domenica 19 gennaio 2014

Tra Inferno e Paradiso (poscritto)

A corollario degli ultimi 2 post di Luigi de Marchi sul fanatismo religioso, mi sono arrivate alcune considerazioni da parte dell'amico Sergio Pastore, che ho trovato particolarmente interessanti e quindi meritevoli di essere condivise con gli altri amici del blog.
Pertanto, come si usa dire nelle rubriche dei giornali: "riceviamo e volentieri pubblichiamo". Osservazioni e commenti saranno, come sempre, benvenuti.
LUMEN



<< "Il cosiddetto male" è il titolo di un fortunato libro dell’etologo Konrad Lorenz pubblicato nel 1962 (titolo originale: «Das sogenannte Böse – Zur Naturgeschichte der Aggression»). Il libro mi fu consigliato da un amico di liceo che studiava psicologia: era per lui una lettura obbligatoria. Dunque gli psicologi pensavano già allora che si potesse imparare qualcosa anche da un etologo!

Per me questo libro fu una rivelazione o forse la conferma di quanto confusamente pensavo. Lorenz riduceva il problema del male che da millenni angustiava l’umanità (e tuttora angoscia ancora parecchi filosofi, credenti o non credenti) a un puro fatto di natura che non abbisogna di spiegazioni mitologiche o di arrampicate sugli specchi. È di Lorenz il concetto di «aggressività innata» che già allora suscitò polemiche e rifiuti.

Non si poteva accettare come elemento ineliminabile della natura umana un fattore così negativo come l’aggressività di cui conosciamo a sufficienza gli effetti. In realtà per Lorenz l’aggressività è un potenziale latente assolutamente necessario alla sopravvivenza e a cui l’animale (umano e non umano) deve ricorrere in precise circostanze (predare, sfuggire ai predatori). In alcune specie però – non molte invero, e tra queste l’uomo – l’aggressività è anche intraspecifica, rivolta cioè anche contro individui della stessa specie. Nel caso dell’uomo poi può assumere forme talmente atroci (cfr. per es. gli strumenti di tortura da lui inventati) da esigere una spiegazione particolare.

L’uomo si è visto sempre confrontato con l’ostilità della natura e l’ostilità dei suoi consimili, soprattutto se appartenenti ad altri gruppi. I fenomeni avversi della natura furono interpretati come manifestazioni dell’ira degli dèi che doveva essere placata in vari modi (offerte votive, sacrifici, inclusi sacrifici umani come per es. quelli degli Aztechi). Ricordiamo che la santa messa cattolica è la ripetizione del sacrificio di Cristo con cui l’umanità si riscatta ogni giorno agli occhi di Dio. L’ostilità dei propri simili, specie nelle sue manifestazioni più crudeli, caratteristiche dell’ h. sapiens sapiens, frutto della sua abilità tecnica e delle sue doti d’invenzione – era inspiegabile. 

Nasce così il mito di un peccato originale che ha corrotto la natura umana. Nel giardino dell’Eden Adamo ed Eva erano pacifici, vivevano in perfetta armonia con tutti gli elementi del creato. Ma dopo la colpa fatidica si scatenò l’inferno – che dura tuttora (e lo constatiamo ogni giorno!). Nella sua infinita bontà Dio provvide al rimedio. Poiché Adamo ed Eva avevano immensamente offeso Dio disubbidendogli solo un Dio poteva lavare questa colpa. 

Sappiamo cosa escogitò Dio padre per redimere l’umanità (incarnazione del Figlio, suo sacrificio orrendo, ma lieto fine con resurrezione). 
Grazie al sacrificio di Cristo l’umanità è riconciliata con Dio, il peccato originale può essere tolto col battesimo, ma stranamente gli uomini continuano a rubare e ad ammazzarsi. Come mai? Perché la colpa originale è cancellata dal battesimo, ma la natura resta corrotta: la lotta del Bene col Male è eterna, non avrà mai fine se non … con la fine dell’umanità. A volte vince il Bene, a volte e forse più spesso il Male, in un avvicendarsi di scontri cruenti. È il destino dell’uomo, per colpa di quei due!

