sabato 15 giugno 2013

Adesso !

“Adesso” è stato lo slogan di un noto politico italiano (Matteo Renzi). E’ un slogan bello, deciso e diretto, che da la sensazione dell’urgenza delle scelte e delle decisioni che l’Italia deve prendere per il proprio futuro politico ed economico.
Ma il termine “adesso” ha anche un significato negativo: è il simbolo della vista corta, ovvero della tendenza ad accontentarsi delle soluzioni a breve termine, utili solo per l’immediato.
Scelte che risultano spesso semplicistiche e sbagliate, mentre per salvaguardare il futuro ecologico del nostro povero pianeta sono indispensabili decisioni  strategiche di lungo periodo
Come ci spiega il sempre ottimo Ugo Bardi in questo breve articolo su Jorgen Randers, tratto da Effetto Cassandra.
LUMEN
 
 
<< Jorgen Randers è uno degli autori del famoso rapporto su “I Limiti dello Sviluppo” al Club di Roma.
Pubblicato nel 1972, il libro ha provocato un bel po' di trambusto ed è stato ampiamente male interpretato come una profezia di sventura. Non era così. (…)
Randers (…) e i suoi coautori (…) non hanno fatto alcuna profezia, ma piuttosto hanno creato un 'ventaglio' di 12 scenari diversi per il futuro del mondo fino al 2100.
 
Alcuni di questi scenari vedevano il declino e il collasso dell'economia, alcuni vedevano la stabilizzazione e la prosperità.
Quale dei due gruppi di scenari si sarebbe manifestato dipendeva dal fatto che la razza umana facesse le scelte giuste o sbagliate nell'affrontare l'inquinamento, lo sfruttamento delle risorse e la crescita della popolazione.

Un problema coi “Limiti dello Sviluppo” è stato che gli autori non hanno mai specificato per mezzo di quale meccanismo la civiltà umana avrebbe potuto sviluppare il consenso necessario per fare le scelte giuste, le quali avrebbero comportato tutte qualche sacrificio a breve termine.
Dopo 40 anni di lavoro, Randers è giunto ad una conclusione: non esiste nessun meccanismo del genere. Le scelte giuste non sono state fatte e non saranno mai fatte.

Oggi, dice Randers, non c'è più un ventaglio di scenari buoni e cattivi, ce n'è solo uno. E non è piacevole.
Può solo essere quello del declino della nostra società sotto l'effetto della sovrappopolazione, del declino della disponibilità di risorse e del danno diffuso causato dall'inquinamento e dal cambiamento climatico.
L'inizio del declino potrebbe arrivare prima o dopo, il collasso potrebbe essere più rapido o più lento, ma la forma del futuro è determinata.

Randers afferma che c'è un modo semplice per descrivere le ragioni che ci stanno portando a questo futuro spiacevole: la gente fa sempre la scelta che comporta i costi minori a breve termine.
Il problema è tutto lì: finché scegliamo la strada più semplice non abbiamo alcun controllo su dove stiamo andando.

Immaginate di essere in una foresta. Credete che scegliendo sempre il sentiero più facile di fronte a voi vi possa riportare a casa? Ma questo è quello che facciamo: anche se sapessimo che non è questo il modo per andare dove ci piacerebbe essere.
Siamo riluttanti, per esempio, ad investire in energia rinnovabile finché i combustibili fossili rimangono anche leggermente meno cari e possiamo negare i loro costi esterni sotto forma di inquinamento e cambiamento climatico.
 
Ma questa scelta è basata su considerazioni a breve termine e ci causerà danni terribili a lungo termine.
Perché non riusciamo a fare meglio. Qui Randers propone che la “visione a breve termine” è profondamente radicata nella mente delle persone e si riflette nel nostro sistema decisionale democratico.
 
