sabato 7 dicembre 2013

Tempi biblici

LUMEN – Accogliamo di nuovo, con grande piacere, Luigi Cascioli, che è tornato a trovarci.
CASCIOLI – Salute a tutti.

LUMEN – Questa volta parleremo della Bibbia, ovvero dell’Antico Testamento, e soprattutto del suo reale contenuto storico.
CASCIOLI – Non bisogna essere dei geni per comprendere, sin dalle prime pagine, che la Bibbia non è altro che un castello di stupidaggini, di contraddizioni e di assurdità la cui costruzione è stata possibile perché messa sulle spalle di un popolo di pastori che, fra tutti gli altri, era il solo a non avere una storia documentata che avrebbe potuto impedirlo.

LUMEN – Cominciamo bene.
CASCIOLI - Praticamente la Bibbia ha attribuito una cronaca agli ebrei come quegli istituti di araldica a pagamento, che attribuiscono alberi genealogici a persone prive di un casato verificabile.

LUMEN – Questa è divertente.
CASCIOLI - Se si dovesse dire soltanto la verità su ciò che si conosce realmente del popolo ebraico e del suo passato, stando alle confuse documentazioni pervenuteci, si potrebbe riassumere il tutto in una sola frase.

LUMEN – Quale ?
CASCIOLI - "C'erano una volta dei nomadi che, lasciate le zone semi-desertiche della Mesopotamia, invasero la Palestina depredando per secoli i popoli che l'abitavano". Punto e basta.

LUMEN – Effettivamente è un po’ poco. Però, in fondo, la Bibbia può essere vista come un semplice racconto epico.
CASCIOLI – Certo, ma è proprio questo il punto. Gli altri libri epici, sia pur sotto forma di leggenda, riportano personaggi e fatti precedentemente celebrati, quindi già esistiti nel passato.

LUMEN – E la Bibbia invece no ?
CASCIOLI – La Bibbia no. Essa costruisce la propria storia, la storia della sua tribù, facendola derivare da un eroe da tutti sconosciuto, da un eroe che non essendo mai stato prima nominato, risulta del tutto inventato.

LUMEN – E chi sarebbe questo fantomatico eroe ?
CASCIOLI – Ma il Dio biblico, ovviamente. Quel Dio senza nome che, via via che si va avanti nella lettura della Bibbia, sempre più appare come un'entità la cui esistenza veniva imposta artatamente, inventando una relazione fraudolenta con una tribù di nomadi, che in realtà lo aveva sempre ignorato.

LUMEN – Beh, questa mi pare una affermazione un po’ forte.
CASCIOLI – Ma fondata. Troppe circostanze ci dimostrano che il Dio della Bibbia non ha mai fatto parte del culto di questi pastori che, da quanto risulta dai fatti, hanno sempre professato un politeismo caratterizzato da un insieme di idoli tribali e di divinità pagane tratte dagli altrui culti.

LUMEN – Il classico politeismo tipico di quell’epoca.
CASCIOLI – Appunto. Nulla ci conferma che questo Dio sia esistito prima di essere nominato dalla Bibbia che fu scritta nel VI secolo A.E.V. (avanti era volgare). Nessuna testimonianza, neppure sottoforma di traccia, che attesti un suo culto, nulla che ci parli di lui, come avviene invece per tutte le altre divinità che ebbero un nome e che ci dimostrano la loro esistenza (come culto, si capisce) con i templi, le statue e le steli che furono eretti in loro onore.

LUMEN – Quindi, voi sostenete che sul Dio degli Ebrei, prima del VI secolo A.E.V., c'era il vuoto più assoluto ?
CASCIOLI – Proprio così. Hanno voglia, i sostenitori della Bibbia, a dire che se il loro Dio non ebbe un nome é perché egli stesso aveva proibito di nominarlo e che se di lui non ci sono pervenute effigi o statue ciò è dipeso dal fatto che era stato severamente proibito ai suoi seguaci di riprodurne la figura. Io non ci credo, non posso crederci.

LUMEN – Ed io neppure. Quello di un Dio timido e riservato non sembra proprio il ritratto che emerge dalla Bibbia.
CASCIOLI - E poi c’è il problema dai templi.

LUMEN – Quali templi ?
CASCIOLI – Quelli che non ci sono. Quei templi che la Bibbia afferma che furono costruiti per ospitare l'Arca Santa, che fine hanno fatto? Dove è finito quel tempio di Gerusalemme che Salomone, a dare ascolto alla Bibbia, fece costruire con pietre tre volte più grandi di quelle del Pantheon e del quale non ci è pervenuto nulla, neppure un frammento ?

LUMEN – Sicuramente, sarebbe stato una delle meraviglie del mondo antico.
CASCIOLI – Appunto. Invece nessuno ne ha mai visto una traccia. E' evidente che siamo di fronte a una storia inventata nel VI secolo A.E.V. dai redattori della Bibbia per raggiungere, attraverso la riunificazione degli Ebrei sotto un solo Dio, quegli scopi nazionalisti che si erano prefissi dopo la liberazione dalla prigionia di Babilonia.

