sabato 22 giugno 2013

Jesus in fabula

LUMEN – Signor Cascioli, buongiorno.
CASCIOLI – Buongiorno a voi.
 

LUMEN - Luigi Cascioli è molto noto tra noi razionalisti per le sue ricerche sull’esistenza storica di Gesù.
CASCIOLI – Le conoscete ?
 

LUMEN – Certo. Ho letto con molto interesse il vostro libro sull’argomento e mi sono convinto anch’io che Gesù non è un vero personaggio storico.
CASCIOLI – Mi fa piacere. Si tratta di una figura ideale, costruita ex post per motivi religiosi, seguendo la traccia storica di un personaggio realmente esistito, ovvero Giovanni di Gamala, detto il Nazireo, famoso capo della rivolta ebraica contro i romani, vissuto nello stesso periodo.
 

LUMEN – E’ possibile fare un parallelo dettagliato tra i due personaggi ?
CASCIOLI – Certamente, ma con una premessa. Per Giovanni di Gamala, che è realmente esistito, basterà fare riferimento ai resoconti storici dell’epoca, mentre per il personaggio di Gesù Cristo, che – come noto - non compare in nessun testo storico, dovremo accontentarci dei testi sacri.
 

LUMEN – Allora procediamo: paternità.
CASCIOLI – Gesù risulta figlio primogenito di Giuseppe, che però ne sarebbe solo il padre putativo. Giovanni invece è figlio primogenito di Giuda il Galileo.

LUMEN - Luogo di nascita.
CASCIOLI – Sarebbe Betlemme per Gesù, anche se Marco e Giovanni non ne fanno menzione nelle loro biografie, cominciando il racconto della sua vita da quando aveva trent'anni. Giovanni invece è nato a Gamala, nella regione della Golanite, confinante con la Siria.
 

LUMEN – Luogo di residenza.
CASCIOLI – Per Gesù è Nazaret, perché è la città natale di suo padre Giuseppe. Prima però abbiamo la famosa fuga in Egitto, effettuata per sfuggire alla strage degli innocenti ordinata da Erode, che voleva uccidere Gesù, in quanto potenziale concorrente al trono di Gerusalemme. Per Giovanni invece la residenza è Gamala, città degli Asmonei. Quale discendente della stirpe di David, anche Giovanni viene ricercato da Erode perché lo considera un suo rivale al trono di Gerusalemme.

LUMEN – Professione.
CASCIOLI – Erano entrambi dei Rabbi, ovvero dei maestri in materia religiosa.

LUMEN – Eventuali appellativi.
CASCIOLI – Gesù ne ha due: ha quello di Galileo, perché Nazaret si trovava nella regione della Galilea, e quello di Nazareno che gli viene dalla città di Nazaret, considerata sua patria per adozione da Matteo e per discendenza atavica da Luca.
Anche Giovanni ha due appellativi: quello di Galileo come suo padre Giuda, anche se di origine Golanite, perché appartenente al movimento rivoluzionario che ha sede in Galilea, e quello di Nazireo perché appartenente alla casta politico-religiosa dei Nazir alla quale il movimento rivoluzionario aveva affidato la propria propaganda secondo i canoni della morale esseno-zelota.
 

LUMEN – E veniamo alla predicazione.
CASCIOLI – Gesù Inizia la sua missione di predicatore formando una squadra di dodici discepoli, dei quali alcuni sono suoi fratelli che si chiamano Simone Pietro, detto Cefa, figlio di Giona, Giacomo il Maggiore detto Boanerghe, Giuda detto Teudas (Taddeo), Giacomo il Minore detto Zelota, più altri otto.
Con questa squadra di discepoli, partendo dai confini della Siria (Matteo), dopo un periodo di prediche di durata imprecisata ( tre per Matteo e Marco, due per Luca e uno soltanto per Giovanni), percorre la Palestina predicando una morale del tutto identica a quella esseno-zelota, giunge a Gerusalemme perché è in questa città che, secondo i Testi Sacri, deve concludersi la sua missione di evangelizzatore. Prima di entravi, ne prevede la distruzione. (Matteo).
 

