sabato 23 novembre 2013

Apocalipse now

Si chiama fascino dell’abisso. E’ quello che spinge inconsciamente molte persone, nei momenti di forte crisi sociale, a desiderare una palingenesi totale del mondo, una sorta di apocalisse che spazzi via tutto quello che non va. Una versione moderna del “Muoia Sansone con tutti i filistei”.
Ma non è sicuramente questo l’approccio corretto da usare di fronte all’attuale crisi ecologica che tanto ci spaventa; una crisi che va combattuta facendo esattamente l’opposto.
Come ci spiega Antonio Turiel, in questa breve ma profonda riflessione sull’argomento (da Effetto Cassandra).
LUMEN


<< E’ già da tempo che al cinema, nei racconti, nelle serie televisive nei fumetti e nei videogiochi (…) si possono trovare racconti di un futuro più o meno apocalittico. (…) In tutti i casi la catastrofe presuppone la fine della nostra civiltà e l'inizio di una nuova epoca di scarsità, necessità e grandi pericoli.

Questo tipo di fantasia ha una lunga tradizione nel mondo occidentale. Non per caso una catastrofe che può mettere in ginocchio la civiltà di solito viene chiamata Apocalisse, in riferimento all'ultimo libro del Nuovo Testamento.
Le rivelazioni che l'Apostolo San Giovanni e i suoi accoliti lasciarono riflesse in quel libro si riferivano alla desiderata caduta di Roma (…) ma sono serviti per secoli come base di tante profezie millenarie.

Se si guarda la storia dell'Europa si può vedere che, con una certa frequenza, i paesi hanno attraversato dure crisi di identità, di messa in discussione profonda del proprio modello di civiltà e proprio in quei momenti l'idea di vivere in una civiltà decadente che sarà purificata dalle fiamme dell'Apocalisse è diventata ricorrente.
L'attrattiva principale della narrativa apocalittica è che offre una via d'uscita ad una civiltà che è giunta ad un punto morto, ad un'impossibilità di continuare per la stessa strada da cui veniva.

Siamo tutti in grado di vedere cose che non funzionano intorno a noi, in ciò che percepiamo come “società”, nel nostro paese, nel nostro stato.
Solo quando si accumulano troppe cose negative comincia a sembrare desiderabile distruggere tutto e iniziare da zero, cercando di non tornare a commettere gli stessi errori del passato, eliminando tutto ciò che è stato fatto male. Il che, con un certo cinismo, implica anche eliminare milioni di persone che già sono, nella nostra percezione, “male educate”.
Per qualche curioso motivo, quelli che credono, fino a desiderarlo, nell'arrivo dell'Apocalisse pensano, che loro saranno fra quelli che sopravviveranno, nonostante ci si aspetti che la carneficina sia estrema ed estesa.

Tuttavia, la narrativa apocalittica si adatta poco alla realtà delle transizioni, comprese quelle dei collassi delle civiltà.
Generalmente il collasso di una civiltà impiega molti decenni, anche vari secoli, e la riduzione è abbastanza graduale per la percezione umana, anche se storicamente rappresenta solo alcune generazioni. Proprio perché ogni generazione è una vita completa ed i nuovi venuti danno per scontato che ciò che i grandi chiamano “il nuovo ordine delle cose” sia la normalità. (…)

La psiche umana ha la tendenza a modellare la propria memoria in forma di stati (visione statica) e non di processi (visione dinamica), così che normalmente vediamo lo stato A e poi lo stato B, senza comprendere che c'è stata tutta una successione continua che ci ha portato, ed era prevedibile che ci portasse, da A a B.

Quindi, salvo in casi di declino improvviso di alcune risorse fondamentali (cosa che potrebbe accadere durante il tramonto del petrolio già in corso, ma che non è prevedibile che accada nella generalità dei casi), non è l'Apocalisse ciò che potrebbe aspettarci nel futuro, ma uno scenario di degrado continuo (…)
Colui che richiama l'Apocalisse sta dicendo che preferisce uno scenario di sangue e fuoco dove potrebbe lottare per una vita più austera ma libera, forse perché intuisce che la cosa più probabile è che senza grandi clamori possa semplicemente diventare uno schiavo.

A margine delle persone che aspettano e desiderano l'Apocalisse come momento personale di redenzione, in generale la società, ed in particolare le persone con una migliore posizione sociale, rifiutano in toto una tale narrativa e persino l'uso dell'aggettivo “apocalittico” è considerato dispregiativo, usato per disprezzare chi è ritenuto fuori di senno per il fatto di affermare o credere che una tale cosa possa accadere. (…)

Questa è, di fatto, la situazione in cui tante persone che tentano di promuovere la presa di coscienza riguardo alla crisi energetica si sono trovate in miriadi di occasioni.
Io stesso mi sono trovato a confronto con gente che, dopo aver proposto la propria soluzione tecnologica al “problema” e dopo aver sentito le mie obbiezioni ad essa, invece di capire che la chiave sta nel “ripensare il problema”, continua a cercare una crescita infinita in un pianeta finito e mi dice sprezzante: “Lei ha una visione apocalittica”. (…)

Molta gente ride quando le dico che io non sono un pessimista. Che io non sia un pessimista dovrebbe risultare evidente semplicemente vedendo che impiego una quantità significativa del mio tempo libero a fare divulgazione sul problema della crisi energetica (…).
Se io pensassi che non c'è niente da fare, che senso avrebbe dedicare tanto tempo ad una causa persa? E' proprio perché credo che si possa e si debba fare qualcosa che spiego queste cose.

