venerdì 25 luglio 2014

Il Secondo Principio – 2

(Da “Entropia” - di Jeremy Rifkin)
(seconda parte)


<< Il punto è che il Sole di per sé non genera la vita. Puoi lasciar passare i raggi del Sole in un recipiente di vetro vuoto da qui fino alla fine del sistema solare e non ne nascerà alcuna forma di vita. Perché si sviluppasse la vita il Sole ha dovuto interagire con il sistema chiuso di materiali diversi, metalli, minerali di cui è costituita la terra, convertendoli in esseri viventi e nelle risorse necessarie alla vita.
 
Quest’azione facilita anche il naturale decadimento della quantità iniziale di materie prime che costituivano la crosta terrestre, in ogni istante le montagne vengono erose e il terreno coltivabile viene ridotto in polvere e disperso dal vento, questo significa che nel lungo periodo ogni risorsa rinnovabile diventa in effetti non rinnovabile.
 
La vita che continua a riprodursi e gli organismi che muoiono aumentano l’entropia sulla Terra, con il risultato che sempre meno materie prime saranno disponibili per un futuro sviluppo. Qualsiasi contadino sa che, anche riciclando tutto e con una insolazione costante, è impossibile far crescere la stessa quantità di erba sullo stesso pezzo di terra, anno dopo anno all’infinito. Ogni filo d’erba oggi significa un filo d’erba in meno in un futuro più o meno lontano, sullo stesso appezzamento, perché, come ogni altra cosa, anche il suolo coltivabile è parte di un circuito entropico.
 
Il suolo coltivabile contiene una parte organica e una parte costituita da minerali inorganici che permettono all’erba di crescere, ma la sua esistenza è temporanea, nasce da formazioni minerali e da residui organici e per la maggior parte finirà come polvere dispersa nel vento o dilavato come limo che andrà a finire in mare.
 
In altre parole, il suolo coltivabile non è una struttura permanentemente stabile, è solo un ambiente dove particolari materiali si sono concentrati lungo il loro percorso di decadimento entropico.  Nel breve periodo (tempi della storia umana) è possibile mantenere il terreno in uno stato stazionario tale che l’erosione non sia più veloce di quanto la natura impiega a degradare le rocce e i residui organici per formare nuovo terreno. 

Può avvenire però che per effetto di forze naturali (tempeste, siccità, inondazioni ecc.) o anche a causa dell’intervento umano, l’erosione del terreno sia più veloce della sua ricostituzione, anche considerando tempi brevi.
 
Una coltivazione superintensiva e la distruzione degli ecosistemi naturali portano all’erosione e alla de-mineralizzazione del terreno, dando luogo a un aumento entropico a chiazze in determinate aree geografiche. Ci vogliono centinaia di anni per ricostituire dodici pollici di terreno coltivabile, per cui anche nel contesto della storia umana l’aumento di entropia del suolo è un fenomeno ben presente e continuo. (…)

E una realtà difficile da accettare per noi perché fin da bambini, spiegandoci i principi elementari della biologia, ci hanno insegnato che ogni materiale organico ritorna in ciclo, ed è vero perché è semplicemente un riaffermare il primo principio della termodinamica, nulla si crea e nulla si distrugge. 

Sfortunatamente c’è il secondo principio, che di solito viene ignorato, e che ci dice che per quanto la materia venga riciclata indefinitamente, ogni volta che questo avviene si paga in termini di degradazione.
 
Supponiamo di estrarre dal sottosuolo un frammento di minerale metallico e forgiarne un utensile. Durante la vita di quell’utensile molte particelle metalliche voleranno via per effetto dell’attrito, dell’usura, delle scheggiature. Quelle molecole perdute non andranno distrutte, torneranno alla terra, ma adesso saranno disperse in tutta la massa del suolo e non saranno più utilizzabili per nessun lavoro utile come quando invece erano concentrate nel pezzo di minerale originario. 

