le specie animali eccetto il riccio di mare. A meno che, naturalmente, non si consideri il riccio di mare l'unico portatore autentico del concetto di natura, ma francamente mi sembrerebbe una tesi un po' tirata - e non mi risulta apparire in alcun testo sacro.

Consiglio quindi fortemente ai sedicenti sostenitori della famiglia naturale di cambiare formula e di definirsi da paggi sostenitori della famiglia culturale, il che è da parte loro lecitissimo. Peraltro, pure chi, come noi, ritiene che abbiano diritto a definirsi famiglie anche nuclei diversi da quello classico (compresi quelli composti da omosessuali) è un sostenitore di regolazioni culturali della famiglia, perché nessuno tra noi pensa a istituzionalizzare pedofilia, incesto o altre forme sessuali proprie del mondo naturale.

Dunque in realtà né gli anti gay-marriage né i pro gay-marriage si adeguano alle usanze iper-libertarie della natura: entrambe le parti propongono invece regole (di origine culturale) per la definizione di famiglia. Solo che sono regole diverse. Insomma, alla fine, si tratta semplicemente di due visioni diverse di famiglia culturale.

Il che, mi rendo conto, relativizza la questione, togliendo ogni aggancio ontologico ai sedicenti (e falsi, come si è visto) sostenitori della famiglia naturale. Siamo infatti di fronte soltanto a due opzioni differenti, una più rigida e una più flessibile, di famiglia culturale. Si tratta di posizioni quindi con gli stessi fondamenti di legittimità, essendo entrambe figlie di elaborazioni culturali.

L'unica differenza è che, curiosamente, i seguaci di una delle due formule vogliono impedire qualcosa agli altri, mentre i seguaci dell'altra formula non vogliono impedire nulla ai primi. >>

ALESSANDRO GILIOLI


POSCRITTO - Non si può toccare l’argomento “famiglia”, senza volgere immediatamente il pensiero all’art. 29 della Costituzione italiana, caposaldo di tutto il nostro diritto di famiglia, che – com’è noto - recita: "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio".
Si tratta di una affermazione di principio che appare ben fondata, ma che molti costituzionalisti hanno trovato ambigua e giuridicamente fuorviante. Quelle che seguono sono alcune considerazioni sull’argomento di Roberto Bin.

<< [L’art.29 della Costituzione] è una proposizione impossibile, una specie di equivalente legislativo delle scale di Escher. Verrebbe da dire che ha un senso, ma non un significato: ossia muove reazioni emotive abbastanza precise sul piano ideologico, ma non si traduce in regole giuridiche che possano basare un ragionamento argomentativo serrato.
L’idea di una "società naturale" porta con evidenza a postulare l’esistenza di un qualcosa che precede il diritto e lo Stato. Con coerenza l’art. 29 affermerebbe perciò che la Repubblica "riconosce" i diritti della famiglia, come a voler dire che questi preesistono all’ordinamento giuridico repubblicano, perché derivano dalla "natura delle cose" e non dal diritto stesso. (…) Ma esiste un concetto "naturale" di famiglia? (…)

Tutti gli studi storici, antropologici, sociologici, economici ecc. ci confermano che la famiglia e un’istituzione estremamente mutevole, per dimensione, organizzazione, funzione. Non occorre neppure analizzarla con strumenti sofisticati, perché appartiene alla stessa nostra esperienza diretta l’incredibile mutazione che la famiglia italiana ha subito nel corso di una o due generazioni. Oltre i confini geografici e storici della nostra esperienza diretta, poi, qualsiasi unità del concetto di famiglia si perde. 

E allora, cosa connota questa "società naturale"? Mi posso immaginare due tipi risposta, una in chiave psicologica, l’altra in chiave culturale.
La prima potrebbe portarci a dire che la "famiglia", qualsiasi ne sia l’estensione, l’organizzazione o la funzione, è comunque "naturale" nel senso che appartiene ai bisogni umani fondamentali, imprescindibili, legati alla socialità dell’uomo, alla sua riproduzione, alla sua affettività, al suo bisogno di riservatezza. La famiglia, insomma, denoterebbe quel primo e indispensabile esempio di "formazione sociale" di cui l’art. 2 della Costituzione garantisce e, ancora una volta, "riconosce" l’esistenza (…),.

