sabato 25 gennaio 2014

No Global

L’intervista virtuale di questo post ha come vittima il professor Giovanni Sartori, uno dei pochi giornalisti italiani di grande fama che hanno compreso la terribile gravità del problema demografico e, soprattutto, non hanno paura di parlarne, senza remore e senza ambiguità. Con lui parliamo di Europa, di globalizzazione economica, di società multi-culturali e di varie altre cose. LUMEN


LUMEN – Professor Sartori, come vedete la situazione dell’Europa ?
SARTORI – Non bene, sicuramente. Il fatto è che abbiamo creato una Comunità Europea indifesa e indifendibile nella sua economia produttiva e nei suoi livelli di occupazione.

LUMEN – Beh, ma siamo nell’era della globalizzazione.
SARTORI – Appunto. Era ovvio che aprirsi alla globalizzazione in un mondo nel quale i salari dei Paesi poveri erano 5, 10, a volte persino 20 volte, inferiori ai nostri salari, avrebbe costretto le nostre industrie, specie le grandi industrie, a dislocarsi dove il lavoro costava meno.

LUMEN – Quindi, secondo voi, la globalizzazione dell’economia produttiva portava inevitabilmente la disoccupazione europea ?
SARTORI – Mi pare ovvio. I Paesi più efficienti e meglio governati hanno sinora fronteggiato la situazione. Ma in parecchi membri dell’Unione Europea la globalizzazione ha gonfiato il debito pubblico a livelli non sostenibili e ha gonfiato a dismisura la burocrazia dello Stato o comunque a carico dello Stato.

LUMEN – Cosa dovremmo fare adesso per uscire dalla crisi di disoccupazione e far ritornare il lavoro nell’Unione Europea.?
SARTORI - Si fa come hanno sempre fatto tutti gli altri Paesi avanzati, ivi inclusi gli Stati Uniti e il Regno Unito (che sta in Europa sì e no), e cioè proteggendosi quando occorre.

LUMEN – Cioè ?
SARTORI – Si torna alla difesa doganale. La mia proposta è semplicemente quella di una Unione Europea che sia prima di tutto una unione doganale, che si protegge dall’esterno.

LUMEN – Sembra un passo indietro.
SARTORI – Può darsi, ma le circostanze lo rendono necessario. Non bisogna dimenticare che la industrializzazione dell’Europa continentale fu favorita e protetta da una unione doganale (inizialmente lo Zollverein tedesco); in sostanza, dalla protezione delle industrie senza le quali un Paese non diventa industriale. Anche nel contesto dell’Unione Europea, la protezione di ogni singolo Stato dovrebbe essere consentita, addirittura con delle barriere interne, qualora siano  giustificate dalla difesa del lavoro e delle industrie chiave nei Paesi che le hanno perdute.

LUMEN – Dubito che l’Europa, questa Europa, sia disposta a tanto.
SARTORI – Lo temo anch’io. Ma l’alternativa è quella di cui stiamo soffrendo: tasse crescenti, e oramai suicide, per pagare una disoccupazione crescente.  Senza protezioni, il nostro Paese continuerà a tassare, semplicemente, per pagare poco e male le pensioni, e a sussidiare poco e male i disoccupati. Un pozzo senza fondo nel quale stiamo sprofondando sempre più, altro che ripresa !

LUMEN – Poi c’è il problema dei migranti.
SARTIRI – Problema molto serio, che stiamo affrontando nel modo sbagliato. Abbiamo stabilito che l’immigrazione clandestina non è reato, e abbiamo una ministra dell’Integrazione che si batte per istituire lo “ius soli”, il diritto di chi riesce ad entrare in Italia di diventarne cittadino.

LUMEN – Un problema che rischia di scoppiarci tra le mani.
SARTORI – L’ha già fatto, direi. Già nel 2008 un importante politologo americano, Walter Laqueur, nel suo libro “Gli ultimi giorni dell’Europa”, spiegava che « l’immigrazione incontrollata ha popolato l’Europa di persone che non hanno nessun desiderio di integrazione, ma che pretendono i servizi sociali, l’assistenza medica sovvenzionata e anche i sussidi di disoccupazione che offrono i Paesi ospitanti ».

LUMEN – Anche tra gli immigrati, ovviamente, c’è un po’ di tutto.
SARTORI – Certamente. Nel caso migliore, questa immigrazione proviene da Paesi che sanno gestire piccoli negozi, piccoli traffici nei vari bazar, e cioè i mercati caratteristici del Medio Oriente, dove si vendono chincaglierie di ogni genere, ma che non hanno mai sviluppato una società industriale.