E' stato accusato di essere contro la democrazia, ma lui sostiene di non avere nulla contro la democrazia: il problema è che la democrazia è il risultato della “visione a breve termine” umana.
Fa l'esempio di un politico illuminato che decide di introdurre una carbon tax. Gli elettori scoprono presto che la carbon tax sta rendendo più care benzina ed elettricità.  Di conseguenza, quel politico non sarà rieletto. E' semplice e succede in continuazione.

Naturalmente, potreste obbiettare che se le persone venissero istruite sul cambiamento climatico, a quel punto accetterebbero una carbon tax – di fatto la reclamerebbero.
Forse, ma Randers è scettico. Dice che ha passato decenni della propria vita a formare generazioni di manager sulla sostenibilità e la scienza dell'ecosistema. Ed ha visto quelle generazioni prendere esattamente le stesse decisioni sbagliate che prendevano le generazioni precedenti che non avevano avuto quella formazione.

La natura umana è difficile da battere. Randers racconta come lui e i suoi colleghi hanno discusso sulla dimensione di un disastro naturale che avrebbe potuto svegliare il pubblico alla realtà della distruzione dell'ecosistema.
Poi è arrivato l'uragano Katrina e, più tardi, Sandy. Entrambi sono stati disastri della dimensione che serviva. Ma sono stati inutili come sveglie: il pubblico non ha reagito.
Oggi, tre americani su otto pensano ancora che il riscaldamento globale sia una truffa.
Randers ha visto il nemico e il nemico siamo noi. >>
 
UGO BARDI

10 commenti:

  1. "La natura umana è difficile da battere."

    Ovvero l'inclinazione al minimo sforzo - che però è un'inclinazione giusta: le energie vanno risparmiate per i momenti difficili. Probabilmente questo comportamento è fissato nei geni. La mentalità diffusa - e anch'essa naturale - è poi meglio l'uovo oggi che la gallina domani. Il domani essendo incerto meglio assicurarsi subito un vantaggio anche se già s'intravedono i danni futuri. Nei paesi più arretrati e meno civili dilaga la corruzione. In Europa, guarda caso, sono i paesi del sud a brillare per furberia, scaltrezza, mancanza di senso civico. il nord è sicuramente più educato.

    Mai l'umanità ha avuto mezzi come quelli attuali per fare proiezioni attendibili. Ma intanto pancia mia fatti capanna, domani sarà quel sarà e poi saremo tutti morti. Tutti? E i figli e nipoti che fine faranno, c'è un futuro per loro?

    L'uomo comune non ha i mezzi per capire ciò che sta davvero avvenendo . L'élite però sa abbastanza bene come andrà a finire, e anche i politici lo sanno (ovviamente non tutti). Volendo potrebbero imprimere una svolta all'attuale andazzo. Penso sempre alla crisi petrolifera del 1973 che fu accettata senza discussioni per evidenti cause di forza maggiore. Mi chiedo però se oggi le "masse" reagirebbero con altrettanta saggezza. Anche in Europa si manifestano già prodromi di rivolta per le politiche di contenimento delle spese che vengono interpretate come manipolazioni delle élite per continuare ad accumulare privilegi.

    C'è un problema ormai mondiale enorme: la distribuzione delle risorse, dei beni, per una popolazione mondiale in continua crescita e non più disposta ad accontentarsi delle briciole.
    Ieri è giunta la notizia - per me niente affatto sorprendente - che la popolazione mondiale sta crescendo più del previsto. I famosi 9 miliardi attesi per il 2050 di questo passo saranno raggiunti già verso il 2035 e non credo proprio che ci fermeremo lì. Dunque nel 2050 saremo a quota 10 - 10,5 miliardi, magari anche 11. Buona fortuna! Ma quale stabilizzazione, quale calo della natalità! Diceva Sartori quasi dieci anni fa: se non si fa qualcosa già adesso l'incremento continuerà. Non all'infinito ovviamente perché a un certo momento ci sarà un crollo.

