sabato 27 settembre 2014

Buon anniversario

La storia, ormai è un fatto assodato, ha i suoi picchi di interesse solo in occasione dei vari anniversari e ricorrenze cronologiche. La circostanza, come spesso succede, ha i suoi pro e i suoi contro.
Quelle che seguono sono alcune acute, divertenti ed interessanti osservazioni sull’argomento dello storico e saggista Aldo Giannuli (tratte dal suo blog). Buona lettura.
LUMEN


<< Il problema nasce quando l’anniversarismo diventa invadente, ossessivo e sostituisce o marginalizza ogni altro tipo di ricerca storica. Questo determina una serie di effetti indesiderabili su cui conviene riflettere.

In primo luogo, paradossalmente, la sovrabbondanza di titoli su un determinato argomento, concentrata in un solo anno, è un pessimo affare commerciale. Infatti, troppo spesso ci si dimentica che i “forti lettori” (quelli che superano l’acquisto di 20 libri in un anno) sono meno del 5% del pubblico delle librerie, mentre la media si aggira intorno ai 10 volumi acquistati per persona (meno di 1 al mese).

Detto questo, si capisce che se uno compera 10 libri in un anno è poco probabile che ne prenda 2 sullo stesso argomento e difficilissimo che ne prenda 3. E dunque, è facile capire che, se su un argomento escono 84 libri nello stesso periodo, per quanto vasto possa essere il pubblico interessato, a vendere davvero saranno 6 o 7, poi ci sarà una ventina di titoli che campicchierà, e tutti gli altri non rimedieranno neppure di che compensare le spese di tiratura.

In secondo luogo, l’ossessione anniversaristica induce spesso in ingannevoli analogie, proprio per sostenere l’ “attualità” del tema. Ad esempio, pur essendoci similitudini fra la situazione attuale e quella che ha preceduto la Prima Guerra Mondiale, io ci andrei molto cauto con questa analogia.

Ancora: questa over dose dell’anniversario determina l’effetto reattivo per cui, superato l’anniversario, di quell’argomento non se ne parla più, sino all’anniversario successivo secondo una successione “liturgica” precisa:

a- il decennale è un primo momento, in cui nessuno ha il coraggio di dire che il tale avvenimento è già storia, per cui escono pochi libri, ma ci sono molte trasmissioni, articoli con testimonianze più o meno inedite ecc. Funzione liturgica minore, con benedizione dei fedeli ma senza messa.

b- il ventennale ha già qualche pretesa in più sul piano storico, ed i libri hanno uno spazio maggiore, ma ci sono sempre le testimonianze che tengono banco in trasmissioni e quotidiani e l’argomento è ancora tema di dibattito politico. Messa piana e senza organo, con mezza illuminazione.

c- il trentennale è la sagra del “reduce”: i testimoni sono ancora presenti in gran numero, iniziano ad avere i capelli brizzolati ed il bisogno di dirsi di aver fatto qualcosa di importante nella propria vita. Ne segue il litigio su quale sia la memoria da trasmettere alle nuove generazioni ed il dibattito avviene in un curioso limbo fra storia e politica, fra memoria personale e formazione del canone storiografico. Messa solenne cantata e concelebrata con illuminazione piena.

d- il quarantennale di solito si salta: 40 non è una cifra suggestiva, serve solo a ricordare che si sta diventando vecchi, per cui si tira dritto.

e- il cinquantenario è il primo vero accesso alla storia: i testimoni del tempo, i reduci sono ormai molti di meno (per grazia di Dio!) e si può iniziare a parlare con un po’ di distacco, anche se qualche fiammata polemica ancora si leva. Libri in quantità, spuntano i documenti d’archivio, tutti si sentono in dovere di parlare del fatto assumendo l’aria compunta di chi assista alle esequie del nonno. Messa pontificale, con Requiem cantato.

f- dopo c’è il centenario (solo pochissimi avvenimenti meritano l’onore delle celebrazioni del sessantesimo, settantesimo, ottantesimo e novantesimo e, comunque in tono minore): è la consacrazione storica definitiva. Ormai dell’argomento in sé non frega più nulla a nessuno, perché ormai i clamori della politica tacciono, è tutto molto composto, e, pertanto, per catturare il pubblico, dilagano le trasmissioni, articoli, i film, i dvd, i libri sugli aspetti minori e curiosi o su quelli più spettacolari (grandi battaglie, insurrezioni, ecc.)

Tutto questo è comprensibile e ci si può anche stare, ma, ovviamente, il “raccolto” in termini di formazione di una coscienza civile sarà sicuramente molto modesto. Per quello occorre fare spazio alla ricerca storica più seria.

Ed allora, che fare? Certo non cancellare gli anniversari, ma farne un uso più sobrio si può? Ad esempio, che ne dite di scegliere quali siano le cose meritevoli di un anniversario?

Qui, ormai, nelle redazioni televisive, di quotidiani e di case editrici si fanno riunioni alla ricerca dell’”anniversario” del prossimo anno sul quale “dobbiamo assolutamente avere un titolo”. La pulsione celebrativa ed anniversaristica è tale che fra un po’ celebreremo anche l’anniversario di quando Pierino prese due in matematica. Non ci credete?

