sabato 21 settembre 2013

Lasciare l'impronta

“L’Italia è una Repubblica fondata sull’impronta ecologica”.
Questo dovrebbe essere l’incipit corretto della nostra costituzione, se davvero noi italiani avessimo a cuore il futuro ecologico del nostro bellissimo paese.
Il concetto di impronta ecologica è ben noto, e si riferisce, per ogni territorio, al rapporto tra le risorse prelevate dall’uomo in un certo periodo e quelle che vengono rigenerate spontaneamente dalla natura.
Perché un territorio possa restare in equilibrio ecologico è necessario che le prime (le risorse prelevate) non siano MAI superiori alle seconde (quelle rigenerate), ma purtroppo, da tempo, non è più così, a causa del livello  eccessivo della popolazione.
E questo vale non solo per la nostra povera Italia, ma per il mondo intero, come ci ricorda questo articolo  di Massimiliano Rupalti (da Effetto Cassandra).
LUMEN


<< Il 20 agosto è [stato] l'Earth Overshoot Day (EOD) 2013, la data che marca il giorno in cui l'umanità ha esaurito il budget della natura per l'intero anno.
Ora stiamo operando scoperti. Per il resto dell'anno manterremo il nostro deficit ecologico prelevando riserve di risorse locali ed accumulando biossido di carbonio nell'atmosfera.

Proprio come un estratto conto traccia gli ingressi e le uscite, il Global Footprint Network (GFN), [in Italiano: Impronta Ecologica Globale] misura la domanda dell'umanità e l'offerta di risorse naturali e di servizi ecologici.
E la data fa pensare. Il GFN stima che in circa otto mesi, richiediamo più risorse rinnovabili e sequestro di CO2 di quanto il pianeta possa fornire per un anno intero.

Nel 1993, l'EOD – la data approssimativa in cui il nostro consumo di risorse (…) eccede la capacità del pianeta di ricostituirle – era stato il 21 ottobre.
Nel 2003, è stato il 22 settembre. Date le attuali tendenze di consumo, una cosa è chiara: l'EOD arriva qualche giorno prima ogni anno.

L'EOD un concetto sviluppato originariamente dal partner del GFN, nonché gruppo di esperti del Regno Unito, fondazione per una nuova economia, è il segnale annuale di quando cominciamo a vivere oltre le nostre possibilità in un dato anno. 
Mentre è solo una stima delle tendenze di tempo e risorse, EOD è quanto più vicino la scienza possa arrivare nella misurazione del divario fra la nostra domanda di risorse e servizi ecologiche e quanto il pianeta ne possa fornire.

Durante gran parte della storia, l'umanità ha usato le risorse naturali per costruire città e strade, per fornire cibo e creare prodotti e per assorbire il nostro biossido di carbonio ad un tasso che rimaneva ben all'interno del budget della Terra.

Ma a metà degli anni 70, abbiamo superato una soglia critica: il consumo umano ha cominciato a superare ciò che il pianeta può riprodurre.
Secondo i calcoli del GFN, la nostra domanda di risorse ecologiche rinnovabili e dei servizi che esse forniscono ora equivale a quella di più di 1,5 Terre. I dati ci mostrano che siamo sulla strada per aver bisogno di due pianeti molto prima di metà secolo.

Il fatto che stiamo usando, o “spendendo”, il nostro capitale naturale più rapidamente di quanto possa essere riprodotto è simile ad avere spese che superano continuamente i redditi.
In termini planetari, i costi del nostro eccesso di spesa ecologica stanno diventando più evidenti oggi.

Il cambiamento climatico – un risultato dei gas serra che vengono emessi più rapidamente di quanto possano venire assorbiti da foreste e oceani – è il più ovvio e probabilmente pressante risultato. Ma che ne sono altri: riduzione delle foreste, perdita di specie, collasso della pesca, prezzi dei beni più alti e disordine sociale, per nominarne solo alcuni.

