domenica 13 agosto 2023

Pensierini – LX

L'UMILTA' DEI SANTI
Le agiografie dei Santi sono piene di episodi di sofferenze e di martirio, ai limiti del masochismo.
Santa Teresa d’Avila – tanto per fare un esempio che mi è stato raccontato - diceva che se Dio l'avesse condannata all’inferno per l’eternità ne sarebbe felice e avebbe continuato a lodare Dio. Perchè aderendo alla Sua volontà fino all’estremo, si sarebbe identificata con Dio e sarebbe diventa in un certo senso Dio stesso.
Ovviamente è difficile credere che chi soffre le pene dell’inferno (che una volta era visto come un vero tormento fisico) possa essere al tempo stesso felice: sofferenza e felicità sembrano concetti incompatibili.
Ma forse una spiegazione logica esiste. I Santi, infatti, sono anche loro esseri umani e come tali cercano la superiorità.
Ma siccome il massimo della superiorità (per loro) è rappresentata da Dio, ecco che sentirsi come lui costituisce la massima aspirazione della loro vita; qualunque siano le difficoltà (vere o immaginarie) da sopportare.
E la loro tanto sbandierata umiltà, finisce, senza volerlo, per trasformarsi nel suo opposto.
LUMEN


INTELLIGENZA E CREDULITA'
Una cosa curiosa a proposito delle capacità cerebrali è che gli animali, che si presumono (e sono) meno intelligenti di noi, NON credono in un dio inesistente.
Noi umani, invece, che ci consideriamo (e siamo) molto più intelligenti di loro, ci crediamo.
Si potrebbe quasi pensare (e qualcuno lo ha detto) che gli uomini sono più intelligenti proprio perchè sono più creduloni.
Un bel paradosso, no ?
LUMEN


PATRIA
Il concetto di patria nasce con la tribù ed ha un significato strettamente genetico, perchè serve ad indirizzare in modo utile il comportamento altruistico dei membri (che sono tutti, in qualche modo, imparentati tra loro).
Con il passaggio dalla Tribù allo Stato tutto diventa virtuale ed illusorio, perchè i collegamenti genetici non ci sono più (o sono ormai esilissimi).
Però - siccome i tempi culturali sempre più rapidi delle modifiche genetiche - il concetto di Patria continua ugualmente a funzionare anche oggi.
E quindi i reggitori dello Stato, che queste cose le sanno benissimo, ne approfittano tutte le volte che ne hanno bisogno.
LUMEN


DIFFERENZE E DISUGUAGLIANZE
Anche se la cosa non ci piace, le differenze (a partire da quelle genetiche, che non sono colpa di nessuno) portano alle disuguaglianze e se le differenze (come spesso accade) sono notevoli, anche le disuguaglianze diventano notevoli.
E ci danno, giustamente, fastidio.
Ma, una volta raggiunta l'eguaglianza giuridica, che è già un traguardo molto importante, intervenire sulle disuguaglianze imponendo altre regole può diventare pericoloso, perchè occorre stabilire in che misura e con quali metodi intervenire, e si può cadere facilmente in arbitrii anche peggiori.
LUMEN


DISSENSO
Se si vanno a verificare i finanziatori dei principali gruppi di dissenso del mondo occidentale, ci si accorge  con un certo stupore, che si tratta molto spesso (anzi quasi sempre) di grandi poteri finanziari.
La cosa può sembrare paradossale, ma ha una sua logica ben precisa in quanto è la semplice applicazione della prima legge delle Elites: 'Dissenso finanziato, dissenso controllato'.
LUMEN


CAPITALISMO DELLA DECRESCITA
Gli economisti sono concordi nell'affermare che il capitalismo si basa sulla crescita continua, per cui quando incomincerà la decrescita (che arriverà di sicuro e che non riusciremo ad evitare) il capitalismo si troverà in difficoltà a gestire la situazione e, secondo l'opinione comune, finirà per essere sostituito da qualche altro meccanismo socio-economico.
L'ipotesi è plausibile. Gli ultimi secoli, però, ci hanno insegnato a non sottovalutare troppo le capacità camaleontiche di adattamento del capitalismo. 
E quindi non sarei troppo sorpreso se, alla fine, le elites capitalistiche riuscissero ad inventarsi un modo per gestire anche la decrescita.
LUMEN
 

7 commenti:

  1. A proposito di 'Intelligenza e credulità', ho scritto << Si potrebbe quasi pensare (e qualcuno lo ha detto) che gli uomini sono più intelligenti proprio perchè sono più creduloni. >>

    Tra gli autori che hanno sostenuto questa tesi, c'è anche lo storico ed antropologo israeliano Yuval Noah Harari, il quale, dopo un esordio folgorante (il suo saggio"'Sapiens. Da animali a Dei" è molto profondo e resta tuttora uno dei miei testi preferiti) pare aver perso un poco la bussola.