Ovviamente non ho tutte le soluzioni per tutti i problemi; cerco solo di creare consapevolezza, visto che non potremo mettere la conoscenza e la capacità di questa società nella giusta direzione per costruirci un futuro se prima non siamo coscienti del problema che abbiamo.
E nonostante gli anni che abbiamo perso già nel tentativo di cambiare una rotta di collisione, continueremo a provarci sempre, perché noi, coloro che si dedicano a questo, crediamo che le cose si possano ancora cambiare in meglio.

Chi è in realtà il vero pessimista? Colui che crede che non si possa cambiare nulla. Il suo comportamento è simile a quello dell'autista del nostro autobus che segue prosegue per la sua strada e all'improvviso vede che il ponte per il quale doveva passare è crollato, ma nonostante questo persiste nel proseguire per la stessa strada.

Noi gli diciamo che può svoltare, che può girare a sinistra o a destra per continuare su un'altra strada, o che perlomeno freni, ma lui dice che ha fatto la stessa strada migliaia di volte, che gli ingegneri stradali sono persone molto abili e che se vien fuori un qualche problema lo risolveranno in tempo, che alla fine dei conti siamo solo degli ignoranti e dei catastrofismi, e continua imperturbabile sulla stessa strada, quella che lo porterà nel burrone, e noi con lui.

Proprio queste persone che dicono che “nulla cambierà”, che “la crescita economica non è negoziabile” (…), sono le persone che con più probabilità accusano coloro che avvisano del problema di essere “catastrofisti” ed “apocalittici”.
Forse inconsciamente, le loro accuse cercano di nascondere il loro senso di colpa, che in realtà sono loro i catastrofisti. E sono loro stessi, il giorno in cui comprenderanno che il loro beneamato programma di progresso e la loro visione di crescita infinita fanno acqua da tutte le parti, coloro che probabilmente aspetteranno e desidereranno con fervore devoto l'Apocalisse che li redima.

Non ci aspetta l'Apocalisse più avanti; piuttosto un amaro declino ed una miseria crescente, se non sappiamo gestire questa situazione.
Ma possiamo gestire correttamente questa situazione difficile. Sì, possiamo.
Possiamo trasformare questa crisi storica in un'opportunità storica, quella di ripensare il sistema economico e trasformarlo in qualcosa di più umano e più giusto. Si può passare dall’idea all’azione. Facciamolo. >>

ANTONIO TURIEL

31 commenti:

  1. Un bellissimo testo (non conosco l'autore che per sentito dire, come pure "Effetto Cassandra"). Tanto bello che a lettura finita mi sono sentito meglio (be', un po' meglio - ma è sempre qualcosa). Perché è un testo semplice e chiaro e l'autore vuol farci capire che non tutto è perduto, si può fare ancora qualcosa, e comunque vale la pena di discuterne con pacatezza, senza pregiudizi ed anatemi pronti.
    Destra e sinistra sono ormai concetti obsoleti (in gran parte). Il mondo sembra essere diviso tra chi punta sulla crescita a qualunque costo (e gli ex destri e sinistri sono d'accordo) e chi invece vede i limiti e i pericoli persino mortali (ed è accusato da ex destri e sinistri di disfattismo, utopismo, stupidità).

    Per secoli e millenni l'umanità è vissuta di stenti, nella penuria. La crescita era inesistente o minima e solo una piccola elite viveva negli agi. Oggi anche una persona in precarie condizioni economiche gode, almeno dalle nostre parti, di lussi che un tempo nemmeno un principe aveva (a cominciare dal riscaldamento - A. Manzoni mandava al figlio un po' di legna per riscaldare …). Ma l'appetito vien mangiando e - complice la pubblicità - tutti ambiscono a qualcosa di più. Quest'ambizione ad avere di più è però forse innata nell'uomo ("crematistica"). Ho visto una bella intervista a un chirurgo svizzero che ha scalato tutte le grandi vette del mondo (anche insieme a Mesmer). E gli hanno chiesto: ma perché, chi glielo ha fatto fare di esporsi così ai pericoli, a sobbarcarsi tali fatiche? E lui ha risposto: l'uomo vuole sempre "qualcosa di più", la normalità non gli basta. È quel qualcosa di più che lo rende felice. Per lui era arrivare in cima all'Everest. Poi dopo una scalata tornava in clinica e i colleghi lo trovavano meravigliati in gran forma, lavorava anche meglio.
    La normalità è il qualcosa di più quando non si riesce quasi a sopravvivere e si desidera tanto una vita più tranquilla, "normale". Ma poi si vuole di più (se si è ancora giovani). Ieri la natura onnipossente poneva limiti invalicabili. Tanti di questi limiti sono stati abbattuti - ma rischiamo di abbattere anche noi stessi.

