mercoledì 13 aprile 2016

Habemus Papam

LUMEN – Abbiamo oggi con noi il grande apostolo Simone detto Pietro, meglio conosciuto come San Pietro, e considerato, ovviamente a torto, il primo Papa della Chiesa di Roma.
SAN PIETRO - Come sarebbe “a torto” ? Non sapete che fu il maestro in persona a dirmi “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa” ?
 
LUMEN – Sì, la frase la conosco, perché è molto famosa: peccato che sia apocrifa.
SAN PIETRO - Come vi permettete ?
 
LUMEN – Per carità, non vi arrabbiate. Dicevo solo per chiarire.
SAN PIETRO – E allora non ditelo. Non si gioca con queste cose: scherza coi fanti, ma lascia stare i santi. E se non vi sta bene, me ne vado immediatamente.
 
LUMEN – Non fate così. Mi avevano parlato del vostro carattere impetuoso, ma non immaginavo tanto. Comunque siete mio ospite ed è giusto che io vi tratti con cortesia.
SAN PIETRO – Così va meglio.
 
LUMEN – Anzi, facciamo così. Lasciamo da parte i tanti episodi tristi e bui che hanno costellato la storia del papato e proviamo a parlarne con spirito leggero.
SAN PIETRO – Tristi e bui lo dite voi.
 
LUMEN – Tristi e bui lo dice la storia, ma transeat. Volete raccontarci qualche aneddoto simpatico e curioso - ma non agiografico, per carità - su qualcuno dei Papi più famosi ?
SAN PIETRO – Va bene. Vi voglio accontentare.
 
LUMEN – Allora cominciamo da uno dei papi più recenti e più noti: Papa Giovanni Paolo II.
SAN PIETRO – Ah, davvero un grande Papa. Allora, si racconta che durante un conclave, Carol Wojtyla (che ai tempi ancora non era Papa) fu avvicinato da un anziano Cardinale, che fece per riprenderlo: “Eminenza, ho sentito dire che lei scia, va in montagna, gira in bicicletta, nuota. Non credo che ciò si confaccia ad un Principe della Chiesa”. Ed egli rispose: “Ma lo sa che in Polonia ben il 50% dei Cardinali si dedica alle stesse attività !”
 
LUMEN – Non l’ho capita.
SAN PIETRO - Il fatto è che, a quel tempo, la Polonia aveva soltanto due Cardinali, ed uno di essi, naturalmente, era Wojtyla.
 
LUMEN – Allora sì, è veramente carina! E che mi raccontate invece di Papa Giovanni XXIII, il famoso Papa Buono ?
SAN PIETRO – Ho qualcosa anche su di lui.
 
LUMEN – Sentiamo.
SAN PIETRO – Si racconta che durante un discorso tenuto dopo l’elezione, papa Roncalli abbia confessato, con un certo candore: “Mi accade spesso di svegliarmi di notte e cominciare a pensare ad una serie di gravi problemi. Mi decido dunque di parlarne l’indomani con il Papa. Poi però mi sveglio completamente e mi ricordo che il Papa sono io!”
 
LUMEN – Non male anche questa. Mi fa venire in mente quel famoso film di Moretti ‘Habemus Papam’, con il papa neo-eletto, interpretato da Michel Piccolì, che resta traumatizzato dai propri timori di inadeguatezza.
SAN PIETRO – Non lo conosco.
 
LUMEN – Meglio così, non credo che vi sarebbe piaciuto. Dopo il Papa buono venne un Papa più austero, ovvero Paolo VI.
SAN PIETRO – Ah, su di lui ho un aneddoto molto breve ma piuttosto divertente.
 
LUMEN – Quale ?
SAN PIETRO – Papa Montini fece un giorno una telefonata al Convento del Santo Spirito. Gli rispose una suora, dicendo: “Sì, pronto! Sono la Madre dello Spirito Santo”. Il Santo Padre allora rispose prontamente: “Mi spiace, ma dovrà accontentarsi dell’umile Vicario di Cristo in terra!”
 
LUMEN – Beh, in effetti nella genealogia sacra ci sono parecchie parentele complicate, per non dire contraddittorie.
SAN PIETRO – Ancora con questa storia ? Sono verità di fede, si devono prendere così, senza discutere.
 
LUMEN – E’ proprio questo il punto. Ma andiamo un poco indietro nel tempo. Avete qualcosa su Pio XII ?
SAN PIETRO – Certo. Un tale Monsignore di nome Spirito Maria Chiappetta viveva sopra la dimora di un altro cardinale, Monsignor Tardini. Il Chiappetta aveva la brutta abitudine di spostare i mobili durante la notte, il che fece inalberare il Tardini, che ordinò ad una suora di andare a riferire al Monsignore che se non avesse smesso immediatamente lo avrebbe preso a calci nel cognome. Il giorno dopo le voci sulla vicenda circolavano per tutto il Vaticano.
 