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  2. COMMENTO di GP VALLA

    L'umiltà dei santi.

    Non pretendo certo di essere un esperto in materia, comunque in passato ho letto alcuni scritti autobiografici di santi (ricordo Ignazio di Loyola, Teresa di Avila, Agostino, Teresa di Lisieux).
    Anche sulla base di un campione così limitato, mi sembra problematico trarne conclusioni di carattere generale, comuni a tutti: ognuno di essi ha una personalità a sé (può esserci al più qualche somiglianza fra Ignazio e Teresa d'Avila, ma forse è conseguenza di una prossimità nel tempo, nel luogo e nell'ambiente sociale di origine).
    Mi pare comunque difficile, se non impossibile ipotizzare quali siano stati i sentimenti e le motivazioni profonde delle persone, e vieppiù quando si tratta di personalità così particolari, vissute inoltre in epoche lontane dalla nostra nel tempo, nello spazio e nella mentalità.

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    1. Caro Beppe, certamente generalizzare è sempre pericoloso e quindi la mia affermazione va presa con beneficio di inventario.
      Però sono convinto che questa spinta alla superiorità, essendo genetica, interessa tutti gli uomini, anche se può manifestarsi nelle forme più diverse, a seconda del carattere e dell'ambiente.
      E quindi si può celare anche nelle forme apparenti dell'umiltà e del sacrificio, tipica degli estremisti ideologici, quali sono, sostanzialmente, i santi e i martiri.
      Altrimenti, certi comportamenti non si potrebbero spiegare.

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  3. COMMENTO di GP VALLA

    Intelligenza e credulità.

    Le considerazioni sono interessanti; va comunque considerato che la credenza nell'esistenza degli dèi sembra generalizzata e risalire ad epoche molto lontane (le cosiddette "Veneri" preistoriche): evidentemente deve avere una significativa utilità in termini evoluzionistici, altrimenti sarebbe stata eliminata nei millenni come ogni mutazione non adattativa.

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    1. Certamente, come dici tu, la credulità umana è emersa e si è mantenuta perchè dava un vantaggio evoluzionistico.
      E non mi riferisco solo alla credulità religiosa, ma anche a quella propriamente politica, che consente alle elites di ottenere la collaborazione attiva del popolo anche nell'esercizio del proprio potere e dei propri privilegi.
      Evidentemente, le società più credulone sono anche quelle complessivamente più efficienti, per cui il saldo attivo dei pro e dei contro per la popolazione, intesa nel suo complesso, può essere posivìtivo.

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  4. COMMENTO di GPVALLA

    Differenze e disuguaglianze.

    Certo l'uguaglianza giuridica formale è importante, ma - a mio avviso - non è sufficiente. Quando le concrete disuguaglianze economiche sono troppo grandi, la semplice uguaglianza giuridica perde di significato e diventa semplicemente illusoria e, in sostanza, inutile.
    Lo Stato dovrebbe programmaticamente e positivamente intervenire; ricordo il testo dell' articolo 3 comma II della Costituzione, dettato da Lelio Basso (la norma più importante della Carta, secondo il mio professore di Diritto Costituzionale): "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
    È un dato di fatto, purtroppo, che negli ultimi trent'anni, almeno in Occidente, le disuguaglianze si sono ampliate enormemente, determinando una società polarizzata fra una esigua minoranza sempre più ricca e potente, e il resto dei cittadini per contro impoveriti e precarizzati.
    Alla riduzione generalizzata delle disuguaglianze si è sostituita la politica delle "affirmative actions" (le schifezze arrivano sempre dagli States): norme che creano discriminazioni positive a favore di minoranze (quelle apprezzate dalle élites, beninteso), uguali e contrarie a quelle che si pretendono combattere: "quote rosa" nelle elezioni e nei concorsi, privilegi a minoranze etniche, razziali e sessuali etc.
    Ovviamente due discriminazioni non fanno un'eguaglianza, ma è inutile tentare di farlo rilevare: questo meccanismo è espressione della politica delle oligarchie: divide et impera, creare deliberatamente conflitti orizzontali per nascondere l'unico vero conflitto: quello - sopra ricordato - fra le élites e tutti gli altri.

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    1. Caro Beppe, condivido in pieno le tue considerazioni finali.
      Come hai detto con ammirevole concisione "due discriminazioni non fanno un'eguaglianza", ma, proprio per questo, è davvero molto difficile combattere le disuguaglianze di fatto - cioè in una forma ulteriore alla semplice uguaglianza giuridica - senza cadere nelle discriminazioni positive.
      E qundi il gatto si morde la coda.

      Aggiungo, come corollario a titolo personale, che non ho molta stima della nostra Costituzione, che ritengo modesta sin dall'inizio ed ora parecchio superata.
      Pertanto, il fatto che la lotta attiva contro le disuguaglianze di fatto sia previsto da un suo articolo, mi sembra ben poco rilevante.

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