mercoledì 11 gennaio 2017

L’altro Gesù – 7


Il Gesù alternativo di Baigent, Leigh e Lincoln, così come ricostruito nel famoso e controverso saggio “Il Santo Graal”. (Settima ed ultima parte). Lumen


Il Re-Sacerdote

<< Ci appariva sempre più chiaro che Gesù era un re-sacerdote, un aristocratico, legittimo pretendente al trono, e aveva intrapreso un tentativo di riconquistare l'eredità che gli spettava. (…) Un aspirante re-sacerdote avrebbe logicamente suscitato una forte opposizione in certi ambienti: inevitabilmente tra i Romani dominatori e forse anche tra certi gruppi giudaici, ad esempio di sadducei.

L'uno o l'altro di questi schieramenti, o forse entrambi riuscirono a sventare la sua azione per arrivare al trono. Ma il tentativo di eliminarlo non riuscì come avevano sperato. Infatti, a quanto sembra, il re-sacerdote aveva amici altolocati i quali, in collusione con un corrotto e corruttibile governatore romano, avrebbero inscenato una falsa crocifissione su un terreno privato, accessibile solo a pochi eletti.

Poi, con il popolo tenuto a debita distanza, fu inscenata l'esecuzione, nella quale un sostituto prese il posto del re-sacerdote sulla croce, o in cui lo stesso re-sacerdote non morì veramente. Verso il cader della notte, quando la visibilità era ancora più scarsa, un « corpo » fu trasportato in una tomba opportunamente vicina, dalla quale, dopo un giorno o due, scomparve « miracolosamente ». (…)

Se Gesù era un legittimo pretendente al trono, è probabile che fosse sostenuto, almeno all'inizio, da una percentuale relativamente modesta della popolazione: la sua famiglia venuta dalla Galilea, altri membri dell'aristocrazia, e alcuni rappresentanti piazzati in posizioni strategiche nella Giudea e nella capitale, Gerusalemme. Questo seguito, per quanto illustre, non sarebbe bastato ad assicurare la realizzazione dei suoi obiettivi: la scalata al trono. Perciò, Gesù sarebbe stato costretto a reclutare un seguito più numeroso nelle altre classi sociali (…)

Come si può reclutare un seguito numeroso? Ovviamente, promulgando un messaggio ideato apposta per assicurarsi appoggio e devozione. Non era necessario che fosse un messaggio cinico, quanto quelli della politica moderna. Al contrario, potrebbe essere stato diffuso in completa buonafede, con un ardente, nobile idealismo. Ma nonostante il suo carattere nettamente religioso, l'obiettivo primario sarebbe stato lo stesso dei messaggi della politica moderna: assicurarsi l'adesione del popolo.

Gesù promulgò un messaggio che cercava di fare proprio questo: offrire speranza agli angariati, agli afflitti, agli oppressi. Insomma, era un messaggio che conteneva una promessa. Se il lettore moderno supera pregiudizi e preconcetti, scoprirà un meccanismo straordinariamente affine a quello che si può vedere dovunque nel mondo di oggi. Un meccanismo per mezzo del quale il popolo viene unito in nome di una causa comune, e trasformato in uno strumento per rovesciare un regime dispotico.

L'importante è che il messaggio di Gesù era sia etico che politico. Ed era rivolto a una certa parte della popolazione, secondo precise considerazioni politiche. Perché solo tra gli oppressi, gli angariati e gli afflitti Gesù poteva sperare di reclutare un seguito consistente. I sadducei, che si erano accordati con i Romani invasori, come tutti i sadducei della storia non avrebbero voluto saperne di rinunciare a ciò che possedevano, o di mettere a repentaglio la loro sicurezza e la loro stabilità.

Il messaggio di Gesù, quale appare nei Vangeli, non è interamente nuovo né unico. È probabile che Gesù fosse un fariseo, e i suoi insegnamenti contengono numerosi elementi della dottrina farisaica. Come attestano i Rotoli del Mar Morto, contengono anche diversi aspetti importanti del pensiero degli esseni. Ma se il messaggio in se stesso non era del tutto originale, lo era probabilmente il modo di trasmetterlo.

Gesù era senza dubbio un personaggio dotato di uno straordinario carisma. Forse possedeva facoltà di guaritore e aveva il dono di compiere altri « miracoli ». Senza dubbio, aveva la dote di comunicare le sue idee per mezzo di parabole vivide e suggestive, che non richiedevano una preparazione raffinata da parte del pubblico ed erano comprensibili a tutta la popolazione.

Inoltre, a differenza dei suoi precursori esseni, Gesù non doveva limitarsi a predire l'avvento di un Messia. Poteva affermare di essere il Messia. E naturalmente questo avrebbe conferito alle sue parole un'autorità e una credibilità assai più grandi. È chiaro che, al tempo del suo ingresso trionfale in Gerusalemme, Gesù aveva reclutato un seguito importante. Ma questo seguito doveva essere composto da due elementi distinti, i cui interessi non coincidevano.

Da una parte doveva esserci un piccolo nucleo di « iniziati »: i familiari, altri nobili, sostenitori ricchi e influenti, il cui scopo primario era vedere il loro candidato insediato sul trono. Dall'altra doveva esserci un seguito assai più numeroso di « gente comune », i « soldati semplici » del movimento, il cui obiettivo primario era veder realizzato il messaggio, e la promessa che questo conteneva. È importante riconoscere la distinzione tra queste due fazioni. Il loro obiettivo politico - porre Gesù sul trono - sarebbe stato identico. Ma sarebbero state sostanzialmente diverse le loro motivazioni.