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  2. Caro Sergio, credo che tutti noi siamo sballottati tra i due estremi della vita normale e del superamento dei limiti.
    A volte la normalità ci tedia e allora cerchiamo l'emozione. Altre volte i tentativi di superamento ci sfiancano e allora sogniamo una tranquilla normalità,
    Forse è in nostro destino quello di non essere mai in quiete. E lo conferma il fatto che quella chi noi chiamiamo felicità è un obbiettivo tanto bello quanto fugace e, spesso, anche casuale.

    " O greggia mia che posi, oh te beata,
    (,,,)
    Quando tu siedi all'ombra, sovra l'erbe,
    Tu se' queta e contenta;
    E gran parte dell'anno
    Senza noia consumi in quello stato.
    Ed io pur seggo sovra l'erbe, all'ombra,
    E un fastidio m'ingombra
    La mente, ed uno spron quasi mi punge
    Sì che, sedendo, più che mai son lunge
    Da trovar pace o loco."

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  3. Io al solito mi ritrovo a vedere la realtà in modo più cupo di Sergio e di Lumen, e non riesco a trovare tanto bello questo scritto di Turiel. Che il fascino dell'abisso sia un fatto, non si discute, però la posizione di fondo è molto discutibile.

    1"Il che, con un certo cinismo, implica anche eliminare milioni di persone che già sono, nella nostra percezione, “male educate”. --- Mi piacerebbe che a chi sostiene idee del genere, ovvero il cinismo del voler eliminare, si provasse a far balenare l'idea che il cinismo si esprimere nel fare caterve di figli, creando il problema, non nel volerlo risolverlo (troppa popolazione, soluzione: eliminarne una parte, che altro?). Certo se lui pensa che sia, per me cinico e qualche altro, un problema di maleducazione e non di sovrappopolazione, allora non ci capiamo.
    2 In che cosa ripone il suo non-pessimismo? Dice solo che, se fosse pessimista, sarebbe insensato dedicarsi al problema della crisi energetica. Ma questo è solo il presupposto del suo impegno. Non giustifica nessun ottimismo (o rifiuto del pessimismo). Io parlo e mi infervoro di crisi energetica perché sono ottimista, perché se non lo fossi, non dedicherei tempo ed energie al problema; ok ma perché sono ottimista? Da lì non si capisce, non lo dice. Sfido, non c è niente per cui esserlo, l'unica possibile ragione di fondo è wildiana (lodiamo il ladro e troviamogli tante buone qualità sperando che risparmi le nostre tasche... il disprezzo dell'ottimismo di Lord Henry Wotton). Dover sperare, che ragione è questa? Anche io mi sento di dover sperare, , sono pessimista. Per cui quando Turiel dice di far ridere la gente cui confessa di non essere pessimista, dico che riderei anch'io - "crediamo che le cose si possano ancora cambiare in meglio", beato lui che ci crede.
    3"Non ci aspetta l'Apocalisse più avanti; piuttosto un amaro declino ed una miseria crescente, se non sappiamo gestire questa situazione". Ottimismo, la situazione è ingestibile, l'Apocalisse ci aspetta, eccome se ci aspetta. Ragazzi, ci sono 7 miliardi di persone, e ce ne sono minimo 5 di troppo. E ne arriveranno almeno altri 3 in più. Cosa vuole gestire Turiel?

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  4. Caro Francesco, capisco perfettamente le tue considerazioni.
    Chi (come noi) riesce a comprendere appieno il declino che ci aspetta finisce per oscillare continuamente tra la disperazione dell'ineluttabile e il cauto ottimismo della possibilità.
    Poi se ci sarà davvero l'apocalisse o solo un amaro declino non lo sa nessuno.
    Però sono convinto che, comunque vada, una persona consapevole avrà sempre una possibilità in più di evitare le conseguenze peggiori.

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  5. «Ottimismo, la situazione è ingestibile, l'Apocalisse ci aspetta, eccome se ci aspetta. Ragazzi, ci sono 7 miliardi di persone, e ce ne sono minimo 5 di troppo. E ne arriveranno almeno altri 3 in più. Cosa vuole gestire Turiel?»