Si potrebbe trovare un modo per riciclare tutte quelle particelle metalliche, ma solo a prezzo di un aumento di entropia del processo globale, bisognerebbe infatti attrezzare una macchina che raccolga le particelle e trovare una fonte di energia per azionare la macchina.  A sua volta la macchina, fatta a partire da minerali metallici ugualmente provenienti della terra, perderà particelle per attrito, usura, e scheggiature, anche se stava funzionando per il recupero di un altro metallo, e inoltre l’energia usata per farla girare va in definitiva ad aumentare l’entropia totale.

Quando l’energia diventa non più disponibile usiamo il termine «morte termica», quando è la materia a non essere più disponibile diciamo «caos della materia». In entrambe i casi il risultato è un aumento di entropia: uno stato disperso dell’energia e della materia che le rende meno concentrate e meno adatte a compiere lavoro utile. (…) 

La legge dell’entropia è qualcosa che va sentito oltre che capito, la sua essenza è l’essenza stessa del reale e rendersi pienamente conto del suo significato richiede una certa dose di intuizione. (…)

Un modo di discutere su livelli energetici ed entropia, a cui si è già accennato, è quello delle concentrazioni. Quando si apre una bottiglia di profumo, perché l’odore inizia a diffondere nell’aria e dopo un po’ di tempo ha invaso tutta la stanza? Oppure, cosa succede se apriamo la porta verso un’altra stanza più grande e ci accorgiamo che dopo pochi minuti si sente il profumo in entrambe i locali, per quanto meno intenso che in un solo locale? (…)
 
L’energia va sempre da una situazione dove è più concentrata (la bottiglia di profumo) a una dove lo è di meno (i due grandi locali): nel processo si impiega, e quindi si dissipa, energia libera, infatti l’odore perde di intensità. Considerando il problema del profumo a un livello molecolare, si osserva che quando le molecole sono costrette a stare insieme nella bottiglia si bombardano a vicenda con velocità incredibile.
 
Non appena si permette loro di uscirsene dalla bottiglia iniziano il loro cammino, a caso, in uno spazio più vasto, diffondono e si urtano con sempre minor frequenza finché risultano uniformemente ridistribuite per tutta la stanza. (…)

Vi è ancora un altro modo, il più comprensivo di tutti, di considerare il secondo principio: la legge dell’entropia stabilisce che tutta l’energia esistente in un sistema isolato tende a portarsi da una situazione di ordine a una di disordine.
 
Lo stato di entropia minima, quello in cui le concentrazioni sono maggiori e l’energia utilizzabile è massima, è anche lo stato di maggior ordine, e, al contrario, lo stato di entropia massima, in cui l’energia utilizzabile è stata completamente dissipata e dispersa, è anche quello di maggior disordine.

Tutto questo, corrisponde alle percezione quotidiana del mondo intorno a noi. Le cose lasciate a se stesse non tendono a portarsi spontaneamente verso un ordine sempre maggiore. Chi ha cura della casa o lavora in un ufficio sa bene che gli oggetti a cui non si dà un po’ di attenzione diventano via via sempre più disordinati e riportare tutto quanto in ordine consuma energie. (…)

Si deve mettere in evidenza che ogni volta che si contrasta l’aumento di entropia in un ambito ristretto, lo si può fare solo aumentando l’entropia globale dell’ambiente circostante, perché ogni volta che si fa qualcosa si dissipa una certa quantità di energia che diventa poi completamente inutilizzabile per gli impieghi successivi.
 
L’energia dissipata va a sommarsi alla voragine di tutte le energie dissipate in tutti gli altri eventi del passato. Le conseguenze per la società che esce da una situazione del genere sono veramente incredibili. Citando Angrist e Hepier: «Ogni diminuzione localizzata dell’entropia, realizzata dall’uomo o da una macchina, è accompagnata da un aumento di entropia, di maggior entità, nell’ambiente circostante per cui inevitabilmente l’entropia globale resta sempre in aumento».