Quando l'impresa fallì, come appare evidente, la delicata alleanza tra le due fazioni - i « seguaci del messaggio » e i seguaci della famiglia - a quanto sembra si sfasciò. Di fronte alla sconfitta e alla minaccia incombente di annientamento, la famiglia avrebbe dato la precedenza al fattore che, da tempo immemorabile, è sempre stato d'importanza suprema per le famiglie nobili e reali: preservare a ogni costo la stirpe, se necessario anche in esilio.

Ma per i « seguaci del messaggio », il futuro della famiglia sarebbe divenuto trascurabile. Per loro, la sopravvivenza della stirpe avrebbe avuto un interesse secondario. Il loro obiettivo principale sarebbe stato perpetuare e diffondere il messaggio. Il cristianesimo, come si è evoluto nei primi secoli per giungere fino a noi, è un prodotto dei « seguaci del messaggio ».

La sua diffusione e il suo sviluppo sono stati esplorati e seguiti fin troppo ampiamente da altri studiosi per richiedere in questa sede un'attenzione particolare. Basti dire che, con San Paolo, « il messaggio » aveva già incominciato ad assumere una forma cristallizzata e definitiva; e questa forma divenne la base sulla quale fu eretto l'intero edificio teologico del Cristianesimo. Già al tempo in cui furono composti i Vangeli, i princìpi fondamentali della nuova religione erano virtualmente completi.

La nuova religione si rivolgeva soprattutto a un pubblico romano o romanizzato. Quindi la parte avuta da Roma nella morte di Gesù venne necessariamente insabbiata, e la colpa fu scaricata sui Giudei. Ma questa non fu la sola libertà che ci si prese nei confronti degli eventi, per renderli accettabili al mondo romano. Infatti, il mondo romano era abituato a divinizzare i suoi sovrani, e Cesare era già stato ufficialmente riconosciuto dio. Per fargli concorrenza, Gesù - che in precedenza nessuno aveva considerato divino - doveva essere ugualmente deificato. E lo fu, a opera di Paolo.

Prima che fosse possibile diffonderla con successo, dalla Palestina alla Siria, l'Asia Minore, la Grecia, l'Egitto, Roma e l'Europa occidentale, la nuova religione doveva essere resa accettabile ai popoli di quei territori. E doveva reggere il confronto con le fedi già consolidate. Il nuovo dio, insomma, doveva essere, in quanto a potere, maestà e miracoli, all'altezza degli dei che doveva soppiantare .

Se Gesù doveva far presa sul mondo romanizzato del suo tempo, doveva necessariamente diventare un dio in piena regola. Non un Messia nel vecchio senso della parola, non un re-sacerdote, ma Dio incarnato che, come i suoi equivalenti siriani, fenici, egizi e classici, era passato attraverso gli inferi ed era risorto, ringiovanito, con la primavera.

Fu a questo punto che l'idea della Resurrezione assunse per la prima volta la sua importanza cruciale, e per una ragione ovvia: per porre Gesù sullo stesso piano di Tammuz, Adone, Atti, Osiride e tutti gli altri dèi morti e risorti, che predominavano nel mondo di quel tempo. Esattamente per la stessa ragione fu promulgata la dottrina della verginità della madre di Gesù. E la festa di Pasqua, la festa della morte e della resurrezione, venne fatta coincidere con i riti primaverili di altri culti e di altre scuole misteriche contemporanee.

Data la necessità di diffondere il mito di un dio, la famiglia del « dio » ed i fattori politici e dinastici della sua storia sarebbero diventati superflui. Legati com'erano a un periodo e a un luogo precisi, avrebbero sminuito il suo carattere universale. Quindi, per confermare questa universalità, tutti gli elementi politici e dinastici furono rigorosamente eliminati dalla biografia di Gesù.

E così pure vennero rimossi tutti i riferimenti agli zeloti e agli esseni. Sarebbero stati imbarazzanti, a dir poco. Non sarebbe apparso confacente a un dio il suo coinvolgimento in una cospirazione politica e dinastica complessa e in fondo effimera, che per giunta era fallita. Alla fine rimase soltanto quanto era contenuto nei Vangeli: un racconto di austera, mitica semplicità, ambientato incidentalmente nella Palestina del I secolo occupata dai Romani, ma sostanzialmente nel presente eterno di tutti i miti.

Mentre « il messaggio » si sviluppava in questo modo, la famiglia e i suoi sostenitori, a quanto sembra, non stavano in ozio. Giulio Africano, che scrive nel III secolo, riferisce che i parenti superstiti di Gesù accusavano sdegnosamente i sovrani della casa di Erode di distruggere le genealogie dei nobili giudei, eliminando così tutto ciò che poteva servire a contestare il loro diritto al trono. (…)

Per i propagatori del nuovo mito, l'esistenza di questa famiglia dovette diventare ben presto assai più di un dettaglio trascurabile. Dovette diventare un fattore potenzialmente imbarazzante di proporzioni enormi. Infatti la famiglia – che poteva testimoniare di prima mano ciò che era accaduto storicamente - avrebbe costituito una pericolosa minaccia per il mito. Anzi, in base alla sua conoscenza diretta, la famiglia avrebbe potuto distruggere il mito nel modo più completo.

Quindi, nei primi tempi del Cristianesimo, ogni menzione di una famiglia nobile o reale, di una stirpe, di ambizioni politiche e dinastiche avrebbe dovuto venire soppressa. (…) E la famiglia stessa, che poteva tradire la nuova religione, avrebbe dovuto essere sterminata, se fosse stato possibile. Ecco quindi la necessità della massima segretezza da parte della famiglia. Ecco quindi l'intolleranza dei primi padri della Chiesa nei confronti di ogni deviazione dall'ortodossia che si sforzavano di imporre.