LUMEN – Quindi, in Europa i più bravi possono ricreare il negozio tipico dei bazar.
SARTORI - Certamente, ma sono comunque pochi. Alla maggioranza degli immigrati il paese ospitante può solo offrire un lavoro sottocosto, che li lascia emarginati in squallide periferie di miseria, caratterizzate da disoccupazione e da risentimento contro i Paesi ospitanti.

LUMEN – Con grossi problemi sociali.
SARTORI – Grossissimi. Il risultato complessivo, infatti, non è l’integrazione, ma semmai lo sfascio e l’aumento della delinquenza.

LUMEN – Qualche esempio da citare ?
SARTORI – L’Inghilterra e la Francia sono oggi i Paesi europei più invasi, per così dire, da questi “disintegrati”, sempre più ribelli e violenti. L’Inghilterra per via del Commonwealth, la Francia per cercare di salvare (assurdamente) la sua colonizzazione. La Francia, oggi con un presidente socialista, si limita a fronteggiare le sommosse. L’Inghilterra che, in materia, ha le mani più libere, chiede ora di controllare e limitare severamente l’immigrazione.

LUMEN - E noi ?
SARTORI - Noi siamo, con lo scombinato governo Letta e la pressione della “sinistra” su Renzi, quelli messi peggio di tutti.

LUMEN – Poveri noi. Qualche dato ?
SARTORI – Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Il nostro debito pubblico supera il 130% del nostro PIL. La disoccupazione dei giovani tra 15 e 24 anni sorpassa il 40%. La durata media del processo civile è di 564 giorni per il primo grado (contro una media europea di 240 giorni) e di quasi 8 anni per i 3 gradi di giudizio (contro poco più di 2 anni).

LUMEN - E si potrebbe continuare.
SARTORI – Si potrebbe, ma preferisco finirla qui, per carità di patria.

LUMEN – Grazie professore. E speriamo che, prima o poi, qualcuno vi ascolti.
 

9 commenti:

  1. "E speriamo che, prima o poi, qualcuno vi ascolti."

    Be', direi che questa è una speranza vana. L'antropologa Annamaria Rivera, che scrive per il Manifesto e sembra anche laureata in "antirazzismo", di Sartori pensa peste e corna. Come credo tutto l'establishment, destra e sinistra comprese. Strano che il Corriere gli conceda spazio ( forse per motivi di cassetta: una voce discordante può piacere agli inguaribili romantici italiani che allignano anche fra i lettori del primo quotidiano d'Italia).

    Quanto alla sostanza delle idee di Sartori che hai riportato sono d'accordo con lui: la globalizzazione ci ha rovinati. È stata troppo rapida e a discapito dei paesi industrializzati che si stanno ora deindustralizzando. E non c'è praticamente rimedio. Personalmente non vedo cosa si possa rimproverare a Marchionne - lui deve fare gli interessi della ditta e i suoi personali, mica quelli dell'Italia. Il capitale è davvero cosmopolita! Certo la Fiat ha preso una barca di soldi dallo Stato italiano, ma il libero mercato è il libero mercato, produci dove costa meno, è logico.
    Siamo tra l'incudine e il martello: libera concorrenza e globalizzazione. Non vedo come se ne possa uscire. Una misura palliativa per l'immediato sarebbe un'unione doganale, ma ormai tutti i paesi stringono accordi di libero scambio (la Svizzera ne ha concluso uno adesso con la Cina, il nostro ministro dell'economia era raggiante …).
    Immagino che anche l'Ucraina ambisca far parte dell'Unione Europea per favorire la propria crescita …
    Non una sola parola sul problema di fondo: la demografia (sulla quale invece Sartori ha sempre insistito, ritenendolo persino il problema più grave e alla base di tutti gli altri problemi).

    RispondiElimina
  2. << la globalizzazione ci ha rovinati. È stata troppo rapida e a discapito dei paesi industrializzati che si stanno ora deindustralizzando >>

    Caro Sergio, non solo la globalizzazione ha finito per rovinare noi occidentali, ma, se ricordi bene, nei primi tempi era stata avversata ferocemente dai terzomondisti proprio per il motivo opposto: perchè temevano che i "poveri" paese emergenti ne venissero danneggiati e depredati.
    invece, alla fine, loro ci hanno guadagnato e noi ci abbiamo perso.
    Com'è buffo il mondo, alle volte.