Albert Einstein ebbe una volta a meditare pensando quale delle leggi della scienza avrebbe potuto essere classificata come legge suprema e concluse con la seguente osservazione: “Una teoria è tanto più emozionante quanto più semplici sono le sue premesse, più diverse le categorie di fenomeni a cui si riferisce, più vasto il suo campo di applicabilità. Ecco perché mi ha sempre fatto una profonda impressione la termodinamica classica, l’unica teoria fisica di contenuto universale di cui sono convinto che, nel campo di applicabilità dei suoi concetti basilari, non verrà mai superata." >>.
 
JEREMY RIFKIN

14 commenti:

  1. Su wikipedia vedo che "Jeremy Rifkin si è laureato in economia presso la Wharton School of the University of Pennsylvania (Pennsylvania) ed in Affari internazionali presso la Fletcher".

    Non e' che non si capisca, questo ha serissimi problemi con i fattori di scala, confronta, e confonde, per arrivare a suoi scopi argomentativi evidentemente prefissati, il disordine in un ufficio con il progressivo spegnimento del sole, a scopo di "epater le bourgeois". Via, via, per carita', non si puo' basare su tali fallacie argomentative in stile retorico da avvocaticchi alcunche' di assennato.

    Conoscevo Rifkin solo di nome e desideravo approfondirlo, ma ora che ne ho letto qualcosa ne staro' ben alla larga, salvo che qualcuno non mi convinca che sbaglio. ;)

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    1. Che stroncatura, che giudizio impietoso - e forse anche un po' affrettato? Ti è bastata un'occhiata a Wikipedia e la lettura del testo qui proposto per capire che questo Rifkin non è una persona seria? Io ho letto tanti anni fa una sua intervista all'Espresso e poi l'ho sentito anche in televisione - non mi è sembrato così malvagio, anche se era entusiasta del progetto Unione Europea, entusiasmo che non condivido.
      Certo capisco che se uno sente o legge una grossa sciocchezza di qualcuno gli può passare anche definitivamente la voglia di conversare con lui. Io di Rifkin ho solo qualche impressione, non mi attrae particolarmente. Mi sembra anche che sia scomparso dalla circolazione, saranno forse dieci anni che non l'ho più incontrato (su giornali e in tivù).

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    2. Per tutti e due: in effetti il mio giudizio e' "un po'" tranchant, specialmente senza averne letto direttamente un rigo! D'altra parte ho un amico che e' a sua volta entusiasta della "fine del lavoro", ma quando me la descrive con parole sue mi lascia molto scettico e perplesso (fra me penso: ma cosa dice questo). Forse e' un autore che colpisce nella sua visione globale, ma mostra la corda quando se ne analizzino, sezionandole, singole affermazioni (pure la sua "economia dell'idrogeno" aveva lo stesso difetto, se non erro).
      Un tipico pifferaio magico, insomma. (e giu' che persevero nell'errore, ma lo faccio per scherzare ;)

      Scherzi a parte, mescolare leggi della fisica, economia, teoria dell'informazione, e' un esercizio retorico che puo' stupire l'inclita ma denota grande leggerezza intellettuale, le teorie dei tre ambiti valgono per ognuno di essi, usarle altrove o mescolarle, cosa che vedo e' un po' tipica dei siti "picchisti", e' azzardato, e se fatto consapevolmente pure disonesto. Come diceva il bardo, caro Orazio, ci sono piu' cose al mondo di quante possa sognarne la tua filosofia...

      In altre parole, separiamo i fatti dalle opinioni, ad esempio se detestiamo un mondo sovrappopolato o troppo complicato non c'e' bisogno di trovare una giustificazione teorica/scientifica per dire che non lo vogliamo, che non ci piace, che lo detestiamo.

      Banalmente, trecento anni fa sarebbe stato un giochetto dimostrare che il mondo di oggi non puo' esistere. Eppure esiste. Estrapolando...

