venerdì 25 gennaio 2013

Cattivik - 2

(Concludiamo il testo di Elaine Morgan sull’aggressività intra-specifica dell’homo sapiens - da “L’origine della Donna”)

 (seconda parte)


<< L’intero processo della “selezione naturale” è congegnato in modo da perpetuare e rafforzare gli istinti che aiutano una popolazione a sopravvivere; e il tabù sull’assassinio è uno splendido esempio di adattamento. (…)

Soltanto nel caso dell’Homo sapiens il meccanismo improvvisamente si guastò. Deve essere accaduto qualcosa che non aveva precedenti. Nessuno sa bene di cosa si trattò. Qualcuno pensa vagamente che il fenomeno fu in relazione con la nostra trasformazione da vegetariani in carnivori; ma di ciò non esiste assolutamente nessuna prova.
In effetti, gli animali predatori non sono più aggressivi di quelli erbivori nei confronti degli appartenenti alla loro stessa specie. Il toro è erbivoro, ma nell’ambito della specie, dimostra di essere aggressivo almeno quanto il leone.

La più plausibile teoria attuale sull’aggressività nell’ambito della specie è quella di Konrad Lorenz. (…) 
Lorenz dice (…) che gli uomini non posseggono attualmente tale meccanismo inibitorio [in quanto privi di armi naturali per uccidere], e che non lo hanno mai avuto in nessun momento della loro storia evolutiva.
Orbene di questo io dubito. (…)

E’ vero che gli antenati dell’uomo non ebbero mai corna, né un granché quanto a artigli. Ma un’analisi dei denti e della mascella chiarisce che in una fase della sua evoluzione l’uomo ebbe senza dubbio grossi canini, come li hanno ancora molte scimmie antropomorfe. (…)
Anche se fosse vero che i denti dell’uomo crebbero più corti e meno taglienti man mano che i suoi coltelli divenivano più lunghi e affilati, nulla avrebbe giustificato l’indebolimento del tabù per tale motivo. Sarebbe logico aspettarsi che esso fosse stato conservato e addirittura rafforzato.

Sembrerebbe che per lo sradicamento dalla specie di una acquisizione di comportamento così benefica e profondamente radicata, debba esservi stato un periodo durante il quale, per qualche motivo, il tabù cominciò ad agire contro la sopravvivenza della specie anziché a suo favore.
Non è facile immaginare un periodo o una situazione del genere. Ma per spiegare la deficienza unica dell’uomo sotto tale aspetto, dobbiamo cercare precisamente qualcosa di simile. Siamo d’accordo? Bene, torniamo allora sulla costa dell’Africa del pliocene.

Quando lasciammo la nostra coppia di scimmie acquatiche, la femmina stava offrendo il proprio posteriore al maschio nel gesto di invito sessuale impiegato dai primati per milioni di anni. (…).
Ciò (la copula) era quanto la femmina aveva il diritto di aspettarsi. Ma scelse male il suo tipo. Quel maschio era uno dei pionieri. (…) Nel campo del sesso frontale, come in tutti gli altri casi, dovette pur esservi una prima volta senza alcun precedente. Invece di reagire nel modo opportuno e amichevole, il maschio scaraventò supina la femmina.

Non è facile per noi valutarne tutte le conseguenze. L’intero schema della struttura del quadrupede è tale che il vulnerabile addome, contenente organi vitali, ma non protetto dalla gabbia toracica, viene continuamente difeso da una barricata di arti.
Chiunque ti scaraventi a terra e tenti di penetrare attraverso la barricata si propone un solo scopo, quello di sventrarti. E la tua reazione istintiva è una sola: tiri su di scatto gli arti posteriori per proteggerti e lotti per salvare la pelle. (…)

Sicché abbiamo lasciato la femmina supina, scalciante e intenta a dibattersi, con la minuscola mente di antropoide sconvolta dalla paura, e il maschio che cominciava a irritarsi. Quando essa lo vide ringhiare e scoprire i denti, si persuase definitivamente che la voleva per la propria cena e che la sua ultima ora era giunta.
Un’ulteriore resistenza era inutile. Smise di battersi e segnalò la propria sconfitta, la propria sottomissione e la propria resa il più vistosamente possibile con uno spazio così angusto in cui manovrare.

L’episodio si concluse immediatamente. Il maschio era un animale debitamente programmato, e gli sarebbe stato impossibile continuare a percuotere un membro della propria specie il quale stava dando chiari segni del fatto che aveva smesso di difendersi.
Si scostò un poco dalla femmina con un’espressione interdetta. Aveva creduto per un momento che la sua fosse una buona idea, ma evidentemente c’era in essa un intoppo.
Tuttavia, come sappiamo, la cosa non si fermò lì. (…)

Possiamo essere quasi certi che l’esperimento del nostro pioniere sarebbe stato osservato con profondo interesse dai piccoli e dagli adulti, e, prima o poi, ritentato. Se il pioniere fosse stato per caso un maschio primeggiante, i nostri ominidi avrebbero ripetuto subito e di frequente il tentativo, soprattutto in quanto tutte le scimmie, nel frattempo, avrebbero incontrato qualche difficoltà con la penetrazione da tergo.