Credo di aver presentato in modo obiettivo e veritiero il contenuto della dottrina cristiana. Finché potere civile e religioso dominavano i popoli e le menti non era possibile rifiutare questa interpretazione della vicenda umana e non già solo perché fosse estremamente pericoloso opporvisi, ma perché questa interpretazione era l’orizzonte di senso dell’umanità. Dante era non solo un grande poeta, ma anche un filosofo, ovvero un uomo di scienza del suo tempo. Ma la visione cristiana è per lui indubitabile e vera (pur con qualche riserva, elegantemente rimossa).

A partire dal Rinascimento però le cose cambiano e nei secoli che seguono del gigantesco edificio eretto dalla filosofia cristiana non rimarrà pietra su pietra. Molti poveri “cristi” pagheranno ancora con la vita le loro eresie, ma il cammino della scienza e della conoscenza obiettiva era ormai spianato: la libertà di pensiero, la libertà di religione e dalla religione, la libertà di espressione sono ormai acquisizioni ferme, anche se tuttora osteggiate dalle varie Chiese e dal potere.

Cosa rimane a questo punto del mito del peccato originale commesso dai fantomatici progenitori? Per chi crede – ed effettivamente esistono ancora molti sinceri credenti, addirittura milioni, anzi centinaia di milioni – il mito cristiano (peccato originale e opera di redenzione di Cristo, permanenza del Male) è tuttora valido, è anzi la Verità (ma bisogna però aggiungere subito: verità di fede, che è cosa ben diversa dalla verità tout court e che vogliamo scrivere con la minuscola). 

Cos’è la verità, chiese Pilato a Cristo. Cristo non rispose, secondo la mia Bibbia Marietti (con tanto di imprimatur) perché capì che a Pilato non interessava la risposta. Sarà. Per noi la verità è semplicemente tutto ciò che realmente esiste e di cui possiamo fare esperienza: cioè tutte le cose note, tutti i fenomeni che osserviamo, assolutamente tutto. Molte cose sono ancora ignote ma sono destinate a rivelarsi nel futuro. E che fine ha fatto o farà il Male, che ne è della lotta del Bene col Male?

Il male – che vogliamo scrivere con la minuscola per togliergli quell’aura di mistero con cui l’avvolgono teologi, filosofi e venditori di fumo – continuerà a imperversare, forse per sempre. Innanzi tutto il male che la natura arreca all’uomo nei più vari modi: malattie, terremoti, onde anomale, carestie, fame, inondazioni, collisione con asteroidi ecc. Ormai sappiamo che non sono le manifestazioni dell’ira celeste, ma fenomeni necessari in base alle leggi fisiche. Basti pensare che senza l’attività vulcanica non ci sarebbe vita sulla terra. Purtroppo quest’attività risulta pericolosa e financo mortale per le specie viventi.

Ma perché esiste anche il male morale, perché gli uomini s’ingannano, si fanno la guerra, si uccidono? E davvero non c’è possibilità di estirparlo come dicono i teologi essendo la nostra natura corrotta? Quello che noi chiamiamo male, il “cosiddetto male” di Lorenz, è in realtà il risultato della lotta fra gli interessi personali e quelli della collettività. Noi siamo esseri sociali che sottostanno a ferree regole di comportamento cristallizzatesi nella lunga storia dell’umanità. Non sono regole eterne, possono essere modificate, ma finché durano devono essere osservate. Tuttavia l’individuo ha anche interessi personali che non intende sempre sacrificare sull’altare della Legge e cerca a volte o spesso di sottrarsi agli obblighi e fare da sé – con conseguenze nefaste, per lui e a volte anche per la collettività.

Quel che si può però fare è raggiungere un sempre più elevato livello di consapevolezza grazie al quale possiamo – o potremmo! – capire meglio le conseguenze di certe decisioni e azioni, personali e collettive, e mantenere così l’aggressività a bassi livelli, evitare precipizi. È stata avanzata l’ipotesi – per es. dal filosofo Sloterdijk (pron. Sloterdaik) – di un intervento sul patrimonio genetico dell’uomo per ridurre l’aggressività, ma potrebbe essere il vaso di Pandora: per eliminare o ridurre l’aggressività rischiamo forse di eliminare anche l’uomo. 