LUMEN – Passiamo ora a Giovanni.
CASCIOLI – Giovanni Inizia la sua missione di propagandista rivoluzionario costituendo una banda di guerriglieri, autonominatasi "Boanerghes" (figli della vendetta), della quale fanno parte i suoi sei fratelli, i cui nomi sono Simone Barjiona, detto Cefa, Giacomo il Maggiore, detto Boanerghe, Giuda, detto Teuda, Giacomo il Minore, detto Zelota, Giuseppe e Menahem. Con questa banda di guerriglieri, partendo dalla sua regione Golanite, che si trova ai confini della Siria, percorre la Palestina per concludere la sua missione in Giudea con la conquista di Gerusalemme.
 

LUMEN – Infine, il triste epilogo.
CASCIOLI - Sotto le feste di Pasqua, dopo aver consumato una cena nella quale i discepoli vi partecipano armati di spade, Gesù viene arrestato nel Getsemani e crocefisso sotto l'accusa di aver commesso reati di natura religiosa e politica; religiosa, per essersi dichiarato figlio di Dio, e politica, per aver sostenuto di essere il re dei Giudei (reato gravissimo per i Romani), di aver tentato di sollevare il popolo e di avere impedito di pagare i tributi a Cesare. (Luca).
 

LUMEN – E per Giovanni ?
CASCIOLI - I rivoluzionari organizzavano spesso le loro rivolte durante le feste religiose più importanti, per approfittare della confusione generata dal forte afflusso di pellegrini. Anche per Giovanni l’epilogo arriva durante le feste di Pasqua: viene catturato nel Getsemani e quindi crocifisso sotto l'accusa di promotore di una rivolta.

LUMEN – I punti di contatto mi sembrano veramente molti.
CASCIOLI – Sì. Ci troviamo di fronte a due personaggi che, tolto qualche dato, come la paternità e la città da cui provengono, hanno tutto il resto in comune. Sono entrambi perseguitati da Erode perché vede in essi dei probabili rivali al trono di Gerusalemme quali discendenti della stirpe di Davide, sono tutti e due Rabbi, hanno lo stesso appellativo di "Galileo",sono capi di due squadre composte da seguaci tra cui ci sono loro fratelli che hanno lo stesso nome, e iniziano, sia l'uno che l'altro, la loro missione dai confini della Siria per concluderla sotto le feste di Pasqua a Gerusalemme, dove vengono catturati nell'orto del Getsemani per essere crocefissi sotto l'accusa di rivoltosi.
 

LUMEN – Davvero notevole.
CASCIOLI - Lasciando da parte le paternità, che non può essere discusse su un piano storico perché quella di Giuseppe non è altro che il risultato di un'immaginaria elaborazione biblica, passiamo ad esaminare l'altra differenza, praticamente la sola che si oppone a fare dei due personaggi la stessa persona: la città di provenienza.
 

LUMEN – Che era la città di Nazaret per Gesù, così come attribuita dai vangeli, e la città di Gamella, che viene attribuita a Ezechia, nonno di Giovanni, dallo storico Giuseppe Flavio.
CASCIOLI – Esattamente.
 

LUMEN – Cosa possiamo dire al riguardo ?
CASCIOLI – La prima annotazione è di carattere storico, e riguarda l'annosa discussione circa l’effettiva esistenza di Nazaret al tempo di Gesù, che da alcuni è negata perché nessun documento ne parla prima del IX secolo, mentre da altri viene riconosciuta sotto forma di un piccolo raggruppamento di capanne dai tetti di paglia.
 

LUMEN – Un problema abbastanza serio.
CASCIOLI – Sì, ma l’incongruenza più importante, quella che mi pare decisiva, è di tipo geografico.
 

LUMEN – Ovvero ?
CASCIOLI - Nazaret si trova in una posizione leggermente collinare, distante circa trentacinque chilometri dal lago di Tiberiade. Ora, analizzando i vangeli non si può non restare sorpresi dal fatto che le descrizioni che essi fanno della patria di Gesù non hanno nulla a che vedere con la realtà.