    RispondiElimina
  3. Come hai ragione, caro Lumen. Paradosso sul paradosso: quante volte abbiamo sentito rilevare, giustamente, che i No Global non avevano capito niente e che invece -delirio- *occorre più globalizzazione* senza capire i danni che ci avrebbe arrecato? Un'enormità ancora peggiore di quella che si vuole correggere. Cretini gli attori, e due volte i critici.
    Anche io, con Sergio, non vedo come si possa uscire dalla combinazione letale di liberismo e globalizzazione, indietro non si torna. Vedremo (vedranno) quali saranno gli esiti.

    RispondiElimina
  4. Indietro si torna, caro Francesco, si torna.
    L'economia è sempre condizionata dall'energia e la globalizzazione è figlia dell'energia fossile che si presta ad un certo tipo di gestione.
    Quando si dovrà passare all'energia rinnovabile, che per sua natura è fortemente distribuita sul territorio e non centralizzabile, vedrai che anche l'economia ritornerà ad essere maggiormanete locale, come in fondo è stata per tanti secoli.

    RispondiElimina
  5. Sartori è uno dei pochi "illuminati" che combatte contro la sovrappopolazione una minoritaria battaglia tra gli intellettuali italiani (ed europei). Non conoscevo queste sue posizioni sull'Europa che condivido. I processi di globalizzazione sono avvenuti in un'Europa molto debole e priva di anticorpi culturali. Il prezzo lo stiamo pagando soprattutto noi Italiani.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se leggi l'intervista rilasciata da E. G. Tedeschi e poi i commenti all'intervista apprenderai che per i cattolici gente come Sartori, cioè dei neomalthusiani, sono dei criminali da processare … Secondo Tedeschi, ex presidente licenziato dello IOR,
      la crisi economica è dovuta alla denatalità in Occidente. Per tornare a produrre e aumentare il PIL bisogna tornare a far figli. Come esempio cita la Cina coi suoi tassi di produttività pazzeschi, cosa resa appunto possibile dai numeri demografici. Intanto la popolazione in Cina dall'introduzione della politica del figlio unico è abbastanza stabile o cresce di poco. Gli alti tassi di crescita si spiegano poi in parte col fatto che il paese è in gran parte sottosviluppato e deve quindi creare l'infrastruttura. La maggior parte dei Cinesi sono ancora poveri, i miliardari sono pochi. È chiaro che l'economia cresce, ma i Cinesi sono ancora molto lontani dal reddito di E. G. Tedeschi e non credo proprio che ci arriveranno mai.

      L'intervista è stata segnalata da una lettrice del tuo blog:

      http://costanzamiriano.com/2013/05/21/uscire-dalla-crisi-fare-figli/

      Elimina
  6. Beh, però forse i cattolici non hanno tutti i torti ad augurarsi una crescita continua (delle persone e di tutto il resto) senza preoccuparsi delle conseguenze: loro hanno sempre l'ALTISSIMO che li protegge.
    Su un noto forum cattolico, per esempio, ho trovato questa perla che si commenta da sola: << Non c'è mai stato problema di posto sulla terra, evidentemente il Signore ha decretato un ciclo naturale che permette agli uomini di vivere sulla terra, che siano 1 miliardo o 7 miliardi. Inoltre la Provvidenza di Dio fa si che, anche quando le condizioni originarie vengono a mancare (come nel caso della distruzione dell'ambiente) non manchi la possibilità all'uomo di continuare a vivere. Quindi, a mio avviso, il problema non si pone. >>

    RispondiElimina
  7. "Indietro si torna, caro Francesco, si torna".

    Hai ragione, devo specificare: indietro si torna, ma noi non siamo in grado di farlo (intendevo dire, per nostra disposizione di volontà, per un cambiamento socioeconomico e culturale). Lo subiremo, questo rientro ad una economia locale, come scrivevi tu: quando si dovrà...
    E quando avverrà, sarà una catastrofe, con paesi su paesi, tra cui il nostro, che dipendono da flussi ecologici in entrata che verranno a mancare. Si smetterà di prosperare, o campare, sulle risorse altrui.
    Per me è da criticare l'ingenua fiducia che Sartori ripone ancora nella contraccezione. Perfetto quando c è da fare la diagnosi, molto meno nella terapia.
    La perla sembra opera di Guareschi, pre-darwiniana. Vorrei chiedere a questo genio come possa riuscire la divina provvidenza a permettere all'uomo di vivere in un ambiente distrutto, con quali mezzi.

    RispondiElimina
  8. << Vorrei chiedere a questo genio come possa riuscire la divina provvidenza a permettere all'uomo di vivere in un ambiente distrutto, con quali mezzi. >>

    E che vuoi saperne tu, misero mortale, dei pensieri che si agitano nella mente di Dio ?
    A lui (anzi a Lui) nulla è precluso....


    RispondiElimina