LUMEN – Il solito giochino della propaganda di regime.
CASCIOLI - D'altronde, quale altro sistema avrebbero potuto usare per sostenere l'esistenza di un Dio estemporaneo, se non quello di ricorrere all'anonimato ?

LUMEN – L’anonimato ?
CASCIOLI – Sì. L’anonimato di quella famosa sigla "HJWH", che nessuno ha mai saputo cosa significhi. E l’anonimato di quel "Yahvè" che non è affatto un nome, ma un semplice appellativo che, significando genericamente "Io-sono". Come si può dimostrare, con questi miseri giochini di parole, l’esistenza di qualcosa ?

LUMEN – Ma non potevano, per evitare tutti questi contorsionismi, inventarsi un nome vero e proprio ?
CASCIOLI – No, non potevano. Il dare un nome a un Dio mai esistito, ad un Dio inventato, avrebbe comportato una verifica storica che avrebbe fatto crollare nel ridicolo tutta l'impalcatura, quell'impalcatura che si sarebbe potuta reggere soltanto grazie all'anonimato.

LUMEN – Sembra un paradosso.
CASCIOLI – Ma non è l’unico. Abbiamo non solo un Dio anonimo, ma anche visivamente sfuggente.

LUMEN – In che senso ?
CASCIOLI - Un Dio messo su esclusivamente con visioni e sogni riferiti da personaggi immaginali, vissuti in epoche non controllabili, che si perdono nel buio dei secoli; un Dio privo di ogni accenno o testimonianza che si riferisca all'esistenza di un suo culto.

LUMEN – Ma com’è stato possibile che una costruzione così intrinsecamente fragile abbia retto alla prova dei secoli ?
CASCIOLI – Sfruttando, nella maniera più arrogante, l'impossibilità che ha la ragione di dimostrare l'inesistenza dell'inesistente.

LUMEN – La classica “probatio diabolica”.
CASCIOLI – E proprio su questa impossibilità di poter dimostrare l'inesistenza dell'insistente, il Cristianesimo, religione basata esclusivamente sulla rivelazioni e sui sogni, imporrà i suoi dogmi, farà passare per “veri” i miti costruiti su immaginari personaggi che eleverà agli onori degli altari, quali le migliaia di martiri dell'era neo-cristiana e tanti altri nei secoli che seguirono.

LUMEN – Possiamo fare qualche esempio ?
CASCIOLI - Senza andare troppo lontano, potrei citare Santa Rosa da Viterbo a proposito della quale il biografo Paolo Cenci, dopo averne ricostruito la vita arrampicandosi sugli specchi,conclude così "Non possiamo rifiutare ciò che di lei è scritto nella "Seconda Vita " dal momento che nessuno ha potuto dimostrare essere falso".

LUMEN – E quindi, tornando alla nostra Bibbia, si potrebbe dire che "Siccome nulla dimostrala che il Dio degli ebrei sia veramente esistito prima del VI secolo A.E.V., ma altrettanto nulla dimostra la sua inesistenza, non si può escludere che sia veramente esistito",
CASCIOLI – Ed infatti è proprio quello che sostengono loro.

LUMEN – Un bell’esempio di ragionamento circolare.
CASCIOLI - Possiamo quindi concludere che, se gli Ebrei non avessero scritto la Bibbia nel VI secolo A.E.V., in seguito alla decisione presa di costruirsi un Dio, Yahvè sarebbe rimasto nella Stele di Pergamo.

LUMEN – E cosa sarebbe ? Non ne ho mai sentito parlare.
CASCIOLI – La città di Pergamo, in Asia minore, aveva deciso di elevare una stele in onore degli Dei sconosciuti, per il senso di pietà che provava verso di essi, verso la loro frustrazione di divinità senza adoratori.

LUMEN – Un’idea, direi, quasi poetica.
CASCIOLI – Ma anche patetica. E l'immagine di questi Dei che, attraverso la stele di Pergamo, se ne stanno lì, in attesa di uomini che li evochino perché possano scendere dal cielo ed occupare finalmente un trono sulla Terra, mi sembra perfetta per mettere le religioni, tutte le religioni, nel “ridicolo” che si meritano.

LUMEN – Ben detto. E che ridicolo sia.

6 commenti:

  1. "… per mettere le religioni, tutte le religioni, nel “ridicolo” che si meritano."