LUMEN – Questo è interessante.
CASCIOLI - Leggiamo insieme: << Terminate queste parabole, Gesù partì di là e venuto nella sua patria insegnava nella Sinagoga. La gente del suo paese, riconosciutolo, si mise a parlare di lui. Gesù, udito ciò che dicevano, partì di là su una barca, ma visto che la gente restava sulla spiaggia guarì i malati e moltiplicò i pani e i pesci. Congedata la folla, salì sul monte e si mise a pregare. Dal monte vide che sotto, nel lago di Tiberiade, la barca degli apostoli era messa in pericolo dalle onde generate dal vento che si era improvvisamente levato >> (Matteo).

LUMEN – Si parla molto di barche e di pescatori.
CASCIOLI – Appunto. Se la patria di Gesù è Nazaret, come viene affermato dalla Chiesa, e Nazaret è una città situata su una zona leggermente collinare e lontana dal lago di Tiberiade ben 35 chilometri, come è possibile che ci siano una riva, delle barche e un monte che si erge sul lago di Tiberiade. Una vera contraddizione che non può trovare nessuna giustificazione, anche la più assurda.
 

LUMEN – In effetti il contrasto è palese.
CASCIOLI – Ed è un contrasto che viene confermata ripetutamente da tutti gli evangelisti. Ecco altri due passi. <<Gesù si recò a Nazaret dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di Sabato nella sinagoga e si alzò a leggere... all'udire queste cose tutti furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero al ciglio del monte sul quale la città era situata per gettarlo giù dal precipizio, ma egli, passando in mezzo a loro se ne andò>> (Luca).
<<Quel giorno Gesù uscì di casa e, sedutosi in riva al mare (lago di Tiberiade), cominciò a raccogliersi intorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca>> (Matteo).

LUMEN – Certo, non può trattarsi di imprecisioni casuali.
CASCIOLI – Appunto. Oltre a questi, ci sono molti altri passi dei quattro evangelisti che, riferendosi alla città natale di Gesù, escludono nella maniera più evidente che Nazaret possa essere la sua patria, almeno che non si vogliano mettere barche in un paese che dista trentacinque chilometri dal lago di Tiberiade e trasformare un pagliaio in una montagna.
 

LUMEN - Se la patria di Gesù non è Nazaret, quale è allora questa città a cui si riferiscono i vangeli ?
CASCIOLI - La risposta ci viene da un passo della "Guerra Giudaica" nel quale Giuseppe Flavio ci parla di Ezechia, padre di Giuda il Galileo e nonno di Giovanni, pretendente al trono di Gerusalemme quale appartenente alla casta degli Asmonei discendente della stirpe di Davide.
 

LUMEN – Sentiamo.
CASCIOLI – Il passo è questo: << Ezechia era un Rabbi appartenente a famiglia altolocata della città di Gamala che era situata sulla sponda golanite del lago di Tiberiade. Questa città non si era sottomessa ai romani confidando nelle sue difese naturali.
Da una montagna si protende infatti uno sperone dirupato il quale nel mezzo s'innalza in una gobba che dalla sommità declina con uguale pendio sia davanti che di dietro, tanto da somigliare al profilo di un cammello (gamlà ); da questo trae il nome, anche se i paesani non rispettano l'esatta pronuncia del nome chiamandola Gamala.
Sui fianchi e di fronte termina in burroni impraticabili mentre è un po' accessibile di dietro. Ma anche qui gli abitanti, scavando una fossa trasversale, avevano sbarrato il passaggio. Le case costruite sui pendii erano fittamente disposte l'una sopra l'altra: sembrava che la città fosse appesa e sempre sul punto di cadere dall'alto su se stessa. Affacciata a mezzogiorno, la sua sommità meridionale, elevandosi a smisurata altezza, formava la rocca della città , sotto di cui un dirupo privo di mura sprofondava in un profondissimo burrone >>.
 

LUMEN – Una descrizione piuttosto chiara.
CASCIOLI – Molto chiara. Basta rileggere uno solo dei passi evangeli citati per renderci conto che la città di Gesù, corrispondendo esattamente alla descrizione di Giuseppe Flavio, non è assolutamente Nazaret ma Gamala.
 

LUMEN - Ma come è possibile che gli evangelisti siano caduti in una simile incoerenza ?
CASCIOLI - La risposta è semplice: il capitolo riguardante la nascita di Gesù, nel quale viene dichiarata Nazaret come patria di Gesù, fu aggiunto in Matteo e in Marco quando i vangeli erano già stati scritti e pubblicati, cioè nel IV secolo allorché i Padri della Chiesa decisero di dare a Gesù una incarnazione attraverso una nascita terrena.
 

