mercoledì 20 aprile 2016

Pensierini – XXII

ATEO PER DISPETTO
Molti romanzi o film di argomento religioso presentano dei personaggi atei (in genere negativi) che sono diventati tali per qualche disgrazia del passato.
Questo assioma, molto diffuso tra i credenti, rappresenta uno dei più patetici tentativi di spiegare (principalmente a se stessi) l'inspiegabile, ovvero che qualcuno possa giungere RAZIONALMENTE a negare l'esistenza di dio.
Si tratta oltretutto di un ragionamento che dimostra la meschinità di chi lo fa.
Molti atei che hanno avuto dei traumi seri nella vita si sentono chiedere se hanno smesso di credere in dio PER COLPA di quel trauma; e loro rispondono, giustamente, che un problema così importante - come l’esistenza o inesistenza di dio - non può essere deciso sulla base di un singolo caso personale.
Ma è molto difficile che vengano creduti.
LUMEN


MEMENTO MORI
Tutti conoscono il significato simbolico della frase latina “memento mori”.
E’ una delle principali caratteristiche che distinguono noi umani dagli altri animali: i quali, al massimo, possono conoscere la morte come evento, come accidente casuale, ma mai come triste destino ineludibile.
Per questo, una volta, i saggi e gli asceti tenevano sullo scrittoio un teschio, come memento della condizione umana.
Ora, noi moderni questo non lo facciamo più (avrebbe, in effetti, qualcosa di macabro), ma possiamo sempre compensare guardando i nostri piccoli amici domestici (cani, gatti & co.) gironzolare tranquilli per casa.
Non tanto, come ha scritto acutamente Gianni Pardo in un suo post, << per ricordarci che dobbiamo morire – quello lo sappiamo benissimo – ma per chiederci che ci abbiamo guadagnato a saperlo. >>
LUMEN


ELEZIONI AMERICANE
Ritengo che la grande attenzione mediatica che viene riservata alle elezioni presidenziali USA (primarie e poi duello finale) sia abbastanza esagerata.
I milioni di dollari che vengono bruciati in queste occasioni sono tantissimi, e sono una delle spese più inutili dei tempi moderni.
E questo per alcuni semplici motivi:
1- il presidente USA (così come tutti i suoi colleghi che guidano una democrazia) ha molto meno potere di quello che si pensa
2- viene eletto con i soldi indispensabili dei big dell'industria e della finanza
3- una volta eletto deve pertanto restituire la cortesia, appoggiando i loro interessi in America e nel mondo
4- per questo, anche se il nome del presidente è in effetti scelto dal popolo americano, i candidati che possono arrivarci veramente sono tutti appartenenti ad un nucleo limitato di persone, che restano all'interno del sistema.
Quindi gli outsiders ‘fuori sistema’ possono essere utili ai media per ricamarci sopra, o dare ai veri candidati degli oppositori parafulmine contro cui battersi, ma non esiste mai la possibilità che possano davvero diventare presidenti.
LUMEN


PAURA DELL’INFERNO
Che le religioni diano un senso alla vita è pacifico.
Quello che resta da vedere è se si tratta di un senso positivo o negativo.
Perché un conto è vivere nell'attesa del paradiso ed un conto è vivere nel terrore dell'inferno.
Per lunghi secoli (soprattutto nel medioevo) i cristiani hanno vissuto in questa seconda situazione, e non credo che si sentissero poi così sollevati.
LUMEN


CAMBIARE IDEA
Secondo Ugo Bardi, una delle cose belle dell'essere uno scienziato è che si può sempre cambiare idea. 
<< In realtà si deve! - dice Bardi - Hai dei nuovi dati? Allora devi cambiare la tua interpretazione, è semplicissimo. Naturalmente, gli scienziati non sono sempre felici di ammettere di aver sbagliato, sono esseri umani dopotutto. Ma, nel complesso, la scienza va avanti perché gli scienziati cambiano idea; come potrebbe essere altrimenti? >>
I poveri politici, invece, secondo Bardi, quando si trovano di fronte a nuovi dati, non hanno altra opzione se non quella di ignorarli o ridicolizzare coloro che li hanno prodotti (oppure in qualche caso - aggiunge ironico -  metterli in galera o farli fucilare).
LUMEN