    Eppure tutte queste fantasie hanno fatto nascere capolavori dell'arte che ancora oggi ammiriamo: templi, pitture, sculture, musica, filosofia e teologia. È paradossale che particamente dal nulla o dai sogni ed errori si sviluppi poi consequenzialmente un pensiero logico, un sistema su cui grandi genii come Newton si rompono la testa per trovare pezze d'appoggio o le prove. Il frate Bernardo Lully, un geniale matematico, si riprometteva di "dimostrare" la necessità della Trinità.
    Ma è difficile, credo, non essere suggestionati da creazioni come il tempio di Segesta, il Pantheon, la messa in si minore di Bach, la Nunziata di Antonello ecc. A lungo l'arte è stata essenzialmente arte sacra.
    Certo oggi è sopraggiunto il disincanto, possiamo ammirare queste opere come semplice espressione dei sogni e delle idee dell'uomo nei vari momenti della sua storia.
    Oggi i racconti della Bibbia e dei vangeli ci appaiono puerili, ridicoli, contraddittori, talora persino crudeli e disumani (penso al Dio veterotestamentario, ma anche a Gesù che minaccia fulmini e saette a chi non lo ascolterà). Come mai si è creduto per secoli e persino millenni a racconti che oggi appaiono ridicoli e non accettabili persino a un bambino un po' sveglio?
    Perché il potere aveva diritto di vita e di morte sui sudditi, la fede era imposta ed era impossibile sottrarsi al potere. Il potere agiva poi su due versanti: l'imposizione feroce e la ricerca del consenso attraverso l'educazione religiosa, l'apostolato, la beneficenza, la persuasione, il suggerimento di un senso a una vita che - non dimentichiamo - è stata per quasi tutti durissima (non per niente il mondo era concepito come lacrymarum vallis).
    Il benessere diffuso ha strappato definitivamente il velo alle ubbie religiose. Di una vita ultraterrena nessuno sa niente (i più ingenui s'immaginano praterie celesti in cui cacciare per l'eternità, gli erotomani islamici sognano di settanta vergini da stuprare - a me pare una pena da inferno dantesco). Questa nostra umana avventura invece è reale (basta un mal di denti o un callo che duole per farci sentire com'è vera e dura la realtà). Ma oltre al mal di denti insopportabile ci sono anche tante cose deliziose per cui (forse) valeva, vale ancora la pena vivere.
    Un interessante paradosso: in che misura l'esplosione demografica ha accelerato la distruzione e dissoluzione delle nevrosi religiose? L'incremento demografico ci appare oggi mostruoso, eppure grazie ad esso e allo sviluppo tecnologico conseguente la religione è stata svuotata.
    Resta la domanda eterna del senso di tutto questo. Alcuni dicono che non c'è un senso speciale (Odifreddi, Cechov), anzi non c'è nessun senso ma semplicemente il reale. E conviene prendere l'onda, è anche bello e divertente.

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  2. << Un interessante paradosso: in che misura l'esplosione demografica ha accelerato la distruzione e dissoluzione delle nevrosi religiose? >>

    Una considerazione molto acuta, la tua, Sergio.
    Certo il collegamento sembra paradossale, ma qui entra in ballo (come dici giustamente tu) la tecnologia e prima ancora la scienza.
    Due elementi che, guarda caso, il potere religioso ha sempre visto con enorme sospetto, forse per stupidità, o forse per lungimirante spirito di sopravvivenza.
    E due elementi che ha combattuto ferocemente (nel senso letterale del termine) fino a quando ha potuto farlo.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Un altra domanda molto profonda che fai nel tuo commento, Sergio, è questa: << Come mai si è creduto per secoli e persino millenni a racconti che oggi appaiono ridicoli e non accettabili persino a un bambino un po' sveglio? >>
    E fai riferimento, tra le altre cose, al << suggerimento di un senso a una vita che - non dimentichiamo - è stata per quasi tutti durissima (non per niente il mondo era concepito come "lacrymarum vallis") >>.

    Ecco, questo è forse l'unico vero grande pregio della religione.
    Quando la vita è dura, molto dura (e così è stata quasi sempre per il povero homo sapiens), il pensiero di una vita ultraterrena è l'unica cosa che ti consente di sopportare la realtà e di tirare avanti.

    Non per nulla molti biologi evoluzionisti ritengono che la religione sia un caratere darwiniano, ovvero sviluppatosi perchè aiutava la fitness del fenotipo. Ed io - si parva licet - sono d'accordo con loro.

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  5. ma non vi rendete conto che solo chi non è pieno di odio e putridume può parlare senza dire maldicenze. Fareste meglio a fare gli atei e ad infischiarvene di Dio, perchè come state facendo vi sostituite al demonio. Proprio bravi.

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  6. Caro Mago, non chiedo di meglio che di poter fare l'ateo ed infischiarmi di Dio. Il fatto è che la religione permea completamente la nostra societò e non è possibile, in alcun modo, ignorarla.
    Senza contare che sono le stesse gerarchie religiose (soprattutto quelle cattoliche, che hanno l'obbligo dell'apostolato) ad infilare il loro pensiero e le loro parole in quasi ogni occasione.
    Anche volendo, credimi, è impossibile ignorare la religione, e quindi il concetto di Dio.

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