LUMEN – Prima invece ?
CASCIOLI – Prima si sosteneva che l’incarnazione era avvenuta direttamente all'età di trent'anni, nel momento del battesimo ricevuto da Giovanni il Battista, secondo la dichiarazione di Dio: <<Questi è il mio figlio prediletto, che oggi ho generato >>.
 

LUMEN – Ma perché fu scelto proprio Nazaret, che al tempo di Gesù poteva essere al massimo un insignificante villaggio formato da quattro capanne, e non una città di maggiore importanza come Cafarnao, Sefforis o altre?
CASCIOLI - Perché dovevano occultare qualcosa di molto imbarazzante.
 

LUMEN – Ovvero ?
CASCIOLI – Dovevano far sparire quell'appellativo di Nazireo che, significando "attivista del movimento rivoluzionario", avrebbe compromesso la trasformazione di un combattente Boanerges, figlio della vedetta, in un predicatore di pace e di perdono.
 

LUMEN – Un bel trucco.
CASICOLI – Un trucco soprattutto comodo, che gli evangelisti usarono spesso, anche per altri discepoli.
 

LUMEN – Per esempio ?
CASCIOLI – Per esempio "quananite" divenne nativo di Cana, "Ecariot" divenne nativo di Keriot e "Galileo" divenne nativo della Galilea. Mentre invece i tre termini erano tutti appellativi tipici dei guerriglieri “zeloti” dell’epoca.
 

LUMEN – Una bella fantasia.
CASCIOLI - E, così, anche per Gesù Cristo, ricorrendo all'espediente geografico, trasformarono "Nazireo" in "Nazareno", quale originario della città di Nazaret. Una trasformazione, però, che non riesce a nascondere la sua arrogante falsità, se si considera che gli abitanti di Nazaret non si chiamano “nazareni”, ma "Nazaretani".
 

LUMEN – Il diavolo si nasconde nei dettagli.
CASCIOLI - Dunque, se la patria di Gesù non è Nazaret ma Gamala, chi altri, in realtà , egli ha potuto essere se non quel Giovanni figlio di Giuda il Galileo che, quale primogenito di sette fratelli, morì crocifisso per restaurare il regno di David di cui lui, quale “asmoneo”, ne pretendeva il trono ?
 

LUMEN – Mi pare ineccepibile. Adesso molte cose risultano più chiare.
CASCIOLI – Grazie.
 

LUMEN – Di nulla. Sono io che ringrazio Voi per l’interessante conversazione.

17 commenti:

  1. "Andate e annunciate il vangelo: chi crede si salverà, chi non crede sarà dannato!"
    Alla faccia del buon Gesù misericordioso. Di annunciatori di cose belle o brutte ce ne sono stati milioni. Lo stesso Gesù dice: "... sorgeranno falsi profeti ... " Però non indica i criteri per distinguere i veri dai falsi profeti. Sembra partire dal presupposto che l'unico e vero profeta sia lui! E il criterio, le prove? Perché in lui si sono avverate le profezie del Vecchio Testamento!
    Gesù infatti è solito dire: "Sta scritto e mo' lo faccio, dunque son quel desso!"
    Secondo me "copia": legge il V. T. e poi "realizza" ciò ha letto! Che cosa poi esattamente non saprei.

    Eppure per duemila anni tanti, tantissimi hanno preso per oro colato tutte le scempiaggini dei vangeli, nonostante le vistosissime inverosimiglianze (basti pensare alla "genealogia" di Gesù che sbocca in ... Giuseppe che non è notoriamente il padre, almeno così si dice).
    E recentemente un riverito teologo e papa emerito ha pubblicato la bellezza di tre volumi di centinaia di pagine di commento ai vangeli. Commento modestamente presentato come "opinione personale", non dogma di fede. Però i credenti leggono il commento con grande deferenza e persino gli atei devoti scoprono nei commenti del papa emerito cose straordinarie (ho letto che Massimo Cacciari andò in Vaticano a presentare o commentare il commento del papa emerito ...).