LUMEN – Me lo immagino.
SAN PIETRO – Papa Pacelli convocò allora il Tardini per domandargli perché avesse minacciato il Chiappetta di prenderlo a calci nel cognome. Al che, il Cardinale rispose: “Non potevo di certo dire che lo avrei preso a calci nel nome! Si chiama Spirito Maria…”
 
LUMEN – Non male anche questa.
SAN PIETRO – E per finire, avrei ancora due storielle su un papa di fine ottocento, Leone XIII.
 
LUMEN – Il quale, se ben ricordo, fu il primo pontefice che, dopo tanti secoli, dovette rinunciare al potere temporale, perché impedito dalla recente occupazione italiana.
SAN PIETRO – Ricordate bene, poveretto.
 
LUMEN – Mah, poveretto si fa per dire. Comunque, sentiamo anche queste.
SAN PIETRO – La prima è legata al suo nome. Papa Pecci aveva riempito gli Horti Vaticani dei molti animali che gli venivano portati in dono. Un giorno, durante una visita agli Horti, rischiò quasi di essere travolto da una gazzella e questo gettò nel terrore i presenti. Il Papa ne uscì indenne e tranquillizzò subito coloro che avevano assistito alla scena, dicendo: “Non sia mai che un Leone abbia paura di una gazzella!”
 
LUMEN – Discreta. E l’altra ?
SAN PIETRO - All’età di 92 anni, Leone XIII concesse udienza ad un signore spagnolo, il quale con somma gratitudine ringraziò il Papa dicendo: “Vi ringrazio Santità per questa grande occasione che mi avete dato. Pensi che pochi giorni prima di morire anche Pio IX mi concesse udienza!”. E il Papa: “Se avessi saputo prima che siete così pericoloso per i Papi, avrei rimandato di qualche anno quest’incontro…”
 
LUMEN – Dal che si deduce che anche i Papi, che pure dovrebbero avere una linea privilegiata con il padreterno, hanno paura della morte. Non sarà che non sono così sicuri di andare in Paradiso ?
SAN PIETRO – E voi cosa ne sapete ? Il guardiano del Paradiso sono io, non voi.
 
LUMEN – Ah già, è vero. Allora non vi trattengo oltre, visto che avrete un bel po’ di lavoro che vi aspetta. Grazie comunque per la chiacchierata.
SAN PIETRO – Non c’è di che. Comunque voi, su dalle mie parti, non ci verrete di sicuro.
 
LUMEN – Ah, questo lo credo anche io.

15 commenti:

  1. A proposito della favoletta che San Pietro sarebbe stato il primo papa di Roma, ecco alcune convincenti considerazioni che ho trovato sul web:

    << << I teologi Cattolici romani, appoggiandosi alla tradizione, affer­mano che Pietro venne a Roma, fondò la Chiesa di Roma esercitò l’ufficio di vescovo universale a Roma per venticinque anni (dal 42 al 67) e prima di morire trasmise la sua carica ai suoi successori.
    Cominciamo con la venuta di Pietro a Roma: la Scrittura non ne parla come invece fa della venuta di Paolo, quindi non possiamo confermarla con la Scrittura.

    Questo non ci spinge però a dire che Pietro non venne mai a Roma; può essere pure vero che Pietro sia venuto a Roma. Ma nel caso ci sia venuto è da rifiutare il fatto che egli ne sia stato il fondatore perché la Chiesa di Roma esisteva già prima che lui vi andasse infatti si presume che essa fu fondata da quegli avventizi Romani che il giorno della Pentecoste dopo avere udito la predicazione di Pietro si convertirono a Cristo.

    Se Pietro ne fosse stato il pastore o uno degli anziani certamente Paolo nella sua epistola alla Chiesa di Roma non avrebbe tralasciato di fare il suo nome quando alla fine di essa dice di salutare i santi facendone i nomi, mentre invece il nome di Pietro non è incluso in quella lista. Può essere mai che il primo papa, il primo vescovo universale, il vicario di Cristo, così come lo chiama la chiesa cattolica romana, il primo vescovo di Roma non sia stato citato minimamente da Paolo quantunque fosse a Roma? >>

    (segue)

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  2. (segue)

    << Come si spiega tutto ciò. Si spiega con il fatto che Pietro non era né a Roma a quel tempo e meno che meno vescovo universale come invece vogliono fare crede­re i Cattolici. Ma i Cattolici non si arrendono dinanzi all’evi­denza, e dicono che la prova che Pietro fu a Roma c’è nella Scrittura e si trova nella prima epistola di Pietro dove lui dice: “La chiesa che è in Babilonia eletta come voi, vi saluta..”; dove per Babilonia si intende Roma.