Ma se così fosse, dovremmo ritenere che l’art. 29 ci rimanda ad un concetto estremamente ampio, destrutturato, di ‘famiglia’. Se ad essa si indirizza un bisogno "naturale" della persona, la ‘famiglia’ allora può assumere tante forme organizzative quante sono i modi in cui ognuno realizza la propria personalità. L’art. 29 verrebbe perciò ad essere letto come una garanzia di autonomia, di "auto-governo", ad un livello sociale minimo, di cui ognuno è padrone di individuare la fisionomia senza ingerenze dell’apparato pubblico. (…)
È chiaro che allora, per esempio, non vi sarebbe modo di negare la perfetta (nel senso di eguale) legittimità anche della famiglia omosessuale, così come di ogni altra formazione familiare "anomala". (Roberto Bin) >>

Conclusione ? Mi pare evidente che con l’art. 29 i nostri Padri Costituenti volevano dire una cosa ed hanno finito per dirne un’altra. Complimenti vivissimi. Lumen

22 commenti:

  1. "Dal dì che nozze e tribunali ed are dier alle umane belve esser pietose."

    (Ugo Foscolo, I sepolcri)

    Il verso di Foscolo sembra dire che l'umanità sia uscita dal primordiale (naturale) caos o promiscuità dandosi delle istituzioni (nozze - tribunali - are). Dunque famiglia, leggi, religione. Famiglia com'è ancora comunemente intesa dalla stragrande maggioranza della popolazione (italiana e non solo).

    L'art. 29 della Costituzione fa un po' il paio con l'art. 1, quello della repubblica fondata sul lavoro. Senza senso o ambiguo.
    Però effettivamente ci sono cose che precedono il diritto, per così dire naturali, e che lo fondono. Questo è ovviamente il parere di Ratzinger o della Chiesa: la legge di Dio, iscritta nella coscienza di ciascun essere umano (ma se così fosse perché poi la promulgazione del Decalogo?).

    È vero che in natura (almeno nel regno animale - di cui facciamo parte, ma dal quale in qualche modo ci distinguiamo pure) si ritrovano tutti quei comportamenti che la legge divina e le nostre leggi umane considerano criminose o riprovevoli (omosessualità, pedofilia, necrofilia ecc.). Ma dalla pura natura il sapiens sapiens si è almeno un po' allontanato giungendo appunto alle nozze, alle leggi, alla religione, da migliaia di anni. Il matrimonio è stato sempre considerato nella nostra cultura come l'unione di un uomo e una donna che sola può garantire la sopravvivenza del gruppo o della società attraverso la generazione. E non è nemmeno vero che l'omosessualità fosse considerata assolutamente naturale presso i Greci e i Romani, anche se praticata alla luce del sole. Insomma, senza figli non c'è futuro. Donde - persino fino ad alcuni decenni fa in Italia - parenti, amici, vicinato si aspettavano con impazienza dai novelli sposi il frutto della loro unione. Sicuramente l'omosessualità è stata sempre presente in tutte le società, ma come fenomeno marginale e anche riprovevole perché non assicura la sopravvivenza della società, e quindi al massimo tollerato (in realtà nella società cristiana, ma anche ebrea e islamica, l'omosessualità è un crimine da punire persino con la morte, vedi VT e Corano o Sharia).
    All'interno della società possono ovviamente sorgere vari fenomeni di aggregazione in base ai sentimenti, agli interessi, al caso. Si danno anche casi di promiscuità. Tuttavia la società e i singoli hanno considerato fino a ieri il matrimonio tra uomo e donna come la sola forma ufficiale di sana convivenza (per la generazione e per l'uso).
    "Società naturale fondata sul matrimonio" è quasi un controsenso, in quanto il matrimonio come comunemente inteso segue e non fonda la società naturale. Ma i costituzionalisti avevano lo stesso fermo il concetto che solo l'unione tra uomo e donna è naturale. Altre forme di unione costituendo epifenomeni più o meno tollerabili.

