sabato 2 giugno 2012

Quell'Epistola di San Paolo

“Gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento (…) sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia.”
(Lettera ai ROMANI)

LUMEN: Poveri Gay: cosa ti hanno fatto di male ? Non sarà che, in gioventù, qualche prete…


“Ma ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l'afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e l'esperienza speranza.”
(ROMANI)

LUMEN: Non ho capito il nesso. L’esperienza che porta alla speranza ? Al massimo, porta alla rassegnazione.


“E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.”
(ROMANI)

LUMEN: Un vero "macho". Come diceva quel tale: io Tarzan, tu Jane.


“La sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio.”
(Lettera ai CORINZI - I)

LUMEN: Allora, se permetti, preferisco essere un sapiente stolto.


“Non sapete che coloro che celebrano il culto traggono il vitto dal culto, e coloro che attendono all’altare hanno parte dell'altare ?”
(CORINZI - I)

LUMEN: Grande profeta, San Paolo. Aveva già previsto duemila anni fa l’introduzione dell’8 per mille.


“Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge. Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea.”
(CORINZI - I)

LUMEN: Ma alle “Pari Opportunità”, le sanno queste cose ? Sono d’accordo ?


“Se Cristo non è risorto, allora la nostra predicazione è senza senso, senza senso pure la nostra fede.”
(CORINZI - I)

LUMEN: Ecco, appunto. Meno male che te ne sei accorto anche tu.


“Mangiamo e beviamo, ché domani verrà la morte.”
(CORINZI - I)

LUMEN: A me sta bene, ma come la mettiamo con la vostra mitica "vita eterna" ?


“La lettera uccide, lo Spirito dà vita.”
(Lettera ai CORINZI - II)

LUMEN: Anche la tua, di lettera ?


“Chi non vuol lavorare, neppure mangi.”
(Lettera ai TESSALONICESI - II)

LUMEN: Bene, bravo, ben detto !  E i preti, tutti a digiuno.


“La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono.”
(Lettera agli EBREI)

LUMEN: La fede non può essere una prova. Se ci fossero le prove, a che servirebbe la fede ?

4 commenti:

  1. Povero San Paolo: non ci fa proprio una bella figura con queste affermazioni. Ma ne ha fatte anche di peggio (per es. che gli schiavi non si ribellino, obbediscano ai loro padroni). Sembra (secondo gli esperti) che abbia detto questo perché tanto la "liberazione" ovvero la fine dei tempi era prossima per cui non valeva la pena ribellarsi. Sembra (sempre secondo i sedicenti esperti) che i cristiani attendessero il ritorno di Cristo "a breve".
    Però anche lui ha avuto il suo momento di genio quando ha scritto il cap. XIII della lettera ai Corinti. Tanto è pieno di livore nel primo passaggio citato qui sopra da Lumen quanto qui è invece umano, comprensivo.
    Ma temo che il vero Paolo sia il primo: intollerante, saccente, aspro, insoddisfatto, minaccioso. Dicono (i soliti esperti ma non cattolici apostolici romani) che sia lui il vero fondatore o promotore di quel movimento che si è chiamato cristiano. Ma chi se ne importa, basta che non ci rompano più le scatole.

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  2. Caro Sergio, in effetti tutti i migliori storiografi fanno risalire la fondazione della religione cristiana appunto a San Paolo.
    Ti risparmio i dettagli (anche perchè non ho i testi sotto mano) ma pare che, addirittura, ci siano state delle alterazioni consapevoli dei testi sacri (interpolazione di frasi et similia) per far quadrare la narrazione dei vangeli con l'impostazione dottrinale di Paolo, tutta basata sulla resurrezione di Gesù.
    Per chi non l'avesse ancora letto, consiglio vivamente il libro di Augias e Cacitti "Inchiesta sul Cristianesimo" che ho trovato molto chiaro ed interessante (a differenza, invece, del libro gemello su Gesù, che manca decisamente di coraggio).

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  3. Ho letto entrambi i libri di Augias (ma perché? chi me l'ha fatto fare? Non ne so, non ne sappiamo abbastanza di quell'antica vicenda?) e ho trovato anch'io più interessante il secondo, l'inchiesta sul cristianesimo. Più interessante, ma me lo potevo lo stesso risparmiare. Non saprei dire se Augias abbia mancato di coraggio nell'inchiesta su Gesù. Augias è agnostico o ateo o non credente (tutti termini sinonimici in pratica) e non ne fa mistero, non per niente ai cattolici non piace. Ho trovato piuttosto deludente soprattutto il co-autore, Mauro Pesce.
    Paolo dice che se Cristo non è risorto la sua fede è vana. Ma fede in che cosa? Nella giustizia divina, nella vita eterna? La sua fede si fonda su un evento "narrato" e di cui manca ovviamente l'evidenza. Si crede, si ha fede, perché non c'è evidenza. Può anche darsi che il contenuto di quella fede, per quanto non sicuro, "soddisfi" in qualche modo il credente, in quanto dà un senso alla sua vita, alle vicissitudini spesso tragiche e dolorose dell'esistenza. Ma è pur sempre fede, cioè assenza di evidenza. E credere non è facile, non è stato sempre facile nemmeno per i cristiani. Anzi, l'uomo addirittura non può aver fede senza la grazia divina che gli viene in soccorso. Dunque l'uomo è una pura nullità, non potrebbe nemmeno credere pur volendolo senza la grazia. Quante volte abbiamo sentito illustri personalità (d'Alema per esempio) ammettere che loro purtroppo non avevano il dono della fede. Ma è chiaro che la divinità elargisce la grazia a tutti (se no sarebbe sommamente ingiusta). Dunque tutti possono, volendolo, abbracciare la fede. E se non l'abbracciano si rendono colpevoli.
    Il fatto è però che la fede più che una grazia è stata una feroce imposizione: senza questa ferocia il cristianesimo non si sarebbe imposto e non sarebbe durato così a lungo.
    Galileo ha rischiato l'altro ieri il rogo per una banale affermazione. Oggi tutti possiamo dire senza temere molto (se non siamo politici o gente in carriera) che Gesù non è forse nemmeno esistito e che il Cristo è comunque un personaggi costruito che ha ben poco a che fare con l'eventuale Jesciuà storico.

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  4. Caro Sergio, avere la fede non è poi così difficile, è, semmai, comodo, perchè ti risparmia la fatica di pensare con la tua testa, con il rischio, inevitabile, di sbagliare con la tua testa. Cosa devastante a livello psicologico.
    Per questo, sbagliare in compagnia di tanti è sempre meglio che sbagliare in proprio, dovendo incolpare dell'errore solo se stessi.
    Chi non si lascia sedurre dalla fede deve avere il coraggio di affrontare ed accettare la seconda opzione.
    Per questo siamo sempre stati in pochi.

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