mercoledì 15 novembre 2017

Come nasce una Costituzione

La Costituzione della Repubblica Italiana, come ci raccontano i libri di storia, venne approvata dall'Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947, fu promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre ed entrò in vigore il 1º gennaio 1948. 
La sua gestazione, però, fu difficile e complicata, ed il risultato finale, per molti aspetti, criticabile. Quelle che seguono sono alcune considerazioni sull’argomento del grande storico e giornalista Indro Montanelli.
LUMEN


<< Questa Costituzione porta male gli anni da quando aveva un giorno, perché fu subito chiaro quali erano i suoi difetti. Del resto furono anche denunciati da uomini come, per esempio, Calamandrei, o come Mario Paggi.

I difetti furono soprattutto due.  

Il primo difetto fu di ripartizione dei lavori. La Costituente era formata da 600 membri eletti di passaggio. Voglio [far] notare che quella fu la prima elezione che si tenne in Italia – per la Costituente, non per il Parlamento – ma dove ci fu lo spiegamento dei partiti. Ogni partito portò i suoi candidati, cioè dei giuristi che facevano capo alla propria ideologia.

Bene, in quella prima elezione il 35% dei voti andò ai democristiani, il 21% andò ai socialisti di Nenni, il 19% ai comunisti. Quindi in quel momento... non c'era ancora il Fronte ma in quel momento i socialisti facevano premio sui comunisti. Erano di poco, ma un po' più forti dei comunisti. [...]
 
Questi 600 costituenti non potevano lavorare tutti insieme, era impossibile mandare avanti 600 persone a dibattere all'infinto le stesse cose, e allora i lavori furono devoluti a una commissione che si chiamò la Commissione dei Settantacinque, perché erano 75 membri della Costituente che venivano incaricati per le loro competenze specifiche di redigere il testo. 

 Ma anche 75 erano troppi, e allora anche i 75 si frazionarono in sotto-commissioni, ognuna delle quali lavorò per conto suo. Non ci fu un piano di insieme. Non fu un vero lavoro collettivo. Calamandrei lo disse subito: «Noi stiamo montando una macchina, che magari pezzo per pezzo sarà anche ben fatta, ma le cui giunture non coincidono con le giunture di altri pezzi». [...]
 
Fu lasciata così perché nessuno volle rinunziare al proprio elaborato, e questo è tipico degli italiani.
 
Il secondo motivo che rese questa Costituzione veramente impalatabile e nociva per il regime che ne doveva nascere, fu che i nostri costituenti partirono dal punto di vista opposto a quello da cui sarebbero partiti i costituenti tedeschi quando la Germania fu libera di elaborare una sua Costituzione. 

 Da che cosa partirono i costituenti tedeschi? Da questo ragionamento: il nazismo fu il frutto della Repubblica di Weimar. Cos'era la Repubblica di Weimar? Era l'impotenza del potere esecutivo, cioè del Governo. [...] La Germania rimase nel disordine, nel caos, nella Babele dei partiti che non riuscivano a trovare mai delle maggioranze stabili, quindi dei governi efficaci. Ecco perché Hitler vinse, perché il nazismo vinse.
 
I costituenti nostri partirono dal presupposto contrario, cioè dissero: «Cos'era il fascismo? Il fascismo era il premio dato a un potere esecutivo che governava senza i partiti, senza controlli eccetera. Quindi noi dobbiamo esautorare completamente il potere esecutivo, [negando] la possibilità di dare ai governi una stabilità, eccetera».

Per rifare che cosa? Weimar.
 

Cioè, mentre i tedeschi partivano dalla negazione di Weimar, noi arrivavamo [a Weimar] senza dirlo. Nessuno lo disse, ma questo fu il risultato. [...]
 
Non fu possibile nemmeno introdurre quella solita linea di sbarramento che invece fu introdotta in Germania, per cui i partiti che non raggiungevano non ricordo se il 5 o il 3%, non avevano diritto a una rappresentanza. No, tutti i partiti dovevano esserci e tutti avevano un potere di ricatto sulle maggioranze, che erano per forza di cose di coalizioni.