    RispondiElimina
  2. << L'uomo comune non ha i mezzi per capire ciò che sta davvero avvenendo . L'élite però sa abbastanza bene come andrà a finire, e anche i politici lo sanno (ovviamente non tutti). >>

    Caro Sergio, è una ben triste considerazione la tua, ma credo che sia ampiamente condivisibile.
    In pratica siamo in un circolo vizioso: la gente non sa (salvo i soliti 4 gatti spelacchiati come noi) ed i leader, pur sapendo, non dicono e non fanno nulla per paura di perdere il potere.
    Non si preoccupano neppure dei loro figli e nipoti, forse pensando che per chi è ricco e potente una via d'uscita ci sarà sempre.
    Chissà, magari hanno ragione loro, ma non lo credo (e, per un senso elementare di giustizia, neppure lo spero).

    RispondiElimina
  3. "la popolazione mondiale sta crescendo più del previsto. I famosi 9 miliardi attesi per il 2050 di questo passo saranno raggiunti già verso il 2035 e non credo proprio che ci fermeremo lì. Dunque nel 2050 saremo a quota 10 - 10,5 miliardi, magari anche 11"

    E' quello che tutti sanno ma nessuno dice esplicitamente. Non ci sono vie di uscita. Cambiamenti che possano invertire la rotta non si vedono. Come giustamente dice Randers la democrazia non aiuta, è attenta solo all'utile del momento. E' una battaglia a perdere, ma forse vale la pena di combatterla

    RispondiElimina
  4. Bergoglio (in arte Francesco) come Ratzinger. Che carino il nuovo papa, dice buongiorno e buona sera e augura persino buon appetito - proprio come uno di noi. Che semplicità, che umanità, che cambiamento. "La Chiesa si rinnova" cantava Gaber.

    Si rinnova? Ho più di un dubbio. Bergoglio riformerà il Credo? "Contestualizzerà" la Trinità, come suggerisce Hans Küng? Dicendo che sì, abbiamo scherzato, Dio è ovviamente uno non trino". Ma forse non ce ne sarà bisogno di questo "aggiornamento" teologico visto che i problemi cristologici, trinitari ecc. non interessano veramente più nessuno, ma proprio nessuno (persino i teologi ne hanno le palle piene di queste scemenze).

    E allora come imporsi, come rivendicare il ruolo di comando? Tornando per esempio alle questioni terre à terre che tutti capiscono. Ed ecco ieri Francesco ammonire coloro che sono contro la vita e per una cultura di morte. Mi sembra di aver già sentito questi discorsi: non li faceva già Wojtyla e poi il suo mastino Ratzinger? Ma certo, siamo sempre lì: la sessualità, il declino della natalità (definito anche "inverno demografico"). "Un figlio non basta" dice Francesco. Il sesso Dio ce l'ha dato per fare figli, l'ideale sarebbe uno all'anno. "Siate madri e non zitelle" dice Francesco alle suore (e non una suora che gli dica: Santità, per essere madri, sa com'è, ce vo' er maschio).

    La Chiesa si rinnova, come no! Un figlio non basta, e magari nemmeno due. Chi sciopera o si accontenta di uno è contro il piano di Dio. Che apparentemente consiste nel fare di questa terra una discarica.

    RispondiElimina
  5. "Un problema coi “Limiti dello Sviluppo” è stato che gli autori non hanno mai specificato per mezzo di quale meccanismo la civiltà umana avrebbe potuto sviluppare il consenso necessario per fare le scelte giuste, le quali avrebbero comportato tutte qualche sacrificio a breve termine.
    Dopo 40 anni di lavoro, Randers è giunto ad una conclusione: non esiste nessun meccanismo del genere. Le scelte giuste non sono state fatte e non saranno mai fatte."