    Ma la velocità della luce è sempre quella da 13,7 miliardi di anni: ca. 300'000 km al secondo. Per fortuna che ci sono costanti non bisognose di commenti soggettivi.

    Adesso però mi piacerebbe il commento (del commento del commento del commento) di un pezzo da novanta del cattolicesimo: tale Ravasi che tutti presentano come pozzo di scienza. Ravasi era persino un papabile e presiede il Cortile dei Gentili a cui sono invitati grandi studiosi non credenti ben selezionati, per es. Massimo Cacciari e Giorgio Napolitano).
    Immagino che Ravasi a leggere questo mio commento provi per me infinita pietà: quanto sono ignoranti e supponenti certi atei ...

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  2. Caro Sergio,
    quella del Cortile dei Gentili è una delle tante (purtroppo riuscite) truffe pubblicitarie della Chiesa, che cerca di darsi una veste rispettabile di dialogo ed apertura.

    Fa il paio con i vari forum di confronto con le altre fedi religiose; le quali fedi, quando cercano di parlarsi, non possono fare altro che ripetere: io la penso così e non si discute, perchè i miei principi NON sono negoziabili.

    Ed anche i tristemente famosi Atei Devoti, che fingono di collaborare, lo fanno solo per il proprio tornaconto professionale e di carriera, in quanto le mani della Chiesa nel tessuto socio-economico sono ancora molto, ma molto lunghe.

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  3. il sangue sul sudario di Oviedo, datato al C14 di almeno 1400 anni, è gruppo AB (2\3% della popolazione), il sangue del miracolo eucaristico di Lanciano (700 anni D.C.) è AB. Il sangue della sacra sindone è AB. Troppe coincidenze per falsari di migliaia di anni fa, quando non si conoscevano i gruppi sanguigni. Le truffe sono opera satanica, ma siccome sono sicuro di parlare con una persona intelligente, spero che che non rifiuterai le analisi di professori di medicina, tacciandole di truffa.

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  4. Caro Mago, sicuramente non rifiuto i risultati di una analisi medico-scientifica seria, dato che, per me, il metodo scientifico è l'unico accettabile.
    Pertanto prendo atto senza difficoltà della curisoa coincidenza che tu mi citi (e che non conoscevo) in merito alle tracce di sangue di alcuni oggetti sacri.
    Però, partire da qui per giustificare i dogmi della Chiesa (che Gesù era il figlio di Dio, che è risorto dopo la morte, ecc.) mi pare un salto logico davvero troppo grande, che non posso accettare.

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    1. " ... non rifiuto i risultati di una analisi medico-scientifica seria, dato che, per me, il metodo scientifico è l'unico accettabile."

      Ma parlare di sindoni vere o presunte è già di per sé poco serio. Che poi una sindone sia detta anche "sacra" è da ridere: un lino, un pezzo di stoffa di dubbia provenienza sacro? Ma scherziamo! Chi vuole studiare questi presunti misteri è libero di farlo ovviamente. Ma io sono anche libero di dire che si tratta di autentiche truffe: lo dice il semplice buon senso, non bisogna proprio interpellare gli esperti. La truffa torinese è la più famosa, ma di sindoni ce ne sono in giro per l'orbe cattolico più di una mezza dozzina. Che facciamo, ci mettiamo a perdere il nostro tempo a studiare "scientificamente" queste scemenze? Ma per favore! Con tutti i problemi che abbiamo. Io mi chiedo come persone con un minimo di buon senso possano perdere il tempo con simili balordaggini. Ah già, ma anche Bruno Vespa nel suo teatrino parla con la massima reverenza della sindone. Basta vedere quanto si fotte questo cattolico con il suo teatrino: mi-lio-ni, mi-lio-ni. Forse dovrebbe ispirarsi alla semplicità di Bergoglio, ma è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco rinunci alle sue ricchezze. Con tanti saluti alla sacra sindone.