Le crisi economica e ambientale che stiamo vivendo sono sintomi di una catastrofe incombente. L'umanità sta semplicemente usando più di quanto il pianeta possa fornire.
Nel 2011, l'EOD è arrivato poche settimane più tardi di quanto non abbia fatto nel 2010. Questo significa che abbiamo ridotto il superamento globale? La risposta, sfortunatamente, è no. 

L'EOD è una stima, non una data esatta. Non è possibile determinare col 100% di precisione il giorno in cui esauriamo il nostro budget ecologico.
Le correzioni della data nella quale andiamo “in superamento” sono dovute alla revisione dei calcoli, non agli avanzamenti ecologici da parte dell'umanità. Secondo le ipotesi attuali, i dati del GFN ora suggeriscono che dal 2001 l'EOD ha anticipato il suo arrivo di tre giorni ogni anno. 

Visto che la metodologia del GFN cambia, le proiezioni continueranno a spostarsi. Ma ogni modello scientifico usato per contare la domanda umana dell'offerta della natura mostra una tendenza robusta: siamo ben al di là del budget e il debito sta aumentando.
E' un debito ecologico e gli interessi che stiamo pagando su questo debito montante – scarsità di cibo, erosione del suolo e l'accumulo di CO2 in atmosfera – arrivano con costi umani e monetari devastanti.  >>

MASSIMILIANO RUPALTI

8 commenti:

  1. Qualche obiezione.

    Forse nessun paese può vivere unicamente delle proprie risorse, nemmeno gli Stati Uniti. Ciò significa che tutti, ma specialmente i paesi più industrializzati (fra cui l'Italia, al settimo od ottavo posto!), sono costretti ad importare un po' di tutto, anche beni di prima necessità come il petrolio.
    In passato molti di questi beni erano rapinati o pagati a prezzi di rapina (vedi l'energia a buon mercato). Ciò sarà sempre più difficile in futuro, anche perché ormai tutti ambiscono almeno ad una vita decente o meglio: a qualcosa di più. Aumenteranno dunque i prezzi di tante materie prime importate, ciò che è anche giusto. Tendenzialmente o in teoria si assisterebbe quindi a un riequilibrio nell'assegnazione o distribuzione dei beni della Terra: i paesi oggi più ricchi - e spreconi - dovrebbero rinunciare a qualcosa, i paesi più poveri potrebbero così vivere meglio, realizzare una crescita, ma moderata (visto che abbiamo solo una Terra a disposizione, non due o tre).

    Purtroppo non so se ciò sarà possibile senza aspri conflitti. Perché gli USA non hanno alcuna intenzione di ridurre il loro standard di vita e hanno i mezzi - non solo militari - per ottenere ciò di cui credono di avere assoluto bisogno e che anzi gli spetta di diritto (chissà perché!).

    Certo se il concetto dell'impronta ecologica s'imponesse e venisse universalmente accettato (ciò che oggi non è affatto il caso) si potrebbe anche sperare in un accomodamento pacifico o non troppo conflittuale.
    I paesi che non hanno grandi risorse (come l'Italia e la Svizzera) e sono perciò costretti a importare per sopravvivere dovranno pagare di più questi beni oppure offrire prodotti di cui anche gli altri hanno assoluto bisogno. Per il momento la partita è disuguale: i ricchi e potenti dettano ancora legge (e stabiliscono i prezzi!), ma la scena sta mutando.
    È ancora tutto possibile: una transizione pacifica o guerra totale. Oggi sono meno pessimista e penso che la ragione possa trionfare (non che trionferà sicuramente).

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  2. << Certo se il concetto dell'impronta ecologica s'imponesse e venisse universalmente accettato (...) si potrebbe anche sperare in un accomodamento pacifico o non troppo conflittuale. >>

    Caro Sergio, certo sarebbe possibile, ma solo a patto di un equilibrio demogafico altrettanto ferreo.
    Gli scambi commerciali (che certo non verrebbero meno) consentirebbero infatti ai vari territori di scambiarsi - su basi paritarie e pacifiche - quello che localmente manca.
    Ma è necessario che, dal punto di vista demografico, si verifichino questi 2 presupposti:
    1 - che la quantità di popolazione presente in ogni territorio resti COSTANTE nel tempo.
    2 - che i territori più "estremi", che non riescono a supportare condizioni di vita decenti, vengano lasciati DISABITATI (altrimenti i suoi sfortunati abitanti andrebbero a prendersi quello che gli manca dai vicini, CON LA FORZA).

