sabato 12 maggio 2012

Siamo nati per soffrire

Ci sono quelli che vanno in estasi al pensiero del Grande Artefice Celeste, un Dio onnipotente e buono che ha creato la natura, perfetta e meravigliosa, e che deve essere adorato e ringraziato per questo.
Ma ci sono anche quelli che, pur non credendo nelle favole soprannaturali, sono portati ad ammirare il perfetto equilibrio della natura selvaggia, apparentemente libera e felice, senza farsi troppe domande.
A tutti costoro, dedico questa pagina, sconvolgente ma impeccabile, del grande biologo inglese Richard Dawkins.
Non servono commenti.
LUMEN


<< La natura non è nè gentile, nè feroce. Non è nè a favore, nè contro la sofferenza. La natura non è minimamente interessata alla sofferenza, a meno che questa non influisca sulla sopravvivenza del DNA.
 
E' facile immaginare un gene che tranquillizzi la gazzella nel momento in cui sta per ricevere il morso fatale. Quel gene verrebbe favorito dalla selezione naturale ? No, a meno che il fatto di tranquillizzare la gazzella non migliorasse le sue probabilità di venire trasmesso alle generazioni future.
 
Non vediamo come ciò potrebbe verificarsi, e quindi possiamo dedurne che la gazzella soffre la paura ed orrendi dolori quando un predatore la insegue e la uccide. E infatti è quasi sempre così.
 
La quantità complessiva di sofferenza inflitta ogni anno nel mondo naturale è al di là di ogni immaginazione.
 
Nel minuto che mi occorre per scrivere questa frase, migliaia di animali vengono mangiati vivi; altri, in preda al terrore, corrono a perdifiato; altri ancora vengono lentamente divorati dall'interno da un infaticabile parassita; migliaia di individui di ogni specie muoiono per fame, sete e malattie.
 
Deve essere così. Se vi è un momento di abbondanza, questo comporterà automaticamente un aumento della popolazione fino a quando lo stato naturale di inedia e sofferenza verrà ristabilito.
 
I parassiti probabilmente provocano ancora più sofferenza dei predatori, e comprendere il significato evolutivo della loro esistenza accresce, anzichè attenuare, la sensazione di gratuità che proviamo dinanzi a questi fenomeni. (...)
 
Gratuità ? Che sciocchezza. Una sciocchezza umana, sentimentale. La selezione naturale e tutta gratuita. >>

RICHARD DAWKINS

2 commenti:

  1. Eppure nonostante tutto l'orrore ben espresso da Dawkins pochi sono disposti a mollare anzitempo. Anche chi crede in un'esistenza di delizie ultraterrene è stranamente attaccatissimo a questa vita e non vuole andarsene nemmeno un minuto prima.

    Se uno si sofferma sul dolore del mondo - specie se lo prova in prima persona - deve concludere che non ne vale la pena, che era meglio non nascere. Il fatto è però che una volta che ci siamo la vita ci piace, almeno ogni tanto, e le gioie - per quanto rare - e la bellezza del mondo ci legano all'esistenza. Alcuni però non ce la fanno a sopportare il dolore, l'ingiustizia, la ferocia dei simili e ... scendono prima della destinazione finale. Ma sono pochi. L'istinto di sopravvivenza o il ricordo dei piaceri provati e il desiderio di riviverli ci spingono avanti.
    Fino a ieri - e per tanti ancora oggi - la vita era ed è la "valle di lacrime" (e si pregava la Bella Signora di rivolgere a noi i suoi occhi pietosi - eja ergo, advocata nostra, illos tuos misericordes oculos ad nos converte).

    Il filosofo Severino (sia maledetto per tutto il tempo che mi ha fatto perdere a leggere i suoi noiosissimi libri - sì, mea culpa) dice che ci aspetta il "paradiso della tecnica": l'uomo sta migliorando le sue condizioni di vita e approderà al paradiso (non ci credo troppo). Solo che arrivato in paradiso l'attende il terrore di perderlo. Allora servirà la filosofia per salvarlo dal terrore. Sarà. Forse. Quante se ne sentono.

    Però la "volontà" di vivere (ciao Arturo Schopenhauer) continuerà verosimilmente a tenerci legati alla valle di lacrime o al paradiso della tecnica.

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  2. Caro Sergio, certamente (e per fortuna) la "volontà di vivere" avrà sempre il sopravvento su tutto il resto, salvo per i pochi che, presi da invincibile angoscia, decidono di andarsene prima del tempo.
    Ma questo è inevitabile, visto che siamo figli dei geni replicatori, i quali, a loro volta, sopravvivono solo se possono dare al loro fenotipo queste caratteristiche.
    E poi il ricordo delle cose belle è sempre importante e pesa (giustamente) molto. Come diceva il grande Giacomo: PIACER FIGLIO D'AFFANNO.

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