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  2. Caro Diaz, io ho letto alcuni altri libri di Rifkin e, in effetti, non posso dire che siano tutti eccellenti ed azzeccati.
    ENTROPIA però, almeno per quanto mi riguarda, rappresenta una pietra miliare della mia formazione culturale e non vi ho mai trovato nulla che non fosse condivisibile.

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  3. << mescolare leggi della fisica, economia, teoria dell'informazione, e' un esercizio retorico che puo' stupire l'inclita ma denota grande leggerezza intellettuale, le teorie dei tre ambiti valgono per ognuno di essi, usarle altrove o mescolarle (...) e' azzardato >>

    Caro Diaz, su questo blog ogni opinione è lecita.
    Io però sono sinceramente convinto del contrario; sono convinto cioè che le leggi della fisica dominano ogni attività umana, perchè noi siamo dentro alla natura e alle sue leggi, non al di sopra o al di fuori.

    E dalla lettura di "saggi" che provano a dare una visione olistica di certi problemi tradizionamente settoriali, io ho tratto molte delle idee nuove che hanno arricchito e completato la mia visione del mondo.

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    1. Prendete con le molle cio' che dico sotto, non vi conosco bene e quindi facilmente posso prendere fischi per fiaschi,e a mia volta dire cose che possono essere per questo fraintese.

      Sull'olismo, ancor piu' sull'interdisciplinarieta' che produce nuove idee, nuove metafore, nuovi inaspettati collegamenti sono d'accordo, sul fatto che le leggi della fisica dominino ogni attivita' umana credo che qualsiasi fisico farebbe un sobbalzo sulla sedia fino a sbattere la testa sul soffitto, almeno i fisici di una volta che erano le persone di grande cultura su cui mi sono formato. E' vero pero' anche che non ci sono piu' i fisici di una volta, una volta erano Einstein, adesso, molto spesso, credono di esserlo, ma sono solo ometti che sanno di sapere (cioe' non sanno di non sapere).

      Purtroppo ad abusare delle idee della fisica (e ancor piu' della matematica) spesso sono "esperti" che non ci capiscono nulla, economisti, sociologi, psicologi comportamentisti, e che le usano come se si trattasse di pensiero magico, perche' per loro e' pensiero magico: fare della fisica una metafisica e' possibile e anche corretto, purche' non la si gabelli ancora come fisica.

      Di nuovo mi arrischio di affermare che se non ci piace la sovrappopolazione, la burocrazia, e la societa' delle api che inevitabilmente si portano dietro, diciamolo alto e chiaro senza chiamare a soccorso le scienze "dure", anche perche' attenzione, le scienze dure sono SEMPRE state abusate a supporto di politiche illiberali, come del resto e' trasparente che stia succedendo con i vari interventi legislativi che assecondano la fobia del global warming e del precipitare nel pozzo dell'entropia, tanto di moda oggi non a caso specialmente dalle parti di certe famiglie ideologiche.

      Storicamente, almeno negli ultimi due secoli positivisti e di positivistica "ingegneria sociale", e' sempre stato cosi', che mi risulti.

      Condivido quindi la perplessita' che mi pare esprima Sergio, da non fisico, in proposito (mi corregga se sbaglio e interpreto male).

      Se vi leggete Einstein, Popper, l'Heisenberg del bellissimo "fisica e oltre", trovate sempre la stessa cosa: la consapevolezza di sapere di non sapere, peraltro unica spinta al cercare di saperlo. Uno dei lavori di Popper se non ricordo male si intitola "la ricerca non ha MAI fine". (il maiuscolo e' mio)

      Appunto. ;)

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    2. Ho letto con piacere il tuo messaggio molto chiaro (anche se forse non ho capito tutto). Come detto io di scienze esatte o "dure" so poco o niente (ho una laurea in lettere: e ho detto tutto!).