    (continua)

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  2. Personalmente penso che la sessualità del bambino sia polimorfa e si indirizzi poi in un certo senso sia naturalmente che culturalmente (io penso più naturalmente che culturalmente). Goethe dice che l'inclinazione omosessuale prevarrebbe - in quanto l'uomo è più attraente della donna la cui bellezza sfiorisce presto - se non fosse per l'ambiente, la cultura, la società. Ma aggiunge che è bene così (ovviamente sempre per la generazione e la sopravvivenza della società).
    Dirò in conclusione che trovo i matrimoni gay ridicoli. Gli omosessuali - comprensibilmente dopo secoli e millenni di persecuzione - rivendicano oggi la normalità dei loro comportamenti, sono persino "fieri" della loro inclinazione sessuale (ridicoli). Ma che significa normale? In genere il comportamento o una qualità più diffusa. Si dice che gli omosessuali siano tra il 5 - 10% della popolazione. Sono dunque (ancora!) una netta minoranza (vorrei aggiungere: per fortuna!). Dunque tanto normali non sono. Ma ovviamente nella società illuminata del nostro tempo hanno diritto di cittadinanza anche comportamenti ritenuti una volta riprovevoli o criminosi (ma la poligamia, la necrofilia, la pedofilia ecc. lo sono ancora).
    L'omosessualità è ormai generalmente tollerata. Ma la tolleranza è troppo poco (chi tollera si degna di accettare certi comportamenti). Donde le rivendicazioni odierne degli omosessuali che ambiscono oggi persino al matrimonio, alla perfetta equiparazione del loro vincolo con quello tra uomo e donna. Ma la vagina e il retto hanno funzioni diverse nonostante alcune somiglianze (organi cavi, penetrabili).

    P.S. Credo di aver commesso un reato scrivendo le cose qui sopra. Il reato di omofobia. Sì, sono omofobo per Vendola e la Concia. Mi fanno ridere questi due (non dico schifo). Figli non ne possono fare per via naturale (ma possono comprare semi e ovuli, affittare uteri ecc.).
    Alcuni "grandi" erano sembra omessuali, tra cui Leonardo e Michelangelo. Ma Leonardo, uno dei più grandi geni, non era fiero della sua omosessualità né penso mai di "sposarsi" col suo amico.

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    1. La fierezza è una reazione, forse opinabile alla condanna e alla persecuzione che sanciva dovessero vergognarsi.
      Statisticamente può non essere "normale" è vero, oppure secondo la definizione funzionale relativa alla riproduzione. Ma chi non è particolare o minoritario in qualcosa. Si noti che non è per questa normalità che ci si batte, ma contro il normativismo normalista che condanna le anormalità notevoli in quanto tale per tabù indiscutibile, nonostante il fatto che si tratti di rapporti consenzienti.
      Puoi provocatoriamente dire che se uno ti chiama omofobo lo chiami ricchione, ma se non lo chiami ricchione non dovrebbe chiamarti omofobo ;), siccome lo metti come conseguenza al chiamarti omofobo, mentre forse è il contrario, ti chiama omofobo perchè lo chiami frocio e ricchione e questo richiamo loro il linguaggio di persone che li condannano anche se magari non sei tu.
      Ma è un po' come dire che l'omofobia è una reazione al gay pride, mica durante il fascismo o durante l'inquisizione (finocchio deriva proprio dai semi che venivano bruciati quando i gay venivano messi al rogo) c'era il gay pride. E uno dei tanti eufemismi di chi sotto sotto dice che devono nascondersi.
      Puoi, possiamo essere critici verso il matrimonio in generale. Lo si può vedere come un contratto, o criticarlo senza impedire ad altri, etero od omo di contrarlo.
      Condivido sugli eccessi politicamente corretti, anche se ora si può nuovamente dire sordi e ciechi o disabili, finalmente, ma è vero che ci è stata un'ubriacatura.
      "nostre leggi umane considerano criminose o riprovevoli (omosessualità, pedofilia, necrofilia ecc." Qui sarò un po' "politicamente corretto" ma non mettiamole insieme, magari -_^ quali leggi umane considerano riprovevole l'omosessualità a livello così universale?
      Sono d'accordo sul concetto di discriminazione, come scelta, ma sono evidenti dei distinguo relativi alla natura della discriminazione, tra preferenza e persecuzione, anche se secondo me è piuttosto meschino ridurre un'intera persona ai suoi gusti sessuali.