    Allora che fare? Come fai a dire in una discussione o talk show che ci sono 5 mld di troppo? E coi prossimi 3 mld 8 di troppo? Come li eliminiamo? Passi per pazzo o cinico.
    I soliti complottisti parlano di piani già pronti per un Armaggedon con cui eliminare gran parte dell'umanità (non ci vorrebbe nemmeno un'apocalisse nucleare, basta sciogliere qualche potente veleno negli acquedotti). Io stento a credere, anzi francamente non posso e non voglio credere a simili piani.
    Allora lasciar fare alla natura? Sistemerà lei le cose per farci tornare alla casella di partenza?
    C'è poi anche la possibilità di trovare finalmente la pietra filosofale, alias energia illimitata (la famosa fusione nucleare). Ma non so a cosa possa servire tanta energia servirà. I Verdi svizzeri vogliono solo auto elettriche entro il 2050. Cinque o sette miliardi di auto elettriche nel mondo, sai che bello! Nel 2000 circolavano in tutto il mondo ca 550 mln di veicoli! Non so quanti chilometri quadrati di parcheggi ci vorrebbero per tante macchine! Se tutti i cinesi avessero un auto non ci sarebbe più posto per piantare le patate.
    Ma per quanto pessimista tu lo stesso intervieni, dunque vorresti modificare qualcosa, salvare qualcosa. Se no te ne staresti zitto et "après toi le déluge".
    Allora che fare, da dove cominciare - senza minacciare stragi, umane o naturali, che l'uomo della strada istintivamente respingerà (chist è pazzo!).

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    2. Caro Sergio, avevo considerato questa osservazione, anche se troppo di fretta e pre-replicando in modo grammaticalmente schifoso ("Anche io mi sento di dover sperare, , sono pessimista"). Esther sperava nel ritorno di Ben Hur pur senza crederci, e tu converrai che la differenza fra speranza e ottimismo esiste, non è un bizantinismo. La speranza, va da sé, è sempre doverosa, l'ottimismo no. Anche se uno per carattere sarà più o meno portato ad essere ottimista (io meno, chiaramente meno), resta il fatto che l'ottimismo deve trovare una giustificazione nella realtà. Cos é l'ottimismo se non unanpercezione favorevole della distanza fra un dato status quo e un obiettivo di sorta? Nel nostro caso, l'obiettivo è di rientrare entro il doppio mld, la distanza è di più di 2,5 volte tanto, e l'inerzia è del tutto sfavorevole, fra poco più di 10 anni siamo 8 mld.
      Pertanto sì, io stesso spero di salvare qualcosa, tutto il salvabile, e per questo non rimango zitto, ma fermo restando quel "per quanto pessimista", perché tu vedi con quali numeri abbiamo a che fare. Cosa per cui come fa Turiel a essere ottimista resta per me un mistero. A meno che non sia un ottimismo ideologico, quello che Sartori chiamava con bel neologismo "lietopensare", raccontarsi una realtà migliore di quanto non sia davvero per dormire meglio la notte.
      La domanda che poni all'inizio e alla fine è ovviamente la domanda per eccellenza, ma l'esclusione che poni tu è, permettimi, fuorviante. Vuoi salvare il mondo e avere al contempo l'adesione dell'uomo della strada, buona fortuna. Non può essere, ricorderai quando Luca Pardi ammetteva l'impossibilità della resipiscienza di specie. Io ti dico che non è neanche necessaria, basta che un numero ristretto di persone, in posizione chiave, si convinca di dover agire. In ogni caso, democraticamente non c è niente da fare, 5 mld di esseri umani che non dovrebbero esistere neanche in provetta dovrebbero dare il consenso a farsi togliere di mezzo, chist è pazzo me lo direbbero davvero, ma tu credi che io voglia chiedere la loro opinione? Vedi, non c è da minacciare stragi. Io non credo che Pianka fosse diventato matto quando disse quello che disse, e so che non lo pensi neanche tu. L'uomo della strada lo farebbe, ma che abbiamo a che fare io, te, o Lumen, con l'uomo della strada?

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    3. «Vuoi salvare il mondo e avere al contempo l'adesione dell'uomo della strada, buona fortuna. … Io ti dico che non è neanche necessaria, basta che un numero ristretto di persone, in posizione chiave, si convinca di dover agire.»

      Vinci facile con queste osservazioni. Evidentemente non si può riscuotere il consenso e l'adesione di una massa di decerebrati.
      Però non si può tenerne conto in qualche modo. Persino autocrati come Cesare e Augusto non potevano ignorare il mood del popolo romano costituito in massima parte di poveracci. Perciò Cesare si faceva vedere al circo (ma poi invece di ammirare lo spettacolo discuteva coi suoi uomini, e il popolo vedeva che non gliene fregava niente dello spettacolo e mormorava). Pensa a tutti i nostri politici che devono simulare interesse per i pallonari, persino la Merkel si finge tifosa …

      La democrazia non è nient'altro che un metodo per evitare discussioni all'infinito, stallo e magari guerra civile. Penso che sia un buon metodo, forse il migliore, ma nient'altro. E in tempi difficili la democrazia è sospesa per necessità. Quindi ben venga se necessario l'intervento salvifico di una elite degna e onesta e all'altezza del compito. Che forse è già all'opera senza che lo sappiamo (possibile però che questa elite sia tutt'altro che degna e onesta e operi solo nel proprio interesse).
      Sulla democrazia credo molti si facciano troppe illusioni. Ricordo un compagno del liceo contrario a "un individuo, un voto", sostenendo che il voto di una persona preparata e informata non poteva valere quanto quello di un analfabeta all'oscuro dei problemi. Qualcosa di vero c'era in questa affermazione (questo compagno ha avuto poi problemi con la giustizia per avere incassato mazzette dai ristoratori cui concedeva licenze e con le quali si è comprato un magnifico podere in Toscana - dove vive ancora).