 Gli italiani non imparano niente dalla Storia, anche perché non la sanno. Non la amano, non la leggono, non se ne interessano, ma questo [fanno] anche le classi dirigenti: sono uguali, intendiamoci. (…)

Tutte le volte che si diceva «Ma qui bisogna restituire un po' di autorità al potere esecutivo, bisogna mettere i governi in condizione di governare» si diceva: «Fascista! Fascista!». Con questo ricatto qui abbiamo fatto le più grosse scempiaggini che si potesse immaginare. >>

 INDRO MONTANELLI

11 commenti:

  1. Ma di quand'e' questo scritto di Montanelli?
    Mi sembra un'idiozia totalmente smentita dalla stessa storia che chiama in questione, e' sbagliato il suo presupposto fondamentale: i primi vent'anni di repubblica, quando la costituzione era ancora quella originale fatta dai costituenti sopra citati, e prima che si cominciasse a modificarla, https://it.wikipedia.org/wiki/Leggi_costituzionali_italiane
    sono stati quelli di maggior successo economico dell'italia su almeno 2000 anni della sua storia (e fra quelli piu' liberali): e' triplicato il PIL in 15 anni, e siamo passati dal medioevo alla modernita' con una crescita economica e civile che forse non ha uguali non solo nell'italia ma forse nella storia del mondo, non meno della cina di oggi, non per niente all'estero ci definivano il "miracolo economico".
    E la costituzione tedesca di diverso da quella italiana ha che e' molto piu' federale, mentre il sistema politico dei partiti criticato da Montanelli e' praticamente identico, col la sola enorme differenza che da loro era vietato non solo il partito nazista, ma pure quello comunista, il che ha permesso la socialdemocrazia e quindi l'alternanza non solo teorica ma anche pratica delle coalizioni di governo di cui quella alternativa non era alternativa al sistema democratico stesso come lo era il nostro partito comunista, che della democrazia accettava gramscianamente solo il metodo di accesso al potere, ma non certo il suo mantenimento). L'occidente europeo ha se non erro diversi esempi di grande successo del sistema politico di democrazia parlamentare a regime elettivo proporzionale in cui ogni parte per quanto minoritaria del corpo sociale gode di rappresentanza.
    Il maggioritaqrio secco di collegio e' tipico dei sistemi anglosassoni, ma di per se', contrariamente alla vulgata, porta ad una ancora maggiore frammentazione della rappresentanza, dato che ogni collegio elegge non il rappresentante di uno dei partiti, bensi' il rappresentante del territorio in cui viene eletto. In un certo senso in quei sistemi ci sono tanti partiti quanti sono i rapopresentanti eletti (e in effetti la cosiddetta partitocrazia ha, o almeno aveva, meno possibilita' di incancrenirsi)
    Quello che personalmente trovo di abominevole nella nostra costituzione semmai, o se non nella costituzione nell'uso improprio che ne viene fatto, e' che permetta ai partiti di cambiare con facilita' la legge elettorale ad ogni elezione a proprio vantaggio, truccando le carte ogni volta, magari approvando le modifiche col voto di fiducia al governo (altro che impotenza del governo, il nostro governo e' potentissimo abusando del potere stesso che gli concederebbe la costituzione, e scavalca quasi sempre il parlamento nell'attivita' legislativa, che invece secondo costituzione dovrebbe averne la prerogativa tranne situazioni assolutamente eccezionali).
    Il governo dovrebbe predisporre l'applicazione delle leggi e basta, e' il potere esecutivo (tant'e' che se non ricordo male Sergio ci disse una cosa molto interessante una volta, che in svizzera il governo e' composto da semplici funzionari tipo la nostra magistratura, il che ha senso dato che il governo non deve o non dovrebbe fare le leggi secondo i principi f o n d a m e n t a l i di separazione dei poteri che sono alla base di qualsiasi sistema politico e di governo democratico occidentale).
    Infine, quando viene cambiata la legge elettorale, sebbene venga a volte dichiarata incostituzionale dall'apposita corte, il nostro parlamento eletto con essa e quindi illegittimo, nonche' il governo a sua volta illegittimo in quanto eletto da un parlamento illegittimo, se ne restano tranquillamente al loro posto fino a fine legislatura come se nulla fosse, magari addirittura permettendosi di emendare la costituzione e cambiare la legge elettorale. Questo e' lo scandalo!

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  2. Quindi di cosa stiamo parlando?

    Montanelli stavolta mi pare che toppi alla grande, e che tradisca la sua nostalgia sentimentale, con ragionamenti del tutto truffaldini e irrazionali, per il regime autoritario della sua giovinezza.