      Mi dai l'impressione di essere una persona preparata, che sa molte cose, e dalla quale potrei imparare anch'io qualcosa.

      Ti pongo alcune domande alle quali è facile rispondere.
      Sei cattolico e in più credente e praticante? Ho avuto questa impressione. Io sono cresciuto con suore e preti - dai quattro ai vent'anni - e detesto queste persone e la loro religione. Mi hanno fatto del male, anche se sono scusabili in quanto anche loro avevano subito angherie, erano stati plagiati anche loro (dai genitori, dagli insegnanti, dalla società). Siamo un po' tutti vittime anche se ciò non scusa tutti i nostri atti.

      Mi sembra altresì di capire che anche per te la sovrappopolazione costituisca un problema. La bomba demografica invece per la Chiesa, i politici, gli economisti e anche gli atei alla Piero Angela o Chiccho Testa (ex verde) o Giuliano Ferrara è una balla: c'è da mangiare per tutti, il sapiens sapiens ha risorse impensate e verrà a capo anche dei problemi che pone la crescita demografica. Io invece mi preoccupo dell'aumento vertiginoso della popolazione umana da quando eravamo "appena" tre miliardi, già non facili da gestire.

      Una fobia il global warming? Mah, non so, non me ne intendo (laurea in lettere!). In queste cose (di scienza) chi non è del mestiere deve "credere". Credere a quelli che gli sembrano più credibili. Penso che non ci siano evidenze schiaccianti sui cambiamenti climatici (intanto il periodo di osservazione è troppo breve). Ma qualche fondato timore ci può essere (partendo anche dalla propria vita, per quanto breve - già Leopardi aveva notato che la primavera non esisteva più ...).

      Fra parentesi: come mai ti sei perso da queste parti? Per puro caso navigando o forse per qualche precisa ragione?
      Ciao.

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    3. Sono cattolico di formazione infantile, da cui poi mi sono liberamente distaccato, senza subire assolutamente alcuna pressione, per cui non ho assolutamente alcun risentimento anti-cattolico, religione cui riconosco pregi e difetti (a differenza di odifreddi, caricaturale, che ha studiato in seminario, e ci scommetto ridiventera' bigotto in senso proprio come gia' e' adesso per altri versi).
      Sul fatto che la sovrappopolazione sia una "balla" e' vero in senso proprio, trattandosi di un concetto relativo.
      Il paese in cui il cattolicesimo e' in assoluto piu' forte, il nostro, la popolazione e' (immigrazione esclusa, che avviene piu' per pressione dei comunisti "atei" alla odifreddi che dei cattolici) alla massima decrescita: evidentemente l'influenza delle gerarchie ecclesiastiche e' nulla, se non addirittura (dal loro punto di vista) controproducente (ma forse lo fanno, nella loro millenaria saggezza, apposta ;).
      Che il sapiens-sapiens abbia risorse impensate e che sia da "bigotti" "comunisti" piu' che "catto" negarlo e' stato il pallino dell'anti-marxista e anti-storicista, filosofo della scienza che non fece altro che riassumere cio' che gli scienziati dell'epoca, profondamente umanisti, gia' sapevano, Popper: come ho gia' detto, e credo sia insindacabile, il nostro mondo attuale sarebbe stato ritenuto assolutamente impossibile ad una scienza metodologicamente identica alla nostra ma ferma allo stadio di sviluppo della conoscenza di un secolo fa: semplicemente perche' le scoperte successive erano scoperte, cioe' non note ne' immaginabili prima.
      E' lapalissiano che e' impossibile, per chiunque abbia davvero un minimo di conoscenza del metodo scientifico, prevedere il modo di cambiamento del futuro basandosi sulle conoscenze del presente.
      _A cambiare sono le condizioni del cambiamento_, in un modo non prevedibile per definizione.
      Lungi da me avere la ottusa, stupida fiducia nelle magnifiche sorti e progressive dell'infinito sviluppo della scienza e della tecnica, anzi penso che la scienza e la tecnica per un problema che risolvono ne pongano altri 10 (fra cui la sovrappopolazione e' uno di questi, essa e' molto piu' frutto dello svilupo della scienza e della tecnica che della religione), ma questo e' il nostro destino, che va affrontato con dignita' e coraggio, senza soverchie illusioni.
      Evidenze schiaccianti sui cambiamenti climatici puo' darsi, ma siamo sicuri che siano in peggio? L'umanita' ha cominciato a svilupparsi 11000 anni fa e ha vissuto la sua epoca migliore con il grande caldo, non certo con il grande freddo, che e' sinonimo di avitalita' e di morte.