Inevitabilmente, il primo maschio a riuscire effettivamente nella nuova posizione, dovette essere un individuo il cui meccanismo di comportamento era assai lievemente difettoso. Un maschio sia pur minimamente meno reattivo al tabù il quale decretava che in ogni zuffa nell’ambito della specie, se l’altro combattente si arrende, lo si lascia (o la si lascia) libero.
Dovette essere l’individuo che insisteva un po’ più a lungo, nonostante gli strilli di terrore e le invocazioni alla pietà; e la sua discendenza si accrebbe.

Man mano che milioni di anni passavano e la nuova posizione diveniva la norma e le femmine continuavano ad essere poco entusiaste, i maschi che più scrupolosamente rispettavano il tabù avevano poca o nessuna progenie; i più spietati erano i più prolifici. Si trattava di quelli che meno degli altri erano portati a reagire ai segnali di pacificazione fatti da qualsiasi appartenente alla loro specie. Erano gli antropoidi delinquenti, i potenziali assassini.

Ciò offrirebbe una spiegazione possibile del modo con il quale un’inibizione così preziosa e tale da facilitare l’adattamento venne sradicata da una sola specie, una specie nella quale abbiamo tutte le ragioni di supporre che avesse un tempo agito normalmente. Non spiega la forza motivatrice che induce gli uomini ad andare in guerra – è questo un problema politico che dobbiamo esaminare a parte – ma potrebbe essere il motivo in seguito al quale il più potente tra i freni dell’aggressività della scimmia antropomorfa cessò improvvisamente di funzionare.

Potete ritenere ch’io sia stata troppo disinvolta, più sopra, con la facile supposizione: “le femmine continuavano ad essere poco entusiaste”. Fu davvero così ?
Si trattava di animali giovani, sani, ben nutriti, dominati dall’estro. Una volta che il nuovo approccio fosse passato dallo stadio di esperimento fallito a quello di prassi che effettivamente funzionava, non avrebbero, le femmine, cominciato a gradirlo a braccia aperte ? Non avrebbero cominciato a goderlo ?
Questo fu l’aspetto più ironico dell’intera faccenda. Non lo gradivano. Non potevano [per motivi fisiologici legati alla struttura del loro organo sessuale]. (…)

Nel frattempo, per la prima volta nella storia della vita, l’atto sessuale era stato compiuto con la forza, in un’atmosfera di ostilità, di timore e di violenza. I primi tenui collegamenti mentali avevano cominciato a essere tesi tra sesso e crudeltà da un lato, e sesso e sofferenza dall’altro.
Avevamo mosso il primo passo lungo la strada tortuosa che doveva condurre alla guerra tra i sessi, al sadomasochismo e, in ultimo, all’intero groviglio contemporaneo, alla prostituzione, alla ritrosia, a Casanova, a John Knox, a Marie Slopes, alle schiave bianche, alla liberazione delle donne, alla rivista Playboy, ai delitti d’onore, alla censura, ai club di spogliarelli, agli alimenti, alla pornografia, e a decine di tipi diversi di manie.

Questa fu la caduta. Non ebbe niente a che vedere con le mele. >>

ELAINE MORGAN

7 commenti:

  1. Sono francamente deluso di questa seconda parte di Cattivik: non solo non mi persuade per nulla, ma trovo piuttosto cervellotiche le spiegazioni della Morgan. Intanto non è assolutamente vero che l'aggressività intraspecifica sia una esclusiva peculiarità del sapiens sapiens: opera anche in altre specie, anche se non molte.
    Comunque il tabù primario verso individui della stessa specie è prevalente: per la sopravvivenza si predano individui di altre specie (ciò vale per i carnivori). Per quale motivo e quando avvenne la rottura dell'equilibrio nella nostra specie, cioè il superamento del tabù primario, non lo sappiamo. Secondo la Morgan il "peccato originale" sarebbe costituito dal diverso approccio sessuale praticato da alcuni individui e imitato da altri. Mah! Non mi va nemmeno di osservare che se non è vero è ben trovato.

    Ma non mi arrovellerei nemmeno troppo a cercare il momento in cui il tabù venne infranto. Che sia stato infranto è evidente e non è un caso che Dio dettasse a Mosè il quinto comandamento: si vede che l'omicidio era piuttosto diffuso! Ma il comandamento non ha sortito grandi effetti: il sapiens sapiens ha continuato e continua ad uccidere (vorrei ricordare che Mosè, sceso con le tavole dal Sinai, fece passare a fil di spada tremila compatrioti per la storia del vitello d'oro ...).