    Ultima cosa: noi abbiamo l'impressione che il governo americano sia potentissimo solo perche' si occupa primariamente di politica estera: comanda a noi italiani, e molto meno agli americani, ai quali non puo' fare praticamente un bel nulla, ha le mani molto piu' legate del nostro governo, in patria. Gli americani non sono mica fessi, hanno fatto in modo che il potere quasi arbitrario del loro governo potesse essere tale solo verso gli stati e i cittadini esteri, a loro vantaggio, degli americani (quindi al contrario del nostro, in un certo triste e ironico senso).
    In america hanno il bicameralismo quasi perfetto, ma con il maggioritario secco di collegio come detto sopra: ogni collegio elettorale elegge la persona che rappresenta TUTTO il suo territorio, non il rappresentante di partito che rappresenta gli elettori del suo solo partito. Sono due sistemi talmente diversi che di solito gli italiani non riescono nemmeno a capire quali siano le differenze.

    Concludendo, le costituzioni moderne hanno lo scopo primario di LIMITARE il potere il piu' possibile, non di potenziarlo.

    Quindi, quello che dice Montanelli, oltre ad essere falso fattualmente, dimostra che non aveva capito nulla di democrazia rappresentativa e di sistemi politici democratici moderni (dove per moderni intendo da Locke in poi). Cio' va detto chiaramente senza tentennamenti. Infatti montanelli rimase monarchico fino alla morte, e voto' per la monarchia al referendum (come einaudi del resto, ma einaudi almeno era sabaudo di nascita).

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  3. << le costituzioni moderne hanno lo scopo primario di LIMITARE il potere il piu' possibile, non di potenziarlo. >>

    Può darsi, ma, evidentemente, ci provano senza troppo successo.

    In Italia raramente abbiamo avuto esecutivi forti o parlamenti veramente efficienti, eppure le cattive leggi (cattive sia nel merito che nella formulazione), non sono mai mancate.
    Molte di queste erano figlie dirette dei principi costituzionali (che evidentemente non erano poi così positivi), mentre altre, che ne erano in contrasto, sono state promulgate ugualmente, senza che i meccanismi istituzionali riuscissero effettivamente a bloccarle.

    Forse diamo alle strutture costituzionali più importanza (o comunque potere) di quanta ne abbiamo effettivamente.
    Tanto è vero che si parla pacificamente di costituzione materiale, in contrapposizione a quella formale.
    E spesso la prima risulta più importante della seconda.

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  4. scopo primario di LIMITARE il potere il piu' possibile, non di potenziarlo. >>
    Può darsi, ma, evidentemente, ci provano senza troppo successo.
    In Italia raramente abbiamo avuto esecutivi forti o parlamenti veramente efficienti,

    Lumen, se ci provano senza troppo successo non avremmo avuto raramente esecutivi forti, bensi' spesso... io non sono astemio, ma dovrei decuplicare la dose per seguirti in queste acrobazie.

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    1. Credevo di essere stato chiaro, ma evidentemente non ci sono riuscito.
      Non ubriacarti solo per questo...

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    2. Solo per precisare, aggiungo che il senso del mio discorso era questo:
      che la nostra Costituzione è riuscita benissimo nell'intendo di darci governi deboli e parlamenti inefficienti, ma questo non ha impedito, e forse neppure limitato, la promulgazione di (tante) pessime leggi, cosa che dovrebbe essere lo scopo ultimo di questo meccanismo istituzionale.

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    3. "ma questo non ha impedito, e forse neppure limitato, la promulgazione di (tante) pessime leggi, cosa che dovrebbe essere lo scopo ultimo di questo meccanismo istituzionale."

      Non credo che questo sia lo scopo, le costituzioni fin dai tempi della magna carta, che se non erro e' considerata la prima, hanno avuto lo scopo primario di limitare l'arbitrio del potere, cosa in cui la nostra fallisce clamorosamente proprio perche' non riesce a contenere la forma di dittatura tipica del nostro tempo e del nostro "occidente", quella della maggioranza. Ovviamente pensare di superare questo problema con la "democrazia diretta" come ritiene la piu' recente parte politica di analfabeti funzionali giunta sul palcoscenico, e' non tanto sbagliato quanto fuori tema.