Ecco quindi, forse, anche una delle origini dell'antisemitismo. Infatti i « seguaci del messaggio », i propagatori del mito, avrebbero realizzato un duplice scopo incriminando gli Ebrei e scagionando i Romani. Non soltanto avrebbero reso accettabili il mito e il « messaggio » al pubblico romano; avrebbero anche impugnato la credibilità della famiglia, perché la famiglia era ebrea. >>

BAIGENT, LEIGH E LINCOLN

44 commenti:

  1. Questi ridicoli vaneggiamenti non meritano alcun commento. Anzi, anche questo mio commento è di troppo, avrei dovuto astenermi.
    Chi fosse realmente Gesù - se mai fu (più sì che no) - e cosa mai avvenne laggiù duemila anni fa nessuno lo sa esattamente né lo saprà mai. A me pare un barbone con qualche idea fissa e magari doti particolari di guaritore. Si prese per il messia ma con qualche crisi d'identità (chiede ai suoi amici barboni come lui "chi dicono che io sia?" - dunque gli interessava sapere cosa ne pensasse la gente di lui). Di barboni o profeti o pazzi come lui la Palestina era infestata. Fece anche qualche bella pensata (anche uno scemo ne è capace ogni tanto) e diede fastidio, soprattutto agli ebrei che contavano che con l'aiuto dei Romani lo fecero fuori.

    Quanto alla famosa resurrezione. Se fosse davvero avvenuta perché non si rifece vivo in pubblico e fece il gesto dell'ombrello a quelli del sinedrio? Invece fa qualche apparizione strana ai suoi amici barboni e poi "salì in cielo". Roba da ridere. Oggi, ma ai tempi di Galileo mica si poteva ridere di queste favole. Come oggi non si può ridere di Maometto e del Corano. Chissà, con l'aiuto dell'islam a cui si è alleato Bergoglio, torneremo a non ridere e farci beffe delle storielle sacre.
    Fra parentesi il messaggio chiave di Gesù, l'amore del prossimo e dei nemici, non è nemmeno così originale. Si trova persino in Mosè e altri personaggi asiatici.



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  2. Caro Sergio, come avrai visto, il ciclo di post sul Gesù alternativo è terminato.
    Io mi ero divertito molto a leggere il libro e mi è sembrato giusto condividerne alcuni passi con voi.

    Sulla figura storica di Gesù, come ho già detto in altre occasioni, io sto con Luigi Cascioli, il cui pensiero sintetizzo qui di seguito con le parole di wikipedia:
    << Secondo le ricerche contenute nel libro di Cascioli, il Gesù conosciuto non sarebbe mai esistito e la sua figura altro non sarebbe che una costruzione fittizia compiutasi nella seconda metà del II secolo attraverso l'aggiunta di elementi fantastici (miracoli, apparizioni, terremoti...) e le continue falsificazioni, aggiunte e sostituzioni di parole e significati dei testi antichi.
    Il personaggio di Gesù, in particolare, sarebbe ricalcato su quello di Giovanni di Gamala (...) che per Cascioli sarebbe uno dei membri del gruppo ebraico estremista ed antiromano degli Zeloti, vicino agli Esseni. >>

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    1. Ho qualche dubbio sulla serietà dello spretato Cascioli. Sarebbe interessante sapere come vedono Gesù gli ebrei o gli israeliani. Credo che se ne strafottano e che ridano della nostra creduloneria. Magari ce n'è anche qualcuno orgoglioso di aver rifilato a mezza umanità un Dio ebreo. Il famoso messia ancora atteso da molti ortodossi sarebbe comunque un mortale, non nientepopodimeno che Dio stesso. Ci sono anche ebrei convertiti al cristianesimo, tra cui Edith Stein morta in campo di concentramento nazista. Ma sono pochini. Per gli ebrei, ortodossi e non, Gesù sarà una figura "storica" assolutamente marginale. E guarda un po' che casino ne è venuto fuori, la Chiesa trionfante. Ma sappiamo che eventi minimi possono avere conseguenze incredibili (in base alle leggi della fisica e senza interventi "soprannaturali").
      Ma se Dio ha un piano, che inevitabilmente realizzerà, come può essere compatibile con la libertà dell'uomo? Perché apparentemente grazie alla sua libertà l'uomo dovrebbe mettere dei bastoni fra le ruote a Dio. Ma Dio, dicono i teologi, trae il bene anche dal male, vedi Giuda, necessario al piano di salvezza e redenzione dell'umanità. Ma com'è stato possibile credere tutte queste fesserie? Eppure Medjugorie attira migliaia di pellegrini e nelle Filippine due milioni di persone si sono radunate nei giorni scorsi per una messa o altro rito.

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    2. << Ma Dio, dicono i teologi, trae il bene anche dal male >>

      Ma si può anche trarre il male dal bene.
      E la religione, in questo, è maestra.

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  3. Qui un interessante articolo-intervista su Bauman, recentemente scomparso. Non ho mai letto direttamente niente di questo autore, che devo dire mi incuriosisce.
    http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/91-anni-morto-zygmunt-bauman-piu-grandi-intellettuali-138988.htm

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    1. Letta l'intervista a Bauman. Abbastanza interessante, ma non tanto da voler sapere di più di Bauman e della sua teoria della società liquida. Ne avevo già sentito parlare, avevo già letto sue interviste che però non suscitavano in me particolare interesse. Sì, ha sicuramente almeno in parte ragione e sembra anche una brava persona. Ma credo che ci siano oggi tante brave persone che hanno almeno in parte ragione - ma non puoi ascoltarle tutte, interessarti a tutti gli argomenti. Siamo troppi, c'è un'inflazione di tutto. Poi c'è una cosa a cui io sono particolarmente allergico: le chiacchiere su xenofobia e razzismo. Non se ne può più, non ne posso più: ormai il mondo si divide in xenofobi e razzisti e gli antirazzisti. Se non apri le frontiere - e anche la porta di casa tua - sei uno schifoso razzista, uno sporco reazionario occidentale che non vuole condividere e continua a sfruttare il terzo mondo o l'ex terzo mondo, visto che ormai presto tutti potranno produrre a prezzi stracciati e far fallire gli ex predatori.