      Mi sono perso da queste parti perche' l'argomento mi ha sempre interessato, anche se me ne sono poi distaccato, e vedo a ragione, per il fideismo di cui e' intriso: pare proprio che l'uomo non possa vivere senza una rappresentazione religiosa, ma a questo punto ne preferisco una di esplicita e delimitabile nel suo ambito che una inconsapevole del proprio essere e pretenziosamente assolutistica, quale e' quella della scienza e della tecnica odierne: i nuovi, pretesi sacerdoti sono loro.

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    4. Caro Diaz, ti ringrazio per averci parlato di te con profondità e sincerità.
      Condivido alcune delle tue considerazioni, ma mi permetto di ribadire il concetto (che è un po' una costante di questo blog) che il problema della popolazione si scontra non tanto con i limiti della scienza e della tecnica (che in effetti ci riservano sempre nuove cose che non riuscivamo neppure ad immaginare) ma contro i limiti fisici di questo pianeta, che non può darci più di quello che ha.
      Se non lo hai ancora visto, ti consiglio di leggere un vecchio post del dicembre 2010, intitolato LA CASSANDRA, che fa un po' il punto della situazione nel modo più chiaro possibile.
      Poi fatti di nuovo vivo, che mi fa piacere dialogare con te.

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    5. Caro Diaz, grazie di questa lunga risposta anche se devo confessare di non capire tutto o di far fatica a seguirti (sicuramente anche per miei limiti intellettivi). Credo però che su alcune cose dissentiamo. Fra parentesi io avevo scritto che "non" ci sono prove schiaccianti di cambiamenti climatici. Quanto al "fideismo" che aleggerebbe da queste parti sono un po' sorpreso, non mi sembra.
      Mi sembra di capire (quanti "mi sembra" nei miei discorsi - ammissione di insicurezza) che sei cattolico, ma un cattolico "adulto", con cui cioè si può fare anche un bel tratto di strada insieme.
      L'Italia non è "Il paese in cui il cattolicesimo è in assoluto piu' forte". Sulla carta il 99% degli Italiani o poco meno sono cattolici, cioè battezzati. Ma praticanti non sono più del 20% circa o poco più. Oggi ormai dilaga l'indifferenza religiosa. Sergio Quinzio, cattolico (anche se sui generis, probabilmente eretico per il magistero) scrisse un libro dal titolo "Cristo ha perso". Io aggiungerei: il mercato e i consumi hanno vinto. I ciellini consideravano il materialismo molto più pericoloso dell'anticlericalismo ottocentesco (chissà perché, l'anticlericalismo è sempre "ottocentesco", forse perché l'aggettivo accentua la vetustà dell'anticlericalismo, un'anticaglia).

      Non credo che la scienza possa spiegare tutto, ma ci aiuta (o potrebbe aiutarci) a star meglio, a vivere meglio "i nostri pochi giorni sotto il sole" (Ecclesiaste, Quasimodo). "T'avanza, t'avanza, divino straniero / conosci la stanza / che i fati ti diero" - poetava don Giacomo Zanella ("La conchiglia fossile"). Don Zanella dice "i fati" (be', padre Dante dice "il Sommo Giove" per dire Dio).
      Ecco, avanziamo, talvolta regrediamo, poi avanziamo di nuovo: la fine non è nota, probabilmente non lo sarà mai ("e questa cosa mi spezza il cuore, mi fa impazzire" esclama Faust).
      Tuttavia lo stesso Goethe-Faust dice: "Chi ha arte e scienza ha già una religione. Chi non ha arte e scienza ha bisogno di una religione."
      Sarà anche un lume fioco la scienza, ma non abbiamo altro (questa è la mia opinione).
      Ciao.