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    2. Aggiungo ancora questo. Il leggendario Gesù a cui si ispirano i buoni cristiani sembra aver detto anche: "Lasciate che i morti seppelliscano i morti", che mi sembra voler dire di non perdere tempo con cose inutili. E io trovo assolutamente rivoltante - RIVOLTANTE - che ci si propinino queste immonde pseudo-reliquie come degne di studio e venerazione. Si leggano le cazzate di Messori sul PIÙ GRANDE PRODIGIO MARIANO, il miracolo di Calanda. Messori arriva a dire che questo miracolo è più documentato di qualsiasi altro evento storico per cui chi mettesse in dubbio che la Madonna ha riattaccato una gamba al poveraccio di Calanda dovrebbe mettere anche in dubbio l'esistenza di Cesare.
      Dio si manifesti in modo chiaro e inequivocabile a tutti e non ci saranno più discussioni sulla sua esistenza e i suoi piani. Invece ci tocca ascoltare Bruno Vespa, Messori e altri stronzi che ci parlano della sindone e altre scemenze.
      Sono veramente incazzato, perciò uso anche questo linguaggio forte. Porca miseria. Accetto naturalmente le censure del moderatore di questo sito.

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  5. Caro Sergio, ti perdono volentieri lo sfogo, in nome della nostra vecchia amicizia. Però noi razionalisti dovremmo tutti seguire il consiglio del padre Dante. "non ti curar di lor ma guarda e passa".
    Se c'è gente che crede nelle reliquie e quindi, sostanzialmente, nella magia, non possiamo farci nulla.

    Certo è curioso (direi quasi paradossale) che i fedeli dopo aver sbandierato la superiorità della loro fede (che vuol dire credere senza prove), appena possono si attaccano alle (presunte) prove scientifiche, così dimostrando che anche per loro, alla fin fine, il metodo scientifico è quello più affidabile.

    E' una bella lotta, ma trovo peggiori i politici laici che finanziano la Chiesa con i nostri soldi, piuttosto che la Chiesa stessa che spilla soldi ai suoi fedeli con miracoli, reliquie ed affini.

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    1. "E' una bella lotta, ma trovo peggiori i politici laici che finanziano la Chiesa con i nostri soldi, piuttosto che la Chiesa stessa che spilla soldi ai suoi fedeli con miracoli, reliquie ed affini."
      Senz'altro. I politici presunti laici di laico non hanno un bel niente, e tutti coloro che sono stati o sono attualmente in parlamento, dalla sinistra ecologista radicale etc. al M5S, non si azzardano a dire "beh" contro la chiesa, nonostante sia una casta ben più esosa, costosa e ingiustamente finanziata delle altre che solitamente vengono additate come male del paese. Se i fedeli e iscritti vari alle confessioni religiose volessero versare anche tutto il loro stipendio alle casse prelate, a me non darebbe assolutamente fastidio. Nel momento in cui, peraltro in certi casi incostituzionalmente, vengono finanziati culti religiosi, lo stato non solo non è più laico ma è altamente iniquo e ingiusto, perché io le mie scelte me le pago tutte, se scelgo di andare ai concerti del mio gruppo preferito me li pago, se scelgo di comprare una bici perché ho la passione del ciclismo me la pago, se scelgo di comprare prodotti locali bio per inquinare meno e guadagnarne in salute con tutti i benefici annessi per me e la collettività me li pago, perché lo stato deve finanziare le scelte di un gruppo e non degli altri? Credere o meno è una scelta personale che moralmente, socialmente, culturalmente ed economicamente deve ricadere sul singolo. E vorrei vedere quanti, dovendosela pagare di tasca propria, ci terrebbero a mantenere viva la realtà di queste confessioni. Sicuramente ci sarebbero parecchi numeri in meno rispetto a quelli che tanto vengono sbandierati dalle alte sfere.
      James Layman

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    2. << Credere o meno è una scelta personale che moralmente, socialmente, culturalmente ed economicamente deve ricadere sul singolo >>

      Parole ineccepibili, caro Unknown, ma chi gestisce una religione, salvo rare e lodevoli eccezioni (p.es. l'ebraismo), vuole sempre di tutto e di più, anche i soldi e le coscienze degli "altri".
      Ed ecco che nasce quella specie di cancro sociale che è l'obbligo dell'apostolato.

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  6. le verità di fede non sono ovviamente scientificamente dimostrabili, ma solo conoscibili a livello spirituale a patto e condizione che uno sia onesto con sè stesso e con Dio. Naturalmente chi non accetta la sfida di lottare contro il demonio con l'aiuto di Dio per arrivare a queste verità, significa che non ha lo spirito del combattente, ma del soccombente. Comunque sono sicuro che Dio dà a tutti una chance. Buona notte a tutti.