GLOBALIZZAZIONE
Siamo talmente abituati, da secoli, a vivere negli Stati Nazionali, che ci pare il sistema più ovvio e più logico di gestire i rapporti internazionali, ma le cose stanno cambiando.
Dice il sociologo Zygmunt Baumann << Viviamo in un pianeta globalizzato e con una grandissima interdipendenza, ma gli strumenti che abbiamo a disposizione per gestire questa nuova condizione sono quelli dello Stato nazionale: quando cioè una decisione presa in una capitale aveva realizzazione nel territorio di quel Paese e non valeva 5 centimetri più in là. >>
Adesso, però, quei tempi sono finiti.
<< L’interdipendenza ormai è mondiale - continua Baumann - e gli Stati nazionali sono incapaci di gestirla. Così oggi i governi sono sotto una doppia pressione: da un lato devono rispondere agli elettori, i quali pretendono che i politici realizzino ciò per cui li hanno votati; dall’altra parte, la realtà globale interdipendente, i mercati, le borse, la finanza e altri poteri mai eletti da nessuno, impediscono che questi impegni vengano mantenuti. >> 
Come si evolverà la comunità internazionale ? Non lo sappiamo, ma gli Stati-Nazione dovranno o adattarsi, o estinguersi.
LUMEN
 

19 commenti:

  1. P.S. - A proposito dell'elezioni americane, ecco una ineccepibile considerazione di Gianni Pardo (dal suo ultimo post):
    << un Presidente degli Stati Uniti si “vende” come un detersivo, cioè con le stesse tecniche. Le sue idee non sono le sue idee quanto le idee dei suoi elettori, come identificate dalle indagini demoscopiche e dal parere degli spin doctors. >>

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dal resto dell'articolo si evince pero' che questo e' il nerbo della democrazia, in cui il voto e' intrinsecamente "di scambio": cosi' come il detersivo e' pagato volontariamente e per frutto di una libera scelta dal compratore che cerca di fare il suo interesse, altrettanto il deputato e' votato dall'elettore nel "mercato dei voti".
      I nostri che tuonavano contro il voto di scambio dimostravano con cio' di avere una concezione elitaria e dittatoriale del potere, pur dichiarandosi in continuazione i soli, veri, democratici. I truffaldini erano loro che consideravano voto di scambio quello degli altri, e sacrosanto e totalmente disinteressato il proprio. Fenomenale, per dei seguaci di marx, che baso' tutta la sua dottrina sullo scontro di interessi materiali ed economici.

      Elimina
    2. << altrettanto il deputato e' votato dall'elettore nel "mercato dei voti" >>

      In effetti anche a me la cosa appare del tutto ovvia, lecita e funzionale.

      Per questo sono un fiero seguace del collegio uninominale, in cui si crea un rapporto diretto (anzitutto di conoscenza) tra il parlamentare ed il proprio elettorato di riferimento, il quale, se scontento, alle prossime elezioni lo tromberà.

      E quindi l'operato politico del suddetto parlamentare (quali leggi ha votato, e perchè) sarà sempre più importante della riconoscenza pelosa del leader del suo partito.

      Elimina
    3. Mah, oggettivamente nei nostri Stati chiunque sia al governo e comunque ci arrivi, gli capita il ragioniere contabile, il Monti o lo Junker della situazione, che gli dice "dobbiamo aumentare la repressione poliziesca fiscale altrimenti questo numerino qui non cambia dello 0,x per cento come e' necessario".

      E parliamo di Stati in cui, un passettino alla volta come detto sopra, la spesa e' decisa e costretta dalle leggi per circa il 90 per cento del pil, con spazio solo residuale di aumento. Viva la liberta' portata dalla democrazia, ma dove la vediamo...

      Se ci fosse anche solo una minima scarsita' di cibo, si scatenerebbe una jacquerie che rotolerebbero le teste per strada, staccate a morsi, il sistema sta in piedi solo perche' e' particolarmente efficace nel rapinare e redistribuire risorse.

      Elimina
    4. << il sistema sta in piedi solo perche' e' particolarmente efficace nel rapinare e redistribuire risorse. >>

      Ma anche, sino ad ora, a produrle copiosamente, queste risorse.
      Uno dei pregi della democrazia, infatti, è proprio quello di consentire, con la libertà economica, la produzione di torte piuttosto grandi.
      Poi ovviamente c'è il problema della divisione in fette, ma sino a che la torta è grande, alla fine ci si mette d'accordo.

      Sino a che....
      E infatti, adesso che le torte si stanno rimpicciolendo a vista d'occhio, ho tanta paura che sarà proprio la democrazia a farne le spese.
      Vedremo.

      Elimina
    5. "Uno dei pregi della democrazia, infatti, è proprio quello di consentire, con la libertà economica, la produzione di torte piuttosto grandi."

      Mah, temo che in questo sia molto piu' influente l'economia del debito, che ben conosciamo per esperienza diretta: lo Stato (democratico) prima si arroga il monopolio della forza e della moneta, e poi la distribuisce sotto forma di credito esigibile con la forza ai suoi clientes, in cambio del sostegno elettorale, mentre i produttori arrancano sotto il macigno di una tassazione vessatoria per il ripagamento di un simmetrico debito (pubblico e privato) che in realta' e' per definizione inestinguibile.