Si possono in realtà ipotizzare interventi su tale patrimonio, in un lontano o forse anche prossimo futuro, nel tentativo di “migliorare la razza”, ovvero di rendere l’essere umano più attrezzato alla lotta per sopravvivere, in un ambiente magari profondamente mutato, o per permettergli certe prestazioni desiderabili. Ma per il momento quel che si può dire – e tutti dicono, anche la Chiesa, è: “Adelante Pedro, con juicio!” >>

SERGIO PASTORE

19 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. Le conclusioni a cui è giunta la scienza sul problema del "male" sono oggi molto avanzate e - a mio avviso - convincenti.
    Se ho compreso correttamente le considerazioni degli evoluzionisti (soprattutto Dawkins) e dei neuro-scienziati (soprattutto Damasio), la posizione della scienza si può sintetizzare in questi 5 punti:

    1 - Il BENE (benessere) è lo stato di equilibrio biochimico di una cellula (o di un insieme di cellule, nel caso di esseri pluricellulari), chiamato OMEOSTASI.
    2 - Il MALE (malessere) è la perdita dell'Omeostasi.
    3 - Il DOLORE è il meccanismo (creato dalla selezione naturale) che costringe la cellula (o l'essere pluricellulare) a "fare qualcosa" per ripristinare l'Omeostasi.
    4 - Il dolore quindi è il prezzo che gli esseri viventi devono pagare per restare vivi.
    5 - Per gli animali superiori il dolore fisico e quello psicologico sono, da un pinto di vista biochimico, la stessa cosa.

    Ed ora aspetto le vostre considerazioni (critiche comprese).

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    1. Dunque tutto è chimica, siamo dei complessi biochimici. Che visione spoetizzante!

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    2. Beh, la poesia non esiste in natura.
      Siamo noi umani che l'abbiamo inventata per addolcire un po' la nostra vita....

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  3. "Quello che noi chiamiamo male, il “cosiddetto male” di Lorenz, è in realtà il risultato della lotta fra gli interessi personali e quelli della collettività. Noi siamo esseri sociali che sottostanno a ferree regole di comportamento cristallizzatesi nella lunga storia dell’umanità. Non sono regole eterne, possono essere modificate, ma finché durano devono essere osservate. Tuttavia l’individuo ha anche interessi personali che non intende sempre sacrificare sull’altare della Legge e cerca a volte o spesso di sottrarsi agli obblighi e fare da sé – con conseguenze nefaste, per lui e a volte anche per la collettività".

    Una spiegazione così lucida mi fa venire voglia di leggerlo, il pensiero di Lorenz colpisce, ma anche Sergio ha fatto un lavoro magnifico. Grazie Lumen per averlo riportato. Proprio l'ultimo aspetto, l'enfasi sui propri interessi, relativizza, e di molto, la protezione che nella socialità ognuno può sforzarsi di vedere, e lascia potenzialmente ognuno in balia dell'altro. La proliferazione selvaggia è un evidente esempio di questa tendenza.

    I 5 punti del commento a me sembrano incriticabili, ma considera che io, sull'argomento, sono fermo a La Mettrie (e al momento mi basta).

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    1. La Mettrie era per me solo un nome. Sono andato a vedere su Wikipedia chi fosse e - perbacco - che tipo simpatico! E che rivoluzionario, osteggiato persino da d'Holbach, cosa per me incomprensibile (posso invece capire l'avversione di Voltaire).

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    2. Al liceo il prof. di filosofia mi sbolognò un corso completo per il triennio scritto da un autore cattolico, una cosa allucinante di cui non sapeva che farsene. Riportava nel testo principale le opinioni dei filosofi, e in nota commenti e invettive varie, specie sugli atei. E così mi feci una prima idea su La Mettrie (nota e commento di questo autore, Venturini: mori di indigestione, lui medico). All'epoca ero cattolico tout court, eppure quell'idea che il pensiero è un prodotto dell'organismo mi colpì e mi sembrò terribilmente logica. Per i tempi era un pazzo scatenato, farsi cacciare persino dall'Olanda. E che grand'uomo Federico ad accoglierlo. Anche Diderot non era fra i suoi estimatori.

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    3. E visto che si parla di La Mettrie, new entry per questo blog, ecco alcune citazioni dalle sue opere:

      << Malgrado tutti questi vantaggi che l'uomo ha sugli animali, è ancora un onore per lui metterlo nella loro stessa classe. È d'altronde innegabile che fino ad una certa età egli è più animale di loro perché nascendo porta con sé un minore istinto. >>

      << L'uomo si nasconde come se si vergognasse di provare il piacere e di esser fatto per la felicità, mentre gli animali si gloriano di essere cinici. Privi di educazione, essi sono privi anche di pregiudizi. >>

      << Non mi si obietti che gli animali sono nella maggior parte esseri feroci, incapaci di sentire il male che fanno. Forse che tutti gli uomini sanno distinguere meglio i vizi e le virtù ? >>

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    4. "… mentre gli animali si gloriano di essere cinici. Privi di educazione, essi sono privi anche di pregiudizi."