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    2. "ormai il mondo si divide in xenofobi e razzisti e gli antirazzisti"

      Questo e' cio' che puo' sembrare da quel che passa l'informazione ufficiale, ma non direi, personalmente ho l'impressione che di fatto gli antirazzisti, sebbene verso soggetti diversi, siano altrettanto se non piu' razzisti dei razzisti-xenofobi propriamente detti, i quali inversamente lo sono di piu' a parole ma meno di fatto (es: i comuni di destra fanno lavorare gli architetti di sinistra se sono bravi, mentre quasi mai accade il contrario!).
      Evidentemente il sentimento razzista c'e' in ogni caso, e in qualche modo deve esprimersi.
      :)

      Comunque classe dirigente a parte, e a parole, l'insofferenza che provi e' ampiamente condivisa e credo ampiamente maggioritaria, ognuno vestendola a suo modo. Ma il discorso di Bauman credo miri a qualcosa di diverso, credo sostenga che _di fatto_ nella societa' globalizzata, consumistica e produttivistica contemporanea, "societa' liquida" appunto, vengano a mancare i capisaldi classici dell'identita', da cui la crisi, e lo spezzarsi (dico io) in tanti piccoli tribalismi (fra cui i blog).

      In ogni caso, dell'articolo, trovavo interessante e condivisibile il suo far originare le dittature, specie quella comunista, del XX secolo, dallo scientismo positivistico illuminista (basta leggere un minimo Comte del resto, ultima propaggine illuminista, per rendersene conto).

      "la riflessione filosofica, manifestatasi dopo il terremoto di Lisbona del 1755, che ha come scopo abbandonare l’atteggiamento da “guardaboschi” nei confronti del mondo a favore invece di una posizione da “giardiniere”. Il giardiniere sistema il mondo; sceglie le piante giuste, estirpa quelle nocive. Il comunismo non è un’utopia romantica, ma è figlio del secolo dei Lumi, di Voltaire e Diderot. E ha qualcosa di messianico."

      Dittature originate magari come eterogenesi dei fini, e allo stesso modo del razzismo dall'antirazzismo, oppure di certe forme di religiosita' dell'antireligione di cui alle volte parliamo anche qui.

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    3. "... l’atteggiamento da “guardaboschi” nei confronti del mondo a favore invece di una posizione da “giardiniere”. Il giardiniere sistema il mondo ..."

      François Furet, storico francese, intitolò un suo libro "Le passé d'une illusion" (apprezzato da Lucio Colletti, ex marxista). L'illusione è il comunismo che voleva appunto fare il giardiniere, sistemare finalmente questo mondo caotico. A dir la verità il comunismo moderno ha avuto illustri predecessori, da Platone a Campanella. Ma mentre le teorie di questi ultimi rimasero teorie il comunismo ha fatto sul serio, ha voluto realizzare l'utopia con le conseguenze che sappiamo. Eppure eppure il comunismo non è ancora morto, anzi è la fenice che risorge sempre. Attualmente siamo in fase precomunista: abbiamo un 50% circa di socialismo un po' ovunque in Europa (si lavora fino a giugno per lo Stato). Non si può escludere che il comunismo, creduto morto e stramorto, s'imponga per necessità in un mondo di oltre dieci miliardi di persone che non si accontenteranno più di pane e giochi, ma vorranno giustamente qualcosa di più, anzi molto di più, anzi tutto. Intanto, giusto per cominciare, mettete soldi da parte per le tasse sui metri quadrati abitativi (ci stanno già pensando in alto loco).

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    4. << Non si può escludere che il comunismo, creduto morto e stramorto, s'imponga per necessità in un mondo di oltre dieci miliardi di persone che non si accontenteranno più di pane e giochi, ma vorranno giustamente qualcosa di più, anzi molto di più >>

      E avranno di meno, molto di meno.
      Il comunismo, inteso come utopia redistributrice, non tornerà mai più: è già fallito una volta (inevitabilmente) e può bastare.
      Inteso invece come dittatura di controllo sociale, potrebbe in effetti ritornare, quando le ricchezze prodotte dalle democrazie liberiste saranno finite (e questo per i ben noti limiti ambientali).

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    5. "Il comunismo, inteso come utopia redistributrice, non tornerà mai più. Inteso invece come dittatura di controllo sociale, potrebbe in effetti ritornare."

      Be', se ritorna come dittatura di controllo sociale, sarà appunto ritornato, con le sue note caratteristiche (ossessione egualitaria, necessità di distribuire il poco che c'è ecc.).
      Sì, in effetti il comunismo non ha creato ricchezza, anzi l'ha persino distrutta. Blocca lo spirito d'iniziativa individuale ecc.
      Però in un mondo sovraffollato (quest'aspetto è completamente sparito dal discorso pubblico), di spazi ristretti, vita da formiche, un'umanità "sardinizzata", troppo spazio per l'iniziativa privata non ce ne sarà per forza. I nostri economisti, politici e persino i religiosi credono di trasformare dieci o quindici miliardi di termiti umane in quindici miliardi di imprenditori che ci "arricchiranno". Sai, la diversità che è ricchezza come dicono oggi. Invece per me la diversità è tollerabile solo fino a un certo punto, poi è puro fastidio, rottura di palle, conflittualità continua.