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  3. Poscritto

    L'omosessualità è universalmente diffusa, ma è solo in occidente che si vuole introdurre il reato di omofobia. Se dici frocio o ricchione a qualcuno puoi finire in tribunale ed essere condannato (del resto posso esserlo anche se do dell'asino a qualcuno). Viviamo in una società che ha fatto del principio di non discriminazione una legge vincolante. Non si può più discriminare nessuno. L'UE intende educare tutti alla tolleranza, all'accettazione come normale, giusta e naturale di qualsiasi inclinazione o preferenza. Bisogna includere e non escludere. Non puoi più esprimere giudizi che altri ritengono offensivi. Siamo tutti uguali. Non puoi più dire spazzino, sordo o cieco - è offensivo (devi dire operatore ecologico, ipoudente e ipovendente). In Svezia hanno persino abolito il genere maschile e femminile. Siamo tutti perfettamente uguali a parte qualche trascurabile differenza che è varietà e ricchezza (ma certo, retto e vagina sono la stessa cosa). Se non accetti il diverso sei xenofobo. A me questa sembra una deriva demenziale: non puoi più praticamente esternare preferenze o critiche. Ma ogni preferenza sottintende critica. Se frequento certe persone perché sono più simpatiche, intelligenti, belle, attraenti discrimino tutte le altre. Se preferisco un ristorante a un altro in cui servono schifezze il ristoratore delle schifezze si riterrà discriminato. In effetti noi scegliamo sempre, scegliamo sempre il meglio o il più conveniente, facciamo dunque la differenza, tracciamo una linea (discrimen) tra ciò che è bello, buono e preferibile a ciò che non ha queste qualità. Mi dispiace, ma a me le Paralimpiadi non interessano minimamente (del resto nemmeno le Olimpiadi). Ma non lo puoi dire se no discrimini e offendi i concorrenti delle Paralimpiadi (che poi in effetti quasi nessuno guarda anche se si finge ammirazione per quei poveretti). Ma una delle maggiori discriminazioni è normalmente accettata: la discriminazione salariale. Perché un imbecille come Vendola, pure ricchione, si fotte tutti quei soldi senza nemmeno lavorare, dico un lavoro normale? Le mani questo scemo non se le è mai sporcate.

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  4. << Ma una delle maggiori discriminazioni è normalmente accettata: la discriminazione salariale. >>

    Bella questa !
    In effetti ci sono tantissime differenze che è diventato tabù esprimere e sottolineare, mentre quella salariale resiste imperterrita.

    Per tornare alle unioni omosessuali, posso capire la difficoltà di estendere il matrimonio classico, che ha caratteristiche storiche innegabili, anche ad un legame diverso da quello tra uomo e donna.
    Però accidenti, è così difficile trovare una veste giuridica ragionevole anche ai rapporti affettivi di tipo diverso ?
    Se la base della società umana è costituita dalla famiglia, intesa come comunità di affetti, non è una famiglia anche la loro ?
    (E poi, per noi denatalisti, l'impossibilità di procreare non sarebbe addirittura un pregio ?)

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  5. "Però accidenti, è così difficile trovare una veste giuridica ragionevole anche ai rapporti affettivi di tipo diverso ?"