    Non siamo per nulla d’accordo con questa interpretazione data a Babilonia, perché qui per Babilonia si deve intendere la città di Babilonia e non la città di Roma. Perché mai Pietro avrebbe dovuto chiamare Roma Babilonia? Ma chi è che anche oggi scrivendo da Roma direbbe che i santi che sono in Babilonia danno i loro saluti?

    Noi riteniamo che se Paolo nelle sue epistole abbia chiamato Roma in questa maniera, anche Pietro se avesse citato Roma l’avrebbe chiamata così. Il fatto che parla di Babilonia dunque vuole dire che in quel tempo quando scriveva quella epistola si trovava a Babilonia (in Oriente dunque) con i santi di quella città. Con questo non intendiamo dire però che Pietro non sia mai stato a Roma, ma solo che Babilonia è Babilonia, e non Roma. >>

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    1. Be' Babilonia è sinonimo di Babele, di città della perversione, sentina di vizi ecc. Non c'è dubbio che la Babilonia dell'Apocalisse sia Roma. Forse si diceva Babilonia invece di Roma per non esporsi troppo, ma i correligionari capivano l'allusione. Se non sbaglio la Babilonia storica era in Iraq, Badgad.
      Quanto al silenzio di Paolo su Pietro nell'epistola ai Romani il motivo è lampante: non si potevano soffrire, Paolo prese una volta Pietro a pesci in faccia. E anche questo scontro aveva una ragione: Paolo non aveva conosciuto Gesù, era un estraneo alla cerchia degli apostoli che erano una manica di analfabeti. Lui come intellettuale si sentiva superiore a quei bifolchi che vantavano però la conoscenza diretta di Gesù, donde un certo astio, un'aria di superiorità. C'è chi dice che la resurrezione se la sia inventata Paolo che sarebbe addirittura il fondatore del cristianesimo. Mah, chissà, forse, non me ne intendo. Quanto alla presenza di Paolo e Pietro a Roma non ci sono prove, quel che si dice prove, anche se non si può escludere. Certo quando trovarono la tomba di Pietro nelle catacombe vaticane - garantita da un graffito "Petros eni" (Pietro è qui) - Pio XII provò senz'altro una immensa gioia: era la prova di "tutto" (annunciazione, passione, morte e risurrezione ecc. ecc.).
      Sembra però che in occasione dell'esplorazione della tomba di Paolo dopo un millennio a S. Paolo fuori le mura abbiano trovato qualcosa di più sostanzioso dell'osso delle catacombe vaticane. Chissà, magari sono proprio i resti di Paolo. E allora è tutto vero! Beati i poveri di spirito perché vedranno Dio (o qualcosa del genere).

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  3. << C'è chi dice che la resurrezione se la sia inventata Paolo che sarebbe addirittura il fondatore del cristianesimo. >>

    Lo penso anche io (si parva licet) e mi sembra di gran lunga l'ipotesi più convincente.
    Di sicuro, Gesù non ha mai detto di voler fondare una religione sua (Bart Ehrman dixit).

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    1. Gesù era un ebreo, rispettava la legge che non voleva affatto abolire (parole sue). Gli apostoli poi dopo la morte e resurrezione di Gesù restarono a Gerusalemme e penso non dessero troppo fastidio: erano ebrei un po' speciali che non dovevano nemmeno nascondersi. Certo è stupefacente cosa avvenne poi e in così breve tempo, in pochi decenni. Praticamente dal nulla o quasi nacque davvero una nuova religione, l'oscuro profeta crocifisso fu esaltato e divinizzato e il cristianesimo ha influenzato gli spiriti del vecchio e del nuovo continente fino ai nostri giorni. Quale fu il merito di Paolo io non so dirlo, ma dei meriti indubbiamente deve averli avuti, basta un semplice confronto tra le sue lettere e quelle di Pietro: è stato la mente della nuova fede. Sulla Lettera ai Romani sono state scritte intere biblioteche. Ma che s'inventasse lui la resurrezione mi riesce difficile crederlo. Certo ha detto che se Gesù non fosse risorto la fede sarebbe stata vana, ma proprio inventarsela lui non so. Quell'evento, la resurrezione, fu davvero creduto ed è stato fondamentale, più dei detti e fatti di Gesù. Fra parentesi anche Ercole patì, morì e risorse il terzo giorno, ma di lui non parla nessuno! Questa è naturalmente una balla pagana. Come sempre la storia la scrivono i vincitori: Ercole un pagliaccio, Gesù il figlio di Dio e Dio lui stesso.