      Per quanto riguarda le pessime leggi, di certo non le definisce tali chi ne ricava comunque un vantaggio, e se le definisce tali lo stesso e' solo perche' il vantaggio non gli pare ancora sufficiente. Ma una legge e' sempre pessima per qualcuno, e buona per qualcun altro. L'arte della politica (che non e' di certo una scienza... ma oggi tutto si autodefinisce scienza per rivestirsi di una patina di ineluttabilita' oggettiva) e' riuscire a mettere d'accordo volontariamente tutti senza abusare del potere. La costituzione aiuta ad impedire di questo abuso. Tutto qua, IMHO.

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    4. << Ma una legge e' sempre pessima per qualcuno, e buona per qualcun altro. >>

      Questo avviene senza dubbio, anche se è possibile, a grandi linee, suddividere le leggi che beneficiano i pochi, da quelle che beneficiano i più.
      Il criterio della maggioranza, nelle democrazie, dovrebbe valere anche sotto questo aspetto.

      Ci sono però leggi che sono pessime sotto tutti i punti di vista e sono quelle scritte talmente male (oppure frutto di tali compromessi) da risultare di difficile applicazione per i giudici e dare quindi l'avvio a innumerevoli contenziosi.
      Ecco, l'eccessiva l'incertezza del diritto può essere un buon metro per definire una cattiva legge.

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    5. "l'eccessiva l'incertezza del diritto può essere un buon metro per definire una cattiva legge."

      Vero anche questo, ma un po' per mia tendenza caratteriale a cercare di capire e comprendere tutti i punti di vista, anche di quelli che i piu' considerano delinquenziali (quando sono d'accordo con troppa gente, comincio a chiedermi dove sto sbagliando ;), un po' per osservazione dell'aria che gira intorno, mi pare che il pericolo principale di oggi, ed e' un pericolo che arriva dalle maggioranze o potenziali tali, sia quello del giustizialismo, cioe' di fare e di applicare rapidamente una legge qualsiasi purche' ci sia qualcuno, il reprobo, che venga condannato.
      E' sintomatico che nel paese dai quadrilioni di leggi, ci sia gente, ed e' la maggioranza, che ancora chiede nuove leggi, ognuno secondo quello che e' il suo concetto assoluto di giustizia, che di solito si traduce bassamente solo nel suo presunto vantaggio (presunto perche' di solito si tirano pure la zappa sui piedi, neanche questo capiscono).
      Il casino legislativo cui ti riferisci in fondo dipende da questo, dalla "cultura" del paese, piu' che dalle sue istituzioni.
      Io non sopporto istintivamente, andando cosi' contro la mia stessa natura umana, il tribalismo.
      Poiche' ritengo questo un grave pericolo, non sono piu' disposto a mostrare piu' di tanta comprensione verso i giustizialisti nei blog ai quali partecipo, anzi credo cominci a diventare una grave responsabilita' non solo fomentare questa caccia al reprobo, ma anche dargli troppa corda. Stiamo andando verso un'isteria collettiva, la spasmodica ricerca del capro espiatorio e' gia' in corso. AL momento e' dispersa in vari rivoli, ma prima o poi si concentrera' in un bersaglio piu' preciso. Meglio tirarsi indietro da questa follia finche' si e' in tempo.

      Quasi tutti i politici degli ultimi decenni hanno costruito il loro successo con un unico, semplice quando efficacissimo messaggio, dal punto di vista del marketing politico: io ho ragione e salvero' chi si purifica votandomi, mentre tutti gli altri sono dei delinquenti. Per non fare nomi, Grillo ha basato tutta la sua strategia politica su questo unico messaggio elementare, non ha mai detto sostanzialmente altro. Lui e' il dio salvatore, e tutto il resto e' merda con cui non si deve neppure interloquire. E ora e' il primo partito. Se fai attenzione, la rete straripa di personaggi che hanno fatto propria questa strategia comunicativa, che purtroppo diventa facilmente anche un costume e una gabbia mentale per gli stessi attori, di cui non e' facile liberarsi, anche ammesso che lo si voglia (e non lo vogliono, e' troppo comodo).

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    6. << Io non sopporto istintivamente, andando cosi' contro la mia stessa natura umana, il tribalismo. >>

      Caro Diaz, io penso che il tribalismo, pur essendo in effetti piuttosto fastidioso (quando non peggio) sia inestirpabile dalla natura umana.
      E quindi, come per tutte le caratteristiche di origine genetica, forse è più produttivo cercare di gestirlo (con gli strumenti della cultura) che non combatterlo.

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