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    4. << in tempi difficili la democrazia è sospesa per necessità. Quindi ben venga se necessario l'intervento salvifico di una elite degna e onesta e all'altezza del compito.>>

      Sì, la speranza è questa.
      Ed anche se le possibilità di essere guidati da una "elite degna e onesta" mi sembrano scarse (la storia insegna) è comunque l'unico sentiero percorribile.
      Anche perchè, questa volta, l'elite sarebbe esattamente sulla stessa barca di tutti gli altri e questo potrebbe essere un buon motivo per comportarsi nel modo "degno e onesto" che tutti ci auguriamo.

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    5. @ Francesco.

      Tu dici (giustamente): << ma che abbiamo a che fare io, te, o Lumen, con l'uomo della strada? >>
      Io però non ho perso la speranza che la propaganda mondiale dei media possa, anche solo per convenienza, svoltare di 180 ° e lanciare il famoso "contrordine compagni".
      Allora, una volta bombardato da informazioni finalmente corrette, non è possibile che anche il famoso uomo della strada possa accettare, in qualche modo, il cambio di paradigma ?
      E quindi un controllo ferreo della natalità, che sarebbe il sistema socialmente più tollerabile di ridurre la popolazione ?
      Forse sono solo utopie, ma resta sempre una possibilità.

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    6. "E quindi un controllo ferreo della natalità, che sarebbe il sistema socialmente più tollerabile di ridurre la popolazione ?"

      Per quel che riesco a immaginare io, sì senz'altro, ma ovviamente non quello funzionalmente più efficace. Business as usual, 55 mln di morti all'anno, nel mondo; metti zero nascite, e fai 55 mln x 80 anni = 4,4 mld. Al 2093 resterebbero in 2,7-2,8 mld (e ammesso che non ci sia già un numero troppo alto di "imbucati" sfuggiti alla contabilità ufficiale). Al di là del fatto che 80 anni di blocco delle nascite metterebbero fine all'umanità in ogni caso - non mi sfugge:) - resta il punto: con questa lenta discesa della popolazione, come sarebbe ridotto il pianeta a quella data? Abbiamo un overshoot da 5 mld di soprannumerari, per ora, che si perpetua e accumula danno su danno, di anno in anno. E sappiamo che sarà di 6 al 2025 (e sempre assumendo il limite di 2 mld, che non mi sembra neanche ottimale, ma giusto un limite). Resterebbe un sovraconsumo troppo alto e per troppo tempo. Questo è il regalo che ci ha fatto la bomba demografica del XX secolo, ora abbiamo l'Everest da spianare. E poi pensa anche solo a questo controllo ferreo: aborto, infanticidio, sterilizzazione... siamo distanti, pure in Cina si allontanano. Però neanche io voglio perdere la speranza.

      Sergio: è chiaro che sulla democrazia non siamo d'accordo, però trovo intrigantissimi questi riferimenti classici. I Cesari dovevano tenere conto sì conto degli umori popolari, ma per loro andava bene così, qui sta la differenza (approvvigionare Roma non era mai poca cosa, ma politicamente rimeneva un'operazione più che necessaria, molto vantaggiosa. Pane e spettacoli, e la bestia era tenuta buona). Tu immagina invece se il popolo avesse preteso di dire a Caracalla come regnare, di fissare limiti al suo potere. Erodiano dice che fece massacrare una folla enorme al circo solo perché avevano schernito al circo l'auriga per cui lui tifava, e che ai pretoriani non parve neanche vero di potersi divertire in quel modo! Peggio di peggio se qualcuno gli avesse spiegato: senti, stanno diventando in troppi e fra qualche anno ti sbraneranno, te e tutti i nobili come te. Non ci sarebbe stato umore che avrebbe tenuto. Invece che fanno i leader moderni? Qui sta l'incredibile: alcuni niente, altri cavalcano la tigre. E anche se sono sulla stessa barca, come diceva Lumen. Mubarak è saltato per la sovrappopolazione che non dà scampo al suo paese, non per altro, siamo d'accordo su questo. Fosse stato un presidente democratico non sarebbe cambiato niente (magari reggeva un paio d'anni in più, e poi avrebbe fatto comunque la stessa fine). E' venuto fuori dalla temperie di Boumediene e alla fine l'ha pagata.