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    6. "Intanto, giusto per cominciare, mettete soldi da parte per le tasse sui metri quadrati abitativi"

      Sergio, ma dove vivi?

      La tassa, anzi le tasse sui mq abitativi qui in italia ci sono da ormai quasi trent'anni, dal 1992. L'isi-ici-imu si paga sui mq abitativi, e addirittura e' moltiplicata per tre se questi mq non sono nemmeno abitati, e quindi non producono nessun reddito (ogni tanto viene abolita per i possessori di prima casa, quelli che fanno vincere le elezioni, e aumentata per tutti gli altri, salvo poi venire reintrodotta, ogni volta ri-aumentata, per tutti).

      Si paga a mq abitativi anche la imposta di rimozione rifiuti. Nel mio comune addirittura tale imposta viene aumentata se l'abitazione e' vuota, non occupata.

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    7. En passant, con gli ultimi aumenti montiani e l'ultima crisi, io pago di tali tasse di piu' dell'intero mio reddito reale. A causa di questo, ho cominciato a non pagare altre cose, e che vada al diavolo tutto.
      Qui in italia abbiamo pure, e da sempre che io ricordi, il "reddito catastale": cioe' un edificio deve pagare le tasse su un reddito figurativo, che e' deciso dagli enti pubblici, anche se non produce alcun reddito reale.
      E la tendenza e' ancora piu' spaventosa: equiparare questo "reddito catastale" da reddito simbolico abbastanza basso e affrontabile, a "valori di mercato". La riforma del catasto in corso dovrebbe portare fra le altre cose anche a questo. Quindi se sei povero, e improvvisamente il tuo quartiere secondo lo stato e il comune diventa da ricchi, te ne devi andare perche' non riesci piu' a pagarci le tasse.

      Sara' uno sfracello socio-economico, e si sta gia' preparando.

      Questo e' il modo in cui e' "interpretato" il neoliberismo e il mercato nel nostro paese. E fa ridere, o piangere, vedere la massa di coglioni che e' pure convinta che a rovinarci siano stati il neoliberismo e il mercato... ma dove li vedono!

      E poi si stupiscono se la gente non ha piu' nessun entusiasmo di vivere in questo postaccio.

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    8. "Il comunismo, inteso come utopia redistributrice, non tornerà mai più: è già fallito una volta (inevitabilmente) e può bastare."

      Lumen, guarda che mentre i paesi ex del terzo mondo, con la caduta del muro, se ne sono liberati e in conseguenza di cio' hanno cominciato a uscire dallo stato di miseria in cui erano, l'italia ha pensato bene di inoltrarcisi sempre di piu' coi risultati che abbiamo tutti sotto gli occhi.

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    9. Fra parentesi, degli 8 blog che citi a destra, 6, tolti pardo e agobit, sono profondamente convinti che il problema dell'italia sia l'eccesso di mercato e di (neo)liberismo. Quindi, vedi un po' tu.

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    10. Sergio e Lumen, riguardo al discorso di Bauman o supposto tale visto che non l'abbiamo mai letto, prima, mentre in bicicletta mi facevo i miei dieci chilometri per la spesa al lidl, pensavo a questo: al paradosso della globalizzazione attraverso internet che da un lato abbatte tutte le barriere comunicative ma dall'altro crea una miriade di centinaia di migliaia di piccolissime comunita' francamente tribali che se la cantano e se la raccontano rinforzandosi sempre piu' nei loro pregiudizi piu' o meno meschini, e incuranti di tutto cio' che succede loro intorno.

      I blog piu' o meno sono tutti cosi'.

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    11. Caro Diaz, il senso tribale è profondamente radicato in ognuno di noi, in quanto esseri viventi selezionati per via genetica.
      Noi umani abbiamo semplicemente sostituito la tribalità di sangue con quella del meme.
      Che sia meglio o peggio non lo so, ma ci dobbiamo convivere comunque.
      E non se ne esce: si parte tutti giulivi per globalizzare, e si ritorna mestamente tribalizzati.

      P.S. - Lo so benissimo che molti dei blog che frequento si fondano su idee che non condivido: ma sono interresanti, scritti bene e mi danno sempre qualcosa su cui riflettere. Ti pare poco ?

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    12. "Sergio, ma dove vivi?"

      Appunto all'estero. Un estero che se necessario sa imparare anche dall'Italia. Il condominio, per es., in Svizzera non esisteva, c'erano solo proprietari d'immobili e inquilini. Solo i benestanti, ma davvero benestanti avevano case proprie (e la Svizzera è tuttora un paese d'inquilini, nonostante il parlamento abbia voluto incrementare la proprietà con apposite leggi). E i condòmini possiedono millesimi di un immobile, abbiamo copiato anche questo. Però noi abbiamo una specialità che non ci invidierai. Mentre voi pagate le tasse su un "reddito figurativo" deciso dagli enti pubblici, da noi questo "reddito figurativo", o anche di mercato, viene considerato reddito come le normali entrate da lavoro. Qui lo chiamano "valore locativo": è quello che guadagnerei dall'affitto dell'appartamento che abito e che è considerato reddito (mi sembra che ci sia una differenza con l'Italia). In compenso si possono dedurre i tassi ipotecari. Una volta questi tassi erano elevati (sono arrivati anche al 7% dell'ipoteca), per cui valeva la pena il cambio valore locativo contro tassi ipotecari (più elevati del valore locativo). Adesso sono bassissimi, addirittura l'1% per un'ipoteca decennale.
      In Svizzera le banche concedono due ipoteche per acquistare una casa o un appartamento. La prima, più consistente, non deve essere ammortizzata: continui a pagare interessi per il tempo che vuoi, anche tutta la vita, la seconda invece deve essere ammortizzata entro 15-20 anni. Io per esempio ho acquistato circa vent'anni fa due appartamenti per 578'000 franchi e la banca mi ha dato una prima ipoteca di 370'000 franchi e una seconda di 58'000 che ho dovuto ammortizzare. L'ipoteca di 370'000 è sempre lì, pago i tassi.
      Naturalmente è la banca proprietaria dei miei appartamenti (per due terzi). Volendo e potendo potrei ammortizzare la prima ipoteca (per es. adesso che ho ereditato), ma non avrei più tassi ipotecari da dedurre e il valore locativo mi verrebbe lo stesso tassato come reddito effettivi. Un po' tutti, anche i socialisti e i verdi, vorrebbero abolire questo valore locativo fittizio, ma non è così semplice, si discute da anni.