    Ma che bisogno c'è? Oggi tutti possono regolare le questioni finanziarie e affini (eredità, locazione ecc.) anche senza essere sposati (non so però se l'imposta di successione per non sposati sussisterebbe). Se due si vogliono bene e stanno bene insieme (donne, uomini) perché vogliono a tutti i costi un timbro di normalità? Allo stato non importa il tipo di legame tra due persone (se è per amore o interesse, assistenza reciproca ecc.). Però allo stato interessa certamente il benessere dei cittadini (non sempre!) in quanto garantisce stabilità e ordine. Il riconoscimento giuridico di legami non matrimoniali comporterebbe anche un onere (se non il fallimento) per l'INPS. Non saprei però se è l'aspetto finanziario a prevalere o la patente di normalità.

    "E poi, per noi denatalisti, l'impossibilità di procreare non sarebbe addirittura un pregio?"

    Naturalmente si potrebbe pensare che la diffusione dell'omosessualità sarebbe positiva per il decremento demografico, ma sembra che inciderebbe di poco. Il fatto è che anche gli omosessuali vogliono anche loro avere figli (in base al diritto umano alla genitorialità proclamato da qualche giudice spostato) e prima o poi (più prima che poi) otterranno quello che vogliono, cioè la fecondazione artificiale a spese della mutua o l'utero in affitto, pardon la gestazione di sostegno. Tempo nemmeno dieci anni per arrivare a tanto (al momento si discute ancora il diritto all'adozione per gli omosessuali, tuttora contrastato, almeno da noi, non so in Italia).
    Dunque non mi farei troppe illusioni su una maggiore diffusione dell'omosessulità per contrastare l'incremento demografico.

    Poi l'istituto matrimoniale è in declino, perché volersi sposare a tutti i costi? Solo perché si vuole essere come tutti gli altri, essere considerati cioè normali? Secondo me è una battaglia ridicola, ci sono tanti omosessuali che non partecipano alle buffonate gay e non appoggiano il matrimonio gay. Non credo che Zeffirelli ci tenga tantissimo a sposarsi. Io credo che alla base di questa rivoluzione culturale (il matrimonio gay) ci sia il desiderio di un riconoscimento ufficiale della società che l'omosessualità è perfettamente normale, oltre naturalmente a non essere esposti a vessazioni e discriminazioni di vario genere. In occidente l'omosessualità è ormai accettata (certo non ancora da tutti). Comunque se un frocio mi dà dell'omofobo io gli do del ricchione (siamo pari, uno a uno).

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  6. << ci sono tanti omosessuali che non partecipano alle buffonate gay e non appoggiano il matrimonio gay. >>

    Sulle buffonate gay ti do ragione: sono ridicole e - secondo me - anche autolesionistiche, perchè non aiutano la loro ricerca di "normalità" (che, tutto sommato, mi sento di comprendere).

    Quanto al matrimonio gay (o altra istituzione sostitutiva) si tratterebbe comunque di una facoltà, non di un obbligo.
    E per quanto mi risulta, al momento in Italia ci sono ancora molte situazione giuridiche che le coppie gay non possono regolare da sè (e non mi riferisco alla reversibilità della pensione, che è divenuta ridicola anche per il matrimoni tradizionali).

    Comunque in Italia abbiamo il papa, e questo pesa parecchio per tante cose....

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  7. Sul matrimonio gay la penso come Lumen. Saranno le suggestioni classiche (anche se Sergio ha ragionissima quando dice che l'omosessualità non filava via liscia in quel mondo) o sarà che ammiravo Pim Fortuyn, comunque io accorderei questa possibilità. Sarebbero nozze civili, la Chiesa non le riconoscebbe e saremmo tutti contenti... ooops, avevo dimenticato per un momento che razza di prepotenti siano i cattolici militanti, non saremmo tutti contenti.
    Sull'impatto demografico, neanch'io mi farei illusioni.

    Ridicolo mi sembrerebbe il riconoscimento delle unioni di fatto, un ossimoro evidente; o le unioni sono riconosciute o sono di fatto.
    Anche le pagliacciate gay, tutto questo travestitismo è urtante.

    Comunque la storia della "naturalità" è stata molto ben criticata nell'articolo.