    Temo anch'io. Che fare allora? Vale la pena di farsi ancora il sangue amaro?* Diceva Vester, studioso dei sistemi complessi: "Io non mi faccio troppi pensieri per la natura. Arrivato il momento, quando la natura si sarà stufata di questa specie balorda che rivendica l'attributo di sapiens al quadrato, la spazzerà via." Sì, ma preferiremmo un atterraggio dolce, non un macello.

    * Metafora di una canzone napoletana degli anni Sessanta (Chella llà): "Chella llà, chella llà, mo' va dicenno ca me vo' lassà; se crere che me faccio o sango amaro, se crere che mpazzisco e poi me sparo."

    RispondiElimina
  6. Caro Sergio e caro Agobit, la tentazione del pessimismo è forte ed anche io ne sono spesso vittima.
    Però, però...

    Sto leggendo in questi giorni PIANO B 4.0 di Lester Brown e dopo una prima parte angosciante, che riepiloga tutti i guai ben noti che ci tormentano, vi è una seconda parte in cui vengono elencate tutte le tecnologie GIA' ESISTENTI e GIA' APPLICATE in vari stati della terra, che potrebbero portarci dall'altra parte del guado.

    C'è di tutto, ma proprio di tutto (dalla raccolta iper-differenziata, al riciclaggio integrale, alle energie totalmente rinnovabili, alla mobilità sostenibile, ecc. ecc.), e sono cose, ripeto, già applicate, anche se a macchia di leopardo.
    Quindi basterebbe estenderne l'uso, passando dalla macchia di leopardo alla tinta unita.

    Beh, che devo dire ? Lester Brown mi ha dato una speranza ed io (come un assetato nel deserto) gliene sono grato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Lumen,

      vabbè, diamogli un'occhiata a questo Piano B 4.0 di L. Brown. È un libro o un documento scaricabile? Di L. Brown ricordo però che diceva qualche anno fa che di terreni agricoli per sfamare l'umanità ormai non ce n'erano più, tutta la terra coltivabile era stata scoperta.

      Devo però aggiungere che queste ricette ("dalla raccolta iper-differenziata, al riciclaggio integrale, alle energie totalmente rinnovabili, alla mobilità sostenibile, ecc. ecc.") mi lasciano un po' scettico. È in fondo il discorso dei falsi Verdi nostrani che pensano di risolvere i problemi da sovrappopolazione con l'innovazione tecnologica, le energie pulite. il risparmio energetico, il miglior sfruttamento dei terreni edificabili (cioè espandersi in alto, costruire grattacieli) ecc. ecc. Penso anche all'irrigazione o innaffiamento delle colture goccia a goccia per non sprecare acqua preziosa, al riuso dell'acqua servita per cuocere gli spaghetti ecc. ecc. La natura era una volta generosa, c'era acqua in abbondanza, adesso i Verdi te la vogliono centellinare perché ormai è poca, non si può fare come una volta (doccia calda di venti minuti per es., riempimento à gogo di piscine ecc.). Insomma, invece di abbondare saremo costretti a restringerci perché ... già, perché? Ma perché siamo troppi! Hai voglia a razionalizzare e a razionare, a un certo punto si toccherà il fondo, non ce ne sarà più. E poi passare la vita a riciclare, a risparmiare, che barba.

      Elimina
  7. Caro Sergio, quello che ho io è un libro classico, delle Edizioni Ambiente. Sicuramente si può trovare del materiale di Brown in rete, ma non saprei dirti cosa.

    Il mio ottimismo per ora è molto modesto e limitato, ma c'è, ed è basato sui livelli già raggiunti dalla tecnologia e dalle sue applicazioni pratiche.
    Però devo ancora arrivare al capitolo sulla demografia, e temo che sarà proprio lì che mi torneranno le fosche previsioni.