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    7. Interessante. Ma adesso, concretamente, cosa proponi o vorresti? Quando eravamo "appena" tre miliardi lo storico dell'arte inglese … osservava: "L'incremento demografico di questo secolo è il fenomeno più caratteristico dell'epoca. Una sciagura, una catastrofe. Tanto che adesso non si sa più cosa fare". Perché la gente i figli li vuole lo stesso (per istinto, perché è bello, per dare un senso alla propria vita ecc.). Persino i Cinesi scalpitano dalla voglia di figli, pur essendo stati i più ragionevoli con la famosa - e per l'occidente democratico famigerata - politica del figlio unico.
      Effettivamente non si sa più cosa fare, la crescita è inarrestabile. Tra le possibili soluzioni, ma non indolori, io vedo crisi economica senza precedenti, epidemie, guerre, comete o asteoridi di grosse dimensioni (forse basterebbe uno di 200 metri di diametro), eruzioni pliniane piroclastiche un po' ovunque, a cominciare dal Vesuvio che farebbe fuori i settecentomila che abitano oggi ai suoi piedi (mentre le vittime del 79 d. C. furono solo alcune migliaia, ca. 2000).
      Visione pessimista e apocalittica.
      Lumen però è meno pessimista, anzi moderatamente ottimista (dice che ci fermeremo qualche centimetro o millimetro prima del baratro … l'umanità avrebbe risorse impensate …).

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    8. << Lumen però è meno pessimista, anzi moderatamente ottimista (dice che ci fermeremo qualche centimetro o millimetro prima del baratro … l'umanità avrebbe risorse impensate …). >>

      Beh, più che dirlo lo spero.
      Forse il mio cauto ottimismo è dovuto anche alla mia esperienza personale.
      Sono un figlio degli anni 50, e quindi appartengo a quella generazione di persone che, in occidente, è stata forse la più fortunata di tutti i tempi.
      Non ho vissuto personalmente (come invece i miei genitori) l'inferno della seconda guerra mondiale e, per mia fortuna, non ho mai vissuto nè assistito a tragedie collettive veramente gravi.
      Per questo, forse, mi viene così difficile arrendermi alla visione apocalittica.

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  6. << C'è poi anche la possibilità di trovare finalmente la pietra filosofale, alias energia illimitata >>

    Caro Sergio, non credo che una nuove fonte di energia più ricca e disponibile ci aiuterebbe a trovare la "quadra".
    Certo, ci darebbe forse un po' di sollievo immediato, ma poi, paradossalmente, finirebbe per accelerare il patatrac, che è legato soprattutto al degrado ambientale.
    Più energia infatti vuol dire anche più popolazione (l'ultimo boom demografico è sostanzialmente figlio del petrolioa buon mercato), mentre, per converso, meno energia dovrebbe voler dire meno popolazione.
    Ecco perchè le energie rinnovabili, che hanno un limite massimo intrinseco, sono una buona scelta per il futuro: fermano contemporaneamente sia l'inquinamento che la crescita demografica.
    Ecco perchè non voglio rinunciare a un po' di sano ottimismo.

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    1. Il mio messaggio precedente era una risposta o obiezione a Francesco (non ho premuto "rispondi"). Sì, penso anch'io che nuove fonti energetiche sarebbero un incentivo a continuare come prima, più di prima. La crisi aveva - e forse ha ancora - qualcosa di buono, sarebbe stata occasione per una pausa di riflessione, un ripensamento. Invece il sogno di tutti (destra e sinistra) è di riprendere l'andazzo. Ormai è un coro: basta austerità, c'è bisogno di crescita. È la sola ricetta proposta da tutti (USA, UE, Cina, Giappone, Russia, paesi africani).

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  7. "Ma adesso, concretamente, cosa proponi o vorresti?"

    -La fine delle democrazie liberali e della libertà riproduttiva. Sterilizzazioni a tappeto, salvo i pochi cui darei un permesso di procreare, una volta (e poi, svolta la pratica, si fa come per gli altri); capacità giuridica attribuita solo in questi casi, eliminando chiunque sia nato illegalmente. Mettere fuori legge qualsiasi organizzazione che campa di disperazione globale, dal Vaticano alla Fao. Metterei al bando cristianesimo e islam, e qualsiasi altra religione che attenti alla salvezza dell'umanità.
    - La fine dell'immigrazione, ormai tutte le stanze del mondo scoppiano; e se qualcuna di esse ha un po' di spazio - non è il caso di Italia o Svizzera - se lo goda. Viaggi della speranza, attracco di pirati, invasioni aliene: pena di morte.
    - Accordi internazionali per il ritorno a un livello di popolazione di 2-2,5 mld; se al 1950 il mondo stava a 2,5 mld, e l'Italia, per esempio, stava a 47 mln, torni a quella cifra - ma in tempi mooolto rapidi, ché di tempo non ne abbiamo - e così per tutti quelli che ci stanno (presupponendo che gli USA siano fra questi, sarebbe più che vitale). Ogni paese autogestisce la risoluzione del suo eccesso di popolazione; per quelli che non ci stanno, si dovrebbero attuare quei famosi piani a cui ti riferivi tu in uno dei commenti precedenti.