    Caro Sergio, tu continui a usare questa parola e io sto ancora ridendo, pensando a quell'epilogo, *piccolo ricchione dello spazio*:)))

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  8. << Sull'impatto demografico, neanch'io mi farei illusioni. >>

    Io invece sono un po' più ottimista di voi.
    Un conto è la genitorialità biologica, che porta a fare, per legge di natura e senza nessuna difficoltà culturale, 2, 3, 4 ed anche più figli, salvo che la coppia non decida, all'opposto, di tenere la cosa sotto controllo.
    E un conto è la genitorialità artificiale, scientificamente possibile ma comunque scomoda e complicata.
    Quindi se una coppia gay decide di provare il brivido della paternità/maternità, non ce li vedo proprio a fare i conigli...

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    1. Proprio come i conigli no, ma anche loro nel loro piccolo contribuiranno, vedi per es. l'articolo di ieri nel Giornale, notizia ripresa da Avvenire e quindi probabilmente non del tutto campata in aria:

      http://www.ilgiornale.it/?refresh_cens

      Gli eventi stanno subendo un'accelerazione pazzesca. Poco più su ti dicevo che - tempo dieci anni - questi qui avrebbero ottenuto il riconoscimento dei loro diritti riproduttivi o genitoriali. Dieci anni?
      Ma ci siamo già, p. v. (porca vacca).

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    2. << Gli eventi stanno subendo un'accelerazione pazzesca.>>

      Questo è vero, ma mi pare che in Italia, per queste cose, siamo ancora molto indietro.
      Purtroppo non sono riuscito ad entrare nella pagina web e non posso commentare la notizia.

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  9. Battutina vecchia, ma sempre divertente:
    - Come si chiama un uomo che sposa un altro uomo ?
    - Prete.

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    1. No, non è affatto divertente. Un uomo che sposa un altro uono per me è un ricchione. un frocio. Ma se nessuno più si sposa perché questi ricchioni vogliono a tutti i costi sposarsi? Vogliono un timbro di normalità sulle chiappe? Massì, timbriamo, timbriamo (e poi vadano affanculo se gli piace tanto e non scassino più gli zebedei).

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    2. Scusa Sergio, ma qui il prete c'entra solo come celebrante di un matrimonio normale, non ci sono coppie alternative. :-)

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    3. Come celebrante? 'azz, non avevo capito. Però anche come celebrante non mi fa ridere molto. Sarà uno scherzo da prete? Ma perché si dice scherzo da prete? I preti fanno brutti scherzi? Che brutti soggetti.

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    4. Copio e incollo dal web:
      << scherzo da prete: scherzo di cattivo gusto, o pesante, fatto inaspettatamente con furberia e malizia.
      = In origine il detto è nato con il senso di scherzo inatteso proprio perché proveniente da un sacerdote, cui comunemente si attribuisce il dovere di una costante gravità. >>

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  10. (Per quel che può valere) condivido pienamente la sostanza delle tesi espresse da Gilioli e da Bin: un minimo di conoscenze etno-antropologiche è sufficiente per comprendere l'origine CULTURALE del concetto (pseudo-ontologicamente fondato) di 'famiglia naturale', gratta gratta poi fondamentalmente ricollegabile al tradizionale e deleterio (iper)natalismo cattolico, islamico & non solo...

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    1. Caro Claudio, in effetti, questa è una delle cose che mi danno più fastidio della "cultura" cattolica: la pretesa di far passere le loro idee, necessariamente "di parte", come principi universali (i famosi valori non negoziabili).
      Valori che quindi, in quanto tali, possono (anzi debbono) essere applicati a tutti.
      E questo è profondamente scorretto.

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    2. Faccio per una volta l'avvocato del diavolo e prendo le difese della Chiesa cattolica (e della Chiesa ortodossa di Putin).
      Quando dici:
      "E questo è profondamente scorretto."