    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Lumen, vedo nel catalogo elettronico BOL che Piano B 4.0 è stato pubblicato nel 2010 (non sarà già superato?) e fa seguito a Piano B 3.0 pubblicato nel 2008 (i libri hanno lo stesso sottotitolo - "per salvare la civiltà").
      Comunque la presentazione del libro è - diciamo così - allettante (già mi lecco i baffi!):

      «L'emergenza cibo è già scoppiata e rischia di pregiudicare gli equilibri geopolitici tanto quanto succede con il petrolio, se non di più. Questo perché se esistono alternative al greggio, per il cibo invece non ce ne sono. Stiamo quindi entrando in una nuova era alimentare, contraddistinta da alti prezzi del cibo, da un aumento del numero delle persone affamate e da una crescente competizione per le risorse territoriali e idriche. Questa contesa ha già superato i confini nazionali, dato che i ricchi paesi importatori di cibo provano ad acquisire o affittare vaste aree agricole in altri stati, spesso poverissimi e alla fame. "Piano B 4.0" individua nella sicurezza alimentare uno dei più attuali e delicati temi da affrontare a livello globale, le cui cause scatenanti vanno ricercate nella crescita demografica, nel calo delle falde idriche, nell'aumento delle temperature e nell'uso dei cereali come carburante da automobile. Uno stato d'emergenza che richiede politiche e interventi a livello internazionale, ma non solo. Noi tutti abbiamo una responsabilità e un ruolo da giocare anche come singoli individui. Ognuno di noi condiziona le emissioni di anidride carbonica, i cambiamenti climatici e quindi la sicurezza alimentare, e può far qualcosa. Ecco la forza del Piano B: ognuno di noi può metterlo in pratica, subito. E il mondo potrebbe cambiare.»

      Ecco un tema su cui riflettere, ma sul serio: la sicurezza alimentare! E ormai il problema è mondiale, è ingenuo - e anche immorale - pensare che miliardi di persone tollerino ancora il cibo per cani e gatti del primo mondo o la benzina dai cereali mentre loro debbono tirare la cinghia.
      E bisognerà pure affrontare la questione del numero di figli compatibile con le risorse del pianeta. Gli organismi internazionali (Vaticano compreso) considerano che il numero di figli deve essere deciso unicamente dalla singola coppia: sarebbe uno dei diritti umani non negoziabili. Il fatto è che le famiglie numerose pretendono di essere mantenute dagli altri ovvero dallo Stato. Non vedo perché lo Stato o la collettività non debba per lo meno dare dei consigli se non degli ordini. Se siamo tutti sulla stessa barca dovremmo pur poter dire tutti la nostra - e a me non mi va di mantenere i figli à gogo degli altri.
      Ricordo sempre uno studio della Pontificia Accademia delle Scienze del 1994 che raccomandava due figli per coppia per prevenire il collasso ecologico. Si trattava di una "raccomandazione" e non di un ordine alla cinese, ma era lo stesso un'indicazione a mio parere positiva e che poteva far scuola. Si trattò sicuramente di un incidente di percorso che fece infuriare Wojtyla, ma lo stesso un segno che anche fra i cattolici c'è gente che pensa con la propria testa, almeno ogni tanto.
      Penso che la tassazione progressiva per le famiglie numerose non sia applicabile - e anche ingiusta verso i figli-vittime dei genitori incoscienti (la Chiesa - a chiacchiere - predica la genitorialità responsabile). Però sarebbe già qualcosa non esibire queste famiglie numerose come famiglie generose, ottimiste e magari anche modello. Sì, a spese degli altri!

      Elimina
  8. << Penso che la tassazione progressiva per le famiglie numerose non sia applicabile. >>

    Può darsi che tu abbia ragione. Ma è un tipo di tassazione che mi piace proprio tanto.
    Così come mi piaccione le tassazioni sui c.d. vizi personali, ovvero tutte quelle attività che la legge non può proibire, per rispetto (sacrosanto) della libertà individuale, ma che la società civile può benissimo disapprovare (fumo, droghe leggere, gioco d'azzardo, prostituzione, cibo spazzatura, ecc. ecc.); ma questa è un'altra storia.

    RispondiElimina