    Tu ci credi alla realizzazione di questi 2 punti ?
    Io si, ma solo dopo che avremo imparato a a fare una bella pernacchia al nostro gene replicatore. Mica facile !

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    3. Interessante il punto 2: i territori dove la vita è quasi impossibile (manca di tutto, a cominciare dall'acqua) non dovrebbero essere abitati. È anche il parere di Sartori. Ma allora perché ci vive - e quanto male! - della gente? Non è da masochisti? Il fatto è che questa nostra specie si è diffusa ovunque, ha invaso ogni nicchia, anche la meno accogliente, riuscendo in qualche modo a campare (ma non sempre!).
      Sarebbe dunque ragionevole che si trasferissero in territori più adatti alla sopravvivenza e a una vita migliore. Ma dove li mettiamo gli 800 milioni di affamati oggi esistenti? E gli assetati? E gli infelici per tante altre cause? Che rischiano pure di aumentare. C'è da essere pessimisti (e poco fa mi dicevo moderatamente ottimista ...).

      Ma ho letto nei giorni scorsi delle 12 meraviglie che si realizzeranno entro il 2025 (dunque a breve) e che rivoluzieranno la nostra vita: i benefici di questa rivoluzione potranno essere estesi all'intera popolazione mondiale ...
      Ti mando questo articolo di Repubblica al tuo indirizzo perché non ho l'URL:

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  3. Caro Sergio, il punto 2 presuppone che la popolazione mondiale sia già diminuita in modo drastico (come non lo so), in quanto solo così sarebbe compatibile con l'applicazione dell'impronta ecologica.

    Se l'uomo ha riempito tutte le nicchie terrestri possibili e immaginabili (dai ghiacci polari ai deserti infuocati) non lo ha fatto per piacere, ma solo per sfuggire alla pressione demografica.
    Quindi, se mai torneremo di nuovo ad un equilibrio ambientale, cerchiamo - per favore - di non ricadere negli errori precedenti.

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  4. Faccio notare, caro Lumen, come il pur ottimo articolo di Massimiliano Rupalti abbia un "non detto". Si parla di un gruppo inglese che si batte per "la fondazione di una nuova economia", di eccesso di consumi ecc. tutte cose giuste e condivisibili. Ma in questi articoli di Effetto Cassandra (che leggo abbastanza con regolarità) non si nomina mai il tema sovrappopolazione. Sembra che l'eccesso di consumi sia solo frutto di una perversione dei consumatori, oppure opera dei poteri occulti del mercato. Che i consumi eccessivi ci siano, lo sappiamo tutti. Che il libero mercato porti a delle distorsioni ed eccessi è condivisibile. Ma che non si voglia vedere che alla base dell' EOD ci sia anche (ANCHE) una massa abnorme di sette miliardi di umani che, giustamente dal loro punto di vista, chiedano di consumare come un occidentale medio, mi pare un dato logico della realtà difficilmente contestabile. La cosa triste è che se si tappano gli occhi sulla sovrappopolazione,per ideologia o non so che altro pregiudizio, tutti questi ambientalisti impegnati sinceramente (almeno spero) nella lotta per salvare il pianeta, falliranno il loro obiettivo.

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  5. Caro Agobit, certamente la pressione demografica è oggi alla base di (quasi) tutti i nostri problemi ecologici.
    Spero quindi che gli scienziati e gli ambientalisti che non la evidenziano in modo esplicito, non lo facciano per scelta ideologica, ma solo perchè lo danno per scontato.
    Invece il problema dovrebbe essere evidenziato e ribadito da tutti, in ogni occasione, e per quanto se ne parli non sarà mai abbastanza.

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