      ... non tieni conto di cosa sia e sia stata la Chiesa cattolica. Oggi la Chiesa "dialoga" con l'Islam e con tutte le religioni della terra riconoscendo che c'è in loro, in tutte, una "scintilla" divina.
      Dialoga perché è arrivata al capolinea e non le resta che l'alleanza delle fedi per sopravvivere. Quando l'Islam - grazie alla sinistra cogliona - si sarà ben radicato e diffuso, in Italia e in Europa, la Chiesa potrà di nuovo esigere il rispetto anche per le sue scemenze.
      Però lo stesso non si può rimproverarle "scorrettezza". Fino a ieri si considerava l'unica e vera religione (extra ecclesiam nulla salus). Dunque in un certo senso resta fedele a sé stessa, non è scorretta. Siamo noi, tardoilluministi forse un po' illusi (che la religione faccia parte del passato) che non vogliamo più lasciarci imporre dogmi e etiche in parte ridicole (se ti masturbi la Madonna piange e andrai all'inferno).
      Bergoglio innoverà: masturbarsi non è più peccato, nemmeno incularsi, e anche i divorziati vanno bene. Innovazioni ridicole, ma che s'adda fa' pe ccampà!
      E tuttavia. Non buttiamo nel cesso duemila anni di cristianesimo, di filosofia e teologia, di arte, di bellezza. Le nostre splendide cattedrali hanno perso la loro funzione, sono ormai musei (per la maggior parte della gente), non hanno più anima perché il cristianesimo è morto. Ma come residui del passato non sono meno belle dei templi greci. L'arte è stata fino al XVI secolo arte sacra. Ci sono è vero troppe Madonne, ma almeno alcune sono sublimi. Insomma, non buttiamo via il bambino con l'acqua sporca.

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    3. Caro Sergio, accetto la critica.
      Ho usato la parola "scorretto", ma, in effetti, il termine non è azzeccato.
      La Chiesa, in fondo, fa il suo mestiere, e se i loro valori derivano direttamente da dio, che a sua volta è unico e supremo, è ovvio che debbano valere per tutti.
      Forse avrei dovuto scrivere "inaccettabile", almeno per chi vuole continuare ad usare la ragione.

      Quanto al secondo punto, è ovvio che moltissima arte di eccelso livello è arte sacra, ed il mecenatismo (spesso involontario) della Chiesa ha dato tantissimo alla nostra cultura.
      Però non dimentichiamo che lorsignori non ordinavano i capolavori per amore dell'arte, ma per la maggior gloria di dio e, in concreto, per meglio incantare i fedeli.
      Comunque, in effetti, per molti secoli, la storia dell'arte l'hanno fatta loro.

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    4. "... non ordinavano i capolavori per amore dell'arte, ma per la maggior gloria di dio e, in concreto, per meglio incantare i fedeli."

      Li ordinavano non per la gloria di Dio ma per la propria, erigevano monumenti a se stessi. Quelli di loro che avevano soldi innalzavano una chiesa ... a se stessi. Voltaire (un gran marpione) fece erigere una chiesetta nel suo giardino: sul timpano si legge: Deo erexit VOLTAIRE. Drittone.
      Giulio Mazzarino, degno successore di Richelieu, si era fatta una ricca pinacoteca. E prima di morire disse: "Pensare che dovrò lasciare tutto questo!" Ma il paradiso e Dio non sono infinitamente di più di quattro quadri?
      Oliviero Toscani (che non ammiro) disse una volta che il Giudizio universale della Sistina è il più bel manifesto pubblicitario! Verissimo. Ma non so, non credo che il popolino avesse allora accesso alla cappella.
      Fra parentesi: io trovo oggi detto Giudizio orribile, inguardabile, orrendo. Tutti quei dannati (tra cui lo stesso Michelangelo ricchione), quella stupida Madonna e quel Cristo giudice severo e sadico sono per me insopportabili.

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    5. Mah, non ho una opinione particolare sul Giudizio Universale di Michelangelo, però ti confesso che gran parte dell'arte sacra mi lascia indifferente, spesso proprio per il soggetto in sè.
      Tutte quelle madonne col bambino, per esempio, tutte uguali e tutte un po' finte, dopo un po' che le osservi finiscono per annoiarti e ti fanno venire voglia di guardare qualcos'altro (magari un bel paesaggio di Van Gogh).

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