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    13. A proposito di Baumann, mi sono ricordato proprio ora che, qualche tempo fa, ci avevo già fatto un post, che parlava del mitico '68.
      Se interessa, lo trovate nell'archivo, sotto dicembre 2012.

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    14. "questo valore locativo fittizio"

      Anche qui il "reddito catastale" e' un reddito a tutti gli effetti, su cui paghi le normali imposte (italiane) avendo l'obbligo di dichiararlo assieme agli altri redditi, coi quali cumula. Ogni tanto viene "rivalutato", l'ultima pensata e' di portarlo al "vero valore di mercato", cioe' al valore che fa comodo all'agenzia delle entrate, dato che il vero valore di mercato di un immobile e' uno dei valori piu' variabili e aleatori, e dei segreti meglio custoditi dagli attori economici, che peraltro si stabilisce con certezza solo all'atto della effettiva compravendita. Insomma sara' l'ennesima occasione per lo Stato per esercitare il suo arbitrio tassatorio.

      En passant, questa forma di tassazione credo sia stata a suo tempo escogitata perche' la prima interpretazione della costituzione repubblicana permetteva la tassazione dei redditi ma non dei patrimoni (che sarebbe considerata "esproprio", quindi consentita solo in casi eccezionali di pubblica utilita'), nel quale ultimo caso ricade effettivamente la tassazione del "reddito catastale": ma chiamandolo "reddito", seppur catastale, hanno aggirato verbalmente il problema (mi immagino per la felicita' dell'impiegato ministeriale romano che per primo ha avuto la pensata geniale, e dei suoi superiori!).

      Comunque, dopo questo, e' arrivato tutto il resto dello tsunami tassatorio. Io vi diro' che ho perso ogni entusiasmo e voglia di fare, fino a sprofondare nell'atarassia e nell'autolesionismo economico, perche' trovo alieno e nemico questo modo di concepire la partecipazione alla vita economica comune. Nulla si puo' piu' fare, su tutto c'e' una gabella e si e' considerati preventivamente degli incapaci se non dei delinquenti. Mi ripugna proprio, lo trovo eticamente rivoltante. Non e' il mio mondo.

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    15. "A proposito di Baumann, mi sono ricordato proprio ora che, qualche tempo fa, ci avevo già fatto un post, che parlava del mitico '68.Se interessa, lo trovate nell'archivo, sotto dicembre 2012."

      Letto, interessanti queste opinioni di Bauman ma non piu' di tanto.

      Il bello della sociologia, e dell'economia, e' che anche un idiota che spara un po' di scemenze puo' farci bella figura, tanto "tutto fa brodo" e ha un qualche grado di verosimiglianza.

      QUindi, una scemenza che mi viene in mente su due piedi, e' che il 68 fu il momento di passaggio in cui, raggiunta una certa ricchezza, ci si rese conto che non aveva piu' senso vivere in una societa' chiusa, semi-militarizzata e autoritaria quale era quella precedente. Non dimentichiamo che la patria potesta' ad esempio fu abolita solo nel 1970 col nuovo codice di famiglia, prima l'uomo aveva autorita' assoluta all'interno della famiglia, in un modo non distantissimo da quello che ora sbertucciamo nelle societa' islamiche.

      Quella di Bauman invece e' la solita interpretazione, un po' rivisitata, che rientra piu' o meno banalmente nel novero di quelle economicistico-idealistiche di stampo marxista.

      Prodotto/Cliente contro capitale/lavoro? Ma i capitalisti inglesi del tessile dell'800 i loro prodotti per cosa li facevano, non per il cliente?

      La differenza intercorsa, semmai, e' che non esiste quasi piu' il lavoro perche' la parte della popolazione che produce, anche senza globalizzazione, e' una infima minoranza, a causa dell'efficentamenteo tecnologico dei processi produttivi.

      Come infatti ha riconosciuto De Marchi nel suo "O noi o loro", i produttori ormai sono una minoranza democraticamente schiavizzata e sodomizzata da una massa di burocrati e normatori che godono dei loro prodotti. (ve lo mando in mail)

      Forse se qui ormai nessuno lavora piu' e il lavoro si sta spostando ad oriente, magari e' un po' per questo, fessi va bene, ma fino ad un certo punto.

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    16. Ma guarda che il comunismo era bravo nelle dignosi; era nelle terapie che "cannava" di brutto (non aveva capito bene le conseguenze sociologiche della genetica).

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    17. Non direi proprio, la teoria del valore-lavoro era completamente emotiva e arbitraria (era circolare, se il valore di una cosa dipende dal valore del lavoro che c'e' dentro, cosa da' valore al lavoro? Le calorie (cioe' l'energia) consumate? .- ecco perche' molti "ex" sono diventati ecologisti con la fissa delle risorse energetiche!), e la teoria della lotta di classe pure era completamente arbitraria, come ha dimostrato l'avvento del fascismo: che i popoli erano molto piu' legati all'appartenenza tribale della nazione che a quella di classe economicamente definita. E che quindi si puo' definire l'appartenenza tribale in qualsiasi altro modo oltre a quello di classe.