    Tabù infranto? Ma se la spiegazione fosse nella biologia dell'uomo? Forse il tabù non era così forte e fu poi facilmente superato per l'abilità tecnica del s. sapiens, basti pensare alla scoperta di strumenti contundenti (ossi, rami, pietre).
    La spiegazione di Lorenz mi sembra più calzante: lo sviluppo tecnologico non è andato di pari passo con lo sviluppo di freni inibitori. Oggi un americano comodamente installato in un ufficio degli USA uccide un pakistano manovrando un drone a 10'000 km di distanza! (sembra però che alcuni provino nausea e disgusto per questo "vile" comportamento).

    Lo sviluppo tecnologico da un lato e la fantasia della nostra specie dall'altro hanno facilitato il passaggio a vere e proprie atrocità (che tuttavia sono commesse da un numero ridotto di individui - la maggior parte di noi non ne è capace, non è capace nemmeno di torcere il collo a una gallina o abbattere un vitello).
    Le persone hanno sì un potenziale enorme di aggressività ma in genere non lo usano verso i propri simili, non solo per le sanzioni che devono temere dalla collettività.
    Tuttavia in determinate situazioni anche i più miti sfoderano tutta la loro aggressività persino uccidendo: dipende dalla circostanze. Perciò il "nolite iudicare" di Gesù è di una grande acutezza (solo che lo stesso Gesù un attimo dopo se ne dimentica e minaccia fuoco e fulmini a chi non fa la volontà del padre suo).

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  2. Trovo nel "Fatto quotidiano" questo divertente articoletto di Alessandro Robecchi che mi sembra proprio ad hoc:

    “Buongiorno, guardi qua che astuzia! Ho inventato la clava. Ora la pagheranno, quelli della grotta vicina!”. Sì, bello, bravo. Certo con quell’aggeggio bisogna avvicinarsi molto al nemico… Mah, sappia che quelli della grotta vicina hanno perfezionato la lancia. Sa, si tira da lontano, è più comoda…
    “Buongiorno, guardi qui che rapidità nell’aggiornamento della tecnologia! Ho inventato anch’io la lancia. Ora combattiamo ad armi pari, con quei bastardi della grotta vicina!”. Sì, notevole. Ma mi duole comunicarle che quelli sono già alle frecce. Sa, si tirano da molto più lontano…
    Ok, potrei andare avanti per pagine e pagine, interi volumi, arrivare all’acciaio, alla polvere da sparo, ai sistemi di puntamento elettronici eccetera eccetera. Invece mi fermo ai “nostri” poveri F-35, quei mirabolanti bombardieri che abbiamo comprato per non farci trovare impreparati nel caso ci fosse da bombardare qualcuno. Ne compriamo 91, e questo si sa. Li paghiamo 15 miliardi, e anche questo è noto. Meno noto è che la Norvegia che doveva comprarli non li compra più, l’Australia ha fatto marameo, l’Olanda ha detto “no grazie” e il Canada ha preso tempo e con un giro di parole ha chiesto di sapere quanto costano davvero (il prezzo oscilla continuamente verso l’alto, non avete idea dell’inflazione, anche se i bombardieri non stanno nel paniere Istat). Negli ambienti della nostra deficience, che fortunatamente non frequento ma che altrettanto fortunatamente chiacchiera coi giornali, si dice che i caccia di nuova generazione russi e cinesi sono un po’ meglio.
    “Buongiorno, guardi qua. Ho inventato l’F35, è micidiale, sa?”. Bello, sì, ma guardi che nelle grotte vicine stanno già messi un po’ meglio.
    Non bastassero le faccende commerciali, ecco le rogne tecniche. Il Pentagono (mica mia zia pacifista) dice che con quei così è meglio stare almeno a 40 chilometri da un temporale, perché un fulmine potrebbe far esplodere il serbatoio. Una faccenda che presenta diverse soluzioni strategiche. Si bombarda solo col sole. Oppure si assumono metereologi alla difesa. Oppure si organizzano speciali guerre estive (preventive se si intuisce che bisognerà bombardare d’inverno, ritardate se bisognava bombardare l’inverno prima). Oppure – attenzione alla mossa geniale – si bypassa il problema caricando gli aerei su un’apposita nave (detta “portaerei”) e poi li si fa partire da lì, riducendo il raggio d’azione e così sperando di evitare temporali. Astuti come faine, insomma. E proprio in nome di questa astuzia noi una portaerei (la Cavour) l’abbiamo costruita. Bella, bellissima. Ora bisogna caricarci sopra gli F35B, che sono degli F35 a decollo corto-corto. I quali però forse non verranno nemmeno costruiti, perché già gli F35 normali sono una specie di barzelletta su cui ride mezzo mondo. Riassumendo: compriamo aerei in fase di sperimentazione problematica, probabilmente peggiori di quelli delle altre superpotenze militari, che non possiamo caricare sulle portaerei e che forse non potremo mai, li paghiamo una fortuna senza nemmeno sapere qual è il prezzo finale e andiamo pure a dirlo in giro. Mentre è chiaro che la faccenda potrebbe chiudersi qui con un franco e costruttivo dibattito.
    “Buongiorno. Senta, per quella faccenda dei bombardieri, lasciamo perdere. Non è roba per noi. Noi sappiamo fare bene la parmigiana di melanzane e la pasta e fagioli. Coi bombardieri non siamo adatti. Ci scusi se le abbiamo fatto perdere tempo, eh! Ora ci concentriamo cu come spendere un po’ meglio 15 miliardi”.