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    2. << Ma che s'inventasse lui (Paolo) la resurrezione mi riesce difficile crederlo. >>

      Mah, per quello che ho letto, la resurrezione di un dio o di un semidio era un evento abbastanza 'normale' nelle religioni mediorientali, dall'antico egitto (Osiride) in poi.
      Pertanto, Paolo non aveva neppure bisogno di inventarselo, un evento così strordinario: gli bastava copiarlo e applicarlo al personaggio presudo-storico che si era costruito.

      Anzi, alcuni affermano che dovette inserire l'evento della resurrezione per motivi, diciamo così, di immagine, in quanto una divinità morta, ma non risorta, non sarebbe stata neppure presa in considerazione dai potenziali fedeli.

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  4. Per completezza, ecco tutto quello che, secondo Bart Ehrman, Gesù non ha mai detto, nè fatto:

    - Gesù non ha mai detto di voler fondare una religione

    - Gesù non ha mai detto di voler morire per sanare il peccato originale, per ristabilire l'alleanza tra Dio e gli uomini

    - Gesù non ha mai detto di essere nato da una vergine che lo ha concepito per intervento di un Dio

    - Gesù non ha mai sostenuto di essere unica e indistinta sostanza con suo padre, Dio in persona e tantomeno con una entità denominata spirito santo

    - Gesù non ha mai dato particolare valore al battesimo

    - Gesù non ha mai parlato di precetti, norme, cariche, vestimenti, ordini di successione, liturgie e formule

    - Gesù non ha mai pensato di creare uno sterminato esercito di santi

    - Gesù non ha mai chiesto che venissero scritte le sue parole, nè tantomeno ha mai messo per iscritto i suoi pensieri o le sue idee.

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    1. Ci sarebbe qualcosa di ridire o precisare in merito alle affermazioni di Ehrmann.

      - Voleva fondare o no una religione? Direi di no, però ha lo stesso affidato agli apostoli la missione di testimoniare il vangelo e di fare dunque dei proseliti: "Andate e diffondete la buona novella. Chi crederà si salverà, chi non crede sarà dannato." Alla faccia del Gesù misericordioso! Ma qual era poi questa "buona novella"? Il racconto dei detti e fatti di Gesù? C'è da osservare però che queste non siano le "parole autentiche" (ipsissima verba) di Gesù. Nel solo vangelo di Matteo di buon Gesù minaccia una settantina di volte l'inferno! Ma appunto, forse sono parole che gli hanno messo in bocca altri. Vallo a sapere.

      - La "redenzione dal peccato originale" è chiaramente un'elaborazione teologica più tarda. Non mi sembra che nei vangeli si accenni al peccato originale. L'ebraismo ignora totalmente questa visione. Il messia (tuttora atteso!) non deve affatto redimere dal peccato originale!

      - È chiaro che Gesù non può aver detto che era nato da una vergine e col concorso dello Spirito Santo! Lo esclude il semplice buon senso! Chi avrà mai raccontato a Luca tutte quelle storie intorno alla nascita di Cristo? Maria? E le tentazioni del diavolo nel deserto: le ha raccontate Gesù ai suoi amici? Tutte cose da ridere.

      - Gesù stesso si fece battezzare da Giovanni, dunque il battesimo avrà avuto una sua valenza. E non ha detto forse Gesù anche di "battezzare" nel nome del padre del figlio e dello Spirito santo.

      - L'apparato sfarzesco del potere papale è l'inevitabile evoluzione di qualsiasi potere che deve essere ben visibile e imponente - evidente. Una cosa è vera perché si vede, si mostra. Ancora oggi la visibilità è quasi tutto.

      - Gesù - che sapeva sicuramente leggere e scrivere (una volta scrive anche alcune parole nella sabbia) - non aveva certo bisogno di raccomandare l'annotazione delle sue parole o di annotarle lui stesso. È il tipico personaggio che fonda la sua autorità sulla parola - che s'incide nei cuori e può poi essere tramandata anche con lo scritto.

      Però disse pure "tu es Petrus et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam" - parole che si leggono nella cupola di S. Pietro, con caratteri alti due metri! Ma c'è da scommettere che non siano "parole autentiche".