      Continuare a ripetere che le diagnosi del comunismo erano "scientifiche" e' un'idiozia che resta tale per quanto la si ripeta, riconosciamolo una volta per tutte.

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    18. Purtroppo del marxismo so troppo poco per poter intavolare una discussione decente.

      Lo so anch'io che molte teorie marxiste, a comincaire da quelle economiche, zoppicavano parecchio.
      Però mi è rimasta la sensazione che la visuale marxista abbia consentito di interpetare i grandi movimenti storici in un'ottica diverse, e più centrata, rispetto a prima.
      Chiamalo materialismo storico, chiamalo teoria delle sovrastrutture (spero di non sparare cavolate), ma solo col marxismo l'economia è entrata di prepotenza nell'interpretazione della storia.
      E adesso, spara pure col bazooka.

      (P.S. - forse ci vorrebbe un post dedicato, ma mi mancano le basi: se qualcuno vuole contribuire...)

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    19. Non c'e' dubbio che la interpretazione prevalente attuale del mondo, materialistico-economicistica, e deterministica nei processi sociali-economici, sia di schietta derivazione marxista.
      Tutta la classe dirigente, specie nella sua parte economica, e' filosoficamente marxista, altro che "neo"liberista.
      Persino il battista americano Clinton disse "it's the economy, stupid".
      Quando ascriviamo deterministicamente tutto a processi economici, e lo facciamo quasi sempre e quasi tutti, siamo marxisti senza saperlo.
      Quindi e' inutile lamentarsi del 50 per cento di tassazione media, siamo pure fortunati che e' cosi' poco.

      Parlare di Marx credo sia difficile, e' come parlare della religione, il cui studio, a seconda che sia fatto dall'interno o dall'esterno della relativa metafisica, e' mutuamente irriducibile.

      In altre parole se condividi la metafisica di fondo, non ricaverai mai le stesse conclusioni, ne' afferrerai lo stesso significato e gli stessi concetti, di chi vive in un'altra. Secondo me, a pensarci cosi', di getto, su due piedi.

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    20. "Non c'e' dubbio che la interpretazione prevalente attuale del mondo, materialistico-economicistica, e deterministica nei processi sociali-economici, sia di schietta derivazione marxista"

      Se avete dei dubbi, ascoltate per qualche minuto la radio di confindustria, radio 24!
      L'ho accesa e' gia le prime 10 parole, sentite a caso, confermano! E va bene, forse anche meglio, se si capita sulla pubblicita'.

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  4. Per quanto riguarda il ponte sullo stretto, dimenticavo una cosetta. Chiunque abbia avuto a che fare con studi di progettazione sa che prima, durante, e dopo tangentopoli, uno dei modi che hanno i politici e i liberi professionisti di sottrarre, in modo _legittimo_, soldi all'erario pubblico, e' il seguente.

    Si fa approvare in consiglio comunale, provinciale, regionale, statale, uno studio di fattibilita' per una costosissima opera pubblica faraonica (faraonica rispetto alle dimensioni del comune, provincia, ecc). Lo studio professionale fa il lavoro, di norma relegandolo a stagisti universitari che lavorano gratis, o "negri" al primo impiego, e poi riscuote la legittima parcella che puo' essere milionaria (in euro) dato che essa e' commisurata al costo finito dell'opera progettata, poi la denuncia come redddito regolarmentare, ci paga le tasse, e infine la suddivide fra coloro, in ordine gerarchico, che hanno partecipato al "progetto".

    Funziona da sempre cosi', e non ci si puo' fare nulla, in quanto la procedura e' non solo perfettamente legale ma pure eticamente inoppugnabile in quanto approvata a maggioranza democratica dai vari organi politici decisori.

    Uno dei peggiori microbai del nostro paese, che passa di sottecchi, e' il comparto delle professioni di progettazione e burocratiche, nonche in generale tecniche (essendo labile la differenza), che di necessita' sono strettamente ammanicate e collaterali al potere politico, e che del resto si sa bene, a livello macroeconomico, essere le piu' corrotte ed esose d'occidente.

    Del resto in un paese dove l'autodeterminazione e' nulla, zero, in quanto tutto deve passare attraverso il controllo e l'autorizzazione pubblica, cio' e' conseguenza logica e inevitabile.

    Le "libere" professioni...

    Putroppo l'ingresso nella comunita' europea invece di porre argine a questa deriva, gli ha fornito ulteriori armi e pretesti di terribile vessazione.

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    1. Caro Diaz, è vero, questo è uno dei tanti casi di inefficienza democratica.
      Eppure tu una volta (se ricordo bene) avevi parlato di questa "inefficienza strutturale" come di uno dei pregi della "governance" democratica.
      Ovviamente, se ho interpretato male il tuo pensiero, sarò ben lieto dei tuoi chiarimenti.

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    2. Piu' che dell'inefficienza democratica, questo e' il prodotto del principio di maggioranza: quel principio che fa della maggioranza un tiranno temporaneo che ha sempre ragione, per cui cio' che decide e' giusto.

      Infatti io non sono piu' in accordo con tale principio, ritengo invece che la maggioranza debba essere assolutamente limitata nel suo potere di imporre la sua volonta' alle minoranze.

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    3. Ho giusto finito di leggere il libro di Bruno Leoni e ho intenzione di prepararci un altro post.
      Attendete fiduciosi.

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  5. Ragazzi, mi sembra che siamo finiti abbondantemente fuori tema. Siamo passati dalle eventuali aspirazioni regali di Gesù al reddito catastale ... Be', ci siamo tenuti compagnia, è pur qualcosa.