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    1. Divertente davvero. E condivisibile, quando suggerisce un modo migliore di spendere quei soldi.
      Ma, pur essendo un pacifista convinto, ho la sensazione (sgradevole) che uno Stato non possa fare davvero a meno di una certa quantità di armamenti (anche solo a scopo difensivo) e che fissare dei limiti intelligenti in questo campo sia difficilissimo.

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    2. Anche se disarmassimo unilateralmente (il gruppo elvetico di sinistra GSOA lotta da trent'anni per una Svizzera senza esercito), anche se eliminassimo tutte le bombe atomiche - come sogna Obama, ma non so quanto sia sincero, e comunque è un sogno destinato a non realizzarsi né durante la sua presidenza né durante la sua e la nostra vita -, insomma anche se tornassimo agli inizi (le grotte di Robecchi) ci resterebbero pur sempre clave, fionde, coltelli con cui ridurre a miti consigli i nemici. O anche la bruta forza muscolare.
      Sembra proprio che non siamo essere pacifici. Un tale mi diceva una volta che la società israeliana si disintegrerebbe senza la costante minaccia esterna. E tanti decenni fa degli psicologi si mostravano piuttosto scettici sulle possibilità di una umana fratellanza: solo una grande minaccia esterna (per es. l'arrivo dei marziani) avrebbe posto termine alla litigiosità umana.
      Eppure a me una convivenza accettabile non pare una utopia irrealizzabile (la "social catena" della "Ginestra").
      Purtroppo il numero dei commensali al tavolo della vita complica le cose (ma anche quando eravamo solo cento milioni - ai tempi di Cesare - le rogne ce le cercavamo lo stesso).
      A me l'idea del filosofo Sloterdjk piace moderatamente, anche se è cosa delicatissima: ridurre l'aggressività intervenendo sul patrimonio genetico umano. Sicuramente la Chiesa dirà: niet, non se ne parla nemmeno. Ma un pensierino forse si può fare (prima di saltare tutti in aria)-

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    3. << A me l'idea del filosofo Sloterdjk piace moderatamente, anche se è cosa delicatissima: ridurre l'aggressività intervenendo sul patrimonio genetico umano. >>

      Caro Sergio, mi sento proprio di darti ragione.
      In effetti, manipolare il materiale genetico umano è una cosa che fa un po' impressione, ma se viene fatto a fin di bene, come evitare malattie o ridurre l'aggressività (vista anche l'assenza di alternative) mi sembra una cosa buona e utile.
      il fatto poi che << Sicuramente la Chiesa dirà: niet, non se ne parla nemmeno >> mi pare un ottimo argomento A FAVORE dell'idea di Sloterdjk.

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  3. Anche a me la storia dell'aggressività legata al sesso non convince. Forse sono un inguaribile romantico. Secondo me l'aggressività intraspecifica è molto legata all'aspetto peculiare dell'uomo: un cervello in grado di ragionare e di simbolizzare. Paradossalmente. Infatti questi aspetti della mente umana hanno aperto tutto un campo di competizione, anche in senso darwiniano, precluso agli altri animali, i quali non hanno strumenti mentali che rendano conveniente la lotta tra simili. C'è poi il tema della mancanza di freni inibitori, i quali esistono (tutte le società rifiutano l'assassinio o lo ritualizzano), ma non sono sufficienti a impedire comportamenti aggressivi diffusi. Forse la scarsa efficienza di tali limiti ha a che vedere con il superiore interesse della specie a permettere la competizione intraspecifica.

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  4. Ringrazio Sergio ed Agobit per l'intervento critico.
    Forse la teoria della Morgan è parziale ed inadeguata.
    Ed infatti, per quanto ne so, non è stata ripresa e confermata da nessun altro antropologo (anche se la storia della scienza è piena di ottime idee riscoperte in ritardo).
    Però mi è sembrata brillante, innovativa e provocatoria, cosa che, per lo spirito "controcorrente" di questo blog, costituisce un buon motivo per pubblicarla.

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