      Be', proprio gloriarsi, e in più di essere cinici, mi sembra antropoformizzare troppo gli animali. Non si gloriano e non sono affatto cinici, e nemmeno privi di educazione e pregiudizi.
      Sono piuttosto "innocenti", tutto istinto per sopravvivere, e costretti perciò a uccidere le prede.
      Gli animali non sono poi feroci, feroce e sadico è l'uomo per la sua costituzione (è capace di grandissime cose ma anche di orrendi misfatti, e certamente non per colpa del peccato originale).

      Comunque trovo questo La Mettrie un tipo interessante. Strano che mi sia "sfuggito" in passato.

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    5. Caro Sergio, in effetti, quando penso all'aggressività e alla ferocia dell'animale uomo sono disposto a comprendere ed accettare molte cose, meno una: il sadismo, ovvero il piacere fine a se stesso per la sofferenza altrui.
      Ecco, questo resta proprio al di là di ogni mia capacità di comprensione.

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    6. "Ecco, questo resta proprio al di là di ogni mia capacità di comprensione."

      Ma perché, che cosa c'è di così misterioso nel fenomeno del sadismo? È uno sfogo che si dovrebbe dire bestiale, ma è far torto alle povere bestie sempre innocenti. È il desiderio d'infliggere il maggior dolore possibile alla vittima per un'offesa o torto subito. E tanto maggiore sarà il desiderio di atroce vendetta quanto più il sadico si ritiene offeso e perciò egittimato a restituire il torto e maggiorato. Posso anche immaginare che il torturatore si esalti nella sua opera e a questo punto impazzisca per un tempo limitato. Dunque torto, grandissimo torto, e vendetta adeguata, tanto più orrenda per l'abilità tecnica e l'immaginazione dell'uomo. La legge del taglione e la pena capitale che ancora oggi si applica possono considerarsi atti di giustizia, riparatori. Il sadismo è un supplemento di dolore che naturalmente a noi anime sensibili del XXI s. fa orrore, ma non è così incomprensibile. Che non ci sia un piccolo sadico in ognuno di noi che aspetta l'opportunità per scatenarsi?
      Devo dire però che le cose che leggo in Sade mi lasciano perplesso e anche schifato. Ma sembra che Sade immaginasse soltanto tutti gli orrori che descrive, non fosse cioè realmente sadico nella sua vita, era solo un sadico immaginario.

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    7. "Be', proprio gloriarsi, e in più di essere cinici, mi sembra antropoformizzare troppo gli animali. Non si gloriano e non sono affatto cinici, e nemmeno privi di educazione e pregiudizi".

      Sensu stricto hai ragione su tutto, meno che su di un particolare: non vuole antropoformizzare l'animale, ma per contrasto, restituire l'uomo alla sua natura animale. Per esempio, l'animale viene educato e apprende lezioni su cosa dovrà o non dovrà fare da adulto; però l'educazione che riceve l'uomo è un'altra cosa, che lo distingue a tal punto da metterlo in conflitto con la sua natura, tanto da indurlo al vergogna del piacere. Come si evince dall'ultimo passo riportato da Lumen, La Mettrie negava il libero arbitrio all'uomo. Quindi egli non può impedirsi di ricercare il piacere, è normale e naturale;ma c è anche questo senso di vergogna. La differenza fra la condizione in cui vivono animali e uomini è forzata, in effetti, però rende questo contrasto. L'animale è privo di educazione nel senso che vive secondo natura, e basta, a differenza nostra; educazione intesa come allontanamento dallo stato di natura.

      "Ma sembra che Sade immaginasse soltanto tutti gli orrori che descrive, non fosse cioè realmente sadico nella sua vita, era solo un sadico immaginario".

      Beh qualche aneddoto sul suo conto c è, qualche frustata l'ha data di sicuro:), però sì, la sua fantasia è andata molto oltre.

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    8. "L'animale è privo di educazione nel senso che vive secondo natura, e basta, a differenza nostra; educazione intesa come allontanamento dallo stato di natura."