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    6. << Sarà anche un lume fioco la scienza, ma non abbiamo altro (questa è la mia opinione). >>

      Ed anche la mia.

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  4. Ringrazio Diaz e Sergio per gli interessanti contributi alla discussione.
    Con Sergio ci conosciamo da tempo e non c'è bisogno di aggiungere altro.

    A Diaz vorrei chiarire che, secondo il nostro modo di vedere, la sovrappopolazione e la conseguente società di formiche sono da combattere non perchè "non piacciono", ma perchè non sono ecologicamente sostenibili.
    Il mio princicpio guida in materia è quello della c.d. "impronta ecologica", il quale stabilisce, in funzione di ogni stile di vita (e quindi di consumo di risorse) qual è il numero massimo di persone che può vivere in un determinato territorio, lasciando in equilibrio l'ecosistema.
    Noi umani, parlando della terra nel suo insieme, siamo già terribilmente oltre questo punto di equilibrio.
    Ecco perchè la sovrappopolazione "non ci piace".

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    1. Io devo però ammettere che sono contro la sovrappopolazione per una questione "epidermica", più che razionale. L'impronta ecologica mi sembra un buon criterio per approssimarsi al numero di sapiens più o meno ecocompatibile. Ma già questo modo di esprimersi (mi sembra, approssimarsi) denota ... approssimazione. La ressa a me dà fisicamente fastidio (e non mi sembra - ancora! - solo a me). Ore di coda per entrare negli Uffizi e nei musei vaticani io non le faccio più. Ma ovunque bisogna sgomitare, lottare per avere la propria parte. Poi quando vedo quelle immense folle di negretti (si può dire o è già segno di razzismo) a cui non si possono negare diritti ma a cui ben difficilmente si può offrire il nostro standard di vita, be' mi cadono le braccia. E l'Africa è passata dai 200 milioni del dopoguerra agli 800 attuali - o forse già al miliardo - e si avvia ai 2 miliardi per fine secolo. Che poi il nostro standard di vita di occidentali sia frutto di rapina nel mondo intero, è anche vero e dovrà essere rimesso in discussione.

      Poi ci sono scarsità palesi come quelle del petrolio, dell'acqua, dell'uranio, del fosfato, delle terre rare e di tante altre cose che dovrebbe indurre alla prudenza.
      Ma il mio non è evidentemente un discorso scientifico ma di pancia (cum fundamento in re però, non proprio campato in aria).

      E di là abbiamo chiaramente dei folli, a cominciare dalla Chiesa cattolica che insiste sul crescete e moltiplicatevi, anche perché non può ammettere una sessualità libera sganciata dalla procreazione.
      Tra i folli ci sono naturalmente i politici e gli economisti (a parer mio ...). Ma i politica possono starci benissimo - a parer mio - anche i sentimenti vaghi, le idiosincrasie, le fisime della gente. In fondo si va a votare per le proprie convinzioni che si fondano su cose più o meno certe, su pregiudizi, preferenze, e non certo sulle leggi della fisica.

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  5. << In fondo si va a votare per le proprie convinzioni che si fondano su cose più o meno certe, su pregiudizi, preferenze, e non certo sulle leggi della fisica. >>

    Il che potrebbe essere un buon motivo per insegnare un po' più di fisica a tutti i cittadini, soprattutto dove si parla di leggi ferree e di vincoli insuperabili: quante assurdità in meno verrebbero dette (ed accettate) dai politici....

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