      Questa e', ridotta ai minimi termini, l'efficienza economica delle tanto decantate democrazie.

      Non ne usciamo non per le errate politiche economiche, bensi' perche' esse, cosi' come sono, sono consustanziali alla sopravvivenza del sistema.

      Il debito non e' uno spiacevole inconveniente, e' il credito, cioe' la moneta, il denaro, lo sperone appuntito che lacera le carni della bestia da soma che tira la carretta, senza il quale sarebbe impossibile persino l'esistenza delle citta'.

      Elimina
    6. << Il debito non e' uno spiacevole inconveniente, e' il credito, cioe' la moneta, il denaro >>

      Cioè la produzione di un surplus rispetto ai consumi (ma ne riparlo più dettagliatamente sotto, a proposito delle elites).

      Elimina
    7. E' un surplus anticipato, che poi costringe chi di dovere a produrlo a meno del fallimento e dell'ostracismo sociale. Un bel trucchetto, non c'e' che dire, su cui si basano economicamente tutte la societa' contemporanee, specialmente dopo l'abbandono della parita' aurea, e che sembra giunto agli sgoccioli.

      Elimina
  2. Come più volte ribadito io mi considero democratico con riserva, considerato che la maggior parte dei votanti - o almeno tanti - sono disinformati e non pochi anche ignoranti(ssimi). Pure io sono disinformato e ignorantello. Tutta questa infatuazione per la democrazia perciò non la capisco, anche ammettendo che sia il meglio del peggio.
    Ho appena letto un libro di quel fanatico giacobino di Paolo Flores d'Arcais ("La guerra del Sacro"- Terrorismo, laicità e democrazia radicale", € 15) che introduce un concetto nuovo (almeno per me): l'isocrazia che soppianterà la democrazia. Sarebbe però una vera democrazia ovvero democrazia radicale (non alla svizzera, la democrazia diretta). Tutti uguali, come gocce d'acqua, dunque anche informati, istruiti e abbienti (Flores vede un'esplosione esponenziale di beni grazie al progresso per cui tutti - tutti - godranno di un "welfare articolatissimo", insomma la cornucopia o il paradiso in terra, bellissimo). Non più pari opportunità alla partenza, ma uguali anche all'arrivo. Che strano, questa prospettiva non mi entusiasma. Nel libro di Flores c'è addirittura un capitolo intitolato "Quasi comunismo in Costituzione". Ma una volta parlava della carogna putrescente del marxismo, se non sbaglio, pur essendo stato marxista o di sinistra.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. << l'isocrazia che soppianterà la democrazia (...) Non più pari opportunità alla partenza, ma uguali anche all'arrivo. >>

      Caro Sergio,
      ma questo da quale pianeta arriva ?
      La democrazia è, per quel che mi risulta, l'unico sistema di governo che NON si basa sulla violenza interna (se ve ne sono altri, non li conosco).

      Se mai verrà soppiantata (ed è possibilissimo che succeda), lo sarà solo da qualcosa di più violento e conflittuale.
      E non è neppure detto che sarà una cosa nuova: abbiamo un ampio ventaglio di esperienze storiche già vissute, a cui possiamo ritornare...

      Elimina
    2. "NON si basa sulla violenza interna"

      Questo pero' non lo direi, violenza repressiva ce n'e' eccome, solo che essendo il potere dello Stato molto maggiore e piu' assoluto che negli altri tipi di regime, in quanto a parole "del popolo" (il che, gratta gratta, e' solo un primitivo artificio retorico), la repressione, anche solo amministrativa, e' assoluta e schiacciante, e la resistenza impensabile.

      La democrazia si differenzia dagli altri regimi in quanto permette di cambiare i governanti senza violenza, tramite processo elettivo, ma anche questo e' sempre meno vero, nei complessi Stati moderni a fare le leggi e' sempre di piu' una burocrazia non eletta, quando le leggi non si fanno da sole sulla spinta di sempre piu' astrusi e incomprensibili automatismi economici/di sicurezza che nessuno capisce piu', sotto dettatura dalla stessa burocrazia di cui sopra, e ad applicarle e' una magistratura e una polizia ugualmente non eletta che non risponde a nessuno.

      Siamo schiavi come non lo siamo mai stati prima, solo che siamo schiavi ben pasciuti, l'organizzazione tecno-macchinistica funziona, e fa vincere pure le guerre.