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  7. Io del miracolo di Lanciano non sapevo niente (che ignorante!). Per fortuna oggi c'è Wikipedia che può colmare molte lacune (si parla male di Wikipedia, ma io la trovo utile, almeno per un'infarinatura: chi vuole può poi sempre approfondire, migliorare le proprie conoscenze - se ne vale la pena).
    E io trovo il miracolo di Lanciano ridicolo e non ho la minima voglia di perdere il mio tempo con simili scemenze. Andrò per questo all'inferno? Ragazzi, sveglia, siamo nel 2013! C'è molto da fare per rendere questo pianeta un po' più abitabile di quello che era ed è, altro che correre dietro baggianate. Ma c'è ancora chi crede che gli asini volano.

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    1. è l'uomo del fare che ha ridotto questo pianeta una latrina. Mio nonno mi diceva sempre, nella infinita saggezza dei vecchi di una volta, di pensare bene prima di fare una qualsiasi cosa, altrimenti il danno è assicurato. Senza una base spirituale e morale anche le persone più capaci sono destinate a fare errori immensi nella loro vita.

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    2. Se invece di farci credere al paradiso (e all'inferno) ultraterreno con tante belle storielline manco fossimo bambocci imbecilli, le gerarchie ecclesiastiche si fossero impegnate non nell'accumulo di ricchezze ma nel far diffondere alle persone le proprie ricchezze materiali e non al benessere della collettività e al rendere QUESTA TERRA IL NOSTRO STESSO PARADISO, forse vivremmo tutti quanti bene e non perderemmo tempo a inquinarci, ammazzarci, autodistruggerci. Però è vero, Dio da a tutti una chance, speriamo la dia e dia anche un po' di amore e buon senso ai pedofili e alle gerarchie religiose che li coprono, a coloro che proteggono mafiosi e le loro ricchezze tramite traffici segreti di denaro, etc.etc. spero vivamente che venga data anche a loro la chance di chiedere scusa al mondo e a Dio e di cambiare vita per pensare al benessere di tutti e non solo egoisticamente al loro.
      J.L.

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    3. << Dio da a tutti una chance, speriamo la dia e dia anche un po' di amore e buon senso ai pedofili e alle gerarchie religiose che li coprono, >>

      Se ci fosse, probabilmente l'avrebbe già fatto.
      Ecco un altro buon motivo per concludere che Dio non esiste.

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  8. << è l'uomo del fare che ha ridotto questo pianeta una latrina >>

    Questo è vero, ma tra gli uomini del fare (o meglio del fare senza misura) sono ampiamente presenti anche i credenti religiosi, i quali, oltretutto, possono appoggiarsi ad alcuni passi della Bibbia che (se non ricordo male) fanno dell'uomo il padrone del creato, con quel che ne consegue.

    Inoltre non bisogna mai confondere la scienza (che è solo conocenza e basta) con la tecconogia, che è la sua applicazione e che, come tale, può avere conseguenze dannose.

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    1. Non è nemmeno conseguenza della tecnologia, ma l'uso che le persone ne fanno...la tecnologia è la scienza che da vita agli oggetti, ma poi sono gli uomini che li usano per creare malessere, distruzione e morte. Dalle bombe ai motori a scoppio, dai pesticidi alle antenne per le telecomunicazioni, sono le persone che decidono di usarle male e troppo, sono le persone che non scelgono di pretendere il miglioramento di questo mondo, a beneficio del profitto e degli interessi di quei pochi che continuano per la loro strada nonostante sappiano perfettamente cosa ciò comporta.
      J.L.

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    2. << la tecnologia è la scienza che da vita agli oggetti, ma poi sono gli uomini che li usano per creare malessere, distruzione e morte >>

      Verissimo.
      E proprio per questo occorre evitare la confusione che troppo spesso (magari in modo strumentale) viene fatta tra scienza e tecnologia.
      Molti avversano la scienza, sul presupposto che può aprire la porta alla tecnologia senza limiti, qundi anche "cattiva".
      Ma questo è colpa delle scelte di altri uomini (in genere di potere), non certo degli scienziati.

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