Date un’occhiata all’interminabile elenco delle “giornate della memoria”: ce ne sono la bellezza di 78 stabilite dall’Onu ed altre 43 nazionali; fra le altre: il 21 febbraio giornata dell’alfabeto Braille, il 28 marzo giornata della bicintreno, il 24 marzo giornata nazionale del sollievo, il 28 giugno la giornata dell’incontinenza, per culminare nell’1 marzo dedicato alle “ferrovie dimenticate”. Vi sembra normale?

Un consiglio: e se magari pubblicassimo un libro o un articolo o facessimo una trasmissione, non perché c’è un anniversario, ma perché ha qualcosa da dire ?

Nulla in contrario a ricordare una guerra o un personaggio, ma a volte l’ossessione di “non perdere” la scadenza induce a tirar fuori cose semplicemente inutili quando non indecenti. Perché “non possiamo dare l’impressione di aver “bucato” l’occasione”.

Ma questo richiederebbe dei vertici redazionali un po’ più seri e professionali di quelli esistenti. Parlo della cosa che conosco meglio: le case editrici, dove spesso incontri direttori editoriali o di collana assolutamente deprimenti. Persone banalissime, senza un briciolo di originalità, alla ricerca dell’investimento meno rischioso, della via più facile, della risposta più scontata. >>

ALDO GIANNULI

4 commenti:

  1. Semplicemente delizioso. Se penso a tutte le pubblicazioni e le trasmissioni sul perché della prima guerra mondiale - apparentemente ancora misteriosi e incomprensibili - viene proprio da dire basta, non rompeteci le scatole. A parte il fatto che non gliene frega niente a nessuno, a parte chi scrive e chi pubblica che spera di coprire almeno le spese.

    Pero c'è un però. Questa profluvie di scritti per lo più inutili, talvolta interessanti, mai rivelatori o indispensabili, è dovuta anche al fatto che ... devo proprio dirlo? Non lo sapete già? Siamo troppi troppi troppi - e tanti, troppi - vuoi per vocazione, vuoi per ammazzare il tempo, vuoi per far soldi - sentono il bisogno di dire la loro. L'unica sarebbe ignorarli, ma è difficile, perché tutti siamo più o meno dipendenti e corriamo a comprarci l'ultimo libro che dovrebbe finalmente illuminarci.

    Ma la stessa cosa avviene esattamente con tutte le puttanate tecnologiche di cui tutti sono terribilmente cupidi. È in arrivo l'ultima versione smart-phone? La gente perde il sonno, non sia mai che non si possa assicurare quest'ultima imprendibile versione.
    E anche in questo campo migliaia e migliaia di ditte e persone studiano dalla mattina alla sera come "migliorare" il prodotto, cosa aggiungere qualcosa che non abbia la concorrenza, per fotterla e vendere di più. Una volta la nuova versione di un prodotto, di un computer, teneva in un certo conto i possessori di versioni precedenti perché non si ritrovassero in fuorigioco, potessero usare anche le nuove versioni di Microsoft Office. Tempi passati, devi comprare il nuovo prodotto o sei fregato. Purtroppo non c'è niente da fare, devi stare al gioco, anche perché il nuovo prodotto ha davvero qualche pregio che te lo fa desiderare. Milioni di persone lavorano giorno e notte per "migliorare" i prodotti, in realtà per mettercelo in quel posto. Ci vorrebbe uno sciopero mondiale dei consumatori per arrestare o frenare l'andazzo. Ma ormai i consumatori sono abbrutiti, vogliono l'ultima versione a costo di svenarsi e restare in bolletta.

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  2. << Ci vorrebbe uno sciopero mondiale dei consumatori per arrestare o frenare l'andazzo. Ma ormai i consumatori sono abbrutiti, vogliono l'ultima versione a costo di svenarsi e restare in bolletta. >>

    Verissimo. Una stupidità planetaria (qulla dell'ultimo modello) che a me continua a risultare incomprensibile.
    E non certo perchè io sia insensibile alle utilità della tecnologia, anzi.
    Ma è questa ansia del nuovo per il nuovo che trovo deprimente.

    Senza contare che l'acquisto compulsivo del "nuovo" ci costringe a buttare come "vecchio" ciò che vecchio e superato ancora non è, così creando quelle montagne di rifiuti che sono tra le cause prime della crisi ambientale in cui ci troviamo.

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    1. Pensa che io lavoravo fino a cinque anni fa con un computer che aveva quindici anni. Era un po' lento, ma funzionava. Poi ho dovuto per forza cambiarlo per usufruire di certi servizi e ci sono rimasto: il mio Apple era una cannonata, una meraviglia, un mio amico mi disse: adesso hai una Rollroice (come si scrive?). Bene, dopo cinque anni mi piace sempre, mi sembra nuovo, ma tutti gli aggiornamenti - che pensavo mi tenessero il computer in forma - me l'hanno invece rallentato, c'è sembra quella maledetta pallina che comincia a girare quando voglio qualcosa. Tanto che mi dico: no, così non va, sta' a vedere che devo già cambiare computer. Insomma, ti obbligano a comprare le novità. E se non compri qualcuno è in crisi, il motore dell'economia s'imballa. Per adesso però il computer me lo tengo, anche se non è più scattante. È sempre così bello!

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  3. Caro Sergio, anche il mio PC (un portatile HP) ha i suoi annetti e non è molto veloce, ma non ci penso proprio a cambiarlo.
    Il precedente - che andava benissimo - l'ho sostituito solo perchè si era rotto (fisicamente) a causa di un incidente domestico, non certo perchè volessi un modello più recente.
    E non parliamo della mia automobile...

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