      Dovremmo dunque - nel nostro interesse - tornare allo stato di natura? E si può poi definire questo stato di natura? Quella che noi chiamiamo educazione è in effetti coercizione, addomesticamento: per far di noi esseri utili alla società, come si diceva esplicitamente una volta. E ciò va a scapito della nostra natura, come aveva ben capito Freud.
      Mi sembra però che stiamo "recuperando": la ricerca del piacere è considerata ormai legittima, non c'è più motivo di vergognarsene. Chi non prova piacere è anchilosato, sofferente, depresso, disabile. Persino la Chiesa - che ha glorificato la sofferenza e il martirio - riconosce questo diritto naturale alla gioia, alla felicità, al piacere fisico. Ovviamente con qualche restrizione perché come dicevo sopra le persone veramente felici e quindi libere non hanno bisogno dei preti.
      Comunque un po' di educazione mi sta bene, anzi direi che proprio non possiamo farne a meno visto che viviamo come sardine in scatola. Conosci la definizione di educazione o rispetto umano di Schopenhauer? È la distanza giusta tra due porcospini!

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    9. << Ma perché, che cosa c'è di così misterioso nel fenomeno del sadismo? È uno sfogo che si dovrebbe dire bestiale, ma è far torto alle povere bestie sempre innocenti. È il desiderio d'infliggere il maggior dolore possibile alla vittima per un'offesa o torto subito. >>

      Caro Sergio, se parliamo di crudeltà in risposta d un torto subito, sono d'accordo conte: non c'è nulla di incomprensibile.
      Ma per me sadismo vuol dire altro: vuol dire provare piacere per la sofferenza altrui SENZA NESSUNA MOTIVAZIONE O UTILITA'.
      E' questo che mi sconvolge, perchè in natura tutto ha un "costo biologico" e quindi anche l'aggressività viene utilizzata dall'animale solo quando ne riceve un beneficio.

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    10. Caro Lumen,

      non per spaccare il capello in quattro o fare l'intelligentone, ma il sadico è motivato (ha magari subito un torto gravissimo e vuole vendicarsi) e trae soddisfazione dalla sofferenza della vittima (dunque le sofferenze dell'altro hanno per lui una certa utilità). Delle mammolette come te e il sottoscritto inorridiscono, ma il sadico gode.
      Intendiamoci: non sto giustificando il sadismo, ma il meccanismo mi sembra chiaro. Specifici della nostra specie sono la raffinatezza (sic) e l'atrocità dei tormenti inflitti. Siamo o siamo superintelligenti (sapiens sapiens)?
      Penso che esistano anche sadici senza motivazione, ma si tratta chiaramente di gente disturbata, malata, folle.

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    11. Poscritto

      Trovo i personaggi di Sade piuttosto vomitevoli, dei veri perversi a cui bisognerebbe mettere la camicia di forza. Resta un fatto che le sue opere sono ancora lette, sono state persino accolte nel pantheon della Pléiade. Forse rispecchiano un lato oscuro dell'uomo per quanto poco possa piacere.

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    12. << Penso che esistano anche sadici senza motivazione, ma si tratta chiaramente di gente disturbata, malata, folle.>>

      In effetti, io uso il termine "sadico" per queste persone, che sono forse più di quelle che immaginiamo, e che ci distinguono davvero da tutti gli altri animali.
      Gli altri, quelli che hanno comunque uno scopo o un vantaggio, li definisco semplicemente "crudeli".
      Ma è una semplice questione di termini.

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  4. Siccome K. Lorenz mi è molto caro (e non mi'importa se in un certo periodo abbia avallato teorie razziste - sono stati fascisti anche Luigi Pirandello, Indro Montanelli e Giorgio Bocca …) mi piace ricordare che tra «Gli otto peccati capitali dell'umanità» annoverò anche l'esplosione demografica.
    Uno dei suoi libri più belli e piacevoli è "L'anello di Re Salomone". Aggiungerei anche "E l'uomo incontrò il cane". Oltre che scienziato era anche un ottimo scrittore e divulgatore.

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  5. Ecco una bellissima citazione di Konrad Lorenz, tratta proprio da "Il cosiddetto male":
    << le tendenze naturali dell'uomo non sono affatto così cattive. L'uomo non è affatto cattivo dalla nascita, ma semplicemente non è sufficientemente buono per le esigenze della vita sociale moderna. >>

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