    Ci vorrebbe più o meno questo, secondo me. Ed ecco da dove viene il mio pessimismo.

    Sul Vesuvio hai letto la notizia relativa alle previsioni di Dobran?
    Sarebbe un'eruzione catartica.

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    1. Benissimo, questo è parlare chiaro, come desideravo. Obiettivi condivisibili anche se un po' (ovvero tanto) eccessivi (specie il primo paragrafo). E ovviamente irrealizzabili.
      Credo persino che se ti presentassi con questo programma ti metterebbero la camicia di forza o spedirebbero un drone per abbatterti.

      Un'eruzione catartica? Buona questa, ma detta fra di noi. Detta a Napoli segue linciaggio (se qualcuno traduce in napoletano, ci provo: "chist dice c'o Vesuvio v'adda mannà affanculo tutte quante, avite a sc'chiattà p' o bbene dell'umanità").

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    2. Io sono piegato in due dal ridere, il tuo napoletano, caro Sergio, è strepitoso. Mi ricorderò che hai provato a farmi linciare, vattenne tu vuo' pazzià si pienze ca mme nne vaco 'a Napule.
      Irrealizzabili senz'altro, ma di meglio io non vedo. C'era un campione del mondo di scacchi, di qualche anno fa, che più di una volta commentava le sue mosse dicendo: questa è buona perché tutte le altre sono cattive. Puntare sullo sviluppo aggrava il danno, la contraccezione non fa presa. O arriva la scoperta scientifica del millennio - pia illusione dei benpensanti- oppure sappiamo cosa arriva.

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    3. << C'era un campione del mondo di scacchi, di qualche anno fa, che più di una volta commentava le sue mosse dicendo: questa è buona perché tutte le altre sono cattive. >>

      Scusa l'off topic, Francesco, ma sono un (modestissimo) appassionato di scacchi e la cosa mi ha incuriosito.
      Chi sarebbe il campione che hai citato ?

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    4. Scusa Francesco, ma il tuo napoletano è decisamente meglio del mio, sembri anzi un vero napoletano. Allora è il caso di dire: simme 'e Napule, paisà! Perché io napoletano sono, ma ho sempre parlato italiano, anche a Napoli, per via che ero stato da piccolo a Genova, motivo per cui i compagni a Napoli alludendo a me dicevano "o frangese".

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  8. << Sul Vesuvio hai letto la notizia relativa alle previsioni di Dobran?
    Sarebbe un'eruzione catartica. >>

    Caro Francesco, non sono cose da augurasi, ovviamente, ma i siti mondiali ad alto (o altissimo) rischio in cui l'uomo si è insediato ugualmente (con la tipica incoscienza che spesso ci contraddistingue) sono molti.
    Non possono che venire in mente le povere formiche della Ginestra di Leopardi.




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    1. Non augurerei a nessuno una cosa simile, ma in una prospettiva più oggettiva, per me sarebbe così. Occupano quella zona rossa e debordano, ma che si aspettano che possa mai capitare loro?
      I Romani dei tempi di Plinio erano giustificati, questi no. E non è l'unico caso, in effetti.

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    2. "I Romani dei tempi di Plinio erano giustificati."

      Infatti. Non so se lo sai che i Romani ignoravano la natura del monte che era coperto di boschi. Fu una brutta sorpresa quel 24 agosto 79 …
      Ma non ho ancora capito perché l'hanno chiamato Vesuvio. Non era il Monte Somma che poi nel 79 è collassato formando la caldera al centro della quale si è poi elevato pian piano il cono dell'attuale Vesuvio. Oggi si chiama Vesuvio il nuovo vulcano mentre la cima più bassa a destra (guardando da Napoli) è il monte Somma, in realtà ciò che resta del Somma, come si vede in una bellissima foto dall'alto che ho scoperto per caso un paio di mesi fa e che ho mandato anche a Lumen (con l'email).

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    3. @Lumen: siamo due modestissimi, allora, ma l'importante è la passione. Era il mago di Riga, Misha Tal.

      @Sergio: ah ecco, che carrambata! Non me lo sarei mai sognato, Napoli, Genova, Svizzera, niente male. Io da bambino giocavo a fare il napoletano, mi scrivevo pure le parole sul quadernetto, ora ho dimenticato tutto. Sempre per passione, della squadra del ciuccio, e di un calciatore, puoi immaginare quale... non sapevo che il Vesuvio fosse ricoperto di alberi, e neanche ho idea dell'etimologia, ho letto le ipotesi sulla wiki, ma sono solo ipotesi. Avrebbe fatto comodo trovare qualcosa nella periegetica antica, ma mi sembra non ci sia niente, ho rivisto anche Strabone, ancora niente.