      Devo dire che Gesù mi è diventato antipatico - nonostante il "Gesù" di Ida Magli che lo rende fascinoso. I. M. era agnostica, ma Gesù le piaceva. Immagina però che il famoso "il vostro dire sia sì sì, no no" sia di ... ascendenza romana (per la forza che aveva la parola per i Romani). Gesù venne a contatto con la civiltà romana e ne subì forse l'influsso, appunto sull'importanza della parola).
      Ma siamo qui nel campo delle congetture, per quanto accattivanti.

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    2. << Devo dire che Gesù mi è diventato antipatico >>

      Mah, se devo essere sincero non posso proprio dire che il Gesù ufficiale (cioè quello iconografico che tutti conosciamo, perchè di quello storico quasi nulla si sa) mi stia antipatico.

      Diciamo che mi fa tenerezza, perchè era - probabilmente - un povero profeta, semplice ma rigoroso, e lo hanno fatto diventare una specie di cerchio-bottista, che dice una cosa, e poi anche il suo contrario.

      Tu che conosci i Vangeli meglio di me, quante sono le affermazioni di Gesù che non abbiano mai avuto un contraltare o una smentita in qualche altro versetto ?
      Direi poche, davvero molto poche.

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    3. "Diciamo che mi fa tenerezza."

      Ma quale tenerezza, uno che non fa che minacciare sfracelli!
      Guai a voi di qua, guai a voi di là, covi di vipere, sepolcri imbiancati ecc. ecc. E pensare che lui stesso dice - IMMEDIATAMENTE DOPO LE BEATITUDINI !!! - "Chi dirà scemo a un altro sarà sbattuto all'inferno." L'inferno è il chiodo fisso di Gesù! Mio padre vi farà un c... così! Guarda o riguarda "Il vangelo secondo Matteo di Pasolini" (davvero un bel film, tiene ancora dopo mezzo secolo): quel Gesù è veramente insopportabile, sempre incazzato, sempre minaccioso (un attore spagnolo, pessima scelta). Vabbè, poi ogni tanto fa il misericordioso, moltiplica pani e pesci, risuscita un morto (che ovviamente non era morto), fa il guaritore come tanti altri. Avrà avuto forse un sesto senso per certe infermità che si possono guarire facilmente, se uno è un po' dotato. Anche la psicanalisi riesce talvolta a guarire con la forza della parola!
      Quando Margherita Hack faceva la svenevole per Cristo (secondo lei comunista come lei) mi chiedevo: ma l'hai mai letto il vangelo? Devo però ammettere che non pochi atei hanno subito stranamente il suo fascino, per es. anche Goethe e - più vicino a noi - Dürrenmatt. Proprio le Beatitudini toccano il cuore. Ma io devo avercelo di pietra.

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  5. << le Beatitudini toccano il cuore. Ma io devo avercelo di pietra. >>

    Posso dire una cattiveria ?
    Le 'beatitudini' mi sembrano il classico discorso di buonismo calcolato, con cui le elites promettono improbabili meraviglie nell'aldilà, nella speranza che i poveracci se ne accontentino, stiano tranquilli e non disturbino il manovratore nell'aldiqua.

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    1. Sì, è una cattiveria perché Gesù non faceva parte delle elite (come poi si vide) e immagino fosse sincero (fu un accesso - e magari eccesso - di lirismo). Esalta gli umili, gli oppressi, i sofferenti, gli assetati di giustizia ecc. ecc. ma cosa cambia? Si rimanda tutto a "dopo", alla resa dei conti nell'aldilà. Bella consolazione. Ma dicono, sembra che Gesù all'occasione bevesse di gusto: questo mi piacerebbe, lo rende tanto umano. Era poi circondato di donne che stravedevano per lui (sai, le "pie" donne ...). Ma in genere è un menagramo: guai qui, guai là, ma vaffà!

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    2. << Sì, è una cattiveria perché Gesù non faceva parte delle elite >>

      Verissimo.
      Ma io mi riferivo al Gesù iconografico, non a quello storico.
      Si fa presto ad utilizzare il lirismo ingenuo delle beatitudini per altri più concreti (e meschini) scopi.

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    3. Una curiosità: il Discorso della Montagna alias Le Beatitudini non è praticamente rappresentato nell'arte. Conosco solo un affresco del Beato Angelico e un altro di non so più chi nella Sistina. L'opera dell'Angelico è singolarmente brutta e inespressiva: certo rappresentare la parola non è facile. Invece delle altre storielle evangeliche vi sono moltissime e accattivanti rappresentazioni (vi raccomando la Madonna, la nascita di Gesù, la crocifissione e la resurrezione, anche l'ultima cena, non c'è solo quella di Leonardo). Ma il Discorso nisba, che anche certi atei considerano un vertice nella storia dell'homo sapiens.

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