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    1. E' vero, ma qui il moderatore (che dovrei essere io) è anche peggio dei visitatori...

      Inoltre, anche Gesù era favorevole al pagamento delle tasse ("a Cesare quel che è di Cesare").
      E quindi, eccoci ritornati in topic. :-)

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    2. Non solo, caccia in galera o all'inferno l'amministratore che tutto contento gli restituisce il talento affidatogli (non l'aveva dilapidato in speculazioni e dubbi affari - che è anche un bel merito a parer mio). Ma il padrone-Gesù esige anche gli interessi!
      Non so se deriva da questa parabola il dovere di sfruttare il proprio talento che la natura sive Deus ci ha donato.
      In effetti anche la società (il gruppo) esige dai suoi membri più dotati che diano un contributo adeguato. Se no è talento sprecato da biasimare (il genio non collabora come si deve!).

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    3. Magari perche' l'argomento non e' di cosi' grande interesse...

      "Se no è talento sprecato da biasimare (il genio non collabora come si deve!)"

      Il "reddito figurativo" o "catastale" citato sopra rientra in questa casistica, e deriva dalla concezione liberale di Locke secondo il quale la terra (cioe' per estensione il capitale, i mezzi di produzione) e' di chi la sa far fruttare. Opinione che ha legittimato la spoliazione dei loro averi di quel resto del mondo che ha posseduto qualcosa che interessasse a mercanti, coloni, e speculatori europei. Teoria orrenda nei suoi risultati ultimi, a mio attuale avviso, sebbene originata dalla volonta' di spogliare l'aristocrazia europea dei suoi beni e quindi della sua autorita'.
      Anche se ci sarebbe da osservare che gli spoliatori spesso erano personaggi che, dopo essersi riprodotti come conigli, reclamavano come diritto il possesso originario altrui, solo in quanto non sfruttato fino all'osso come avrebbero saputo, ma soprattuto dovuto, fare loro.

      Niente di nuovo sotto il sole.

      Da cui peraltro si vede quanto difficile e contradditoria sia la posizione dell'ecologismo politico, in precarissimo equilibrio fra progressismo socialista e reazione ultraconservatrice, cosa che traspare abbastanza vivamente nei "discorsi da blog".

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    4. << Magari perche' l'argomento non e' di cosi' grande interesse... >>

      Per qualcuno sì, per qualcuno no.
      Mai generalizzare troppo !
      (da che pulpito...).

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    5. @ Sergio

      << Non so se deriva da questa parabola il dovere di sfruttare il proprio talento che la natura sive Deus ci ha donato. >>

      Già, la famosa parabola dei talenti, che tendo sempre a dimenticare.
      La quale potrebbe essere intesa in 2 modi diametralmente opposti: come elogio del capitalismo (il capitale deve fruttare), oppure, all'inverso, come elogio del comunismo (da ciascuno secondo le proprie capacità).
      A occhio, io propenderei per la seconda, ma non ne sono proprio sicuro.

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    6. Proprio elogio del capitalismo non direi, ma nemmeno del comunismo. Però è vero che uno che ha dei talenti e non li mette a frutto suscita rammarico e disapprovazione perché anche gli altri potrebbero approfittarne. Bisogna però vedere anche perché uno non sfrutta il proprio talento (forse non si conosce). Oggi però chi ha un minimo di talento per qualsiasi cosa lo sfrutta eccome.

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    7. Se questa e' l'interpretazione, e' una morale del cazzo: chi sfrutta i propri talenti il risultato principale che ottiene e' di essere invidiato, e non a torto, dato che fa sfigurare, e sentire oggettivamente un verme, chi quei talenti non ha.

      Dal punto di vista etico, la prima cosa che dovrebbe fare chi e' superiore in qualcosa, se ha un po' di senno, e' non far pesare troppo la propria superiorita' sugli altri.

      Questo e' il terra-terra dell'interazione umana, mi pare.

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    8. Quindi, l'ideale sarebbe che chi possiede un talento lo esercitasse graziosamente a favore della comunità, senza farlo pesare e senza nemmeno arricchirsi.
      Roba da farlo diventare santo subito, anzi prima ancora di morire.. :-)

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    9. "Dal punto di vista etico ... e' non far pesare troppo la propria superiorita' sugli altri."

      Più che da un un punto di vista etico direi pratico. Se fai pesare la tua superiorità susciti invidia e poi ... rappresaglie.

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    10. Però è vero che se sono una persona particolarmente dotata e so che in effetti non ho alcun merito e sarebbe sciocco vantarmene, potrei in effetti mettermi al servizio della comunità (il punto di vista etico appunto). Che però Lumen irride! Santo subito chi è così sciocco da non approfittare delle proprie doti. Ma sappiamo che Lumen è una persona pratica e cinica ...

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    11. "potrei in effetti mettermi al servizio della comunità"

      Anche in questo caso saresti visto come un fastidioso concorrente, uno che si vuole mettere in mostra.

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    12. << Ma sappiamo che Lumen è una persona pratica e cinica ... >>

      E anche molto materialista ! :-)

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  6. Viva gli evasori fiscali (parola di Lugi Einaudi, ex presidente della repubblica):

    "Lo diceva Einaudi: "Il reato fiscale non sarà come gli altri finché le leggi tributarie rimarranno vessatorie e pesantissime."

    In un sito ultracattolico dice un prete: "Le tasse sono eccessive, non dovrebbero superare il 10% del reddito." Interessante. Ma come si pagano poi i papponi statali?

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    1. << In un sito ultracattolico dice un prete: "Le tasse sono eccessive, non dovrebbero superare il 10% del reddito." >>

      Una percentuale interessante, che mi ricorda la famosa "decima" di clericale memoria.
      Che ci sia un nesso ?

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