      Ma non e' certo eliminando la democrazia che le cose migliorerebbero, il problema e' altrove, e' nel meccanismo socio-economico sempre piu' complesso e schiacciante, completamente privo di significato in quanto puramente meccanico, interiorizzato dalla gente stessa, la quale d'altra parte, meglio funziona il meccanismo, piu' sta male, malissimo, piu' sente di essere morta dentro, cosa per cui cerca disperatamente qualcuno a cui addossare la colpa.

      Elimina
    3. << Siamo schiavi come non lo siamo mai stati prima, solo che siamo schiavi ben pasciuti >>

      E dici niente ?
      Quanti preferiscono fare il libertario duro e puro, se il prezzo da pagare è la pancia vuota ?
      Io non ne conosco moltissimi.

      << Ma non e' certo eliminando la democrazia che le cose migliorerebbero, il problema e' altrove >>

      In effetti, la democrazia non ne puà nulla.
      Il problema è nella struttura classista che ci siamo dati da quando siamo diventati agricoltori stanziali.
      Ci sono quelli che producono la ricchezza e coloro che, con la scusa di coordinare l'attività dei molti, la gestiscono (e la incamerano).
      Ma di società umane senza elite che abbiano funzionato nel tempo, non ne ricordo nessuna.

      Elimina
    4. Pare che l'intera esistenza dell'uomo sulla terra sia stata senza "elite", salvo l'ultimo battito di ciglia, che potrebbe anche essere destinato a durare molto poco. In fin dei conti il sistema senza elite, quello precedente, ha dimostrato coi fatti di funzionare benissimo, anche troppo bene visto che e' durato tanto, a parte il fatto che ha condotto all'uomo contemporaneo, che se sara' altrettanto un successo lo sapranno solo i posteri (eventuali). Potrebbe trattarsi di un breve fuoco di paglia.

      "Ma di società umane senza elite che abbiano funzionato nel tempo, non ne ricordo nessuna."

      Io non ne ricordo che abbiano funzionato senza violenza, democrazia compresa. Se senza violenza sistematica non funzionano, vuol dire che non sono, per noi, organizzazioni naturali e spontanee.

      Per comprendere meglio questi fatti, dovremmo ricorrere all'osservazione degli altri componenti del regno animale superiore, in fin dei conti sono nostri strettissimi parenti e se la cavano benissimo senza nessunissima delle nostre mirabilie tecnologico-politiche. Bruciato il fuoco di paglia, loro ci saranno ancora.

      Elimina
    5. << Pare che l'intera esistenza dell'uomo sulla terra sia stata senza "elite", salvo l'ultimo battito di ciglia (...). In fin dei conti il sistema senza elite, quello precedente, ha dimostrato coi fatti di funzionare benissimo >>

      Caro Diaz, il sistema senza elites sarà anche durato più a lungo, ma era quello dei cacciatori-raccoglitori, e si situa nella preistoria dell'uomo, prima di quella che noi chiamiamo civiltà.

      Può darsi che ai tempi gli uomini fossero più felici, ma solo quando tutto andava bene, perchè erano molto più esposti alle avversità (carenza di cibo) ed ai pericoli (morivano giovani).
      Poi è arrivata l'agricoltura stanziale, con la sua novità devastante: le eccedenze non immediatamente consumate.

      Avere un surplus di ricchezza disponibile per il futuro ha cambiato tutto, nel bene e nel male, e per sempre.
      Da un lato ha allungato l'aspettativa di vita essendo più facile superare i momenti di crisi, dall'altro ha reso la vita più faticosa ed inoltre (ecco che ci arriviamo) ha reso inevitabile il sorgere delle elites, perchè il surplus doveva esser gestito e difeso.

      D'altra parte - come insegna il darwinismo - in natura nulla può essere ottenuto in cambio di nulla: non esistono progressi gratuiti e tutto si paga.

      Elimina
    6. Dio non solo non gioca a dadi, ma ha pure studiato ragioneria. ;)

      Elimina
    7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

      Elimina
    8. Chissà. Forse è proprio per questo che non gioca a dadi: sa che il calcolo delle probabilità sarebbe contro di lui... :-)

      Elimina
    9. Vale anche per noi: ma e' eliminando la probabilita' che si elimina la possibilita' di se stessi.
      Il trucchetto di volerla eliminare solo da qui in avanti, e' umanamente comprensibile e in parte scusabile, ma non funziona.
      Comunque, e' caratteristico della vita in ogni sua forma remare contro la maggiore probabilita'.

      Elimina
    10. << Comunque, e' caratteristico della vita in ogni sua forma remare contro la maggiore probabilita' >>

      Vero.
      Come ha detto qualcuno (mi pare Dawkins) la 'nascita' della vita era un evento altamente improbabile.
      Però è avvenuto.

      Elimina