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    4. Non so a quale calciatore alludi, spero non a Maradona che non ho mai apprezzato troppo. L'ho visto raramente e mai l'ho visto giocare bene, solo ai Mondiali in Messico dove vinse da solo. Io sono stato tifoso di Vinicio (Luis Vinicius de Menezes, figurati, anni Cinquanta), l'ho pure conosciuto personalmente. In tempi più recenti mi è piaciuto soprattutto Platini (anche Falcão). Ma ormai il calcio e lo sport in genere non m'interessano più. Guardo solo un po' di tennis (il mio idolo era Sampras, non tifo per lo svizzero) e i goal nella rassegna del telegiornale. Guardare una partita di calcio intera è una tortura.

      Il Vesuvio. Insomma, se ho ben capito, la montagna dei tempi dei Romani era il Somma, non il Vesuvio, ed era una cima unica, non il "bipartito giogo" (come si vede persino in un affresco pompeiano). Dopo lo sprofondamento del Somma, in seguito alla catastrofe del 79, si è formato l'attuale cono del Vesuvio nella caldera. Il nome del Vesuvio è antico, di etimologia incerta, ma mi piacerebbe sapere quando è saltato fuori e perché ha soppiantato Somma che pur permane come nome della cima più bassa. Ma forse faccio confusione.

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  9. @ Francesco.
    Grazie per la precisazione. Ed a proposito di Tal eccoti un piccolo gioco di parole col suo nome (un palindromo per l'esattezza) che ho trovato su un sito di scacchi: << Ora diverrò Tal e la torre vi darò >>.

    @ Sergio
    Posso capire che tu non amassi il Maradona come uomo (era il classico genio fuori di testa), ma come calciatore faceva cose incredibili ed ha fatto "innamorare" anche me, che non sono nè napoletano nè tifoso del Napoli.

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    1. Come detto, ho visto pochissime partite di Maradona e mai l'ho visto giocare bene. Era sicuramente un fuoriclasse, ma credo non all'altezza di Pelè. Quel goal in Messico è stato fantastico, però prima aveva segnato con la mano, la mano di Dio, disse dopo l'imbroglione. Sì, umanamente un disastro, ma è rimasto nel cuore dei napoletani che hanno vinto uno scudetto e mezzo grazie a lui (il secondo scudetto fu dovuto alla solita furbata). Io, essendo stato educato dai salesiani (!!!) ho sempre apprezzato la lealtà, non ho mai potuto accettare gli imbrogli nel calcio (ci sono voluti 40 anni per far rispettare la barriera sulle punizioni, poi i palloni in tribuna per perdere tempo, i cambi a due-tre minuti dalla fine per spezzare il ritmo degli avversari e perdere tempo ecc. Col risultato che il calcio italiano, nonostante tutti i campioni, non era proprio il più bello.
      Comunque i campioni che io ricordo sono Vinicio (mai sentito, eh?), Hamrin, Altafini, Sivori, Charles, Falcão, Platini, Van Basten,
      Gullit e qualcun altro che adesso non mi viene in mente. Oddìo, dimenticavo Rivera, Mazzola, Riva.

      Credo che siamo abbondantemente fuori tema ma spero di non incorrere nei fulmini e nella scomunica del moderatore.

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    2. Niente fulmini e niente scomunica, ci mancherebbe.
      Questo è un luogo di discussione aperto a tutti e a tutto (nei limiti della correttezza) e si sa che un discorso tira l'altro.
      Il calcio poi, soprattutto in Italia, è uscito da tempo dall'alveo del semplice gioco-spettacolo, per entrare nel novero dei fenomeni di costume che segnano una intera società.
      Quindi, in un blog come questo, non è poi del tutto fuori luogo.

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  10. Scusate per il ritardo, mi sento in debito di una risposta superflua, perché è ovvio ed evidente che tu sapessi, Sergio, che mi riferivo a lui. Non credo che vedremo mai uno meglio, gli attuali, celebrati campioni - a parte Messi - non sarebbero degni di pulirgli le scarpe.
    Mi ricordo di Andrea Roncato con la V di vittoria che gli implodeva con fugace accenno a Vinicio, nell'Allenatore nel pallone, dici che non l'ho mai sentito, ecco.
    Stando al tuo elenco, io sono riuscito a vedere solo i due olandesi del Milan, Platini lo ricordo appena. Soprattutto il gol che ci rifilò all'infelice Mondiale '86, quello di Maradona, come dicevi tu. Mi piace che non hai inserito nessun campione del mondo del 2006, non lo avrei fatto neanch'io.
    Ringraziando Lumen per la sua liberalità, vado a godermi l'ultimo dialogo.

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    1. Penso che una menzioncina la meriti anche Baggio: gli ho visto fare cose deliziose. Che tu di Platini "ti ricordi appena" la dice lunga … sulla tua età (e la mia!).

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  11. << Ringraziando Lumen per la sua liberalità, vado a godermi l'ultimo dialogo. >>

    Troppo buono. Sono io che ringrazio voi, per il contributo di idee, mai banali, con cui arricchite questo piccolo blog.


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